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Se nel modello SCOT era possibile dedurre un “rigurgito” di determinismo sociale47 (Latour, 1987; 192) con l’approccio dell’Actor-Network Theory scompare ogni tipo di asimmetria e si arriva ad una forma di associazionismo generalizzato in cui l’attore non svolge il ruolo di agente ed il network quello di società, ma i due termini rappresentano le due facce di una medesima medaglia (Pellegrino, 2004).

L’Actor-Network Theory rappresenta il filone di ricerca sviluppato da Latour, Callon e Law che si propone di superare la distinzione tecnico-sociale, umano-non umano, postulando il concetto di “realismo relazionale” (Law, 1992) tra una pluralità eterogenea di elementi umani e non umani (gli attanti48) a cui si attribuisce capacità d’azione (Agency) attraverso configurazioni socio-tecniche (actor networks eterogenee) che condividono un medesimo programma d’azione (Script).

A livello metodologico, attraverso la descrizione delle “coalizioni socio tecniche” si definiscono gli assunti che fondano la teoria “actor-network”: il principio di simmetria (comune a tutti gli studi di matrice costruzionista), la concezione del potere come effetto di dinamiche socio- tecniche, e dunque non

47 Il modello a diffusione guarda alla società come composta “da gruppi che hanno degli interessi,

questi gruppi resistono, accettano o ignorano sia i fatti che le macchine, (che risultano) dotate di

propria forza di inerzia. Esistono da un lato scienza e tecnica e dall’altro la società […] i fatti legati

ai fatti, le macchine alle macchine, i fattori sociali ai fattori sociali. (Il rischio è che) Al determinismo

tecnologico si aggiunge un determinismo sociale, culturale ed economico. Questo è il significato della parola “sociale” in espressioni quali “studi sociali della tecnica” o “costruzione sociale della tecnologia” (Latour, 1987; 192)

48 Il concetto di attante è mutuato dalla semiotica e viene utilizzato da Latour per indicare I soggetti

umani e non umani (come ad esempio l’artefatto tecnologico) all’interno di una relazione in cui il soggetto (umano e non umano) è definito attraverso l’azione che svolge all’interno della relazione stessa; “[…]qualunque cosa o persona sia rappresentata” (Latour, 1998; 110) dalla coalizione.

attributo dei singoli elementi ma effetto della configurazione che questi assumono all’interno della rete49, e i cosiddetti Punti di Passaggio Obbligato (PPO).

Rispetto all’analisi della tecnologia è evidente che la simmetria tra progettisti ed utenti, invenzione e diffusione, Società e Natura si estende fino alle conseguenze estreme anche al rapporto tra tecnico e sociale50, enfatizzando da un lato il concetto di eterogeneità, da un lato, e di “traduzione” (o traslazione) dall’altro51 in cui non esiste più la distinzione tra scienza, tecnologia e società, ma esistono catene eterogenee di associazioni che di volta in volta creano dei punti di passaggio obbligato.

Per traduzione (o traslazione52) si intendono “tutte le negoziazioni, gli intrighi, i calcoli, gli atti di persuasione e violenza, grazie ai quali un attore o forza assume, o fa in modo che gli sia conferita, l’autorità di parlare o agire in rappresentanza di un altro attore o forza […]. Quando un attore parla di “noi” sta traslando (o traducendo) altri attori in una volontà singola, di cui diventa spirito e portavoce. Inizia ad agire per molti e non più per uno solo” (Callon, Latour, 1981; 279) 53.

