• Non ci sono risultati.

L’ascensione di Gesù (1, 9-11)

Nel documento INTRODUZIONE ATTI DI APOSTOLI (pagine 27-30)

Sezione 1. Informazioni introduttive (1, 1-26)

3. L’ascensione di Gesù (1, 9-11)

1, 9 Dette queste cose, mentre essi guardavano, fu elevato; e una nu-vola, accogliendolo, lo sottrasse ai loro sguardi. Secondo il primo racconto di Luca sulla ascensione, al quale questo di Atti è un supplemento, si apprende che l’ultima immagine di Gesù, mentre egli fu tolto da loro per andare in cielo, era quella del Signore con le mani alzate per benedirli6. La nuvola formò uno sfondo che rese i contorni della sua persona molto distinti mentre

6 Lc. 24:50-51.

entrò in mezzo alla nuvola. Perciò, tutte le circostanze di questa partenza tanto adatta, sono calcolate in modo da precludere il sospetto d’inganno, op-pure d’illusione ottica.

Matteo e Giovanni non raccontano l’ascensione, nonostante che fossero testimoni oculari, mentre è menzionata da Luca e Marco che non furono presenti. Alcuni scrittori scettici hanno insistito che, se fosse realmente av-venuta la risurrezione, il silenzio dei testimoni oculari è motivo sufficiente per sospettare che Marco e Luca avessero ottenuto le loro informazioni da sorgenti sospette. Comunque, per chiunque crede nella risurrezione di Gesù, la credibilità della testimonianza di Marco e Luca è resa evidente dalla sem-plice domanda, «Che cosa avvenne del corpo di Gesù dopo che fu risorto?».

Anche se nessuno degli Evangelisti avesse descritto l’ascensione, noi do-vremmo pure concludere che, in qualche tempo e in qualche maniera, sia avvenuta. Bisogna pure osservare che, anche se Giovanni non fa menzione dell’ascensione, cita però una conversazione tra Gesù e Maria Maddalena in cui egli fa esplicito riferimento ad essa, «Non mi toccare, perché non sono ancora salito al Padre…» (Gv. 20, 17). Forse Matteo e Giovanni hanno o-messo l’ascensione perché essi chiudono la loro narrativa con le scene in Ga-lilea, che è lontana da Gerusalemme, mentre Marco e Luca l’hanno menzio-nata perché concludono la parte precedente dei loro racconti in Gerusa-lemme e nel giorno che accadde l’ascensione. Perciò l’associazione delle idee, che così spesso regolano inserzioni e omissioni, possono avere avuto una normale influenza sugli Evangelisti. Infine, quanto a Luca, la ragione specia-le per cui egli l’avrebbe menzionata è da trovarsi nel fatto che i discorsi e specia-le discussioni che sta per registrare avevano riferimento costante al Cristo a-sceso e glorificato. Perciò fu perfettamente appropriato che la sua introdu-zione menzionasse il fatto.

1, 10 Non solo l’ascensione di Gesù al cielo, ma anche il suo futuro giu-dizio, sarebbe stato un argomento importante nella narrazione seguente.

Perciò s’introduce un altro fatto che Luca aveva omesso nel suo racconto precedente, E come essi avevano gli occhi fissi al cielo, mentre egli se ne an-dava, due uomini in vesti bianche si presentarono a loro e dissero. L’im-provviso arrivo, la sembianza e le parole di questi due personaggi combi-nano a mostrare che si tratta di angeli.

1, 11 «Uomini di Galilea», gli Apostoli erano per la maggior parte, se non tutti, Galilei. «Perché state a guardare verso il cielo?» come se per-dessero per sempre colui che era la loro unica speranza. «Questo Gesù, che vi è stato tolto, ed è stato elevato in cielo, ritornerà nella me desima maniera in cui lo avete visto andare in cielo«. Gli angeli non affermano sem-plicemente che Gesù sarebbe ritornato, ma che sarebbe tornato nella stessa maniera che questi discepoli l’hanno visto andare, cioè visibilmente e corpo-ralmente.

1, 12 Allora essi tornarono a Gerusalemme dal monte chiamato dell’U-liveto, che è vicino a Gerusalemme, non distandone che un cammino di sa-bato. Dopo queste parole rassicuranti degli angeli, i discepoli tolsero lo sguardo dalla nube e lasciarono quel posto. L’ascensione avvenne vicino a Betania (Lc. 24, 50) che distava circa tre chilometri da Gerusalemme (Gv.

