Le differenti fasi del processo di traduzione/traslazione della tecnologia sono analizzate in maniera approfondita da Callon (1986)60 a partire da uno specifico caso di studio (il ripopolamento delle conchiglie St. Jaques tipiche della baia di Brieuc in Francia).
In questo saggio si intrecciano in una rete d’azione (un actor-network) diverse elementi: i pescatori della baia di St. Brieuc (minacciati dalla scarsità della risorsa), le conchiglie “Saint Jaques” (che rappresentavano la risorsa ittica prevalente per l’economia dei pescatori della zona) ed alcuni scienziati (che volevano sperimentare una tecnica di coltivazione e relativo ripopolamento). Callon analizza il processo di traslazione che ha permesso agli scienziati di rendere comprensibile (dunque di tradurre), e contestualmente di imporre, il loro punto di vista agli attori locali, attraverso quattro fasi distinte.
possono mutare per incrementare la capacità di azione della coalizione; il paradigma indica le progressive associazioni e registra l’allargamento, o la riduzione, del ventaglio di elementi che perseguono sinergicamente il programma d’azione. I processi di sostituzione e di associazione possono in alcuni casi concretizzarsi nella cristallizzazione di una parte dell’actor network che diventa scatola nera, in cui le interconnessioni hanno raggiunto un elevato livello di stabilità.
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Un punto di passaggio obbligato(rio) forte esercita controllo sulle risorse ed è capace di rivendicare il successo della rete (Law e Callon, 1992); PPO deboli esistono nel momento in cui canali tra loro in competizione si contendono risorse e responsabilità degli attori.
59 Concetto analogo è il concetto di “inclusione” nel frame tecnologico di Bijker.
60 Callon M. (1986), “Some Elements of a Sociology of Translation: Domestication of the Scallops
and the Fishermen of St. Brieuc Bay” in Law J., Power Action and Belief: A new Sociology of
Knowlwdge?, London, Routledge, pp. 196 – 223. Secondo l’analisi di Callon, che prende come caso di studio il ripopolamento delle conchiglie St. Jaques tipiche della baia di Brieuc in Francia, il processo di traduzione di una tecnologia (o traslazione) ha come fine ultimo quello di proporre la definizione della situazione da parte del ricercatore (o scienziato), creando nel contempo una situazione di leadership attraverso un processo di costruzione simbolica e di competenze linguistiche, comunicative e relazionali.
La fase della problematizzazione: durante la quale i ricercatori illustrarono ai pescatori i motivi che imponevano il loro intervento per la risoluzione del problema, cercando di rendere le loro competenze indispensabili all’interno del contesto locale; la fase dell’ interessamento, in ricercatori cercano di “spingere” all’interno di un’alleanza solidale con i loro interessi il maggior numero possibile di attori; la fase di arruolamento, durante la quale si definiscono i ruoli degli attori precedentemente agganciati; la fase di mobilitazione in cui intermediari ed attanti della coalizione agente, sulla base della trama di strategie e negoziazioni, si muovono su un fronte comune nel programma d’azione dei ricercatori61 con la finalità di rendere la tecnologia un Punto di Passaggio Obbligato (PPO)62.
Nella teoria di Callon il processo di traduzione della tecnologia è il meccanismo attraverso cui “The social and natural worlds progressively take form” (Callon, 1986; 211) e si compie essenzialmente attraverso associazioni eterogenee tra attanti umani e non umani (attori ed artefatti tecnologici per esempio) per mezzo di quello che lo stesso autore definisce “heteregeneous symbolic engineering”, ovvero quel processo che punta a fissare delle associazioni eterogenee tra simboli e significati che vengono socialmente attribuiti ed i gruppi sociali pertinenti al fine di costruire scatole nere retoriche (discursive black box)63.
Con il saggio sulle conchiglie Saint Jaques Callon rileva, da un lato, come determinati interessi espressi da attanti differenti si fossero allineati consentendo all’alleanza di agire solidalmente per perseguire un medesimo obiettivo che, solo
61 I ricercatori proponevano, in pratica, di trasferire una tecnica di coltivazione intensiva delle
conchiglie che si era mostrata particolarmente efficace in Giappone per una specie di molluschi diversa da quella francese. L’interesse dei ricercatori era quello di dimostrare la possibilità di trasferire (traslare) la tecnica, l’interrogativo rappresentava per gli scienziati non solo una domanda scientifica a cui rispondere, ma anche e soprattutto un punto di passaggio obbligato per gli attanti coinvolti nel caso di studio. I ricercatori con l’esperimento offrivano una risposta una soluzione alla comunità scientifica di riferimento, ma anche ai pescatori che con la diminuzione della risorsa ittica vedevano compromessi i profitti nel lungo periodo, agli stessi molluschi (Pecten Maximus) che con il ripopolamento sarebbero stati protetti dai predatori che le decimavano.
62 O tecnologia chiave, nell’accezione di Bijker.
63 Latour, come la maggior parte dei sociologi della scienza, definisce le scatole nere come
indispensabili per la chiusura di una controversia scientifica. Proprio perché una gran parte di questo lavoro avviene a livello retorico si può agevolmente parlare di scatole nere retoriche come punto focale della costruzione/creazione di simboli e valori che tendono a dare volto a determinati artefatti tecnologici (creando anche un circuito di accettazione sociale della tecnologia) trasformandoli in vere e proprie innovazioni.
dopo un intricato processo negoziale, diventa comune; ma dimostra anche che la solidarietà all’interno di un actor network non è né eterna, né immutabile; infatti, l’esito della vicenda non fu quello previsto dal piano d’azione dei ricercatori a causa del “tradimento” (Betrayal) di alcuni attori i cui interessi non erano più rappresentati dal portavoce e non passavano più dal PPO.
Il principio guida del modello della traduzione è che ogni processo di traduzione, o trasferimento, di una tecnologia implica un cambiamento dell’oggetto tradotto o trasferito a partire da associazioni eterogenee di attori/attanti che creano, di volta in volta, “punti di passaggio obbligato” (Latour, 1987).
Le innovazioni, dunque, non aspetterebbero passivamente di essere inventate o scoperte, ma sono create a partire da associazioni di umani e non umani (attore e/o attanti) che da deboli diventano sempre più forti; l’oggetto non viene trasmesso da un attore ad un altro, ma viene composto collettivamente dagli attori stessi e la stabilità di una nuova tesi è strettamente correlata alla convergenza degli interessi dei soggetti coinvolti così come la modificazione della tesi è essenziale per la continuazione della sua esistenza.
Da un punto di vista metodologico lo studio dell’actor network permette all’analista di osservare i programmi d’azione muovendosi lungo un continuum micro/macro analizzando “in maniera situata” (Suchman, 1987) le connessioni coerenti con l’obiettivo cognitivo della ricerca. Le categorie analitiche dell’ANT consentono la ricostruzione delle connessioni tra i diversi settori analizzati (amministrativi, tecnici, scienziati ecc) e delle alleanze di attanti (umani e non umani) che vanno a formarsi.
“I grandi dilemmi sono spesso nascosti e neutralizzati dalla veste tecnica delle procedure decisionali: così molti problemi che affliggono la vita di ciascuno di noi, il destino della specie e la qualità dell’evoluzione possibile sono sottratti al dibattito ed al controllo da parte della società. La democrazia in una società complessa si misura in base alla capacità di portare in superficie questi dilemmi, renderli visibili e pubblici e definire intorno ad essi nuovi diritti” (Melucci, A, 2000: 87).