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San Severo (FG)

Nella sua vita si è sempre ritrovata a dover scrivere per met-tere nero su bianco ciò che le succedeva per dare un ordine alla totale confusione.

Innamorata del periodo che va dall’800 in poi ha cominciato a riem-pire pagine e pagine di diari e quaderni. Ha iniziato a leggere prestis-simo, tra i suoi primi libri Orgoglio e Pregiudizio, Piccole Donne.

Crede molto nell’importanza dei sentimenti e ciò la condanna ad una letale introspezione. Scrivere un libro, un giorno, è il suo grandissi-mo sogno. Nel frattempo lavora come personal trainer, altra sua grandissima passione.

MOTIVAZIONE

Le incertezze esistenziali della protagonista fanno da padro-na per tutto il decorso della stesura.

L’idea che viene sviluppata è abbastanza degna di apprezzamento, anche se, spesso, l’autore si lascia prendere la mano da interventi tea-trali che dovrebbero costituire solo “battute di testo” ma che, invece,

Premio Accademico Internazionale di Letteratura Contemporanea

La storia si svolge in una palestra, luogo di lavoro della protagonista e nella sua abitazione, dove vive assieme ai genitori. Naeila è una ra-gazza di ventotto anni con alle spalle un passato ingombrante, tor-mentata da molti dubbi, uno su questi il proprio essere, la propria identità e sarà proprio un incontro fortuito a sollevare importanti quesiti riguardanti il futuro e le proprie scelte…

ATTO UNICO

Naeila: (Palestra, ingresso della protagonista che posa il borsone a terra, si toglie la giacca e si arresta davanti ad uno dei tre grandi specchi)

– Specchio specchio delle mie brame, dimmi… chi è la più bella del reame?? (Sorride) (Rompendo la quarta parete) la strega diceva così e dallo specchio la voce di un uomo che rispondeva: “tu, mia regina”.

Beh lei chiedeva conferma ad uno specchio per la sua avvenenza, per il suo fascino dimostrando una grande debolezza: la mia.

Sono bella? Dimmelo tu. E voi?... No dico voi vi specchiate spesso?

Io si… (Girandosi al lato ed alzando la maglietta mostrando la pan-cia) e adesso la domanda che sicuramente vi state ponendo è: “cosa ci vedi?” Cosa ci vedo? Un corpo perfetto, vero? Troppo superficia-le, no con voi devo essere onesta, (Abbassa il tono della voce, quasi rotta ma non piange) questo specchio, non riflette un bel niente. I miei occhi come la mia mente fungono per me da specchio. Io

con-Premio Accademico Internazionale di Letteratura Contemporanea L. A. Seneca – IV edizione 2020

trollo tutto. Ripiombo spesso nella Naeila di quindici anni e vedo il corpo mutarsi in un ammasso informe di carne ruvida, un elefante di una tonnellata e non vorrei percepire un solo grammo di me e vorrei prendere una lama e tagliarmi, tagliarmi a fette, togliere, togliere, to-gliere tutto!!! Voglio S P A R I R E. Perché? Perché voglio capire quanto io possa pesare nelle singole vite delle persone che mi dicono di volermi bene. Che peso ho per te? Quanto pesa il loro bene per me? Se venissero al mio funerale piangerebbero? Lo sentirebbero il peso della mia mancanza? E quanto? E se io non ci fossi non sarebbe un peso in meno? Troppo onesta? E lo so, so a cosa state pensando…

anche voi direte “ma guardati sei un’allenatrice, hai un fisico scolpi-to, i tuoi sono solo capricci e basta!” (Scuote la testa come per dire no) tutto ciò non ha nulla a che vedere con l’estetica. Nei miei quasi trent’anni di vita la mia immagine ha significato sempre tutt’altro e ha creato la mille metri, catena dei miei pensieri negativi: “sei la se-conda scelta”, “quella che non si vede”, “non conti un cazzo”, “nes-suno ti pensa” e queste sentenze danno adito nella maniera più sub-dola a quel fantasma che vive dentro di me e che si alimenta di me.

(La porta si apre entra Federico titolare della palestra, Naeila si butta giù facendo un esercizio a caso)

Naeila – 1,2,3,4,5 (Eseguendo l’esercizio)

Federico – Naeila che di primo mattino si allena, aspetta controllo se sta nevicando.

Naeila – Come si dice no? L’orario migliore per allenarsi è la matti-na no?

Federico – Sì perché abbiamo più testosterone infatti, caro il mio bel maschione. (ridono) Ah mr. muscolo guarda che deve... deve...

