2.2 “Bene a chavallo e belli armeggiatori” 22
3. CERIMONIE SOLENNI E FESTE RELIGIOSE.
3.3 Il rituale delle processioni.
Il tipo di cerimoniale che si applicava per l’ingresso e l’accoglienza di ospiti di particolare riguardo, era lo stesso cui si
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È significativo notare che fin dal 1432 Eugenio IV era diventato uno dei prinicipali creditori del Monte Comune e aveva acquisito i titoli che Martino V aveva concesso ai propri nipoti Antonio e Odoardo Colonna, mantenendo tutti privilegi che il governo cittadino aveva loro concesso, come la cittadinanza e la possibilità di avere un interesse del 6%, quando normalmente il massimo consentito era il 5%; cfr. SALVESTRINI 2012, p. 63; per ulteriori approfondimenti KIRSHNER 1969, pp. 339-382, BIZZOCCHI 1994, pp. 109-119.
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Amerigo Corsini, figlio di Filippo Corsini, fu eletto Vescovo nel 1411 e ricoprì tale carica fino alla sua morte avvenuta nel 1434. Giovanni Vitelleschi fu eletto alla sede di Firenze il 15 ottobre 1435, ma vi rinunziò nel 1437 per assumere incarichi nella Curia romana. Cfr. ROLFI 1992, pp. 53-66, in particolare 53-55; per i risvolti legati alle istanze riformatrici perseguite dal papa si vedano PARTNER 1968, pp. 381-402, BIZZOCCHI 1987 pp. 257-277, PETERSON 1989, pp. 183-226, FUBINI 1994, pp. 27-57.
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ricorreva per l’arrivo di reliquie importanti e profondamente venerate, come l’icona miracolosa della Madonna dell’Impruneta, la testa di San Zenobi, vescovo del periodo delle origini cristiane di Firenze, o ancora le reliquie del patrono cittadino San Giovanni Battista. Le modalità con cui Firenze rendeva omaggio a un ospite o a un oggetto miracoloso traevano le proprie radici dalla storia delle tradizioni cittadine: si erano sviluppate contemporaneamente e in forme similari per entrambe le tipologie di evento.
I Signori partecipavano e si integravano all’interno del cerimoniale sacro: essi aspettavano l’arrivo dei prelati e delle sante reliquie per rendere grazie e successivamente partecipare ai cortei processionali e alle messe. Le processioni del novembre 1384, ad esempio, furono inserite in un contesto di festeggiamenti civici per la presa – o meglio l’acquisto – della città di Arezzo, occasione per la quale erano già state organizzate diverse armeggerie per le strade cittadine dalle brigate di Maso di Luca degli Albizzi e dai figli di Michele di Vanni di ser Lotto Castellani. In quest’ambito si inserirono e si protrassero il sabato e la domenica le processioni rituali a ringraziamento del favore ottenuto:
Il sabato seghuente fu per messer lo veschovo e per li Signiori Priori ordinato per la domenicha seghuente una solene e divota prosesione di tutta la chericeria e religiosi di Firençe. E tutti i religiosi cho loro croci e reliquie inançi al cherichato, i frati di Sancto Miniato cholla venerabile croce la quale s’inchinò a sancto Giovanni Ghualberti, e cho molte altre relique e i frati di Certosa cho·molte relique di venerabili santi, poi il chericato, tutti cho pieviali indosso e chi con chotte, cho molte relique i mano, poi i chalonaci di Duomo cholla testa di sancto Çenobi i mano, cioè come si porta. Poi messer lo veschovo parato in abito vescovile e cho lui il veschovo Nichola, veschovo di Fiesole, e messer l’abate di Firençe e più altri venerabili prelati. E gi[u]nti i·su la piaça de’ Signiori, i Signiori per loro divotione uscirono di palagio e tutti co’ loro Cholegi seguitarono la detta prosisione insino a Sancta Maria del Fiore, e quivi tuti entrati istettono a udire la predichatione e poi la venerabile messa, la quale cantò il venerabile padre messer Agniolo delli Acciaiuoli, veschovo di Firençe. E chonpiuto l’uficio, ciaschuno si tornò a chasa sua magnificando e lodando Idio che ci à liberati delle mani dei franceschi e rendutoci la città d’Areço e chavatoci di servitudine de’ reali di Francia67
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E a’ dì 20 del detto mese di Novembre si fece in Firenze grande, bella, ed orrevole processione; e furonvi molte Reliquie di Santi, ed il Vescovo di Firenze, e di Fiesole con tutti li Cherici, e molti uomini, e donne; e dissesi la Messa in S. Reparata con grande offerta di cera.
