riferimento ai problemi di carattere economico, giuridico e pratico, nonché
estetico per cui non è possibile accettare quanto richiesto dall’accademico futuro
presidente. Le sue parole sono occasione per ricordare le diverse esperienze
condotte con difficoltà dall’Accademia in merito ai concorsi. Inoltre, si evince
ancora dalla sua riflessione la decadenza della Scuola di canto gregoriano della
Metropolitana che, dopo Parisini, ha avuto un notevole crollo:
Il Segretario, per incarico del Presidente risponde alle osservazioni e alle proposte del prof. Torchi.
Comincia dall'indicare per quali motivi l'Accademia, suo malgrado, è stata costretta a non celebrare ogni anno le funzioni sacre con pompa solenne, e a limitarsi invece a tenerla in forma più modesta, rimettendo ad ogni triennio o a qualche speciale circostanza, come ad esempio in occasione della Esposizione musicale del 1888, il disporre le funzioni stesse con l'antico decoro e con imponente complesso di suonatori e di cantanti. Codesta necessità fu imposta dalle seguenti circostanze: l'aggravarsi notevole delle pubbliche tasse, sia sui fabbricati, sia di manomorta, assottigliò molto il reddito, di cui l'Accademia, detratte le spese necessarie pel suo mantenimento, trovasi in grado di disporre, ed un tale reddito non basterebbe, che in minima parte, a sopperire al dispendio di solenni festività, qualora le si volessero fare in ogni anno. E le spese sono accresciute a dismisura, in confronto de' passati tempi, perché l'Accademia non ha più tra i suoi membri un numero sufficiente di cantanti che possano formare un coro; anzi ne manca quasi del tutto; cosicché per provvedere un complesso di coristi conveniente e decoroso, è indispensabile ricorrere a persone estranee all'Istituto, le quali non prestano l'opera propria se non dietro adeguata retribuzione. Altrettanto è a dire de' suonatori; eccettuati parecchi professori che si prestano, ottemperando al disposto dell'art. 47 dello Statuto le rimanenti masse orchestrali non intervengono alle funzioni se non sono pagate. A ciò si aggiunga che i compositori che hanno lavori da far eseguire non più si possono accontentare, come un tempo accadeva, di una semplice ed improvvisata
40 Arch. Acc. Fil., vol. II/9Adunanze generali 1886 gen. 29 – 1896 nov. 30, Adunanza 12 agosto 1893,
presidenza Albini: il punto IV: Proposta dell'accademico prof. Luigi Torchi in ordine all'applicazione ed alla
modificazione degli art. 45, 46, 47 del vigente Statuto, pp.273-280.
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lettura, ma ragionevolmente esigono che, preventivamente all'esecuzione pubblica, si faccia qualche prova. E con le masse vocali e strumentali stipendiate, ciò importa una notevolissima spesa. D'altra parte le prove sono indispensabili sia per lo stile della musica moderna più elaborata e difficile di quella che fosse nella musica antica; sia per le esigenze della critica che non sono più così facili, come erano un tempo, ad appagarsi, sia finalmente per il decoro stesso dell'Accademia.
In tale condizione di cose fu un assoluta necessità, per non aggravare d'ingenti debiti l'Accademia, adottare il temperamento di celebrare le feste solenni soltanto ad ogni triennio o ad altra più opportuna epoca, e di tener ferma l'usanza delle feste, sebbene con ristretto complesso di musica, in ogni anno in adempimento del legato Carrati e del testamento Barili, per quanto può essere acconsentito dalle condizioni finanziarie dell'Accademia.
Per quanto concerne alla facoltà attribuita al Presidente dall'art. 46 dello Statuto, il Segretario non può astenersi dall'osservare che potrebbe essere di qualche pericolo per l'Accademia il devenire a modificazioni dello Statuto. A prescindere da ogni altro argomento di indole giuridica, su cui non è questo il momento propizio per richiamare l'attenzione dell'Accademia, questo havvi di certo che ogni e qualsiasi mutamento o riforma della disposizione statutaria, per l'art. 57, non potrebbe giammai aver vigore, se non con l'approvazione del governo ed in virtù di Decreto Reale. Ora il Segretario non dissimula a sé stesso la probabile eventualità che il Ministero, cogliendo il destro della revisione della Statuto, potesse imporre vincoli ed obblighi circa l'approvazione dei bilanci e dei consuntivi, circa la conversione del patrimonio immobiliare in titoli di rendita pubblica, e via dicendo.
Le quali cose nuocerebbero a quella autonomia di cui sempre l'Accademia ha goduto; e che fu al certo non ultima ragione della sua considerazione per il corso di oltre a due secoli.
