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Per chiarire l’importanza dell’operato dei salesiani in riferimento al canto gregoriano, si ritiene necessario far riferimento a due testi:

1) la Lettera Circolare di don Rua datata 1890 e scritta dopo una visita alle

Case salesiane dove il primo difetto riscontrato è la «trascuranza del canto

gregoriano»:

2. Difetti da rimediare:

a) Trascuranza del Canto Gregoriano

Primieramente trovai notevole trascuranza nel Canto Gregoriano, che pure è il canto della Chiesa, quello che specialmente dovrebbe essere da noi coltivato. Vidi che si dà molta importanza alla musica vocale, si impiega molto tempo per farla imparare, e talvolta anche a danno delle occupazioni principali, ed intanto non si conosce affatto il Canto Gregoriano, non se ne tiene conto alcuno, e qualche cantore di musica si crederebbe umiliato, coll’acconciarsi a cantare le antifone dei Vespri e qualche Messa in Canto Fermo. Questo è un torto gravissimo che si fa al canto ecclesiastico. Il nostro amatissimo Don Bosco ebbe sempre a cuore l’insegnamento di questo canto; egli stesso lo insegnava, finché le molteplici occupazioni non glielo vietarono, e non ammetteva nessuno alla musica, se prima non avesse compiuto il corso del Canto fermo. Soleva dire che nulla importa che u nostri allievi non sappiano la musica; ma importa moltissimo che sappiano il Canto Gregoriano, giacché conoscendo questo canto, al ritornar ne’ loro paesi, sono per se stessi invitati a prender parte alle sacre funzioni e riusciranno di aiuto ai Parroci e di edificazione ai compaesani, ciò che difficilmente suole avvenire se si conosce solamente la musica. Egli pure, a dar maggior incitamento al Canto Gregoriano, diede al nostro dilettissimo confratello Monsignor Cagliero espressamente incarico di provvedere un metodo per imparare il Canto fermo, animandolo a promuovere lo studio quanto meglio potesse, so che in vari Stati cattolici si fa attualmente diligente studio di questo canto, e in collegi di

24Deliberazioni del I Capitolo generale (1877), p. 55, in:

http://sdl.sdb.org/greenstone/collect/salesian/index/assoc/HASH013e/ed1066b9.dir/doc.pdf.

25 Sul rapporto tra Domenico Svampa e i salesiani cfr. A. ALBERTAZZI, Il cardinale Domenico Svampa e il beato

Michele Rua: il primo Congresso Internazionale dei Cooperatori salesiani (Bologna 1895), in La chiesa di Bologna, cit.,

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grande reputazione, lasciata a parte la musica, si applicano i giovani allievi allo studio del Canto Gregoriano.

Desidero pertanto che nei nostri Collegi, Ospizi ed Oratori festivi s’insegni a tutti, studenti ed artigiani, il Canto fermo. S’incominci dal metodo sovradetto di Mons. Cagliero e si vada avanti a farne studi più profondi, a misura della capacità degli allievi. Si avvezzino ad eseguirlo con accompagnamento di organo o di armonio, ed anche senza tale accompagnamento, affinché, dovunque abbiano a recarsi i nostri giovani, possano fare convenientemente la loro parte nelle sacre funzioni; s’insegnino i vari toni; si facciano apprendere le Messe dei vivi e dei defunti del Graduale, e si addestrino ad intonar da soli le antifone, nostra santa ambizione dev’essere quella che le sacre funzioni, ordinarie e straordinarie, siano eseguite con decoro, riguardo al canto ecclesiastico. Si eviti l’usanza di scegliere le voci migliori per la musica, lasciando le meno belle pel Canto fermo. Bensì le une e le altre si avviino ad eseguire divotamente e decorosamente il Canto Gregoriano, non solo in coro o sull’orchestra, ma anche dalla massa di allievi. So che in alcune nostre Case si vanno eseguendo funzioni in Canto Gregoriano, colla conveniente distinzione delle varie voci e dei vari cori, in modo da nulla lasciar invidiare alla musica, e forse con maggior frutto spirituale delle anime. Quanto alle funzioni in musica non occorre impararne tante, né si faccia per esse troppa spesa: quando se ne impari una, o tutto al più due per anno, ce n’è abbastanza. Anche nelle Messe in Musica siavi sempre uno scelto coro per cantare in Canto fermo l’Introito, il Graduale, l’Offertorio ed il Communio, e nei Vespri le antifone.

Siamo al principio dell’anno scolastico: sia impegno di tutte le Case d’incominciare tosto l’insegnamento del Canto fermo, anche per quei che già conoscono la musica; s’adoprino i Superiori di ciascuna Casa di farlo debitamente apprezzare ed amare; i Maestri di musica studino anche essi, e si adoprino per ben insegnare il Canto Gregoriano; sarà questo non solo un gran piacere per me, ma un lodevole ossequio all’amatissimo nostro Padre Don Bosco, anzi alla Chiesa stessa nostra madre. 26

2) Lettera Circolare del 1 gennaio 1895 da Torino:

3. Musica sacra e predicazione

Passando ad altro, richiamo la vostra attenzione su qualche recente decreto della S. Sede. Nello scorso Luglio la Sacra Congregazione dei Riti emanò un Decreto sul canto Ecclesiastico ed un Regolamento per la musica sa usarsi nelle funzioni religiose. Fedeli imitatori di Don Bosco, accogliamo col massimo rispetto questi due documenti della S. Sede, teniamoli in gran conto e sforziamoci di ridurli alla pratica. In modo speciale vi è inculcato lo studio del canto Gregoriano che la Chiesa riguarda come veramente suo e che più di ogni altro muove a divozione i fedeli. Esso sarebbe conveniente coltivarlo nelle Case Salesiane, se dappertutto si eseguisce ciò che io, interprete dei desideri del nostro veneratissimo Fondatore, ho raccomandata, tre anni or sono, con apposita circolare. (1) Su questo punto mentre devo lodarmi dell’impegno e buona volontà di vari Confratelli, debbo pur troppo aggiungere che altri non si curano guari del canto

26 Lettere circolari di don Michele Rua ai salesiani, Torino, Direzione generale delle opere salesiane, 1965: Lettera n. XI, Festa di Ognissanti, 1890: Dopo la visita a gran parte delle Case, punto 2, pag. 57-59.

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fermo, non badando che tale loro negligenza mi addolora profondamente. Vi ricordo che Don Bosco desiderava che l’insegnamento del Canto Gregoriano fosse esteso a tutti i nostri allievi, in guisa che, dovunque abbiano da andare, possano partecipare al canto ordinario delle Messe, antifone, salmi ed inni della Chiesa.

Il Regolamento emanato dalla S. Congregazione dei Riti lascia più libero il campo alla musica, permettendo di accoppiare all’armonia la melodia; vuole però che prendendo a modello i Maestri Romani, la musica sai informata allo spirito della sacra funzione che accompagna, risponda religiosamente al significato del rito e delle parole, e sia degna della casa di Dio.

È pure necessario che i Confratelli Sacerdoti facciano tesoro dei saggi consigli che il sapientissimo Pontefice Leone III ci diede riguardo alla predicazione, con Lettera Circolare a tutti gli Ordinari Superiori degli Ordini e Congregazioni religiose in data del 31 luglio 1894. 27

Alla luce di ciò, risulta logico che il primo passo compiuto dal cardinale Svampa