• Non ci sono risultati.

Gli apostoli sono riempiti di Spirito Santo (2, 1-4)

Nel documento INTRODUZIONE ATTI DI APOSTOLI (pagine 37-42)

Sezione 2. La fondazione della Chiesa in Gerusalemme (2, 1-47)

1. Gli apostoli sono riempiti di Spirito Santo (2, 1-4)

2, 1 Quando il giorno della Pentecoste giunse… L’Autore comincia ora la parte principale della sua opera col descrivere il promesso avvento dello Spirito Santo. Il giorno della Pentecoste fu il cinquantesimo giorno dopo il sabato della settimana di pasqua. Dato che il conto comincia nel giorno dopo il sabato, si conclude nello stesso giorno della settimana, cioè la nostra domenica 1. Questa festa aveva quattro nomi di-versi,

1 I commentatori in genere, sulla scia di Flavio Giuseppe, fanno partire il conto dei cinquanta giorni dal “secondo giorno degli azzimi, cioè il sedicesimo giorno del mese” (Cfr. Antichità III.10.5). Se fosse corretto, il primo giorno dei cinquanta, e di conseguenza anche l’ultimo, po-trebbe cadere in qualsiasi giorno della settimana. Tuttavia, la clausola della legge in questione dice come segue: «Dall’indomani del sabato, dal giorno che avrete portato la mannella dell’offerta agitata, conterete sette settimane intere. Conterete cinquanta giorni fino all’in-domani del settimo sabato, e offrirete all’Eterno una nuova oblazione» (Lv. 23:15-16). È diffici-le non comprendere questo linguaggio, perché, anche se diffici-le parodiffici-le nella prima frase: «dal-l’indomani del sabato» potessero riferirsi al giorno dopo il primo giorno degli azzimi, l’ultima parte della frase preclude questa interpretazione. Infatti, il conto continuava «fino all’indomani del settimo sabato», e la parola «sabato», senza dubbio, riguarda un sabato normale. Quindi, se il cinquantesimo giorno cadeva l’indomani dopo un sabato normale, allora il primo deve essere l’indomani dopo un sabato normale. Inoltre, che questo è il senso giusto si vede dai termini della legge che così stabilisce il giorno di agitare la mannella: «Il sacerdote agiterà la mannella davanti all’Eterno, perché sia gradita per il vostro bene. Il sacerdote l’agiterà il giorno dopo il sabato» (Levitico 23:11). Il primo giorno degli azzimi, sebbene un giorno festivo, non è mai chiamato un sabato. Per quanto riguarda la testimonianza di Flavio Giuseppe in merito, bisogna ricordarsi che, sebbene dicesse d’essere discendente dei sacerdoti, non fu mai consacrato come sacerdote. Inoltre scrisse le sue Antichità molti anni dopo la destruzione del tempio e la cessa-zione delle sue solennità. Egli basava la sua conoscenza di questi argomenti sulla propria inter-pretazione del Vecchio Testamento. Tuttavia in questo senso egli non ha alcun vantaggio sugli studiosi moderni. È chiaro che qui, come anche altrove, ha semplicemente interpretato male il testo.

Inoltre Gesù, crocifisso di venerdì, rimase nella tomba il sabato di Pasqua e risorse la dome-nica, giorno da cui cominciare il conto delle sette settimane. Il cinquantesimo giorno sarebbe ca-duto di domenica, il primo giorno dell’ottava settimana.

• A causa dell’intervallo di sette settimane tra il sabato della Pasqua e la festa di Pentecoste, nel Vecchio Testamento la Pentecoste fu chiamata “la festa delle settimane” 2.

• A motivo della messe sopravvenuta in quell’intervallo, fu chiamata anche “la feste della mietitura” 3.

• In virtù dell’offerta peculiare ad essa, fu chiamata “il giorno delle primizie” 4.

• Ma poiché la lingua greca fu conosciuta in Palestina, in conseguenza della con-quista dell’Asia da parte di Alessandro, essa acquisì il nome greco di Penteco-ste (cinquanta), appunto perché avveniva il cinquantesimo giorno. Secondo il rito mosaico, essa era celebrata in modo speciale con l’offerta dei primi frutti della mietitura sotto forma di due pani 5. Questa ricorrenza fu una delle tre grandi festività annuali alle quali tutti gli uomini ebraici erano obbligati ad es-sere presenti 6. La condanna e la morte di Gesù accaddero durante una di que-ste feque-ste (la Pasqua) e quella che seguì questi avvenimenti fu scelta molto ap-propriatamente come l’occasione per la sua rivincita e per l’inaugurazione del suo regno sulla terra. Inoltre, il giorno era appropriato per il fatto che ricorreva di domenica, giorno in cui Gesù risorse dalla morte, «la primizia di quelli che dormono» (1 Co. 15, 20). Poiché gli Ebrei consideravano la Pentecoste come anniversario tradizionale della consegna della Legge di Mosè al monte Sinai, è appropriato dal punto di vista ebraico che la legge di Cristo venisse data alla Pentecoste.