Nota, che il Comune di Firenze aveva ragunate al suo soldo più di 2000 lance, ed aveva tanta gente fra di se, e di sue amistà, che Arezzo conveniva venire alle mani del Comune, perocchè la gente, che v’era non vi poteva stare per la necerssità del vivere68.
La Madonna dell’Impruneta veniva attesa e accolta secondo un rituale strutturato e complesso, che richiedeva una specifica fase preparatoria, come attestato da numerose fonti documentarie, in particolare i pagamenti di spese all’Opera del Duomo. La Tavola miracolosa fu portata a Firenze innumerevoli volte e in ogni occasione, si ripetè tale medesimo cerimoniale, fissato dalle regole celebrative e inserito all’interno di un percorso preciso sia per l’accoglienza che per il corteo processionale69. Le processioni dunque potevano essere organizzate per diverse ragioni, ma spesso coinvolgevano la presenza di questa figura miracolosa affinché intercedesse per il popolo o come ringraziamento per grazia ricevuta70.
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NADDO DA MONTECATINI 1785, p. 74. Il ricordo inizia così: «In nomine Patris, & Filii, & Spiritus Sancti Amen. Nota, che a’ dì 18 di Novembre il dì di S. Friano nel 1384 poco innanzi Terza, suonarono le campane del palazzo de’ Signori Priori ad allegrezza, e vittoria, ed a parlamento; ed i Signori Priori, ed i loro Collegi, ed i Dieci della balìa vennero giuso in su la ringhiera del palagio de’ Signori Priori: e quine si lesse la lettera mandata alli Signori Priori per Mess. Ioanni degli Obizi Capitano della guerra del Comune di Firenze, come a’ dì 17 del detto mese di Novembre per lo detto Comune era entrato in Arezzo con molta gente di soldati, e gli altri soldati avevano lasciati di fuora. In Firenze se n’è fatta grande allegrezza, e sonsi fatte tre belle, ed orrevoli brigate d’armeggiatori. L’una fecero la famiglia degli Alberti, con una divisa di zendadi, e cavalli coverti di zendadi, con istelle orate. L’altra fecero i figliuoli di Michele di Vanni. L’altra fecero gli Albizi anche vestiti di zendadi. Veramente in Firenze n’è fatta gran festa, e stettono detto dì 17. Novembre tutte le botteghe serrate»: NADDO DA MONTECATINI, doc. 142.
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«Il profondo senso di sacralità con cui i Fiorentini accoglievano l’icona miracolosa dell’Impruneta, richiama un altro genere di cerimonia in cui oggetti sacri e reliquie svolgevano un ruolo fondamentale, con funzione essenzialmente apotropaica. Si tratta del complesso rituale con cui la città rendeva omaggio e riceveva all’interno delle proprie mura personalità di alto prestigio, come per esempio un pontefice o un imperatore: il cerimoniale prevedeva che alla porta cittadina si trovassero ad attendere l’ospite, oltre ai massimi rappresentanti del potere civile, la solenne parata del clero e di tutti gli ordini religiosi recanti le reliquie e le croci, presenza sacrale e immagine di prestigio, che proteggeva la città e ne esibiva al contempo la ricchezza»: CISERI 1992, p. 221. Una trattazione specifica sull’origine e lo sviluppo del culto della Madonna dell’Impruneta si ha in Impruneta: una pieve, un paese, 1983 e MANTINI 1995, pp. 170-180. Per quanto riguarda il culto di San Zenobi ed i risvolti in ambito artistico e sociale si vedano soprattutto gli studi di Anna Benvenuti; cfr. BENVENUTI 1987, 1994, 2001.
