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Andamento della conflittualità e cause di insorgenza del conflitto

21. Trasporto Aereo (a cura di Fabio Paolucci)

22.1. Andamento della conflittualità e cause di insorgenza del conflitto

Commissione

Nel periodo preso in considerazione dalla presente relazione, i settori hanno mantenuto una significativa conflittualità.

Analizzando i dati relativi alle astensioni collettive dal lavoro, è possibile registrare qualche scostamento rispetto a quanto emerso nell’anno 2015.

In particolare, il settore del Trasporto ferroviario è stato caratterizzato negativamente da un incremento non trascurabile delle proclamazioni di sciopero, rispetto all’esperienza descritta nella relazione dello scorso anno.

Le relazioni industriali sono state fortemente condizionate dal negoziato per il rinnovo contrattuale del settore mobilità e per quello del contratto aziendale riguardante i dipendenti delle Società appartenenti al Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane. Le trattative, che hanno interessato tutto l’anno 2016, hanno orientato le dinamiche conflittuali.

L'8 novembre 2016, al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, alla presenza del Ministro, l'Amministratore delegato di FSI ha presentato alle Segreterie nazionali delle Organizzazioni sindacali di categoria il Piano Industriale 2017/2026 delle Società del Gruppo. In tale sede, il Ministro ha confermato la positività del piano in termini di sviluppo dei servizi ai cittadini, investimenti e occupazione. I sindacati hanno avanzato richieste di approfondimento ed è stato stabilito di affrontare i temi sollevati in un calendario di incontri.

Nel successivo mese di dicembre, al termine di un confronto durato quasi 9 mesi, è stata raggiunta l’ipotesi d’accordo per il rinnovo del contratto nazionale che ha portato alla sottoscrizione, in data 16 dicembre 2016, del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro della Mobilità/Area contrattuale Attività ferroviarie da parte di Agens e delle Organizzazioni sindacali Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, Ugl Taf, Fast Confsal, Orsa Ferrovie. All’ipotesi d’accordo hanno fatto seguito, dall’11 al 14 gennaio 2017, le assemblee ed il referendum, per lo scioglimento della riserva sindacale.

Dal punto di vista normativo, merita di essere segnalato il recepimento degli accordi interconfederali in tema di rappresentanza e rappresentatività.

In pari data è stato sottoscritto il testo relativo all’ipotesi di rinnovo del Contratto Aziendale del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, integrativo del

C.C.N.L. della Mobilità/Area contrattuale Attività Ferroviarie del 16 dicembre 2016.

Le intese contrattuali raggiunte allineano le scadenze dei due contratti (Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro della Mobilità/Area contrattuale Attività Ferroviarie e Contratto Aziendale FSI) a quella del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro degli autoferrotranvieri (31 dicembre 2017). Ciò consentirà l’integrazione tra le due normative contrattuali - già realizzate per una parte degli istituti - necessaria per accompagnare il progetto ambizioso di una mobilità integrata ed efficace di passeggeri e merci nel nostro Paese.

Al di là delle dinamiche rivendicative che hanno accompagnato il raggiungimento dell’intesa in materia contrattuale, nel settore deve poi rilevarsi la persistenza di un fenomeno conflittuale già riscontrato nel recente passato. La frantumazione organizzativa e rappresentativa del movimento sindacale ha determinato, negli ultimi tre anni, l’intensificazione delle iniziative di protesta indette a livello nazionale e portate avanti disgiuntamente dalle varie sigle riconducibili al sindacalismo autonomo in tutte le Aziende operanti nel servizio del trasporto ferroviario.

Al contrario, a livello periferico, si segnala una maggiore coesione delle Organizzazioni sindacali rappresentative a livello territoriale (confederali e autonome) che - ad eccezione di qualche realtà (quale quella della Direzione Regionale di Trenitalia Piemonte e Valle d’Aosta) - hanno portato avanti vertenze di carattere regionale/locale attraverso un’azione congiunta.

Entrando nel dettaglio, nell’anno in esame, nel settore del trasporto ferroviario sono pervenute 145 proclamazioni di sciopero a fronte delle 113 che hanno riguardato l’anno 2015. Le azioni di lotta concretamente portate a termine nel 2016 sono state 81, contro le 65 del 2015. Gli scioperi nazionali del 2016 hanno sostanzialmente confermato il dato dell’anno precedente: 24 sono stati gli scioperi effettuati dei 32 annunciati.

Peraltro, va rilevato che, nella maggior parte dei casi, le azioni di sciopero sono state proclamate e condotte secondo modalità coerenti con la disciplina legale e pattizia di riferimento. Di conseguenza, circa l’80% degli atti di proclamazione è risultato regolare e ha comportato una mera presa d’atto, ovvero il non luogo a provvedere della Commissione. Un simile risultato si deve alla esistenza nel comparto di una prassi assai consolidata di relazioni industriali, con sigle sindacali attive da tempo, sicché è praticamente assente il fenomeno dello sciopero spontaneo, organizzato da comitati di lavoratori non sindacalizzati.