11, 18) e sul pendio orientale del monte. Per non violare il riposo del sabato, le tradizioni dei rabbini definirono circa un chilometro la distanza che si po-teva percorrere di sabato. Luca usa l’espressione, un cammino di sabato, non per indicare la distanza tra l’ascensione e Gerusalemme, bensì quella tra la sommità del monte degli Ulivi e la città.

Dalla precedente narrazione di Luca si apprende che essi ritornarono a Gerusalemme “con grande gioia” (Lc. 24, 52). La loro tristezza per la par-tenza del Signore si cambiò in gioia al pensiero di trovarsi riuniti di nuovo con lui.

1, 13 Quando furono entrati, salirono nella sala di sopra. Situata al primo piano, questa camera spaziosa sarebbe servita per gli ospiti durante le grandi feste7. Dove di consueto si trattenevano, era forse la stessa sala dell’Ultima Cena? Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tomma-so, Bartolomeo e Matteo, Giacomo d’Alfeo e Simone lo Zelota, e Giuda di Giacomo. Sono nominati tutti gli Apostoli tranne Giuda Iscariota, che si era allontanato e ora era morto. Questa nuova enumerazione degli Undici trova qui un posto molto appropriato, perché mostra che tutti coloro ai quali fu dato l’incarico di lanciare la Chiesa erano al loro posto, pronti a iniziare il lavoro, ed aspettavano solo la potenza promessa da Dio.

1, 14 Tutti questi perseveravano concordi nella preghiera. La loro at-tesa sarebbe durato circa dieci giorni8. Data la grandezza del compito che affrontavano e la loro debolezza umana, trascorsero il tempo nel modo mi-gliore e più saggio possibile, cioè nella preparazione personale tramite la preghiera. Il luogo di queste preghiere non fu principalmente «la sala di so-pra dove di consueto si trattenevano», bensì il tempio, perché Luca afferma,

«Stavano sempre nel tempio, benedicendo Dio» (Lc. 24, 53).

Le donne presenti in questo gruppo di adorazione erano specialmente quelle che erano venute con Gesù dalla Galilea, avendolo seguito e servito nel suo ministero. Erano quelle che sostarono alla sua croce e, recandosi alla

7 Vedi i preparativi ordinati da Gesù per l’Ultima Cena (Mc. 14:12-16 = Lc. 22:7-13).

8 Il tempo, che comincia a “l’indomani dopo il sabato” della settimana di Pasqua e termina a Pen-tecoste, è di cinquanta giorni (Levitico 23:15-16). Al momento dell’ascensione, erano già passati quaranta giorni.

sua tomba vuota, divennero testimoni anch’esse della sua risurrezione9. So-no menzionate in questo modo vago, perché sarebbero state ricordate da persone che, come Teofilo, avrebbero letto il Vangelo di Luca. Non tor-narono alle loro case di Galilea, perché aspettavano con i Dodici “la promes-sa del Padre”10.

C’era pure Maria, madre di Gesù, questa è l’ultima volta che ella ap-pare nella storia del Nuovo Testamento. Il fatto che ella ritornò con i disce-poli a Gerusalemme e rimase con loro invece di riprendere la residenza in Nazaret, indica che Giovanni fu fedele alla richiesta del morente Gesù. Egli ebbe cura di Maria come sua propria madre, sebbene fosse ancora in vita la sua madre naturale (Mt. 27, 56). La speciale menzione di Maria qui mostra che i discepoli la tenevano in grande considerazione. Nel contempo, Luca ne parla senza neppure l’ombra di quella venerazione che sarebbe stata resa a lei negli anni posteriori da parte di una chiesa idolatra.

I fratelli di Gesù, cioè Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda, sono di-stinti dai discepoli, forse perché sono i figli carnali di Giuseppe e Maria11.

Uno di loro, Giacomo, “il fratello del Signore”, divenne in seguito uno dei pi-lastri della Chiesa di Gerusalemme e l’autore dell’Epistola di Giacomo12.

Sei mesi prima, essi non credevano in Gesù13; ora, invece, credono e sono strettamente uniti col gruppo dei discepoli. Non è possibile sapere quale evi-denza speciale avrà portato loro a questo radicale ripensamento, o esatta-mente quando avvenne. L’unica spiegazione plausibile ed esauriente è vederli convinti dalla realtà della risurrezione di Gesù. Certamente Giacomo vide il Signore risorto14. Il loro meraviglioso anche se radicale cambiamento è un’altra prova che il loro divino Fratello risuscitò davvero.

Nel documento INTRODUZIONE ATTI DI APOSTOLI (pagine 27-30)