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Modello della diffusione tecnologica e fattori socio economici d’influenza

Prima di cominciare nella descrizione dei fattori che influenzano la “diffusione della tecnologia”, bisogna porre l’accento sul fatto che solo una piccola parte delle “invenzioni disponibili” trovano un’applicazione pratica come tecnologia propriamente detta e che questo è avvenuto in determinati momenti storici e in particolari condizioni sociali. Invenzione ed innovazione, infatti, sono due concetti completamente diversi così come tecnologia e società sono fortemente interrelate.

Definiamo “innovazione tecnologica” il momento in cui l’applicazione e lo sfruttamento di una tecnologia avvengono per fini produttivi. Ad esempio le prime fasi dello sviluppo capitalistico (fase che gli storici hanno definito “capitalismo concorrenziale”) ha rappresentato un momento storico di grande innovazione. Le nuove tecnologie dispiegano i loro effetti economici a seconda della velocità con cui si sostituiscono alle vecchie e nella misura in cui le prime si dimostrano superiori alle seconde. Abbiamo sinteticamente descritto qual è il ruolo giocato dal cambiamento tecnologico all’interno del processo di crescita e d’espansione del capitale ma con quale ritmo si diffonde una nuova tecnologia? Quali sono i fattori che influiscono sui tempi della sua diffusione?

Il processo di diffusione ha due caratteristiche principali, un’apparente lentezza a livello globale e diverse velocità di accettazione del processo innovativo. Quando si parla di “lentezza di diffusione” ovviamente si applica un qualche tipo di datazione33.

L’attività inventiva è un processo di accrescimento graduale rappresentato da una

33Un esempio che più volte si riporta è la “data di nascita” della macchina a vapore, facendola risalire

alle idee di Newcomen, e quindi intorno al primo decennio del 1700, piuttosto che alla macchina di Watt alla fine del ‘700 (1770/80), otteniamo un ritmo di diffusione più lento. La macchina a vapore di Newcomen, con scarico nell’atmosfera, era non solo perfettamente funzionante, ma anche commerciale nonostante l’elevata dispersione di calore ed il forte consumo di combustibile. I miglioramenti apportati da Watt la trasformarono da macchina limitata a determinati siti favorevoli dal punto di vista dell’approvvigionamento di combustibile, in forza motrice generalizzata con una rilevanza di portata più ampia. Questo avveniva intorno agli anni ’70/’80 del 1700, ma ci volle ancora quasi un intero secolo affinché, a forza di perfezionamenti e di miglioramenti progettuali, questa eccezionale nuova fonte di forza motrice superasse la potenza idraulica e la forza del vento nella navigazione (Rosenberg, 1987)

successione di eventi in cui le continuità hanno un’importanza maggiore rispetto alle discontinuità; i “punti di reale rottura” (Rosenberg, 1987) sono veramente poche dal punto di vista storico; basti pensare, infatti, che anche laddove è possibile individuare una grande invenzione che sembra rappresentare un “punto di rottura” eccezionale rispetto al passato, in realtà esistono sempre dei fattori che tendono a rallentarne l’impatto.

L’iter spazio-temporale “tradizionale” dell’attività inventiva va dalla concettualizzazione iniziale (la fase dell’“Eureka!”, dell’idea, della lampadina che sia accende), alla definizione della fattibilità tecnica dell’invenzione (la fase inventiva vera e propria), alla fase commerciale (che rappresenta il momento in cui si può datare l’innovazione) alla diffusione su ampia scala. Ovviamente la sostituzione di una tecnologia a favore di un’altra è un processo storico costituito, il più delle volte, da tutta una serie di passi più piccoli che hanno un carattere decisamente provvisorio, anche attraverso l’utilizzo delle cosiddette “macchine ibride” o “ibridi tecnologici”.

Assumono, dunque, una grande importanza sia dal punto di vista tecnologico che dal punto di vista economico le “fasi di miglioramento” di una tecnologia, anche e soprattutto perché l’intervallo di tempo che occorre tra l’invenzione ed i suoi successivi miglioramenti, tende ad accentuare la percezione della lentezza nella diffusione della tecnologia medesima.

Spesso accade che all’inizio una nuova tecnologia appaia grezza ed inefficiente od offra vantaggi molto limitati confrontata con quelle già esistenti, in una situazione simile la diffusione sarà sicuramente lenta, prima di tutto perché la superiorità della nuova tecnologia rispetto a quella in uso non è stata ancora provata dai fatti, e poi perché intorno ad essa potrebbe essersi creato un clima di sfiducia da parte degli utenti34.

Se è vero, in ogni modo, che nelle loro forme iniziali le invenzioni, ma anche le innovazioni tecnologiche vere e proprie, sono quasi sempre imperfette ed offrono vantaggi fortemente inferiori al loro costo, è anche vero che il ritmo in cui si materializzano i successivi miglioramenti sarà un fattore determinate in termini di

34 Basti pensare a titolo d’esempio all’utilizzo del carbon-fossile nelle lavorazioni del vetro o in

metallurgia che rendeva più fragile il prodotto finale compromettendone la qualità, fino all’introduzione del forno a coke; oppure a quello che tendenzialmente è accaduto fino ad oggi con le fonti energetiche rinnovabili che continuano a pagare, in termini di diffusione, gli errori tecnici del passato.