Sia pure nel quadro di sostanziale correttezza fin qui segnalato, l’alta conflittualità registrata ha comportato, comunque, la necessità di una costante

azione di vigilanza e prevenzione dei conflitti da parte della Commissione. Rilevante anche se in misura lievemente ridotta rispetto all’anno precedente, è stata l’attività preventiva da parte dell’Autorità di garanzia: il 20,69% delle proclamazioni sono state oggetto di contestazione, rispetto al 24,78% del 2015.

Gli interventi preventivi della Commissione - 30 in totale - ed i successivi adeguamenti alle indicazioni immediate (100%), da parte dei soggetti proclamanti, hanno consentito di azzerare l’impatto sull’utenza di astensioni fuori dalle regole. Infine, in 44 casi, gli scioperi annunciati sono stati revocati, prevalentemente, a seguito di accordo tra le parti.

V’è da sottolineare, però, che la maggior parte delle indicazioni immediate ha riguardato violazioni della regola dell’intervallo tra scioperi locali e scioperi nazionali e/o generali e/o plurisettoriali e non già tra scioperi locali.

Tali provvedimenti sono stati originati da difficoltà interpretative della complessa disciplina pattizia del settore, in materia di rarefazione, nonché dalla non completa conoscenza di quella relativa agli scioperi generali e/o plurisettoriali.

Al contrario, nel settore degli Appalti ferroviari, si registra una leggera attenuazione della conflittualità.

Nel 2016 sono stati registrati 33 atti di proclamazione, (dieci in meno dell’anno precedente), mentre le astensioni concretamente effettuate sono state 18, rispetto alle 25 nel 2015.

I dati relativi alle indicazioni immediate dell’Autorità ed ai successivi adeguamenti, da parte dei soggetti proclamanti, confermano il trend degli ultimi anni. I 4 scioperi segnalati in via d’urgenza dalla Commissione (il 12,12% delle proclamazioni), per difformità rispetto alla normativa regolamentare, sono stati revocati, mentre le revoche degli scioperi intervenute a seguito di accordo sono state 11, oltre il 30% delle proclamazioni. Si tratta di un indicatore degli effetti positivi, in termini di raffreddamento del conflitto, derivanti dal dialogo interno tra le parti.

Tanto nel servizio del Trasporto ferroviario che in quello degli Appalti, il più alto tasso di conflittualità si concentra in ambito regionale. La maggior parte delle proclamazioni, ha, infatti, riguardato rivendicazioni di carattere aziendale/locale legate a problematiche concernenti le scelte organizzative aziendali che investono i livelli periferici e le modalità applicative delle norme contrattuali.

In particolare, nel settore degli appalti ferroviari, la conflittualità è sempre più spesso legata a vertenze concernenti la discontinuità nel tempo nella corresponsione delle retribuzioni. In questo ambito, che continua ad essere

caratterizzato da una particolare condizione di debolezza contrattuale del lavoratore, i rischi di riduzione dei livelli occupazionali e il contenimento del costo del lavoro costituiscono la maggiore preoccupazione dei lavoratori e delle loro Organizzazioni sindacali.

Nel suddetto servizio non sono emerse vertenze di carattere nazionale, il settore è stato coinvolto esclusivamente da micro-conflitti che hanno investito, prevalentemente, i singoli impianti o lotti, oggetto dell’affidamento dei servizi di pulizia del materiale rotabile e degli impianti industriali di Trenitalia.

Al contrario, nel settore del Trasporto ferroviario, accanto alle vertenze che hanno riguardato le Direzioni regionali o territoriali di Trenitalia o di Rfi, l’intero comparto è stato interessato a livello nazionale da 24 astensioni.

Ciò in conseguenza del fenomeno - cui si faceva cenno - legato al tentativo sempre più pressante di autoaffermazione da parte del sindacalismo di base, che si muove in aperta competizione con il sindacalismo confederale, accentuando il clima di concorrenza tra sindacati.

Tale movimento si aggiunge al sindacalismo di mestiere, storicamente presente nel settore del trasporto ferroviario, con particolare riferimento alla categoria dei macchinisti. Queste ultime associazioni, pur mantenendo una sostanziale “istituzionalizzazione”, rispettosa della legge n. 146/1990, portano avanti, anche attraverso lo strumento dello sciopero, le tipiche istanze legate ad una più spiccata difesa dell’interesse professionale, in luogo dell’interesse collettivo.

Le varie associazioni riconducibili al sindacalismo autonomo, legate da una natura comune che emerge nei comportamenti conflittuali, tentano di intercettare e rispondere alle istanze di base più radicali, non soltanto attraverso rivendicazioni di ordine economico-politico (ad es. la riforma del regime pensionistico), ma anche assumendo alcuni obiettivi dei movimenti anti-austerità e riprendendo i temi della battaglia contro le privatizzazioni e la signoria dei mercati nel campo dei trasporti.