Esistono, però, molti punti di similitudine tra i due modelli (SCOT e ANT) che si riscontrano nella fase di costruzione dell’actor network. Nel modello SCOT, analogamente alle fasi di “problematizzazione, interessamento, arruolamento e mobilitazione” individuate da Latour e Callon, gli attori si aggregano intorno a problemi percepiti come rilevanti e attraverso la soluzione di questi problemi (processo di problem solving) si attua la costruzione dell’artefatto e la sua seguente stabilizzazione. La differenza principale sta nel fatto che nell’approccio ANT ciò che

49“To eliminate the great divides between science/society, technology/science, micro/macro,

economics/research, humans/non humans, and rational/irrational is not to immerse ourselves in relativism and indifferentiation. Networks are not amorphous. They are highly differentiated, but their differences are fine, circumstantial, and small; thus requiring new tool and concepts. Instead of sinking into relativism it is relatively easy to float upon it. […] Efficiency, truth, profitability, and interest are simply properties of networks, not of statement. Domination is an effect not a cause. In order to make a diagnosis or a decision about the absurdity, the danger […]of an innovation, one must first describe the network” (Latour, 1991; 130)

50 “Capire la natura dei fatti e delle macchine è come capire chi sono le persone” (Latour, 1987; 191) 51 Il processo di traslazione può significare sia come traduzione da una lingua ad un’altra, sia come

spostamento o trasferimento di un oggetto, o di un’idea, da un contesto ad un altro (Law, 1996; Callon 1986)

52 Il concetto di traslazione viene ripreso ed approfondito da Callon (1986) nel saggio sul

ripopolamento di una specie di molluschi nella baia di St. Brieuc. Di tale saggio e delle sue implicazioni teoriche si parlerà più approfonditamente nel capitolo successivo.

53 Il concetto di traslazione presenta diverse analogie con la definizione, del modello SCOT, di

“negoziazione e conflitto tra gruppi sociali rilevanti” affrontato da Bijker attraverso il “problema del portavoce” nel saggio sulla luce fluorescente (1992, 1995).

si stabilizza è l’actor network socio-tecnica ibrida ed eterogenea54, di cui gli artefatti sono “attanti”, e dunque elementi costitutivi ed agenti55. L’approccio ANT rimanda

all’importanza dell’artefatto come oggetto, materialità, “dimostrazioni inconfutabili” per pratiche ed progetti d’azione, ma soprattutto alla necessità di guardare al non umano per bilanciare la teoria e la spiegazione sociale, focalizzando l’attenzione sulla “distribuzione di competenze” (e dunque di potere) insita nell’artefatto, inteso come testo in cui esiste una profonda correlazione tra ciò che è inscritto (dal progettista) e ciò che (all’utente) è prescritto (Latour, 1992; Akrich, 1992, 1995).

“I progettisti (designers) definiscono attori con specifici gusti, competenze, motivazioni, aspirazioni, pregiudizi politici e così via, ed assumono che la moralità, la tecnologia, la scienza e l’economia evolveranno in particolari modi. Un’ampia parte della funzione degli innovatori è quella di inscrivere una visione del mondo nel contenuto tecnico del nuovo oggetto. La realizzazione delle credenze dell’innovatore sulla relazione tra l’oggetto e gli attori che lo circondano è perciò un tentativo di predeterminare gli ambienti che gli utenti sono chiamati ad immaginare” (Akrich, 1992; 205)56.

Per far ciò il costruttore di fatti deve necessariamente arruolare altre persone e farle partecipare alla costruzione del fatto controllandone, nel medesimo tempo il comportamento al fine di prevenirne le azioni.

L’artefatto nonostante la sua dura materialità non rappresenta solo e soltanto un contenitore di bisogni, d’azioni e di desideri umani, l’oggetto diventa vincolante dell’interesse ed all’interesse della coalizione sociotecnica esercitando, così, un

54 La “scatola nera” sta in mezzo ai sistemi di alleanze, rappresenta il punto di passaggio obbligato che

li tiene insieme e che se ha successo, concentra in sé il associazioni più compatte, fintantoché le altre strategie hanno successo.