Naeila – Deve… deve fare caldo.

Federico – A novembre? No deve venire...

Naeila – Laura?

Federico – Se mi fai finire... deve venire…. e non mi viene

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Federico – Telefono casa... ma quando ti licenzio io, te? No deve venire un ragazzo nuovo.

Naeila – Pensa se fosse stato usato, tre ore per dire che ho un cliente nuovo... (Si ferma come quando ti accorgi solo dopo di ciò che ha detto) Un cliente nuovo?

(Fermo immagine di Federico. Naeila rompe la quarta parete) Il primo incontro. Sta per arrivare (segnando delle virgolette) “il nuovo ragazzo.” E non è un probabile cliente, non è per lui una le-zione di prova ma come sempre quella messa alla prova, io. (Sospira preoccupata). Federico è stato chiaro mi ha detto che verrà qui ad allenarsi ha dato per certo che sarà mio cliente è cassazione, è così.

(Rivolgendosi al pubblico)

– Vi sembra tanto strano eh? Una professionista come me che si preoccupa di un banale cliente nuovo, potrebbe essere chiunque. Ep-pure che ci crediate o no mi ritrovo di fronte per l’ennesima volta ad affrontare un esame. La prima lezione è come il primo appuntamen-to, così come quando esci per la prima volta con qualcuno ti guardi mille volte allo specchio, ti cambi le scarpe quel minimo sindacale (dieci volte) e inizialmente ti trucchi come Joker in convalescenza poi dici: no naturale, rimani come Joker in convalescenza... insomma devi essere ciò che non sei... ciò che non sono P E R F E T T A.

Con un nuovo cliente non devi essere petulante, troppo tecnica, devi ascoltare ciò che dice anche con il rischio di ascoltare per almeno un’ora “se io avrei” per poi renderti conto che questa perfezione da trasmettere, nel mio caso, non rappresenta una metodologia becera per accaparrarsi i suoi denari mensili, piuttosto l’ennesima metodo-logia vigliacca per raccogliere briciole di autostima, virtù a me sco-nosciuta… k calma, professionalità, mettiamoci a lavoro poi ci pen-seremo.

(Buio, mentre sta recuperando, si sente il rumore di una porta che si apre. La protagonista guarda la quinta a destra)

Naeila – Ok eccolo, Federico ha detto che si chiamava Ale... Ale...

ah sì mi ricordo.

(Entra Alec che si avvicina per presentarsi ma viene interrotto) (Alec fa per parlare)

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Naeila – Tu sei Alessandro vero, l’amico di Federico, mi ha parlato tanto di te.

Alec – No io sare... (Viene interrotto)

Naeila – Guarda se non conosci il nostro centro ti porto a fare un gi-ro, altrimenti Alessandgi-ro, che bel nome che hai, possiamo iniziare subito, dimmi tu.

Alec – Veramente io mi chiamo Alec non Alessandro.

Naeila: Oddio scusami (Vorrebbe sotterrarsi) sai, è un interminabile lunedì!

Alec – Allora direi di cominciare.

Naeila – Giusto.

Alec – Dobbiamo iniziare con i convenevoli? Tipo quanti anni ho, cosa faccio nella vita, quali sono i miei sogni? È la prassi questa, giusto? Dai chiedimelo! Così posso giudicare quanto sei brava a fin-gere che ti interessi tutto ciò.

Naeila – (Spiazzata ride un po’isterica) Che ragazzo diretto! Ragaz-zo… avrai come me più o meno venticinque - trent’anni.

Alec – Non ci siamo proprio eh, hai sbagliato il mio nome e va bene, adesso anche l’età dall’alto dei miei ventidue anni, mi offendo così.

Naeila – (Ride forte) Dall’alto dei tuoi ventidue anni?? Mi scusi, sua altezza, sembrava solo un po’ più grande!

Alec – Mi stai appellando come vecchio?

Naeila – (Impacciata) Come si esce da questa situazione?

Alec – Ah se mi sorridi giuro vado avanti.

Naeila – (Sorride e mette le braccia conserte) Insomma come riesci a capire quando qualcuno finge di interessarsi a te e come fai a giu-dicarne la prestazione attoriale?

Alec – La riposta la trovi nella frase che hai appena enunciato.

Naeila – Cioè?

Alec – Perché io lavoro con la finzione ma non con la falsità, sono un teatrante.

Naeila – (Sbalordita) Fai l’attore… e si vede pure.

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piacimento? Ma ti starò annoiando, mi ero ripromesso di non essere petulante, in fondo dove siamo noi se non al nostro primo appunta-mento.