Il nuovo panorama sindacale, caratterizzato da una realtà pulviscolare, ha portato ad uno squilibrio nel sistema delle relazioni industriali, attualmente caratterizzato dalla difficoltà delle organizzazioni sindacali tradizionalmente portatrici di un ampio consenso ad assumere un ruolo determinante nella regolazione nel governo del conflitto.

Il potenziale vulnerante dei nuovi organismi sindacali si è manifestato attraverso l’uso dello sciopero come strumento di autolegittimazione e di competizione nei confronti delle altre Organizzazioni sindacali di categoria.

Il dato numerico – che, per l’anno 2016, conferma sostanzialmente quello del 2015 - se raffrontato con quello relativo all’anno 2013, è significativo della rilevanza del fenomeno emergente. Nell’anno 2013, gli scioperi nazionali sono stati 3. Nel 2016, le proclamazioni a livello nazionale sono state 32; di queste, 24 astensioni sono state concretamente portate a termine (sebbene, per effetto della confluenza su una medesima data, le giornate complessivamente interessate dall’interruzione del servizio siano state 14).

Le astensioni a livello nazionale sono state indette, con autonomi atti, sia pure spesso in concentrazione tra loro, da Orsa, Cat, Cub Trasporti, Usb Lavoro Privato, Sgb ed i dati di adesione registrati dalle Società Trenitalia ed Rfi oscillano complessivamente tra l’8% ed il 12% circa.

Nullo è stato, invece, l’impatto delle astensioni di settore all’interno della Società NTV. Nell’Azienda si è passati da una conflittualità molto accentuata - che nell’anno 2015 ha portato a percentuali di adesione agli scioperi fino al 90% - ad una successiva normalizzazione delle relazioni industriali che ha prodotto il totale azzeramento delle adesioni alle azioni di protesta proclamate nel 2016. L’anno in esame è stato caratterizzato da un trend negativo di iscrizioni sindacali, rispetto all’impennata dei due anni precedenti. L’accordo sugli strumenti gestionali di produttività e flessibilità, siglato il 21 gennaio 2016, seguito alla sottoscrizione, nell’anno 2105, di un contratto di solidarietà di tipo “difensivo”, che ha consentito di ritirare la procedura di licenziamento collettivo avviata nel medesimo anno, ha contribuito alla regolazione del conflitto collettivo.

Nel settore del trasporto ferroviario, nell’esperienza più recente, la concorrenza all’interno della compagine sindacale, che si esprime in una vera e propria competizione realizzata attraverso la “prenotazione” per tempo di una data in calendario per scioperare, si è manifestata in maniera marcata anche per effetto della regola della rarefazione, imposta dalla legge e dall’Accordo FSI per evitare lo stillicidio di continue e ravvicinate astensioni dal lavoro.

In particolare, l’applicazione rigida e generalizzata della disciplina degli intervalli, basata sul principio dell’automatica prevalenza dell’azione collettiva proclamata in precedenza - secondo l’orientamento interpretativo privilegiato che la Commissione -, ha finito per accrescere, anziché contenere, il potere di organizzazioni sindacali minori di paralizzare il ricorso allo sciopero da parte delle organizzazioni sindacali che possono contare su un consenso più ampio.

Con la conseguenza che, in mancanza di regole di selezione dei soggetti sindacali, la proclamazione dello sciopero è stata spesso strumentalmente utilizzata non tanto per ottenere dalla controparte datoriale, con il ricorso al più efficace mezzo di pressione, ciò che non si è ottenuto con il ricorso alle forme

pacifiche di composizione della vertenza, quanto piuttosto per accrescere visibilità, conquistare una base associativa più ampia, paralizzare il ricorso allo sciopero da parte di organizzazioni sindacali più rappresentative e per conseguire un riconoscimento negoziale, altrimenti negato dal datore di lavoro.

Il fenomeno è collegato al tema della rappresentatività e della sua certificazione, che, in mancanza di regole di selezione dei soggetti sindacali, continua, anche nel comparto dei trasporti, a porre delicati problemi che toccano prerogative e diritti.

Proprio in relazione alla conflittualità diffusa e costante nei settori dei trasporti ed all’interferenza con le diverse azioni di sciopero generale o plurisettoriale, che hanno caratterizzato l’anno 2016, la costante azione di vigilanza della Commissione ha avuto ad oggetto, in sede di attività preventiva, prevalentemente, la garanzia del rispetto della regola dell’intervallo tra le diverse astensioni.

Dal divieto di “prenotazione” di calendari di scioperi, per ciascuna Organizzazione sindacale, discende, infatti, il ruolo “notarile”, assegnato alla Commissione, di certificazione formale delle proclamazioni a garanzia delle regole che tutte le Organizzazioni sindacali devono rispettare, restando del tutto ininfluente quale delle sigle occupi per prima una posizione di vantaggio. Ed è sotto questo profilo che si sono concentrate le maggiori difficoltà teoriche e applicative della disciplina degli intervalli tra scioperi, introdotta dalla legge n. 83 del 2000 e divenuta il punto nodale su cui si misura la realizzazione degli obiettivi di contemperamento perseguiti dal legislatore.

22.2. La regolamentazione del settore del trasporto ferroviario: