2.2 “Bene a chavallo e belli armeggiatori” 22
3. CERIMONIE SOLENNI E FESTE RELIGIOSE.
3.2 Ancora un Papa a Firenze: Eugenio IV.
Ricordo che adì 14 di giugno 1434 io Francesco di Tomaso Giovanni fui electo da magnifici signori sopra l’onoranza di Sancto Padre papa Eugenio 4 con altri 9 compagni. I quali sono questi: Bernardo di [vacat] Belfratelli, Michele di Salvadore del Caccia, Agnolo di Chirico Pepi, Nicholò di Giovanni Carducci, Agnolo di messer Palla degli Strozzi, Bernardo di [vacat] Carnesechi, Papi di Giorgio Daldobrandino del Nero dimandonsi, Lorenzo di [vacat] del Bulletta et Feri di Teri Ferravechio artefici. Adì 17 di detto, fumo deputati Nicholò Carducci et io Francesco andare a honorarlo a Pisa et per tutto il camino con tutti i cortigiani. Partimoci da Firenze adì 18 et giugnemo a Pisa adì 19 et adì 20 si partì Sancto Padre et venne a Cascina. La matina seghuente innanzi di si partì et venne a Empoli et quivi desinò et abergò aveva fatto collezione a Sancta Gonda. l’altra mattina partì da Empoli innanti di et venne a monte Uliveto overo al luogo di Recho Capponi in sulla strada. L’altra mattina cioè mercholedì adì 23 entrò in Firenze. Venne al detto luogo i capitani della Parte et dononoli uno richissimo piviale di brochato d’oro che costò fiorini [vacat] et uno cavallo liardo coverto di uno padig(l)ione di drappo a oro foderato di zendado con l’arme della chiesa et con grande quantità di giovani per portare i torchi intorno al corpo di Christo. Giunse a la porta di San Friano che era tutta aperta et i signori che lo aspettavano lo misson in mezzo et socto un padiglione di brochato a oro foderato di pance. Il quale facemmo noi et allora quello della parte andò sopra il corpo di Christo. Andonno innanzi a Signori tutti gli uffici et i collegi60. A dì 22 di giugno detto Eugenio IV giunse al luogo dell’abbate, cioè il luogo che fu di Baldassare Ubriachi, dove sono i Magi61, sopra la porta a piè di Monte Oliveto, in su la strada fuori della Porta a San Friano; e giunse a ore 13 incirca il martedì a mattina, benchè fussero apparecchiate le sue stanze a Monte Oliveto; ma non vi andò: andovvi il cardinale di San Sisto che era con lui, ché non aveva altri cardinali che questo seco. La mattina seguente, che fu alli 23, entrò in Firenze fra le 10 o 11 ore con quest’ordine. I Sei della Mercatantìa l’andorono la mattina a visitare, con donarli una ricca e bella croce d’argento con molti smeraldi.
Dipoi l’istessa mattina l’andorno a visitare i capitani di Parte Guelfa, e gli donarono un bel cavallo bianco con una coda tutta arricciata, e uno stendardo di drappo d’oro foderato di taffetano, e un piviale di drappo pure a oro, in chermesi, con un ricco e bel fregio, il quale valeva fiorini 300. Il cavallo avea la sella coperta di chermesi, le staffe e gli altri fornimenti dorati, con ismalti.
Venne lo Santo Padre sotto lo stendardo di detti capitani dal luogo dov’era albergato insino alla porta, e i capitani l’addestravano. Giunto alla porta, vennero li Signori e·gonfaloniere di Giustizia, con loro istendardo di drappo a oro, foderato di pance di vario. Sté il Santo Padre nella porta un gran pezzo; e trassesi carta, come è usanza di fare, di certi patti si fanno con lui. Tutte le Regole vennero incontro parate con le reliquie, e nell’antiporta baciò le croci; poi tornorono dentro.
Poi entrò dentro la famiglia del papa e molti cortigiani e cittadini. Poi il Corpo del nostro Signore Gesù Cristo, in una cassetta coperta di chermesi
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Francesco di Tommaso GIOVANNI, Strozz. II 16, c. 8v.
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Per un’analisi sul luogo in cui sostò Eugenio e che viene definito il luogo di Recho Capponi o di Baldassare degli Ubriachi, cfr. ivi Paragrafo 3.6.
