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CAPITOLO 3: LA TELEVISIONE DI INTRATTENIMENTO IN RUSSIA FINO

3.2 Gli anni Settanta e i primi anni Ottanta

All’inizio degli anni Settanta cominciò invece il periodo più nero, a detta di Akinfiev, per la tv di intrattenimento sovietica (2008: 31). Questo periodo fu infatti caratterizzato da una forte censura da parte del potere centrale e da un controllo statale pressoché totale sui contenuti mostrati in tv. Tutti i programmi considerati “sopra le righe” venivano chiusi oppure radicalmente trasformati e adattati: così molte trasmissioni, ancora più che nel periodo precedente, si trasformavano in una pura propaganda dell’ideologia del partito, e questo frenò lo sviluppo dei programmi di intrattenimento. Questo non significa che non venissero create nuove trasmissioni; tuttavia molte ebbero vita breve e vennero costrette a chiudere dopo poche puntate (Akinfiev 2008a: 32), generalmente in seguito a un’ordinanza dell’“onnipotente” Sergej Lapin (Mukusev 2015:171), l’allora direttore di Gosteleradio.

Due eccezioni, in termini di longevità, sono rappresentate da Nu ka devuški e Čto gde kogda. Il primo, in onda dal 1970 al 1987, era una trasmissione-competizione in cui diverse ragazze si sfidavano in prove di erudizione, agilità, musica, conversazione, danza, competenze professionali. Questa trasmissione era vista dalla direzione della Gosteleradio come una degna risposta alle trasmissioni analoghe americane, dove venivano premiate solo le qualità estetiche, e risultava perciò pienamente conforme alla dottrina del “raggiungere e superare” l’Occidente (Akinfiev 2008a: 34-35); è forse anche per questo, oltre che grazie alla sua popolarità tra gli spettatori, che la trasmissione andò in onda per così tanti anni.

Čto gde kogda fu il primo vero e proprio quiz a premi di produzione sovietica (ibid.: 34), in onda dal 1975 fino ai giorni nostri. Per i primi due anni il gioco prevedeva una sfida di cultura tra due famiglie, e le riprese venivano effettuate a casa delle famiglie stesse. In seguitò però la trasmissione si trasformò in una sfida tra un gruppo di esperti e il pubblico, che proponeva domande, spesso di ragionamento e di logica, ai concorrenti, e guadagnava un punto per ogni risposta errata. In caso di vincita, i concorrenti non ricevevano un premio in denaro, bensì dei libri (ibid.: 36).

Negli anni Settanta e nei primi anni Ottanta la quantità e la varietà delle trasmissioni d’intrattenimento sovietiche non erano paragonabili alla proliferazione che avvenne in tale periodo nella tv dell’Europa occidentale e degli Stati Uniti, dove comparvero molteplici quiz, si sviluppò fortemente il genere del talk show e cominciarono a fare la loro comparsa i primi reality show. Nell’Unione Sovietica, al contrario, in questo periodo la tv d’intrattenimento era solo agli albori del suo processo di differenziazione (ibid.: 36-37), ed erano completamente assenti molti generi già diffusi, come si è visto, nella televisione di altri paesi, ad esempio le soap opera, i film thriller, e il talk show (Goljadkin, 2014: 130).

Lo studioso Il’čenko, nella sua opera “Sovremmennye audiovisual’nye SMI” (2006), nota un certo ritardo della televisione sovietica nello sviluppo del genere dell’intrattenimento, attribuendone la causa all’ideologia del PCUS, che vedeva come finalità e funzione della televisione quella di educare e informare la popolazione. La funzione di svago, di intrattenimento, della televisione era considerata come nettamente secondaria e si limitava perlopiù a trasmissioni di carattere musicale (Il’cenko 2006: 4-5).

Anche Kuznecova (1981: 58) rileva la scarsa differenziazione dei programmi di intrattenimento nella tv sovietica a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, e la netta prevalenza, in questo ambito, della musica sulla parola. Riferendosi alle trasmissioni di varietà e a carattere umoristico (esclusi pertanto i quiz e le competizioni televisive, come i sopracitati Čto gde kogda e Nu ka devuški), la studiosa sottolinea infatti che i format televisivi di intrattenimento orale erano largamente trascurati (ibid.). Un’eccezione era costituita dalla trasmissione comica Terem Teremok (ibid.: 174), basata sull’alternanza di sketch comici eseguiti da diversi attori di varietà. In onda dal 1971, ne fu però ordinata la chiusura, dopo appena un anno, dal direttore di Gosteleradio Lapin.

Si può dunque affermare che il periodo tra il 1970 e la prima metà degli anni Ottanta sia stato caratterizzato dalla comparsa di nuovi format e idee interessanti e dalla progressiva affermazione da parte della tv d’intrattenimento del suo “diritto di esistere all’interno dello spazio mediatico sovietico” (Akinfiev 2008a: 36). Tale diritto era però realmente riconosciuto perlopiù a trasmissioni musicali e a quiz e concorsi di erudizione, cioè a format televisivi ai quali fosse possibile attribuire una qualche finalità culturale e divulgativa. La componente umoristica e il concetto di spettacolo basato sulla parola ricoprivano invece ancora un ruolo del tutto secondario nell’intrattenimento televisivo, e il loro sviluppo veniva fortemente scoraggiato dal potere centrale, tramite azioni dirette di censura.

L’ideologia, pertanto, modellò profondamente sia la forma sia il contenuto della produzione televisiva (Il’cenko 2006: 4-5). Di tale avviso è anche Anri Vartanov, che

nell’introduzione alla raccolta di saggi “Televisjonnaja Estrada” (1981), estende questa riflessione all’intero mondo dell’arte sovietica, sostenendo che in esso mancava una solida tradizione di realizzazione di opere con finalità di svago e d’intrattenimento. Per molto tempo, continua Vartanov (1981: 5), i concetti di “genere dell’intrattenimento” e di “intrattenimento nell’arte” sono stati guardati con sospetto, e l’idea prevalente era che arte ed intrattenimento fossero nozioni inconciliabili, o addirittura antitetiche.

Lo studioso nota tuttavia, già nel 1981, una sempre più significativa presenza nel palinsesto dei canali sovietici dei programmi di intrattenimento, i quali godevano di crescente popolarità tra il pubblico. Al contempo però sottolinea che la funzione d’intrattenimento della televisione (e dell’arte in generale) veniva ancora in larga parte sottovalutata dagli studiosi (ibid.: 3), ed esprime pertanto l’opportunità di superare queste barriere ideologiche per aumentare l’interesse e lo studio teorico di questo genere televisivo in crescita (ibid.).