2.2 “Bene a chavallo e belli armeggiatori” 22
3. CERIMONIE SOLENNI E FESTE RELIGIOSE.
3.4 Le solenni consacrazioni.
Altro momento fondamentale di raccolta e festeggiamento era rappresentato dalle consacrazioni solenni, durante le quali ancora una volta era possibile assistere a una sistemazione scenografica della città; per l’élite governativa esse costituivano opportunità importanti di mettersi in vetrina e sfoggiare non solo la propria ricchezza materiale ma anche la fitta serie di relazioni politiche che essa stessa era stata in grado di intrecciare e garantire per la città di Firenze.
Il primo di settembre del 1420 ci fu la consacrazione della chiesa di Santa Maria Novella officiata dal Cardinale Orsini alla presenza di papa Martino V:
A dì primo di settembre il cardinale degli Orsini, con comessione del papa, sagrò la chiesa di Santa Maria Novella; e cominciò a ore otto la notte. Venne in chiesa a processione con frati, e andò incontro alla chiesa dentro; e poi apiccò una fiacola accesa a ogni apostolo, quali si dipinsono di nuovo in ogni colonna da·lato de la chiesa. E apiccato le dette fiacole, e detto molto ufficio, e fatte certe altre cerimonie a’ detti apostoli e agli altari, cominciò andare a processione intorno alla chiesa di fuori, gittando sempre acqua benedetta intorno alle mura della detta chiesa. E féssi l’entrata in Gualfonda , di qua dal ferraio, per tornare alla chiesa; e andava sotto le volte, e tornava per il chiostro, e fermavasi alla porta dinanzi della chiesa, che stava serrata, e dicevano certo ufficio, e dentro era chi rispondeva; e poi riandava dintorno nel modo detto e ritornava puro alla porta, e facevano el simile: e andò così tre volte; e poi entrorno in chiesa solamente el cardinale coi frati. E poi in sul dì venne il papa in chiesa e con molta solennità misse nell’altar maggiore reliquie con dicendo molto officio. Poi il detto cardinale andò a tutti quegli apostoli dipinti di nuovo, e unse quella croce rossa che hanno in mano, in
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quel tondo bianco, con la cresima. Poi il detto cardinale disse la messa; e, con tutte quelle solennità che s’usa di consegrare, fece che per abreviare non le conto. Poi, detta la messa, il papa andò in su la piazza nel luogo usato e diede la benedizione al popolo: fuvi grandissimo popolo105.
Sempre nel settembre dello stesso anno, vi fu la consacrazione della chiesa di Sant’Egidio. Di questo evento si conserva una miniatura di Gherardo di Giovanni detto Fora tratta dal messale realizzato per la chiesa stessa poi Ospedale di Santa Maria Nuova detta di Sant’Egidio dall’originaria dedicazione106
. Nella miniatura papa Martino V si appressa benedicente all’altare seguito da uno stuolo di prelati e personalità cittadine; in realtà non fu lui a consacrare la chiesa di Sant’Egidio, ma lo fece il Cardinale di Bologna Antonio Correr; Martino V, in partenza da Firenze e diretto verso Roma, si fermò presso la chiesa e «confermò quello che aveva consagrato il Cardinale di Bologna, e fece quelle cerimonie che aveva fatte a Santa Maria Novella e lasciòvi il perdono otto dì»107. Mostrare il Pontefice impegnato nella cerimonia confermava la volontà dell’istituzione committente di legare l’evento consacratorio al papa, sublimando il dato storico. Vivace e dettagliata la descrizione dell’interno della chiesa; le pareti sono sontuosamente decorate con fiori e piante: dall’immagine non è possibile ricavare se essi siano drappi dipinti o veri e propri apparati effimeri, ma rientrano comunque in un tentativo di arricchimento scenografico della chiesa. Per la consacrazione del Duomo nel 1436 si ha la certezza che si trattasse di veri e propri elementi decorativi in alloro e mortella, creati appositamente per l’occasione. Su esse
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DEL CORAZZA 1991, p. 62. L’evento è riportato anche dal Priorista Petriboni senza, tuttavia, ulteriori dettagli: «A dì uno di settembre papa Martino sagrò la chiesa di Santa Maria Novella, et comenciorono sabato notte alle cinque hore et bastò insino a meçodì. El cardinale degli Orsini fecie et disse l’uficio co’ frati di detta chiesa, et dipinsesi la crocie per più colonne della detta chiesa, et fuvvi tutto il popolo di Firençe, et più diè la beneditione a tutti et fecie che detto dì vi fusse il perdono ogni anno. Et più chi vi fu alla detta sagratione et beneditione diè di perdono sette anni et xl quarantine»: PRIORISTA PETRIBONI 2001, doc. 352.
