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Potenza SEGNALAZIONE DI MERITO

Charlìe

– Di una stanza senza pareti nessuno vuole circondarsi!

Quella voce dalla schiena degli anni aveva ripreso ad evocare.

– Sai perché non riesco più a guardarmi allo specchio… Tu che sai tutto di ogni impercettibile vibrazione della mia anima, e invece avrei bisogno di me, di quell’antro nascosto, dove non entrano le glo-rie… Sì, avrei bisogno di riavvolgere il nastro, invilupparmi in quel filo che mi fece uomo…

La finestra si schiuse appena, tra una folata di vento e il bisbiglìo del-la voce, un piccolo sospiro e l’uomo si chinò, del-la donna anche.

Tic - Toc - Tac… Di nuovo quel rumore a segnare il passo, e quel si-lenzio di tutte le lune spese a distruggere le Accademie.

Aveva sempre creduto che lo studio fosse solo un esercizio del pote-re, che tanto valesse la strada, quella non te la puoi inventare! Di tutti quei libri gettati al centro della stanza, di quel rito profano in cui ora abitavano solo fantasmi, ricordava le umiliazioni di un padre.

– Avrei voluto una bambina al posto tuo, le donne sanno essere più pazienti di una formica, e invece, mi sei nato tu…

Così era scappato via da quella casa, era finito in un posto talmente straniero alle sue origini che neanche una madre avrebbe potuto compatirlo.

Ora che erano passati gli anni delle ricerche e che la vita gli rintuz-zava ogni gesto come se fosse l’ultimo di una schiera di avvertimen-ti, ora che dietro quel rumore sordo sentiva la morte, l’uomo combat-teva il suo dramma di sempre.

– Questi sono i letterati? Gente che si piscia addosso per la paura di

Premio Accademico Internazionale di Letteratura Contemporanea L. A. Seneca – IV edizione 2020

E così di quella donna fantasma attraversava le striature di un albero, retto da radici lontane, lontanissime come il sogno dei migranti, di quella donna accendeva i paradisi segreti, le nostalgie delle assenze.

– Forse la vita ti fa nascere nei corpi degli altri, forse non siamo di-sposti ad accettarlo più, è la tua voce così invadente, quella voce lin-fa che ti arriva addosso mentre le pareti crollano, sul lin-far dei mille dubbi, certezze o lotte…

Quell’uomo allo specchio si vide donna: tremendamente donna.

– Perché avrei voluto esserlo… E tu sei l’unica che può conoscere questo mistero, non avrei mai voluto sapessi di me! Maledetta!

Quando s’incontrano le luci e non si è pronti a guardarsi, si finisce negli abissi… Maledetta!

Che in quella stanza non vi fossero allora più tutti quei libri! Scara-ventò la sua vita seguendo il ritmo di quei tre: Tic - Toc - Tac, in me-lodioso dolce tormento.

Il primo era l’addio che dava ai suoi costumi di scena, quel teatro impalpabile delle voci fuori dal coro.

– Andate via cornuti dell’esistente, non mi abitate più dentro e…

Tic! – e proprio lì, la fotografia del teatro San Carlo si bruciò in apnea, tra l’odore del sigaro e la commedia dei vicini, quelli che ti spiano come una celebrità e che avresti bisogno di conoscere come una famiglia, la più comune, che odora solo di pane.

E invece si preparava quel toc, il più subdolo, il toc era l’attesa del plauso, quella sempre incostante vertigine che ti viene a rubare le emozioni limpide.

– Fanculo alla vanità, a tutte le mie vanità, mi avete cosparso di alcol e naftalina con i vostri presunti e insospettabili clichè: antropomor-fizzatevi, cazzo!

Un rossore divampava sulle gote, finchè afferrato il libro che aveva appena scritto, ondeggiò, ballerino di un carillon, ubriaco di paure, mosse i passi di tutti i canti che aveva conosciuto, entrò nelle gonne di tutte le donne che aveva amato, prosciugò tutti gli orgasmi passati e taaaàc, si tolse tutto, un panno dopo l’altro lanciò gli abiti all’inferno, e nudo si sedette per cominciare a raccontarsi:

Charlìe indossava il top nero come se fosse una donna.

Premio Accademico Internazionale di Letteratura Contemporanea L. A. Seneca – IV edizione 2020

Da quel riflesso, al di là della finestra,

dietro un cumulo di silenzi, il teatro poteva aspettare.

Era appena entrata in scena la vita e, finalmente, dentro pioveva e la terra cominciava a tremare.

Premio Accademico Internazionale di Letteratura Contemporanea

“Più di settecento anni fa la gente del luogo, ancora immer-sa nel sonno, venne destata da una luce immenimmer-sa ed improvviimmer-sa che dal cielo illuminava il paesaggio sottostante: tutti uscirono dalle se per ammirare lo straordinario avvenimento, senza però poter ca-pire la fonte di quella luminosità, che sembrava essersi stabilita nei pressi di Recanati, in mezzo ad un bosco infestato dai briganti. Al-lorché il sole sorse dal mare, l’arcano fu svelato: una casetta, tenuta sospesa da bellissimi angeli, si librava nell’aria fino a posarsi su un colle coperto da un bosco di lauri. A tutte le persone accorse sul po-sto apparve la casa di Nazareth, quella che Gesù aveva abitato per trent’anni; tutt’intorno era ancora profumo di fiori e si diffondeva un canto melodioso e celestiale.”

Santuario di Loreto, 12 maggio 1981

All’interno della Casa Santa del Santuario di Loreto, Domenico, fre-sco di catechismo e di prima comunione, volle toccare con la sua mano quei mattoni antichi di duemila anni anneriti dal fumo delle candele. Al tocco però si verificò un fenomeno inspiegabile: un rag-gio di luce intenso entrò dalla finestra dove Maria ebbe l’annunciazione, e il piccolo Domenico rimase accecato e allo stesso tempo venne proiettato indietro nel tempo per essere spettatore e te-stimone della storia della Casa Santa di Nazareth.

Palestina, 12 maggio 1291

Era da poco passata la mezzanotte e un gruppo di circa cinquanta Templari era impegnato, senza fare troppo rumore, a smontare mate-rialmente le mura della casa di Maria e di Gesù, preziosissima reli-quia meta di pellegrini che affrontavano un viaggio anche di anni per raggiungere la Terra Santa. Era giunta voce che gli infedeli volevano distruggere la Casa Santa in quanto erano stanchi di assistere al