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Essa veniva spesso invocata affinchè intercedesse per fenomeni atmosferici e fisici come terremoti, nevicate e nubifragi. Nell’Anonimo Panciatichi si legge: «Lunedì a dì XXVII di magio, e martedì e mercholedì, si fe’per la città di Firenze una divota procisione per preghare la divina maestà che cessi via la gran piova, che è durata a Firenze tre mesi, che quasi ogni in dì ci è piovuto e perdeansi le biade e·lle
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Nel considerare il ruolo delle processioni, è necessario distinguere tra quelle ordinarie e quelle straordinarie: le prime erano evidentemente quelle che si svolgevano mensilmente o annualmente, in base a occasioni fissate dal calendario liturgico o parrocchiale. Le seconde invece erano di più ampio respiro, coinvolgevano la maggior parte dei cittadini e spesso erano onorate dalla presenza di personaggi illustri, re, papi o ambasciatori; esse potevano svolgersi in occasioni di particolari crisi o nei periodi di Carnevale e Quaresima71. Eccone alcune esempi nelle narrazioni dei cronisti fiorentini che ricoprono il periodo del reggimento albizzesco. Con il trascorrere degli anni le parole per descrivere tali eventi rimangono sostanzialmente immutate:
Nota, che nel detto anno piovve d’Aprile, e più di Maggio dopo la digiuna, infino ne i 22 dì piovè di grand’acque; e a’ dì 22 del detto mese si fece la processione con tutto il Chericato de’Preti, e de’ Frati, e così a’ dì 23. A’ dì 24 in Domenica, che fu S. Zanobi in lunedì a’ dì 25 si fece grandissima processione, e venne in Firenze la Tavola di S. Maria Impruneta, e dinanzi a lei andarono tutte le Reliquie de’ Santi di Firenze, e del contado, che furono più di dodicimila Cristiani. La detta Tavola si pose in su l’altare, che si fece in su la ringhiera del palazzo de’ Signori, molto orrevole; furonvi tutti li Cavalieri, ed altri notabili cittadini. Il popolo, che vi si trovò fu innumerabile, pregando lei con gran divozione, che accatti grazia dal suo diletto figliuolo, cioè Giesù Cristo, che guardi questa città; e l’altre di male, e guardici da mortalità, e da ogni altro reo giudicio, del quale in Firenze forte si dubitava, e di mortalità.
Il detto dì di S. Zanobi fu insino a Nona un bellissimo tempo; poi nella Nona cominciò a turbare, e quando si diceva il Vespro in S. Liberata venne grandissima acqua, e piovve bene un’ora, e più, e venne gran tuoni72.
Martedì a dì IIII di giugnio si fe’ la generale procisione per la città di Firenze di tutti e’ religiosi, cho·le loro croci e cholle loro relique, tutti cho’ pieviali e paramenti indosso, e furono tutti e’ religiosi nel numero di VIIᶜ , e dopo e’ religiosi tutto ilo chericato cholle cotte e piviali indosso,
vignien e·lle frutta»: ANONIMO PANCIATICHI 1986, doc. 75. E ancora in una annotazione di Bartolomeo Del Corazza per il 1434: «Addì 8 di luglio al nome di Dio e della Vergine Maria, ci venne la tavola di Nostra Donna Vergine Maria di Santa Maria Impruneta, acciò che Ella pregasse Gesù Cristo che, se ʾl meglio dovesse essere, rafermasse il tempo de l’acqua, perché era grande piova e non si poteva battere. E imprima, due dì andò gran processione. Come fu deliberata la sua venuta, si racconciò il tempo, e fu bello tempo: lodo e grazia n’abbia Iddio»: DEL CORAZZA 1991, doc. 282.