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Il messale fu realizzato tra il 1474 e il 1476 per lo Spedale di Santa Maria Nuova, dedicazione che sostituì quella precedente di Sant’Egidio. Il 9 settembre 1420 Martino V aggiunge la denominazione di Santa Maria Nuova a quella di Sant’Egidio. Il messale è conservato a Firenze, Museo Nazionale del Bargello, ms. A 67, c. 428r per la Consacrazione e 248r per l’accoglienza del papa. Cfr. SEBREGONDI 2013, pp. 462-463 (scheda IX.5).
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spiccano lo stemma dei Portinari, famiglia fondatrice dell’Ospedale, e le croci della dedicazione, probabilmente posticce e utilizzate solo in occasioni speciali; da una porta laterale sormontata da tralci di allori si intravede un chiostro e l’altare maggiore è introdotto da una robusta colonna che suggerisce un arco trionfale. Lo svolgersi della cerimonia coincide con quanto stabilito dal pontificale: il celebrante benedice l’altare con l’incenso mentre le chiarine suonano nella chiesa parata festa, risplendente di candele e ceri accesi, ricolma di personalità religiose, politiche e membri dell’ospedale committente. Uno spettacolo solenne e indimenticabile per ogni spettatore fiorentino o straniero.
Tale momento fu impresso anche nella lunetta della facciata della chiesa da Bicci di Lorenzo: l’affresco coglie tuttavia il momento immediatamente precedente con l’arrivo del papa sul sagrato della chiesa, davanti al complesso ospitaliero 108.
La figura inginocchiata davanti al papa, ritratto nell’atto di baciargli l’anello, è il committente dell’opera: Michele di Fruosino da Panzano109. L’importanza dell’evento è ribadita dalla folla colorata che vi assiste: cardinali in vesti sontuose, rappresentanti di ogni ordine religioso, fino agli umilissimi francescani, esponenti delle autorità cittadine colti in un atteggiamento di orgogliosa autoreferenzialità e commessi dell'Ospedale strappati alle loro attività. La scena attesta dunque la volontà dei Portinari e di Michele di Fruosino di sottolineare il prestigio raggiunto dall’istituzione110.
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Cfr. VASARI 1878, vol III, p. 37, TEODORI 2010, pp. 88-91; SEBREGONDI 2013, pp. 460-461 (scheda IX.4). L’affresco staccato è conservato nell’Ospedale di Santa Maria Nuova ed è Patrimonio Storico-Artisitico dell’Azienda Sanitaria di Firenze.
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La famiglia da Panzano era divisa tra partigiani medicei e sostenitori della fazione albizzesca.
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La pratica di istituire ospedale e opere di carità era diffusa fin dai secoli precedenti e particolarmente praticata a Firenze, anche attraverso le istituzioni confraternali. Per approfondire questo argomento si vedano come riferimento GAVITT 1990, CIUCCETTI 2002 (a) pp. 46-61 e 2002 (b), pp. 13-45; VENTRONE 2009 (b), pp. 293-316 e le relative bibliografie. Nell’affresco di Bicci, a sinistra della chiesa, appare uno scorcio dell’Ospedale: nella sua ‘modernità’ organizzativa e strutturale esso venne assunto come modello in tutta Europa. Nell’affresco sono inoltre ben visibili due lunette con opere scultoree attribuite a Dello Delli: sulla chiesa un’incoronazione della Vergine e su un portale laterale il Cristo che mostra la piaga nel costato, immagine ricorrente negli Ospedali in quanto raffigurante il Cristo nella duplice veste di medico del corpo e dell’anima. Cfr. TEODORI 2013, pp. 458-459 (scheda IX.2); MOTTURE 2013, pp. 459-460 (scheda IX.3).
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L’affresco richiama sicuramente la perduta Sagra di Masaccio che celebrava una cerimonia analoga: la sontuosa consacrazione di Santa Maria del Carmine del 19 aprile 1422; in esso erano riconoscibili tutti i maggiori dignitari fiorentini.
Altra consacrazione-spettacolo eccezionale fu quella nel 1436 della Cattedrale di Santa Maria del Fiore da parte di papa Eugenio IV nel giorno simbolico per eccellenza: il 25 marzo.