Tutti erano insieme nello stesso luogo. Contrariamente alla supposizione di mol-ti, queste persone che saranno riempite dello Spirito Santo non erano i centoventi di-scepoli menzionati in una parentesi del capitolo precedente, bensì i dodici apostoli.

Questo è chiaro dal nesso grammaticale fra il primo versetto di questo capitolo e l’ultimo del precedente. Luca però non creò la divisione in capitoli, perciò quando i due versetti sono letti insieme — come Luca li scrisse —, si leggono così , “Tirarono a sorte, e la sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli. Quando il giorno della Pentecoste giunse, tutti erano insieme nel medesimo luogo” 7. Poco

2 Deuteronomio 16:10.

3 Esodo 23:16.

4 Numeri 28:26.

5 Levitico 23:15-21; Numeri 28:26-31.

6 Dt. 16:16.

7 La posizione, suggerita da Crisostomo per primo e poi adottata largamente da commentatori po-steriori, che tutti i centoventi vanno inclusi, come anche la veduta proposta in tempi moderni (vedi Alford in loco), che tutti i discepoli di Gesù venuti alla festa vanno inclusi, non hanno alcuna base nel contesto. L’unico motivo plausibile per queste ipotesi è il linguaggio della citazione di Gioele:

“Io spanderò il mio Spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vo-stri giovani avranno delle visioni, e i vovo-stri vecchi sogneranno dei sogni”, ecc. Anche se Pietro mira a stabilire la realizzazione di questa profezia, è subito ovvio che né Luca né Pietro registra alcun adempimento di tutte le predizioni in questa occasione. Nessuno allora presente aveva vi-sioni né sognava dei sogni. In questo giorno c’era solo l’inizio dell’adempimento che sarebbe

con-ma dell’Ascensione Gesù promise «agli apostoli che aveva scelto» (At. 1, 2-5) che lo Spirito sarebbe arrivato dopo «non molti giorni», perciò gli Apostoli erano pronti per il grande momento. Non cambia nulla la presenza o meno dei centoventi, perché lo Spirito sapeva gestire i suoi doni appropriatamente, dando alle persone prescelte i do-ni appropriati. Altri fatti rivelano quali scelte lo Spirito fece in tale senso,

• Lo Spirito diede a «Pietro con gli undici» il diritto di rivelare il vangelo per la prima volta (2, 14).

• Lo Spirito si servì dei Dodici per rivelare i termini della salvezza (2, 37). Perfi-no i Giudei Perfi-non ancora salvati potevaPerfi-no ricoPerfi-noscere che questi Apostoli ave-vano il diritto di dare una risposta autorevole alla loro domanda. Perciò rivolse-ro la lorivolse-ro richiesta a questi, e non ai centoventi.

• I primi cristiani «erano perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento degli aposto-li» (2, 42), non in quello dei centoventi.

• Luca afferma che «molti prodigi e segni erano fatti dagli apostoli» (2, 43).

Questa enfasi sugli apostoli da parte dello Spirito suggerisce la loro unicità in questi momenti iniziali della Chiesa, senza negare agli altri discepoli il potere di operare miracoli in un secondo momento.

• Dopo la scelta di Mattia come apostolo, non si sente parlare più dei centoventi come gruppo, bensì degli apostoli che guidavano autorevolmente la Chiesa.

2, 2 Improvvisamente si fece dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia. Questo giorno deve essere un giorno di segni e prodigi perché possa segnalare a tutto il mondo la fondazione della Chiesa; perciò, l’arrivo dello Spirito è reso per-cettibile non solo ai seguaci di Gesù ma a tutti. Questo potente suono riempì tutta la casa dov’essi erano seduti. Questo posto non sarebbe più la sala di sopra in cui si trat-tenevano, bensì qualche posto del tempio. Infatti, Luca afferma che gli apostoli, du-rante questi giorni di attesa, «stavano sempre nel tempio, benedicendo Dio» (Lc. 24, 53). Rimanevano continuamente in quel luogo, cioè, durante le ore in cui il tempio era aperto. La sala di sopra era il loro luogo di alloggio 8.