Naeila – La pensi anche tu così?

Alec – Cosa intendi?

Naeila – (Abbassando la testa) Nulla nulla, allora vediamo.

Alec – Cosa?

Naeila – Se sei così bravo a capire se fingo, chi sei tu Alec detto Alessandro.

Alec – (Sorride) Mi chiamo Alec per gli amici Alessandro, (Ridono entrambi) ho ventidue anni e sono qui per annoiarti per poi pentir-mene, perché mi piacerebbe riuscire a mettere in scena, qui davanti a te, la pièce della spensieratezza dei miei anni immergendomi in un monologo di un’ora, spaziando dai locali notturni, all’ultimo paio di scarpe firmato, dall’artista cui caratteristica richiesta è quella del non talento, e di quanto il mio sogno culturale estivo si limiti alle cittadi-ne ridenti e assolate del Salento. Ma come avrai ben osservato anche questa volta non ho raggiunto lo scopo prefisso. Insomma sono qui con te per perdere e non solo peso. Troppo diretto?

Naeila – Ne ho visti di peggio. (Ridendo) Alec – Tu perché sei qui?

Naeila – Come perché? Io ci lavoro!

Alec – No occhioni, non mi freghi, risposta troppo evasiva per i mei gusti, avanti chi sei?

Naeila – Mi chiamo Naeila, faccio il personal trainer, ho ventotto anni e raddrizzerò quella bella cifosi che ti porti appresso.

Alec – Il mio spirito leopardiano non vuole abbandonarmi, “Ah, si-gnora! Quella che lei crede una gobba è l’astuccio delle mie ali!” fra-se attribuitagli ma che non venne trovata in nessun’opera

Naeila – Più che Leopardi, gobbo di Notre Dame direi... che parla anche troppo…

(Alec abbassa lo sguardo)

Naeila – Oddio… scusami mi dispiace non volevo ho rovinato tutto, non faccio mai così ai primi appun… ai primi allenamenti non so co-sa mi sia preso... scuco-sa davvero.

Alec – (Scoppiando in una risata importante) Fai con tutti così?

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Naeila – Così come? (Alec ride) dai non prendermi in giro… così come?

Alec – Hai appena detto ho rovinato tutto quindi mi fai supporre che avessimo già costruito qualcosa… non mi far sentire già così impor-tante, eh che diranno gli altri clienti… se fossi Leopardi vorrà dire che cercherò la luna, ma abbiamo affermato che io sia il gobbo di Notre Dame beh sono alla ricerca della mia Esmeralda... (Guardan-dola negli occhi, momenti di imbarazzo)

(Naeila rompe la quarta parete) eccolo qua il “nuovo cliente”, è an-che biondo... scusate se ho un’avversione nei vostri confronti, nulla di personale. Ed eccolo qui il mio complesso di inferiorità che sta sfondando la porta, lui sembra così deciso e guardatelo un uomo, uomo… Un ragazzino... Con una vita inesistente alle spalle ed io che lo vedo così grande per poi rendermi conto che mi sento io piccola piccola... Strano rapporto, il mio, con gli uomini ho cercato sempre in loro le risposte che avrei dovuto darmi da sola. Ho cercato in loro l’amore che non so darmi, concedendomi spesso per l’incolmabile solitudine che provo e l’inadeguatezza che sento sempre, e che mi porto ovunque e con tutti. Ma lui mi sembra diverso, così inarrivabile se venisse a letto con me sarebbe solo per senso di carità. Perché sto pensando di andare a letto con lui?

(Buio)

(Naeila è sola sul palco, ha in mano un cellulare che controlla ner-vosamente e un metro da sarta. Cammina a destra e sinistra, fer-mandosi ogni tanto a prendere respiro. Entra Alec)

Alec – Ciao! (Si guarda intorno) Ma... oggi non c’è nessuno? Dov’è Federico?

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Naeila – Io??? O tu?? Dai, muoviti, vieni qua, avvicinati, dunque...

dobbiamo... prendere la misura dei glutei! (Naeila si avvicina ad Alec in mutande, si abbassa sulle ginocchia) Eh... Ehm... È una mi-sura variabile... Questa... Dipende dalle condizioni in cui… sta... il...

davanti... (Cade il metro e Naeila si copre il viso ridendo)

Alec – Signorina... Apprezzo l’impegno della battuta, ma lei è parec-chio nervosa! (Guarda Naeila con sfida)

Naeila – No! (Si rimette in piedi) Ora il petto. Allarga le braccia, per favore... (I due sguardi si incontrano, si fissano per qualche secondo, poi Naeila abbassa gli occhi e inizia la misurazione)

Alec – Adesso più che le misure dovremmo prendere le distanze (Cerca lo sguardo di Naeila che ha il viso molto vicino al suo, Naei-la lo guarda un attimo, Alec le chiude le braccia e Naei-la string., NaeiNaei-la è bloccata, tentennano, poi scoppia un lungo e passionale bacio) Naeila – No! (Si dimena liberandosi) Che cosa hai fatto?!