“velocità di diffusione”35. Un ruolo di fondamentale importanza, associato al graduale miglioramento dell’innovazione tecnologica, assume lo sviluppo delle abilità umane da cui dipende l’efficace sfruttamento della tecnologia. Esiste, infatti, un periodo di apprendimento più o meno lungo in questa fase e ciò dipende da diversi fattori tra cui possiamo individuare la complessità che mostra l’innovazione tecnologica stessa, la misura in cui è effettivamente “nuova”, o se poggia (o meno) su abilità già acquisite. La velocità con cui si avvia il processo di diffusione, infatti, dipende anche in buona parte dalle abilità tecniche che vengono acquisite attraverso la partecipazione diretta al processo e siccome all’interno del processo stesso c’è inclusa una grossa componente di Know-how (ovvero abilità non codificate) non immediatamente trasferibili attraverso l’istruzione formale o la carta stampata ci si trova di fronte alla necessità di un trasferimento di conoscenze specifiche filtrate dai cosiddetti “sistemi di mediazione astratti”; laddove questo non avviene la diffusione risulta essere più lenta.

Non bisogna, inoltre, trascurare la rilevanza dell’inserimento della tecnologia in “schemi mentali definiti”, ossia la tendenza a definirla nei termini di quello che è tradizionalmente noto; anche quando una tecnologia contiene forti elementi di novità, infatti, c’è sempre la propensione ad operare un confronto con la tecnologia che già si utilizza, da ciò consegue che la transizione verso la nuova logica di una tecnologia o di un diverso principio, il più delle volte, è rallentata dalla difficoltà estrema di rompere con i vecchi schemi e di abbandonare forme già note.

Marx ne “Il Capitale” (I libro,) aveva visto questo punto descrivendolo chiaramente:

“Quanto all’inizio la vecchia forma dei mezzi di produzione domini la loro nuova forma si vede per esempio anche dal confronto più superficiale fra il telaio a vapore e quello vecchio, fra gli strumenti moderni per l’areazione del minerale nelle fonderie di ferro e la prima goffa rinascita del mantice comune; e nel modo più lampante si vede nel

35 Finché una tecnologia rimane allo stadio di relativo sviluppo le riduzioni di costo hanno

tendenzialmente una scarsa incidenza, di rimando quando una nuova tecnologia raggiunge livelli di costo concorrenziali una riduzione di costo addizionale, anche relativamente modesta, possono farla scendere al di sotto della soglia critica e produrre così una rapida accelerazione del ritmo di diffusione.

tentativo di una locomotiva fatto prima della locomotiva attuale; essa aveva di fatto due piedi che alzava alternativamente come un cavallo. Soltanto dopo un ulteriore sviluppo della meccanica e a esperienza pratica la forma delle macchine viene determinata interamente dal principio meccanico e quindi viene interamente emancipata dalla forma corporea tradizionale dello strumento che si trasforma in macchina”.

Resta, sicuramente, chiaro che è lo stadio di sviluppo delle industrie di beni capitali, più di ogni altro fattore singolo, che decide se e in quale misura un’innovazione sia in anticipo sul suo tempo (Rosenberg, 1987). E’ la velocità con cui le prestazioni vengono migliorate, le tecniche modificate per venire incontro alle esigenze di utenti specializzati e il prezzo gradualmente ridotto, infatti, che determina la sua accettabilità in una crescente di potenziali utilizzatori, e tutto questo necessità di investimenti per la sperimentazione.

Il processo di diffusione dell’innovazione tecnologica è, inoltre, fortemente influenzato dalla complementarietà tra differenti tecnologie. Una data invenzione, per quanto eccezionale e promettente possa apparire, spesso non riesce ad esplicitare tutto il suo potenziale se non “sposa” altre innovazioni tecnologiche (si vedano ad esempio le celle a combustibile e l’idrogeno utilizzato come vettore energetico) che rallentano o aggirano vincoli che altrimenti potrebbero bloccarne la diffusione. Quasi mai una singola conquista tecnologica rappresenta una vera e propria innovazione; infatti, prima che il potenziale di una qualsiasi singola conquista possa esplicitarsi spesso è necessaria tutta una serie di adattamenti, che devono fare i conti anche con i miglioramenti, in termini di efficienza, delle “vecchie” tecnologie che continuano nel contempo a “progredire” definendo un ulteriore rinvio del momento in cui quest’ultima appaia realmente obsoleta. Prima che una completa transizione dal vecchio al nuovo regime tecnologico avvenga completamente, inoltre, le tecnologie coesistono per lungo tempo “ibridandosi” a vicenda.

Ultimo, ma non di certo ultimo, fattore che influenza il ritmo di diffusione di una tecnologia è il contesto istituzionale di riferimento che regola il processo di innovazione incentivandolo o sfavorendolo; laddove, infatti, c’è uno stimolo da parte del sistema istituzionale al passaggio da una tecnologia ad un’altra la velocità di diffusione appare essere maggiore.

Da questo punto di vista il ruolo delle comunità locali poterebbe essere di fondamentale importanza; infatti, ci siamo più volte chiesti cosa impedisce la negoziazione e la partecipazione in questo tipo di decisioni e chi sono davvero, nei casi analizzati nel corso della ricerca, i gruppi sociali pertinenti ed i portatori di interessi che dovrebbero favorire il decollo di determinate tecnologie e soprattutto quali sono le forze antagoniste nel dibattito sempre aperto sulla possibile capillare diffusione delle tecnologie energetiche alternative applicate alla produzione di idrogeno.

Un’analisi attenta dello sviluppo di un processo di transizione non può prescindere da considerazioni sulla “politica della tecnologia” e dei rapporti di potere che attorno ad essa si instaurano e si consolidano. Tanto più se si considera la stretta interconnessione tra scienza, tecnologia e società.