55 La prospettiva ANT definisce gli attanti non-umani (e dunque anche gli artefatti) come capaci

d’azione (Agency) perché incorporano Programmi d’azione (Script). Questa prospettiva viene criticata da Friedberg e Crozier che leggono come irrilevante l’antropizzazione delle cose; la vera differenza, secondo i due autori, fra non umani e umani sta nel carattere strumentale dei primi e nell’irriducibilità dei secondi in grado di decidere di agire avvallando o tradendo programmi d’azione prestabiliti e soprattutto di utilizzare i non umani a proprio piacimento.

56 In questo saggi Akrich utilizza la comparazione tra due casi di studio (un kit di luci fotoelettriche a

Parigi ed un generatore di corrente elettrica in Senegal) per dimostrare come “la creazione e l’allargamento di reti definisce simultaneamente sia il sociale che il tecnologico” evidenziando come nel primo caso la confusione sull’utilizzo dell’oggetto abbia implicato il suo non uso e nel secondo caso un uso non previsto dai progettisti.

controllo più o meno efficace (il feticcio diventa in definitiva fatticcio secondo Latour).

“[…]L’atto di definire un nuovo oggetto in base alle risposte che iscrive sul quadrante di uno strumento, conferisce agli scienziati ed agli ingegneri la loro sorgente finale di forza. […] Scienziati e ingegneri parlano nel nome di nuovi alleati che essi stessi hanno creato e catalogato. Rappresentanti in mezzo ai rappresentanti, essi aggiungono queste risorse inattese per far pendere la bilancia dalla loro parte” (Latour, 1998; 120)

La stretta relazione tra attanti (umani e non umani) basa la definizione della rete di attori (o attore rete) come ibride ed eterogenee; la loro stabilizzazione (e anche il loro successo) dipende dall’adattamento reciproco degli attori (umani e non umani) che la costituiscono, così come dalle strategie di problematizzazione, interessamento, arruolamento, mobilitazione ed inscrizione, realizzate all’interno del network socio- materiale.

La dimensione del potere (anche come conflitto e tradimento) attraversa tutto il filone dell’ANT, definito da Law come orientato a comprendere le “meccaniche del potere”; il tema dell’instabilità e della stabilizzazione tecnologica è affrontato attraverso i concetti di “puntualizzazione”, in pratica attraverso il processo grazie al quale una rete è definita come un “unico blocco” tralasciando sia la sua complessità ed eterogeneità che il suo divenire “risorsa” costituendosi come “normalità”.

Così come nel metodo SCOT anche i teorici dell’ANT sono perfettamente consapevoli dell’instabilità ed alla contingenza delle tecnologie dovute al passaggio (metaforico) di mano in mano che non solo le modella, ma le rimodella; provocandone a volte la scomparsa, ma anche la trasformazione in “forme altre”, o impiegarle in modi completamente differenti dall’idea progettuale originaria (Bijker e Law, 1992); analogamente l’esito e la congruenza tra i modi in cui il progetto si esplicita, dipende dal modo in cui il potere si palesa e dalla solidarietà che si sviluppa all’interno della rete57.

57 Latour (1991) propone un modello analitico per i programmi d’azione riprendendo dalla semiologia

i concetti di sintagma e paradigma con cui definisce specificatamente i processi di sostituzione ed i processi di associazione(lo stesso autore ridefinisce il modello, insieme alla Akrich, nel 1992 definendo ance i concetti di programma e anti-programma). Nella dimensione analitica del sintagma all’interno della coalizione elementi umani e non e le azioni da questi agite per raggiungere lo scopo,

I modi in cui la tensione è risolta sono molto legati alla costituzione ed alla relativa forza dei Punti di Passaggio Obbligato58, attraverso cui gli artefatti esercitano

forme di controllo entro le reti, ed è proprio sulla forza esplicativa dei PPO che si mette in gioco la capacità degli attanti (umani e non umani) di crescere, determinare e indurre altri attori traslandoli nella rete e di diventare, nel contempo, indispensabili all’azione ed all’esistenza della rete stessa59.

2.6 Processi di traduzione, allineamenti e tradimenti: l’analisi di