Alec – Io? Noi cosa abbiamo fatto!

Naeila – Noi? Quale noi? Ma cosa credi?

Alec – “Ma cosa credi?” Ma mi stai prendendo in giro? Naeila! Sei o non sei la ragazza con cui parlo al cellulare fino alle quattro di notte?

Sei o non sei la ragazza a cui racconto di me? Sei o non sei tu quella che mi racconta delle sue paure e del suo passato? Sono tuoi o no quegli occhi che mi fissano mentre mi alleno, è tua quella bocca che mi sorride? Di chi sono quelle mani che tremano o quelle guance che arrossiscono? A chi dedichi le canzoni? A chi pensi la mattina quan-do ti svegli? Avanti rispondi!

Naeila – Non risponde. Scuote la testa. Abbassa gli occhi.

Alec – Chi tace acconsente. Brava! Mi hai preso solo per il culo! I miei complimenti, un’attrice nata! Ed io che vado anche a studiarlo il teatro. Tu non ne hai bisogno. Guardami!! Guarda!! Guarda la mia faccia! Questa è l’ultima volta che la vedi! Sparirò dalla tua vita!

Buona vita!

Naeila – Quindi cosa vorrebbe dire, sua maestà sicurezza cosa avrebbe già la presunzione di avere un posto nella mia vita, avanti mi vorresti tua? Sei qui per cambiarmi? Che cosa significa, non mi ve-drai più? Pensi che la tua assenza cambierà la mia situazione? La tua presenza darebbe sollievo al mio tormento? Non so nemmeno chi

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sei! Alec l’attore ahahahha ma a chi la vuoi far credere? Avanti quante cadono ai tuoi piedi per questa cosa? E quanto tono ci diamo l’aria da belloccio, lo sguardo da predatore.

Alec – Avanti continua… (Sorriso amaro) Mi hai descritto così det-tagliatamente che sembri conoscermi, che brava e tu accusi di pre-sunzione me? Io non so niente di te Naeila ma tu hai paura, affoghi nel tuo stesso timore, hai paura del giudizio altrui e sei schiava della tua ombra, dell’immagine che proietti... No? No?

(Gli tira uno schiaffo)

Alec – Che bel modo abbiamo di dire che ho ragione… complimenti, vado e ti lascio affogare nel mare della tua frustrazione. Ho provato a tenderti la mano, ma tu non vuoi cambiare, troppo codarda. Paura Anzi… No. Una cosa te la dico: auguri, spero sia un bel matrimonio, Loris sarà un marito meraviglioso, ti darà una casa, dei figli, e sarai sicuramente felice. Vero, Naeila?

Naeila – Non risponde abbassa la testa. (Buio sul palco.)

(Naeila sola seduta su una sedia. Vestita da sposa. Con il velo sul volto. La luce solo su di lei)

Naeila – Sì ho un fidanzato e l’ho tradito, più volte. Cose da una not-te. Cose così, solo per sentirmi viva, solo per sentire che esistevo. Le vedo le vostre facce… sì, leggo le vostre espressioni sul volto, il sen-so del giudizio è nell’aria, e sì: sen-sono la stronza, la poco di buono, l’eterna insoddisfatta. Guardate questo vestito. L’ho scelto io e ho scelto io questo destino. Dimenticandomi di cosa significa ascoltare il proprio cuore. Ma a voi non interessa, sono solo una promessa

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(Estate)

Naeila rientra a casa, cammina trascinandosi, ha l’affanno, rivede la madre dopo giorni. Le deve dire una cosa importante.

Naeila – Mamma, (Si siede, le braccia cadono a caso sulle gambe molli) ti devo dire una cosa (Scoppia a piangere, si siede anche la mamma) io e Luigi ci siamo lasciati.

Madre – Quando?

Naeila – Due settimane fa Madre – L’hai lasciato tu?