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In particolare si vedano TREXLER 1980 (b), pp. 354-361 e CIAPPELLI 1997, pp. 159-172.
Ciappelli scrive infatti che «La mancanza di descrizioni per le processioni che si tenevano in una serie di circostanze dipende, nel caso delle fonti cronistiche, dal fatto che queste ultime tendono a prendere in considerazione gli avvenimenti di portata cittadina trascurando quelli di importanza più limitata, circoscritti a questa o a quella porzione della città, che riescono ad attraversare le maglie dell’attenzione del cronista, senza esserne trattenute»: CIAPPELLI 1997, p. 163.
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co·molte relique e cholla testa di santo Çanobi e chol braccio di santo Filippo, poi messer lo veschovo parato, cho’ chalonaci suoi, e drieto a lui la tavola di nostra Donna di Santa Maria Impruneta, poi lo ʼnumerabile populo d’uomini e di donne. E tornati a Santa Maria del Fiore, quivi erano e’ Signiori Priori con tutti loro Colegi, Dodici e Ghonfalonieri. E messer lo veschovo Nofrio cantò la solenne messa, e fra la messa predichò al popolo. Chonpiuta la messa, ogniuno si tornò a chasa sua, e messer lo veschovo desinò la mattina co’ Signiori Priori73
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A dì XXVIII di magio per in Firenze era molto piovuto e simile per lo paese. Fecie fare il Comune una grande e divota procisione di tutto il cherichato e di riligiosi per la città di Firenze, insieme cho·messer lo veschovo. E furono alla detta procisione fra cherici e riligiosi CCCLVIII, e fessi la detta procisione il venerdì e ʼl sabato.
Martedì a dì primo di giugnio si fe’ per la città di Firenze la generale procisione di tuto il cherichato cho·messer lo veschovo e tuti religiosi parati con piviali e paramenti e con tutte le relique. E venne i·Firenze la tavola di Santa Maria Inpruneta e·lla testa di santo Giovanni Ghualberti. E tutto il popolo di Firenze loro drieto, e’ Signiori Priori e’ loro Cholegi. I·Santa Maria del Fiore chantò la messa messer lo veschovo, e ʼl maestro Gratia di Santo Spirito predichò74.
La domenicha si fe’ similemente, e vene i·Firenze la tavola di Santa Maria I[m]pruneta e·lle relique da Certosa e tutti i religiosi cho·pieviali e paramenti indosso, chon tutte loro relique sotto i stendardi, e moltitudine di giovanni con ghuanti e aste i·mano facendo levare la pressa dalle relique; poi tutto il cherichato, con pieviali, paramenti e cotte indosso, cholle relique di santo Giovanni e colla testa di santo Çanobi e chol braccio di santo Filippo e di Santo Andrea. E furono in tutto, fra ʼl cherichato e religiosi, CCCCLX, con tutto il popolo di Firenze o la magiore parte, uomini e donne, dirieto, e chosì andorono per la città. E giunti poi a Santa Maria del Fiore, posorono le relique i·su l’altare, e tutta la chiesa era piena di torchietti acesi, e messer lo veschovo Nofrio cantò la messa i·Santa Maria detta75.
Memoria che addì primo di gennaio, anno detto di sopra, feciono i Fiorentini e’ Senesi pace generale col re Ladislao; bandissi addì… di febraio. La mattina di calendigennaio andò una solennissima pricissione, con le reliquie e stendardi delle Compagnie, e andorono incontro alla tavola di Madonna Santa Maria Impruneta. Andorono i Signori e’ Collegi in Santa Liperata, e dissevisi la messa della pace76.