Parrebbe al Segretario che l'intento propugnato dal Prof. Torchi si potesse egualmente raggiungere anche senza toccare in nulla lo Statuto. Le modalità proposte per circoscrivere e regolare la facoltà concessa al Presidente dal ripetuto art. 46, potrebbero formare tema di un Regolamento che potrebbe essere formulato, proposto, discusso ed approvato, a termini dell'art. 58; e con ciò si eviterebbero i pericoli e le difficoltà, cui potrebbe sorgere una formale modificazione dello Statuto.
Del resto il sistema del concorso per provvedere alle composizioni musicali occorrenti per le feste solenni non è nuovo nell'Accademia. Altre volte fu usato; e per adesso basta ricordare il concorso indetto agli accademici per una Messa solenne a voci ed orchestra, intorno al quale, per delegazione dell'Accademia nostra, portò giudizio il R°. Istituto Musicale di Firenze. E i giovani maestri ebbero libero il campo di presentare i loro componimenti; e furonvi giovani accademici che riportarono in quell'incontro onorifica menzione.
Passando ora alla considerazione d'indole estetica e filosofica circa la necessità di abolire nelle feste religiose dell'Accademia la musica orchestrale, di fare ritorno alle antiche tradizioni, e di richiamare lo stile ecclesiastico al suo vero carattere, il Segretario stima opportuno di soggiungere anzi tutto, a ciò per la esattezza storica, che la prima festa celebrata nel 1667, come dalle antiche carte dell'Accademia risulta, fu accompagnata anche da quegli strumenti, che erano ammessi a costituire la orchestra di quei tempi.
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mano accrescendo ed aumentandosi col progredire dei tempi e dell'arte strumentale. Fu pochi anni or sono che si pensò di fare un primo tentativo per iniziare possibilmente una riforma nella musica sacra. L'Accademia nell'anno 1890 pubblicò un concorso per la composizione di una Messa a coro di quattro voci (due tenori e due bassi), con accompagnamento di organo, da eseguirsi per l'annuale funzione di S. Antonio di Padova; e nell'art. 2 del programma di concorso era esplicitamente prescritto: "la Messa dovrà essere composta in uno stile grave, dignitoso, e quale si addice all'interpretazione musicale del sacro testo".
Non è qui luogo a ricordare le vicende di quel concorso, e le difficoltà incontrate per formare la Commissione che dovea pronunciare il giudizio. Questo solo conviene dimenticare che l'Accademia, per la esecuzione, incontrò una spesa vistosissima di parecchie migliaia di lire; e che l'esito, a parte il merito indiscutibile del lavoro e degli esecutori, non produsse quella impressione e quegli effetti che nell'aprire un tale concorso l'Accademia erasi ripromesso.
Né crede il Segretario che sia così facile date le condizioni artistiche della nostra città, il poter formare un coro, a cui prendano parte anche i soprani e contralti. Ricorda a questo proposito che nel 1884, commemorandosi il primo centenario della morte del padre G. B. Martini, fu dall'Accademia fatta eseguire una messa funebre del sommo maestro sotto la direzione dell'illustre Mancinelli. Ebbene; non fu possibile trovare in Bologna un discreto numero di ragazzi che fossero in grado di eseguire le parti di soprano e di contralto; e si dovette per necessità far venire da Lucca gli alunni di un Istituto educati al canto, e in parte addetti alla cappella di quella cattedrale.
Il Segretario è ben lieto di apprendere che siasi istituita a Bologna una privata scuola corale per ragazzi; augura che possa dare buoni risultati. Ma non si abbandona a troppo facili speranze; e gliene porge argomento un fatto recente e notorio. È risaputo che parecchi anni sono sorse in Bologna, sotto gli auspici del Cardinale Arcivescovo Battaglini, una scuola gratuita corale di musica sacra; ne presiedeva il consiglio direttamente l'illustre prof.r Golinelli; ne dirigeva l'insegnamento tecnico il compianto
prof.r Parisini. Dopo alcuni saggi, nei quali fu eseguita la messa del Palestrina "Aeterna
Christi munera", la scuola andò man mano deperendo, ed oggi è disciolta, anche perché presso il clero non trovò appoggio e gradimento la riforma della musica sacra, che, con quelle esecuzioni, erasi voluto iniziare.
Ecco per quali difficoltà il Segretario non crede di appoggiare la mozione del prof.r
Torchi.
Il prof.r Torchi, pur non disconoscendo il valore e l'importanza di alcuna delle
osservazioni poste innanzi, adduce e svolge gli argomenti che, a parer suo, dimostrano la opportunità e le utilità della sua proposta, nella quale insiste.42