A precedere l’evento, il papa aveva mandato una rosa d’oro dedicata all’altare maggiore e consegnata dal vescovo di Piacenza:
Domenicha a dì xviij detto di março, a ore xx, Nostro Signior papa Eugenio quarto, nell’anno sexto del suo pontificato, mandò la rosa d’oro per misser Angniolo da Vinegia, veschovo di Piacença, a donare all’altare nuovo maggior di Santa Maria del Fiore di Firençe, detta Sancta Liperata, et fu acompagniata da molti arciveschovi, e veschovi e preti, notai, et dal signiore Alticonte di Conte et da molti parlati e secolari. La quale rosa pesò oncie 14, danari nove d’oro a llegha di charati venti, montò l’oro f. lxxxxv, s. v, per calo fiorini ***; et però ancora uno çaffino f. 18, e per moschado fiorini uno il balsimo, sança la santità di Nostro Signiore, et per fattura a Rinaldo Ghini, orafo di corte, f. ***. In tutto costò alla Camera Apostolica f. ***, i quali io scriptore paghai in nome di misser Francesco da Padova, chubichulario domini nostri Pape. Fu la domenicha di rosa a dì xxvj della quaresima. Iddio acrescha la fede e ʼl bene di tutto il cristianesimo111.
Chi consegnò la rosa, poté usufruire della tradizionale accoglienza fiorentina, con una generosa colazione. Di essa, come di altre spese particolari, legate alla preparazione dell’evento si ha testimonianza:
E a dì detto lire cinque p. pe· lui a Vetorio di Filippo di Zanobi saponaio per staia dodici di cenere avuta da·llui pella consaghrazione della chiesa. E a dì detto lire una soldi due per 4 fiasschi di trebiano avute da lui a ser Lapo di Martino saghrestano per fare una cholezione a quegli che rechorono la rosa el dì che 'l Papa la mandò a donare alla chiesa.
E a dì detto soldi sedici denari sei pe· lui a ser Lapo di Martino prete per sette fiasschi di vino biancho avuto da·llui insino a dì 25 di marzo 1436 per la consaghrazione della chiesa
Somma in tutto fiorini II lire LXXXVIII soldi XV denari V p.
Io Francesco di Tomaso Giovanni uno degli operai ò riveduto e examinato le sopradette spese e truovo quelle stare bene, e montano come
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appare fiorini II lire 88 soldi 15 denari 5 p. A dì 30 di giugno MCCCCXXXVI112.
Il documento è inoltre particolarmente interessante perché firmato da Francesco di Tommaso Giovanni, il quale era operaio per l’Opera del Duomo, dopo esser stato console dell’Arte della Lana113. Evidentemente la famiglia dei Giovanni era stata in grado di gestire i propri interessi nel passaggio dal reggimento albizzesco al governo mediceo e continuava a ricoprire ruoli importanti nell’amministrazione cittadina.
Esiste anche una testimonianza iconografica proveniente da uno dei Corali dell’Opera del Duomo: il miniaturista Francesco di Antonio del Chierico rappresenta un fastoso corteo; papa Eugenio IV circondato da cardinali, prelati e notabili è rappresentato nell’atto di entrare in Cattedrale, atteso da un ordinato e compunto coro di chierici114. La croce a stile è sorretta dal cardinale Giuliano Orsini splendido e severo nei suoi paramenti rossi. Il portale, squisitamente rinascimentale nelle sue proporzioni, è ornato a destra dal San Giovanni Evangelista di Donatello e a sinistra dal San Luca di Nanni di Banco. Nella cornice decorativa della miniatura è presente l’Agnus Dei simbolo dell’istituzione committente. Questa consacrazione coincise con la conclusione della grandiosa cupola del Duomo. Brunelleschi e Battista d’Antonio approntarono per l’occasione la passerella lignea coperta da baldacchino che congiungeva Santa Maria Novella, dove il papa alloggiava, alla Cattedrale: questa via sopraelevata fu percorsa da prelati, ambasciatori, rappresentati del governo cittadino, cardinali ed infine da Eugenio IV in un connubio tra celelbrazione dello spazio cittadino ed evento religioso.
La Consacrazione fu descritta sia dal Priorista Petriboni che da Francesco di Tommaso Giovanni:
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Pagamento per spese minute datato al giugno 1436. www.archivio.operaduomo.fi.it/cupola (30/08/2013).
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Francesco di Tommaso GIOVANNI, Strozz. II 16, c. 9r, doc. 303.
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Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana; Edili 151, c. 7v. Cfr. SEBREGONDI 2013, pp. 464-465 (scheda IX.6).