2, 3 Apparvero loro delle lingue come di fuoco. Queste erano simboli delle lin-gue udibili con cui subito cominciarono a parlare. Simboleggiavano soprattutto il fat-to che il Regno di Crisfat-to appena inaugurafat-to doveva conquistare con la parola

tinuato dopo, finché non fosse completato tutto ciò che Gioele aveva predetto.

8 Contro questa veduta, alcuni affermano: “Certamente Luca non avrebbe adoperato l’espressione:

«tutta la casa» in riferimento a qualche portico del tempio o dello stesso tempio, senza dare spie-gazioni”. Ma Luca affermò chiaramente che i discepoli “stavano sempre nel tempio”. Anche se alcuni obiettano che questa frase non riguarda la situazione alla Pentecoste, noi insistiamo che la riguarda. Infatti, una sala di sopra in una casa privata non avrebbe potuto offrire lo spazio per la grande assemblea che vide questo fenomeno (At. 2:5-13). Al contrario, uno dei molti scomparti-menti nel cortile del tempio, aperti verso la piazza del tempio, sarebbe stato completamente ido-neo per questa occasione.

sa, con la spada dello Spirito. Inoltre, aggiunsero molto allo splendore della scena, at-tirando presto l’attenzione della folla che si stava radunando. L’espressione, «Appar-vero loro delle lingue», non intende escludere come testimoni quelli che furono attira-ti, ma indica il fatto che gli apostoli stavano soli quando il fenomeno si manifestò per la prima volta. Lingue … «che si dividevano e se ne posò una su ciascuno di loro», cioè esse si divisero e si distribuirono su quelli presenti.

Alcuni danno molta importanza al fuoco, e pregano per «il fuoco pentecostale», come se si vedessero delle fiamme quel giorno. Ma Luca afferma solo «lingue come di fuoco», non dice, «lingue di fuoco» 9. Forse intende che lo Spirito rendeva lumi-nose le lingue che rassomigliavano la lingua umana oppure che le lingue si divideva-no come le fiamme di fuoco si dividodivideva-no le une dalle altre mentre bruciadivideva-no.

2, 4 Tutti furono riempiti di Spirito Santo. Questo fenomeno segnala l’inizio del programma cristiano 10. Il battesimo dello Spirito implica che lo spirito umano fu sommerso, o immerso, dallo Spirito Santo. L’essere riempiti di Spirito non era un’aspersione, bensì un‘effusione che sommerse lo spirito umano. E cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro di esprimersi. Questo fenomeno rea-lizzò la promessa di Gesù che avrebbe comunicato la potenza dall’alto. Questa poten-za ebbe effetto sulla loro mente e la sua presenpoten-za si manifestò esternamente nel loro parlare in lingue che non avevano mai imparate 11. Si tratta delle lingue straniere era-no quelle dei diversi paesi di provenienza degli Ebrei presenti in Gerusalemme per la Pentecoste, perché la lunga lista di nazioni abbraccia i vari popoli compresi nella pa-rola «nostro» del v. 8. Si chiamano altre lingue nel senso che non sono quelle normali per gli Apostoli.

Lo scopo di questo miracolo era triplice,

9 Diamerizo\vmenai glw=ssai w(sei\ puro\j. La profezia di Giovanni (Mt. 3:10-12) non c’entra qui perché sebbene parli dello Spirito Santo, egli adopera la parola “fuoco” tre volte solo in senso punitivo nel contesto. Non è detto che Cristo avrebbe immerso le stesse persone sia con lo Spirito che con il fuoco. Giovanni afferma solo che il Cristo avrebbe eseguito ambedue le funzioni, senza specificare nel suo uditorio chi avrebbe ricevuto quale battesimo. Infatti noi attendiamo il giorno del Giudizio in cui Gesù farà il secondo battesimo, quello con il fuoco (2 Ts. 1:8; 2 Pt. 3:7-12).

10 Lc. 24, 47; At. 11, 15.

11 In merito al significato di queste parole, la forte affermazione di Alford è degna d’essere accolta con entusiasmo: «Per la mente scevra di pregiudizi, non si può dubitare che questa narrazione stabilisce come dato di fatto che i discepoli cominciarono a parlare in più lingue, e precisamente quelle delle nazioni enumerate in seguito, e forse anche in quella d’altre. Tutti i tentativi di elu-dere a questa realtà sono prodotti da forzature del testo, o da spiegazioni inverosimili e insoste-nibili». Meyer (Com. in loco), ammette che questo è il significato inteso dall’autore, ma poi af-ferma: «L’improvvisa donazione dell’abilità di parlare in lingue straniere non è logicamente pos-sibile né concepibile sul piano psicologico o morale». Ciò significa negare l’attendibilità dell’autore, e così gettare in discredito tutti i suoi racconti di miracoli, ma non solo; vuole dire anche negare che lo Spirito possa agire miracolosamente sulla mente umana. Il commentario di Meyer registra molti tentativi assurdi di dare una plausibile giustificazione per rigettare questo miracolo.

