MUSICA SACRA
Un nostro collaboratore straordinario parlando, giorni sono, della musica eseguita nella Chiesa di S. Giovanni in Monte per cura della Società Filarmonica, finiva colle seguenti parole:
«Non timidi né ambiziosi abbandoniamo il nostro giudizio alla riforma di chi valga in arte più di noi.»
Dietro ciò aderiamo alla preghiera fatta dal M. R. P. Maestro Capanna44 di
pubblicare la seguente lettera che egli ci fa l'onore di dirigere.
«Le presenti mie linee sono dirette a questa gentile Direzione per rendere i miei sinceri ringraziamenti per le lusinghiere parole del 15 dicembre, vergate a mio onore, ed incoraggiamento nella bell'arte dei numeri. Sarebbe però mio egoismo imperdonabile se lasciassi rimanere obliati alcuni illustri colleghi, i quali al par di me, se non anche superiori, meritano pure una considerazione speciale e benigna. Nel 14 dicembre, l'Ancora imprendeva a dar relazione del Vespro e della Messa in musica eseguita in San Giovanni in Monte, e dopo aver lamentato di non ritrovarsi in detta musica il vero carattere sacro se non in pochi, pel continuo fragore istromentale, e per la tenue proprietà delle cantilene da usarsi in un tempio convertito in un Sinai, passa a tributare elogi ad otto maestri incominciando dal sig. Presidente Brunetti fino al principe don Alessandro Simonetti-Fava, lasciandone sei.
Ora, approfittando io delle parole dell'articolo le quali dicono «di rimettersi al giudizio dei periti nell'arte»45, mi faccio ardito di cominciare.
Sì signore: anch'io confermo il tributo medesimo di lode ai sullodati specialmente al prof. A. Busi, di cui tessei una piccola ma studiata rivista nella Scena di Venezia, nello scorso agosto, per la gran musica di S. Gaetano in Castel Maggiore; ma nel
43 «Ancora», X/284, 14 dicembre 1877, p. 3.
44 È il Maestro Capanna di cui parlava Gaspari nella lettera ad Acquaderni nel 1876.
45 Il Capanna, considerato da Gaspari uno dei fautori della degradaqzione della musica sacra, qui si presenta quale esperto in materia prendendo le difese di coloro che, negli articoli precedenti, non sono stati affatto lodati per le qualità liturgico-religiose delle composizioni. Certo, rimane quindi in linea con le idee di Gaspari: non ne sa nulla di riforma!.
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momento che io godo di tali elogi non posso trattenermi dal non fare rilevare tanti pregi, che pur si trovano (basta andare a rilento senza furia) nelle musiche dei signori maestri Gamberini, Dagnini, conte Sampieri, Matteuzzi, Chini, e prof. Fabbro. Nelle composizioni di tre o quattro maestri ritrovasi pure il genere diatonico, per conseguenza molto adatto alla Chiesa, ma sembra che non sia stato avvertito per esempio di tal genere è il Dixit del sig. Dagnini, il Laudate pueri del Sampieri, ed il Sanctus del sig. Maestro prof. Fabbri, ma di questi non si fece menzione.
Ora se tali sacre note non vennero rimarcate dallo scrittore dell'articolo, cosa poteano aspettarsi gli altri compositori del Deus, del Laudate Dominum, e del
Magnificat?...
Dietro le mosse date dal sommo Rossini nel suo Stabat e Tantum Ergo scritto per l'apertura di S. Francesco, e dal celebre Verdi nella sua Requie; i musicisti chiesastici, specialmente giovani, non possono trattenersi dall'impiegare nei loro scritti, oltre le armonie in oggi adottate dalla Germania e dall'Italia, il genere descrittivo non escluso l'istromentale portato alla perfezione dai sullodati fino a Mayerbeer e Wagner, di più, ciò che si esige in una composizione secondo l'esempio dei classici, è il complesso di quattro cose, cioé: della chiarezza, dell'unità, della varietà, della proprietà. La chiarezza consiste (come dissi nella Scena) in questo che il periodo oltre l'esser completo debba esser anche retto dal ritmo, e che non sia ottenebrato dalla confusione dei tempi forti coi deboli, e che non sia frastornato dall'eccessivo ed importuno cambiamento di armonie, e controsoggetti. L'unità porta il mantenere la prima idea da principio a fine. La varietà contempera la monotonia, che deriverebbe dalla troppa continuazione del suddetto tema. La proprietà infine consiste nello scegliere la cantilena a seconda dell'argomento impreso a trattare. Ciò posto io secondo quei lumi acquistati coll'età ho veduto, che i singoli maestri hanno tutti a seconda dei loro talenti non dimenticati i quattro suaccennati principii: tutti pure si sono ricordati dei momenti placidi, ed hanno convertito il tempio non sempre in un Sinai, ma ancora in un'Alvernia su cui il Serafico mio S. Francesco pure udiva il Cherubino toccar dolcemente la Lira. Sicuramente di quando in quando uscivano in suoni forti quanto più la mente e la fantasia si esaltava nell'osanna del Dio degli eserciti, nei quali si odon anche le trombe, i corni ed i timpani. Non potrà negarsi che nel Magnificat oltre il presentarsi il tema con solenne melodia di soli quattro corni, preparava gli animi ad udire le parole ispirate da Maria, che infine echeggiaron tranquille fino al momento dell'Et exultavit, dietro il quale si succede la gran cadenza con un certo fragore, che a poco a poco si
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diminuisce al suo termine con un morendo. Mi si permetta qui soltanto d'intrattenermi anche per alcune ragioni a me riservate.
Nel versetto Quia respexit si presenta un soavissimo a solo del clarinetto accompagnato dall'arpa. Chi vorrà negare a questa grand'aria quell'ingenuo carattere che si addice al cantico della B. Vergine?... Ed infatti dopo una bella cadenza il signor Minghetti con la sua argentina voce cantò l'intero suddetto versetto fino al timentibus eum sempre accompagnato dall'arpa e ricamato col clarinetto del sig. Prof. Biancani, in maniera che riuscì a destare il contento e l'ammirazione di moltissimi uditori non mal prevenuti e sinceri.
Dietro tutto questo si presenta dalla Orchestra il primo tema, che dopo poche battute dà luogo ad episodio con coro di sole voci e fagotti sulle parole fecit
potentiam, qui all'improvviso si affaccia il verso Deposuit potentes col medesimo primo
motivo (convertito da tempo ordinario in tripola) accompagnato di bassi alla maniera ultima dei Sommi.
Nel Gloria Patri richiamasi la cantilena del Fecit potentiam con cui si chiude questo bel componimento, che pur non sempre riesce a poterla tutta intessere conservandone la maestà e la proprietà del carattere.
Si faccia plauso dunque anche a questo giovane levita come ai sullodati, ed a tutti s'intessano corone ben meritate da chi ha studiato, ed a chi li ha istruiti.
Prima di chiudere questa mia, mi si permetta di fare i miei rallegramenti con quella nobil dama, che accompagnava modesta e nascosta in nero velo colla sua arpa il
Magnificat, ed auguro che la B. Vergine in benemerenza gli ottenga dal Signore di
poterla suonare in compagnia dei Cherubini e così gloriosa un giorno lodare l'Altissimo per tutta l'eternità. Fr. Alessio Capanna, Min. Convent. ».46