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Domenicha di Laççero, a dì xxv di março 1436 Nostro Signiore misser Ugenio papa Quarto, anno sexto del suo pontificato, a ore xiij, si partì di Santa Maria Novella parato in pontificato acompagniato colla crocie innançi da’ suoi pralati e uficiali et da’ nostri mangnifici Signiori sopradetti et d’ambasciadori dello Imperadore, dello re di Spagnia, dello re di Raona, e dagli inbasciadori della Signioria di Vinegia e della comunità di Gienova. Et co llui xliiiij° mitre parati, tra’ quali fu cardinale di Placença, cardinale di Vinegia, cardinale di San Marcho, cardinale di Conte, cardinal di Colonna, cardinal di Fermo, e ʼl patriarcha di Gierusalem et sei arciveschovi, et gli altri tutti veschovi, con due abati et molti altri prelati et cittadini. Et andorono per la chiesa di Santa Maria Novella, e alla porta d’essa fu uno palchetto di legniame largho più di braccia quatro, coperto di panni bianchi, turchini e drappelloni da ogni lato di sopra, et dalle latora panchali e spallieri, et alloro e mortine intorno alle colonne che tenevano dette coperte, et tappeti et panni di sotto insin che s’andava co’ piedi; tenne detto palchetto fino a Santa Maria del Fiore et passò per San Giovanni, che ffu una bella e onorata cosa et tanto popolo per le vie per tutto e per la chiesa, che mai tanto in Firençe non se ne vide; et giunto in detta chiesa maggiore consacrò la lapida del detto altare sotto la chupola nuova maggiore e llo cardinale Orsini era parato, et andò in su una schala a Papa degli Appostoli, e unse la crocie et consacrò la chiesa, ch’era durato l’uficio e ceremonie per lui fatte da ore 9 infino a ore xiiij°. Poi si fé cavaliere sotto detta tribuna misser Giuliano Davançati per le mani del magnificho signiore misser Gisimondo Pandolfo di misser Pandolfo de’ Malatesti, signior de Rimino, et per missere *** da Spuleto, Podestà di Firençe, et misser Giovanni di maestro Tommaso da Fermo, Capitano di Balìa di Firençe, presente la Santità di Nostro Signiore e de’ detti cardinali, et più vi fu il cardinale di Sam Marcello et molti cittadini, et piena la chiesa di popolo d’uomini, di donne, che mai più vi fu sì grande popolo. Et fatto cavaliere, detto signiore stette ginocchione a ppiè del Papa con uno formaglio in mano, il quale benedisse la Santità di Nostro Signior Papa e de fatto l’apicchò al petto di detto misser Giuliano, nuovo cavaliere, che Idio l’acrescha in santà e avere e degnità. Et poi per lo cardinale di San Marcho, misser Angniolotto, si disse la messa a detto al padre in su detta pietra sagrata di mano del detto Papa; et io scriptore mi trovai alla detta messa, che ll’altissimo Iddio alla città di Firençe presti pacie in perpetuo buono stato. Di poi detto la messa, per ogni anno il detto Sancto padre chommisse Al detto cardinale che della Santità sua desse per ogni anno in perpetuo in tal dì, cominciando dall’uno vespro all’altro, di perdono a cchi fussi confesso e contrito sette anni et sette quarantine per anno, e dè il detto Santo Padre la sua beneditione a tutto il popolo, ch’era piena la chiesa e stretto che non vi si capeva, tanto era il popolo grande. Poi si partì di detta capella et andossene a Santa Maria Novella dove era sua abitatione per la medesima via in San Giovanni, et poi in sui medesimi palchetti di legniame coi detti ornamenti ritornò aconpagniato da detti cardinali, patriarcha, e arciveschovi e veschovi e abati, e da’ magnifici Signiori di Firençe. E ʼl detto misser Giuliano Davançati, nuovo cavaliere e Ghonfaloniere di Giusti[ti]a, portò la choda dietro alla Santità di Nostro Signore, et sempre con due mani tenne il pediale di detro, che ffu quello ch’e Capitani della Parte Ghuelfa donorono all’entrata fé Nostro Signior Papa detto quando venne da Roma per la via di Pisa in Firençe, e infino alla camera fue acompagniato da’ pralati detti e ambasciadori e signiori, e sparòssi et ritornò in sua camera, et diè licentia a detti signiori et misser
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Giuliano e altri. Et come istraccho s’andò a riposare, che l’altissimo Iddio gli concieda quanto per li suo servidori si disidererà. Et io Pagholo di Matteo di Piero di Fastello de’ Petriboni presente a tutte dette sancte e buone opre mi trovai apresso alla persona del Santo Padre continuo in istare et andare a laude di Cristo. Quando fu detto il credo alla detta messa per lo detto cardinale et per la Santità di Nostro Signiore et cardinale, pralati, s’offerse per la comunità e Signioria di Firençe a piè di nostro Signiore quattordici prigioni che più tempo erono stati nelle Stinche per condannagioni, che x furono i liberi della detta cappella e iiiij°rimenati per alchuni debiti a le Stinche. Et questo domandò il Santo Padre alla Signioria, che i più erano presi in modo che mai non sarebbono suti rilasciati.