• Senz’altro lo Spirito adoperò le lingue dei loro paesi d’origine allo scopo di raggiungere l’effetto realmente prodotto (v. 6). Anche se tutti parlavano il gre-co o altra lingua gre-correntemente potevano capire pure il dialetto ebraigre-co della Giudea in quel periodo. Poiché non ci si poteva aspettare che pochi Galilei ca-pissero tutte le lingue del mondo allora conosciuto, questo fenomeno dimostra-va magnificamente che il Dio d’Israele era veramente la potenza che facedimostra-va parlare perfettamente le lingue mai imparate.

• Che il vangelo fosse predicato in tutte lingue in questo giorno, il primo in cui fu mai attuato il Grande Mandato, simboleggiava il fatto che il vangelo è per tutte le nazioni.

• Simboleggia forse anche il capovolgimento degli effetti della divisione della razza umana alla Torre di Babele quando nello stesso giorno gli uomini furono divisi a causa della loro ribellione contro Dio. Nello stesso giorno invece — cioè alla Pentecoste — gli uomini di tutte le lingue potevano capire lo stesso messaggio che avrebbe portato le persone dell’intera razza umana all’unità d’intenti e di attività nel Regno di Cristo. Dà pure la promessa della perfetta unità nel futuro secondo l’orario di Dio.

Per la mente scevra di pregiudizi, non vi può essere dubbio alcuno che questo racconto ci presenta il fatto che i discepoli cominciarono a parlare nelle varie lingue almeno delle nazioni elencate in questo contesto, senza escludere anche altre (v. 6).

Tutti i tentativi di scansare questa conclusione derivano da forzature del testo, o da al-tre spiegazioni inverosimili e indifendibili. L’improvviso conferimento dell’abilità di parlare in lingue straniere non è logicamente possibile né psicologicamente concepi-bile in termini umani e convalida il fenomeno come espressione della potenza di Dio.

Dire altrimenti non solo nega l’attendibilità dell’autore, e così scredita tutti i suoi rac-conti sui miracoli, ma nega pure che lo Spirito possa agire miracolosamente nella mente umana.

Il miracolo interiore che concerneva la loro mente fu dimostrato dal fenomeno esteriore e fisico. Si adempì nel senso più letterale la promessa, «Non siete voi che parlate, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi» (Mt 10, 20). Le parole che dicevano erano date loro immediatamente dallo Spirito. Non si preoccupavano di come parlare o di quello che avevano da dire. In precedenza tale potenza non era mai stata data agli uomini. Questo fu il battesimo nello Spirito Santo, non dei loro corpi, come nel caso del battesimo di Giovanni in acqua, ma dei loro spiriti. Non era mate-rialmente un battesimo perché questo atto è l’immersione di un corpo in una sostanza e non di uno spirito in un altro. Quindi, la parola battesimo è usato in senso figurato.

Come un corpo battezzato in acqua viene posto sotto la sua superficie e completa-mente coperto, così i loro spiriti erano completacompleta-mente sotto il controllo dello Spirito Santo, le parole non provenivano da loro, bensì dallo Spirito. La metafora è giusti-ficata dal controllo che lo Spirito Divino esercitava sui loro spiriti. Ciò non è lo stesso

caso delle influenze ordinarie dello Spirito sul credente. Di conseguenza queste non sono chiamate battesimi nello Spirito 12.

Se cercassimo di concepire un mezzo per dimostrare immediatamente a una grande assemblea, l’ispirazione miracolosa di un gruppo di uomini, non potremmo trovare metodo migliore di quello che Dio impiegò in questa occasione. Infatti, parla-rono intelligibilmente delle grandi cose di Dio in una varietà di lingue straniere sco-nosciute agli oratori. Ciò dimostra precisamente l’appropriatezza del miracolo qui operato, e perfino la sua giustificazione al fine di convincere immediatamente gli a-scoltatori. Ma una esibizione simile potrebbe raggiungere il suo scopo solo alla pre-senza di persone che hanno conoscenza delle lingue parlate. Visto che la presente oc-casione offre questa condizione, l’autore s’indirizza ora a descriverla.

Nel documento INTRODUZIONE ATTI DI APOSTOLI (pagine 37-42)