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con una crocellina, sopra un mulo bianco; e dintorno al detto Santissimo Sacramento furono da 100 giovani orrevoli, quasi tutti vestiti di seta con doppieri cardinaleschi in mano; poi 4 cittadini con 4 cappelli in mano in su bacchette coperte di sciamito, i quali cittadini furono questi: Angelo de Filippo de ser Giovanni, Ridolfo Peruzzi, Bartolomeo Ridolfi, e N…Il capèllo del papa li portò messer Matteo Castellani, poi la bandiera della Chiesa, la quale portò messer Giovanni Guicciardini, e quella del papa portò messer Palla delli Strozzi: e tutte queste erano innanzi al Santissimo Sacramento; poi il Santo Padre con grande compagnia di vescovi e uno solo cardinale, di San Sisto. Era sì grande il popolo che a pena si posseva passare per via; e i vescovi andavano dietro a lui gittando dinari in molti luoghi: grossi, bolognini e quattrini. Andò per Borgo San Friano, e da’ Frescobaldi per Borgo San Iacopo, dal Ponte Vecchio per Porta Santa Maria alla piazza de’ Signori, dal Podestà, da’ Fondamenti, e scavalcò a Santa Maria del Fiore, e andò all’altare su per panni lini bianchi, e all’altare s’inginocchiò due volte; e fatta l’orazione e cantato il psalmo, diè la benedizione con gran devozione: e diè sette anni e 7 quarantene a chi quel dì visitasse quella chiesa. Poi rimontò a cavallo e andò a Santa Maria Novella, e non entrò in chiesa, anzi entrò per la porta del martello, e ivi fu stracciato lo stendardo della Parte e tolto. Poi all’entrare del chiostro fu fatto il simile di quel che gli donorono gli Signori, ma pur l’ebbe i mazzieri del papa, come l’altro. Il cavallo del papa l’ebbono i Signori62.
Et martedì a nona fu in Verçaia dirinpetto a Monte Uliveto, al luogho dell’Abate di Poppi che ffu di Reccho Capponi; et mercholedì mattina al sole levato, a dì xxiij di giugnio, i Sei della Merchatantia colle capitudine gli donorono una crocie d’ariento che va innançi al Papa. Et poi i Capitani della Parte Guelfa e i loro Collegi gli donorono j° cavallo b[i]ancho di valuta di f. cl et uno peviale di chermusi brocchato d’oro di più costo che f. ccc, e altro, per insino a f. mille . E a chavallo ne venne alla porta, acompagniato dal chardinale di San Sisto e altri parlati e signiori, e innançi gli fu portato l’ombrella per Rosso del Rosso Cavalchanti, e iiij cappelli con bastone tondo per iiij cittadini: uno per Agniolo di Filippo di ser Giovanni, e uno per Ridolfo Peruççi, et uno per Bartolomeo Ridolfi, et uno per Andrea di Rinaldo Rondinelli, e uno chappello per misser Francesco di misser Matteo Chastellani sança maçça appresso al Papa. E innançi a detti due bandiere, una delle chiavi e una dell’arme di nostro signior Papa: fu degnio che lla chiesa portò misser Palla di misser Palla degli Stroççi e ll’altra misser Giovanni di misser Luigi di misser Piero Ghuicciardini, tutti a chavallo innançi al Papa hordinati, et dinançi a lloro a ppiè tutte le reghole et frati e preti a procissione et capitudine con doppieri e co’ Sei, e seghuente i collegi di Parte e’ Capitani, et con doppieri in mano a molti giovani, et seghuente i collegi di Palagio, et dinançi giovani con doppieri, e ʼ Signiori intorno al chavallo del Papa, e ’ collegi collo stendardo di sopra al Papa, e tutti i cittadini con ongni honore, et molto più che a papa Martino del 1418, et con più spesa e honorança et più volentieri. E ʼl detto Papa entra per la porta di San Friano tutta aperta, che ma’ più s’aprì poi fu fatta, e passò a diritto per lo Fondaccio, per Borgho Sa·Iacopo, per lo Ponte Vecchio, per porta Sancta Maria, per Vacchareccia, da’ Lioni, dal palagio del Podestà, da’ Balestrieri, da Santa Maria del Fiore, e schavalcò et diè perdono all’altare. Et poi dal chanto alla Paglia a Santa Maria Novella, e schavalchò e diè perdono all’altare maggiore di detta chiesa. E a cavallo entrò per la porta del Martello pelli chiostri, e schavalchò al cortile del
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Papa. Era molto affannato, et per la sala grande passò e andossi a riposare; che ll’altissimo Iddio l’acrescha63.
Il senso della portata dell’evento e il risalto che la città di Firenze volle dare a se stessa era dato dai minuziosi preparativi e dalla selezione di uomini prescelti per andare a scortare il papa fino a Pisa64. È possibile ricostruire grazie alla cronaca di Francesco di Tommaso un sistema cerimoniale precedente l’evento stesso, una sorta di fase preparatoria in cui venne deciso come allestire l’accoglienza, quali percorsi seguire e soprattutto determinare chi avrebbe dovuto partecipare, in modo privilegiato, prenderne parte. Fu la Signoria a scegliere e nominare chi sarebbe dovuto andare incontro al papa: i nomi di famiglie sostenitrici del regime albizzesco quali Lorenzo di Giovanni del Bulletta e Bernardo di Salvestro Belfradelli, si unirono a quelli di partigiani medicei, come Bernardo di Cristofano di Berto Carnesecchi o Niccolò di Giovanni Carducci. Tra essi ci furono famiglie sempreverdi,
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PRIORISTA PETRIBONI 2001, pp. 251-252. La narrazione dell’episodio è presente senza sostanziali modifiche o aggiunte anche in Giovanni Cambi «Addì 20 di Giugnio 1434 si partì Papa Ugienio da Pisa, e venne a Firenze, e schavalchò a Monte Uliveto giù insulla strada a uno Spedale dellabate di Poppi, chera figliuolo di Reccho Chapponi, e a dì 23 di Giugno entrò in Firenze, e aprissi la porta tutta di S. Friano, che più non s’era aperto tutta, e’ Chapitani di parte Quelfa co’ loro Chollegi, e que’ di Palagio gli donorono un chavallo biancho di fior. 150 insul quale montò il Papa, e andorongli inchontro le Chapitudine, e’ Magistrati, e’ Magnifici Signori, e donorongli un Peviale di Chermixi brocchato d’oro, che chostò più di fior. 300 d’oro, e altre chose per insino a fior. 1000 d’oro si spese. Entrando in Firenze gli portò lonbrella inanzi Rosso del Rosso Chavalchanti, e 4 Chappegli chon bottone tondo gli portò, el primo Angnolo di Filippo di Ser Gio. Pandolfini, e uno Ridolfo Peruzzi, et uno Bartolomeo di Simon Ridolfi, et uno Andrea di Rinaldo Rondinelli, et un chapello per messer Francesco di messer Matteo Chastellani sanza mazza apresso al Papa, e inanzi a detti cappelli una bandiera delle chiavi, e una dell’arme del Papa: Quella della Chiesa portò Mess. Palla di Mess. Palla degli Strozzi, e l’altra Mess. Gio. di Mess. Luigi di Mes. Piero Ghuicciardini; e’ Magnifici Signori col Papa intorno al chavallo, el Ghonfaloniere alla briglia dal lato ritto, chera Aldobrandino di Greghorio d’Aldobrandino del Nero, quartiere di S. Gio. e’ Chollegi lo stendardo di sopra del Papa, effù più magnia chosa tenuta, che l’entrata di Papa Martino per la porta a S. Ghallo, cheffù Papa inanzi a Ugienio 4° detto, e venon per borgho S. Iachopo, e al ponte vecchio per porta S. Maria, e da’ lioni e dal chanto alla paglia a S. Maria Novella, e schavalchò al altare maggiore, e diè perdono e andossi a riposare, chera per tante cirimonie molto affanato»: CAMBI 1785-86, doc. 134.
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In merito alle accoglienze e all’importanza della distanza dal luogo di incontro rispetto al centro cittadino la Mantini scrive che «Una delle manifestazioni di maggiore onore era, solitamente, proprio il ricevimento che la Signoria riservava all’ospite, andando incontro a lui fuori dalle mura delle città un miglio o più a seconda dell’importanza che all’entrante era attribuita. L’incontro avveniva tanto più lontano dalla città, quanto più la Signoria intendeva simbolicamente allargare i confini dell’urbe con lo spostamento della sua rappresentanza e permettere, quindi, al visitatore di entrare “nella città” ancor prima di essere entrato nelle sue mura. La prossemica rispettata nell’accoglienza era uno dei segni più tangibili della gerarchica riverenza che l’ospitante offriva all’ospitato. In questo caso però, non solo la Signoria non varcherà la soglia della porta, ma resterà ben salda all’interno di questa, inviando solo formalmente i Capitani di Parte Guelfa ad accogliere diligentemente il Papa in attesa»: MANTINI 1995, p. 88.
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come quella dei Giovanni e dei Pepi, che passarono indenni tra i due regimi proprio.
All’arrivo solenne di Eugenio IV parteciparono tutte le personalità più importanti di Firenze. I Sei della Mercatantia offrirono una croce d'argento, i Capitani di Parte Guelfa un cavallo bianco e un piviale riccamente decorato. Furono portati dinanzi al papa l'ombrello da Rosso Cavalcanti, quattro cappelli con bastone da Angelo di Filippo di ser Giovanni, Ridolfo Peruzzi, Bartolomeo Ridolfi, Andrea di Rinaldo Rondinelli; davanti ad essi c'erano due bandiere una con le chiavi e una con il simbolo del papa: furono portate la prima da Palla Strozzi, la seconda da Giovanni di messer Luigi di messer Piero Guicciardini.
La frase «e tutti i cittadini con ogni honore, et molto più che a papa Martino del 1418, et con più spesa e honorança et più volentieri» riassume perfettamente l’importanza di questa presenza per Firenze: i Fiorentini infatti al corrente del fatto che il papa avrebbe trasferito nella loro città la curia pontificia erano consapevoli dei vantaggi sia economici65 che di prestigio che ne sarebbero conseguiti. Eugenio si legò ulteriormente alla città divenendone per un certo periodo vescovo, ossia nell’intervallo tra la morte del vescovo Amerigo Corsini e la successiva nomina di Giovanni Vitelleschi nell’ottobre del 143566.