Et anchora in detta mattina, la quale fu a dì 25 di março, i nostri magnifici Signiori feciono uno convito, nel loro convitociono uno convito, nel loro convito overo palagio a molti signiori o imbasciadori, dello Imperadore, misser Batista Cichala da Gienova, e di re di Ragona, et al signore Gismondo signior di Rimini, et frate Bernardino, che allora predichava in Santa Maria del Fiore, con molti altri signiori. Et puosesi in sulla sala tre tavole grandi ed ebevisi abondança di storione, di lanprede, charpioni, pesci marini, pesci d’Arno, bramangiere, marçapani, morselletti et molti altri confectioni. Ispese quella mattina detta Signioria f. 140 a chagione di detta festa115.
Adì 25 di marzo facemo consacrare a papa Eugenio 4 la chiesa di Sancta Maria del Fiore cioè lui primo consacrò l’altare magiore et monsignore degl’Orsini per sua commesione il restante della chiesa. Facemo fare una via da Santa Maria Novella fino a detta chiesa in su cavalletti alti braccia 3 larga braccia 4 o circa, coverta di sotto tutta di panni et tapeti et dal lato di pancali sino a ginochio. Il cielo di sopra fu di 2 panni, uno bianco et uno turchino per rispetto dell’arme del papa ch’è di detti colori. Et era in su colonnette coperte di mortella, ulivo et alloro con drapelloni da ogni lato, di sopra. Su per questa via andorno tutti prelati principali cioè veschovi, arciveschovi et simili, dipoi molti ambasciadori cioè i genovesi, i vinitiani, quello del re di Raona et gli spagnoli, il signore di Rimino. Di poi noi a 2 a 2, di poi i cardinali, in ultimo il papa a chui portò la coda lo ’mbasciadore dello ’mperadore et al ritornare il gonfaloniere della giustitia il quale la mattina in sulla capella, dopo la consacratione, il papa fe’ cavalier; il signore di Rimino li cinse la spada, il capitano li messe uno sprone, il podestà l’altro. Detto l’uficio racompagniamo il papa. Dipoi in nostra compagnia vennono tutti detti ambasciadori et signiori a mangiare con noi. Nel quale mangiare spendemo fiorini 92. Ancora il dì di Pasqua tutti noi signiori salvo il gonfaloniere et Iacopo Ghiberti ci comunicamo di mano di papa. Prima avemo la palma da lui. Partissi il papa di Firenze adì 18 d’aprile 1436. Facemoli fare le spese in su nostri terreni et spesesi in tutta la corte et lui fiorini 850116.
Nell’Archivio dell’Opera del Duomo si possono rintracciare diverse annotazioni riguardo ai pagamenti effettuati per la realizzazione di un evento tanto solenne; in febbraio furono scelti i pittori che
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PRIORISTA PETRIBONI 2001, pp. 274-277.
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avrebbero dovuto realizzare le statue di Apostoli, pronte per la Consacrazione:
Prefati operarii congregati ut supra eligerunt Biccium Iohannis, Iohannem Marci, Lippum et Rossettum pittores ad pingendum seu pingi faciendum in ecclesia maiori florentina duodecim apostolos pro consegratione fienda dicte ecclesie, et mutuentur eis floreni auri quattuor pro quolibet eorum117.
Senza eccedere negli sprechi:
Item deliberaverunt quod camerarius Opere de pecunia solvere teneatur illis pictoribus qui fecerunt duodecim apostolos factos pro consegratione dicte ecclesie in dicta ecclesia ad rationem florenorum duorum cum dimidio alterius floreni pro quolibet apostolo facto; et hoc si et in quantum reactentur apostoli devastati; et restituere debeant azurrum et aurum que restaverunt dictis pittoribus in ipsorum manibus118.
Nei giorni a ridosso si finì di ammattonare la chiesa e furono allestiti gli apparati effimeri, un insieme di addobbi naturalistici con