Naeila – No, insieme

Madre – Che schifo! Mi avete presa in giro. Mi avete fatto vedere la casa, siamo andati a prendere la cucina. Abbiamo preparato tutto! (È furibonda) Tu l’hai lasciato, vero? Io non ci credevo... Ti hanno vi-sta! Ti hanno vista con un altro! Io non ci credevo! Sei solo una zoc-cola! (Madre si alza, le tira uno schiaffo forte) Dimmi la verità!

(Naeila è terrorizzata, ma si lascia fare, è la sua punizione) Naeila – Mamma non è vero, non è così.

Madre – (Madre prende un coltello dal cassetto, glielo punta in fac-cia) Fai schifo! Sei un disonore! Da quando sei nata che mi stai fa-cendo soffrire! Sempre a lamentarti... E quel povero ragazzo ad ascoltarti... Prima l’anoressia, poi l’università, poi il lavoro! E adesso che hai tutto, fai l’emancipata! Chi è questo?

Naeila – Mamma... Ma chi?

Madre – Lui!!

Naeila: Mamma non c’è nessuno.

Madre– Sei solo una bugiarda come tuo padre! E sei una puttana!

Devi morire prima tu e poi io! (Madre prende Naeila per i capelli con una sola mano e la sbatte a terra. Naeila non dice niente, non grida, non si difende. Madre prende le ciotole del cane e gliele sbatte addosso) Tu resterai sola! (Madre sputa in faccia a Naeila)

(Improvvisamente sul palco è tutto buio, una sola luce su Naeila, che inizia a piangere, piano, senza far rumore, e inizia a tremare molto forte. Buio)

(Si apre la scena, Naeila entra con mazzo di fiori: una rosa, una margherita, un papavero e si siede sul proscenio, viene illuminata da

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un fascio di luce. Entrano in scena madre, Loris e Alec al buio, sul palco di fronte al pubblico)

Naeila – Mamma, cara mamma. Questa rosa rossa è per te (Naeila mostra la rosa al pubblico). Quante volte avrei voluto abbracciarti, mettermi con la testa sul tuo grembo e chiudere gli occhi, piangere o solo sentirti respirare restando ferma così, ma non ho mai avuto il co-raggio di farlo. Ti stringo le mani, mamma, (Si stringe le mani) e ti dico che sei la mia forza, una forza che spesso mi annienta. Il mio amore per te è così grande ma non te lo dico, mi vergogno. So quanto soffri, siamo più uguali di quanto tu pensi, amiamo così visceralmen-te che basta poco che la genvisceralmen-te ci faccia male. E noi ci siamo fatvisceralmen-te ma-le. Da bambina mi hai insegnato a essere brava, a non deludere mai le aspettative, ma mai ad essere felice. Questo ti ha portata a manipo-larmi, e a vivere nella paura di non deluderti. A camminare così pia-no per pia-non fare troppo rumore, per pia-non disturbarti. Mamma, io pia-non lo so cosa significa essere mamma e sogno ogni giorno di regalarti un nipote perché sei la nonna più dolce del mondo. Le tue botte, i tuoi insulti, le tue punizioni… Io lo so, vorresti sapermi al sicuro, amata, felice e libera, come tu non lo sei mai stata. Mamma, permet-timi di volare, tornerò sempre da te ma se non mi permetti di guarda-re il cielo, come potrò mai esseguarda-re felice? Nonostante la tua rabbia, io ti voglio così bene, e ti perdono.

Loris. Eravamo così felici. Ma sai… Capisco dell’amore che, se non siamo in grado di far risplendere la luce che è nell’altro, allora dob-biamo farci da parte, e noi stavamo morendo. Tu sempre più solo, io sempre più triste. Ricordi quando mi riempivi di margherite? (Naeila mostra la margherita e inizia a toglierne i petali) Quanto sei dolce. Il tuo è un amore forte, stabile e silenzioso. Ma vedi... Io muoio nel tuo silenzio. Mi hai insegnato tante cose e avrei voluto non doverti ferire così tanto. Il nostro amore è stato così grande, pieno di sogni, ed era

Loris. Eravamo così felici. Ma sai… Capisco dell’amore che, se non siamo in grado di far risplendere la luce che è nell’altro, allora dob-biamo farci da parte, e noi stavamo morendo. Tu sempre più solo, io sempre più triste. Ricordi quando mi riempivi di margherite? (Naeila mostra la margherita e inizia a toglierne i petali) Quanto sei dolce. Il tuo è un amore forte, stabile e silenzioso. Ma vedi... Io muoio nel tuo silenzio. Mi hai insegnato tante cose e avrei voluto non doverti ferire così tanto. Il nostro amore è stato così grande, pieno di sogni, ed era