Domenicha a ore xxj sonate, a dì xxvij di gennaio 1425, si bandì la legha fatta tra ʼl Comune di Firençe cho’ suoi eredi e acomandati da una parte, et tra lla Comunità e Dogie e Signioria di Vinegia co’ suoi eredi e acomandati dall’altra parte capitolati et piuvichate per piuvichinotai insino a dì 4 di dicembre 1425 per dieci anni per ghuerreggiare contro al ducha di Melano e suoi racomandati; Idio le facci prosperare. Solenne processione si fecie tre mattine: il venerdì mattina dinançi il sabato mattina, et stette serrate le botteghe insino andorono le prosessioni; e lla domenicha mattina detta fu solennissima, et andorono tutte le religioni colle croci e orliquie et più stendardi, et moltitudine d’uomini battuti
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ANONIMO PANCIATICHI 1986, p. 141. Si riferisce all’anno 1392.
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ANONIMO PANCIATICHI 1986, p. 178. Gli eventi si svolsero nell’anno 1395.
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ANONIMO PANCIATICHI 1986, p. 212. Si riferisce all’anno 1398.
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ischalçi divotissimi. Et l’arciveschovo di Firençe adietro a tutta la processione sengniando colla crocie innançi, et era parato e ornato colla mitera sua77.
A dì 16, 17 e 18 di marzo andò solenne processione; e il detto dì 18, lunedì, si cantò solenne messa in Santa Maria del Fiore: furonvi i Signori, l’ambasceria de’ Veneziani e Gioanni Luigi dal Fiesco, i Collegi, capitani di Parte, 10 di Nalìa. Lunedì pure si dette il bastone al marchese di Ferrara come capitano de’ Fiorentini, e al signore di Verona come capitano de’ Veneziani, e al conte Carmignola come capitano della lega, a difensione degli Stati di detti Comuni e di loro collegati contro al duca di Milano78.
A dì 11 di detto mese di marzo si fece solennissima processione di tutte le Regole, Reliquie e Compagnie, e andarono incontro alla tavola della Vergine Maria. Andò la processione per tutta la terra, e la tavola era da Santo Felice in piaza; eravi a sedere tutti gli officiali del Comune, cioè Colegi, Capitani, Dieci; e a piè del banco, in Santa Maria del Fiore, si celebrò solenne messa, detta per il vescovo di Fiesole. Poi predicò il maestro Antonio d’Arezo intorno alla solenne festa che si faceva per la lezione del sopradetto papa; e molto disse di sua virtù e bontà, e della singolare amicizia ch’egli ha co’ Fiorentini, e molte altre belle cose79
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Il corteo meravigliava per la presenza dei membri degli ordini religiosi che si disponevano secondo direttive prestabilite; qualora esse fossero state ignorate, ciò avrebbe potuto dare adito a contestazioni e litigi, come in effetti accadde nel giugno del 1385, quando il vescovo e i Signori si scontrarono sulla questione se mandare avanti la Tavola dell’Impruneta o la reliquia della testa di San Zenobi. È significativo che alla fine furono i Signori a spuntarla, mentre il vescovo fu costretto a rifugiarsi in casa di Bartolomeo Ridolfi:
A dì XI di giugnio, domenicha, si fe’ la procisione per tutta la città di Firenze di tutta la chericeria e di tutti e’ religiosi cho·le loro relique e ‘l veschovo di Firenze messer Agniolo Acciaiuoli e cho·lui messer Nicholaio veschovino di Fiesole, e veneci la tavola di Santa Maria Inpruneta. E giugniendo a San Filice in Piaça si fermorono perché il veschovo volea che la tavola andasse inançi alla testa di sancto Çanobi, e fuvi molta quistione e molti comandamenti vi venono da parte de’ Signiori a l’una parte e a l’altra. E no·volendo il veschovo andare inanzi alla tavola e voltatosi indrieto per tornarssi giù per via Magio, vi si levò uno romore, per la quale cosa il veschovo, per temença, così parato, rifugì in casa di Bartolomeo di Nicholò di Cione Ridolfi cho’ vicari suoi e’ chalonaci e certi altri cherici. E finalmente per comandamento de’ Signiori Priori seghuì la precisione e andorono inanzi alla tavola e la 77 PRIORISTA PETRIBONI 2001, pp. 184-185. 78 DEL CORAZZA 1991, pp. 68-69. 79
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tavola venne gran peço adrieto per sé medesima cho’ cherici de’ pivieri, sança essere altra procisione. E questa precisione feciono fare i Signiori Priori acciò che Idio mantengha la città in pace e la Parte Ghuelfa in istato. E feciono fare ogni cosa di consiglio de l’abate di Sancto Benedetto de l’Alpe, astrolagho per lo squitino nuovo, che era fatto anche di suo consiglio80.
A dì XXX del detto mese feciono e’ Signiori fare per tutta la città di Firenze una solenne e divota procisione di tutti riligiosi e cherici di Firenze; in prima tutti religiosi chon pieviali e paramenti, cho·loro relique i·mano, poi e’ cherici secholari. In prima cinquantadue cherici con cotte bianchissime indosso, poi sesanta fra prelati e rettori cho·pieviali indosso e cho·molte relique, poi messer lo veschovo parato e’ chalonaci di Domo cho·lui, poi lo inumerabile popolo d’uomini e di done per tutta la città circhando con gran divotione. Poi tornati a Santa Maria del Fiore, messer lo veschovo chantò la solenne messa, e furonvi e’ Signiori Priori e’ lor Colegi e tutti citadini, uomini e donne81.
In merito alla valenza delle processioni, è possibile coglierne aspetti diversi: in primo luogo vi era il valore strettamente sacrale, legato alla funzione di purificazione e di ringraziamento o ancora di preghiera e di intercessione, espresso attraverso il movimento rituale all’interno della città. In secondo luogo vi era il valore ostentatorio: la processione offriva a coloro che vi assistevano un senso di ricchezza, di magnificenza e, in definitiva, di potenza. Questa attenzione alla realizzazione di un’immagine consapevolmente costruita può essere colta proprio nei dettagli per le spese minute sostenute in vista dell’organizzazione dei cortei processionali; esse restituiscono la visione di una città attenta a mostrarsi secondo specifiche modalità, senza lasciare niente all’improvvisato:
E a dì detto lire otto per lui a Nardo d'Andrea lengnaiuolo sono per sua faticha e per sua prestatura di suo lengniame prestò in fare in 'l palchetto in sulla piaza de' Singniori per la tavola di Nostra Donna Impruneta E a dì XVIII di giungnio lire tre per lui a Schiatta Ridolfi sono per uno barile di vino si chonperò da lui quando si fe' l'altare a la piaza de' Singniori per la venuta di Nostra Donna
E a dì detto lire quatro soldi VI denari X sono per pane si chonperò e per X bichieri si chonperarono la notte si fe' l'altare in sulla piaza per la venuta di Nostra Donna, partitamente apare chome si chonperò in sul foglio infilzato ne l'udienza
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ANONIMO PANCIATICHI 1986, p. 59.
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E detto dì lire sette soldi I denari IIII sono per dare a 20 preti portaro lo stendardo e la barella per la venuta di Nostra Donna Impruneta per soldi 5 l'uno, e per dare a 8 portatori portaro e torchi per la procesione a soldi 4 l'uno, e a 4 fanciulli portaro le forchette a soldi 2 l'uno, e a uno feravechio prestò le forchette soldi I denari IIII, in tutto montano lire VII soldi 1. 482 E a dì XXX d'ottobre soldi X per lui a Giovani di Domenicho messo del cherichato, sono per sua faticha durò per richiedere e preti portino la barella dell'orliqua di Santo Giovani Batista per la procisione di Santa