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L’area artigianale sotto la Porticus

Fig 22 Centocamere Agorà emporica Fornace rettangolare nella zona sud-occidentale dell’area

II. 2 1 R ESTI DI OFFICINA PER TERRECOTTE ARCHITETTONICHE

IX.1. S IBARI Q UARTIERE DI S TOMB

3. I contesti di Poseidonia Paestum

3.1. I contesti dall’area urbana

3.1.2 L’area artigianale sotto la Porticus

Il contesto esaminato nell’area della Porticus è quello più problematico perché le tracce che lo connotano come impianto artigianale sono molto scarse e le ipotesi interpretative su una sua vocazione produttiva restano controverse e non concordemente accettate dagli studiosi che se ne sono interessati.

I primi scavi furono eseguiti negli anni Cinquanta sotto la direzione del Sestieri20 che, praticando ampi sterri, portò alla luce le strutture dell’edificio porticato; i successivi interventi degli anni Ottanta furono effettuati attraverso dei più ridotti saggi di scavo21 e stabilirono che la fase più recente del monumento doveva essere fissata al II sec. a.C. Le indagini degli anni Novanta (saggi 189, 184 e 190)22 furono inserite nel programma di ricerche sull’urbanistica di Poseidonia ad opera della Missione italo-francese, mentre i risultati furono pubblicati nel 2000 nel volume dedicato al bilancio di queste ricerche condotte nella città antica nel decennio compreso tra il 1988 e il 199823. Con tali interventi ci si propose di allargare lo spazio di indagine e di approfondire l’esame delle stratigrafie allo scopo di ricavare altri elementi per comprendere le modalità di occupazione di questa zona che, prima delle costruzioni del foro della colonia latina, doveva accogliere quelle dell’agorà. Nel 2008, nell’ambito dei lavori relativi ai P.O.R. Campania 2000/2006, l’area di scavo fu ulteriormente ampliata e le ricerche si concentrarono immediatamente a sud dei saggi precedenti

(saggio 327)24.

Le indagini archeologiche in profondità permisero di stabilire che il livello più antico è riferibile a una fase di frequentazione risalente al periodo tardo- arcaico; la prima installazione fissa si data invece agli inizi del V sec. a.C. ed è rappresentata da un edificio dalla

20 Cfr. Sestieri in FA, IX, 1954, p. 151, n. 2177.

21 Cfr. Poseidonia-Paestum II, pp. 50-55; Saggi: P1, P2, P3, P4, P5; Pa1-6.

22 Il saggio 189, esaminato in questa sede, fu impiantato contemporaneamente ai saggi 190 e 184. 23 Cfr. Paestum 2000.

24 Il saggio 327 fu impiantato a sud del saggio 189; le dimensioni iniziali erano di m 5 x 5 ma, col proseguire delle

indagini, esso fu ampliato ulteriormente verso sud e verso est, raggiungendo l’estensione totale di m 15 x 10. Tale saggio è stato oggetto di studio di una tesi di Laurea Magistrale in Archeologia e Culture Antiche presso l’Università degli Studi di Salerno da parte di Jessica Elia; cfr. J. Elia 2014-2015.

Fig. 88. Area della Porticus. Ubicazione dei saggi (da J. Elia 2014-2015).

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planimetria piuttosto articolata che non è stato possibile indagare in tutta la sua interezza. A questo si sovrappone un altro edificio, definito dagli scavatori edificio d, che risulterebbe una struttura a vocazione artigianale, costruito alla metà del IV sec. a.C. e obliterato nella prima metà del III sec. a.C. da uno spesso strato di livellamento - “massicciata” nella documentazione di scavo - gettato per colmare i vuoti nella roccia e innalzare un nuovo piano di allettamento. L’edificazione della Porticus, impiantata sopra questo strato, avviene nel I sec. a.C., mentre al I sec. d.C. appartiene la sua ristrutturazione.

Fig. 89. Porticus. Saggio 189. A sud gli ambienti dell’edificio d; in rosso la presunta fornace.

La fase interessata dalla presenza di un impianto artigianale, quella dell’edificio d (fig. 90)25 è dunque anche in questo caso ascrivibile al periodo lucano. Della struttura, disposta in senso N/S, sono stati riconosciuti cinque ambienti, di cui tre a nord messi in luce negli anni Novanta (Ambienti I, II, III) e altri due a sud rinvenuti nel decennio successivo (Ambienti IV, V). Un salto di quota, definito da un gradino che corre in senso est-ovest, separa questi due blocchi e probabilmente divide anche dal punto di vista funzionale le due aree dell’edificio: gli ambienti rinvenuti nella parte meridionale (Amb. IV e V) risultano infatti dei vani a cielo aperto26. I muri dell’edificio sono realizzati a secco con blocchetti di travertino di varie dimensioni, sbozzati in facciavista e disposti secondo assise piuttosto regolari, in alcuni punti rincalzati con blocchi di più ridotto formato. Il piano pavimentale è composto da uno strato di travertino triturato e pressato, secondo un uso molto

diffuso nei contesti urbani di Poseidonia.

Lo stato di conservazione di queste strutture è stato compromesso già in antico da ripetute azioni di smontaggio finalizzate al recupero di materiale da costruzione.

25 Cfr. De Gennaro et alii 2000, pp. 135-139. 26 Cfr. J. Elia 2014-2015, p. 63.

Fig. 90. Poseidonia. Area della Porticus. Ricostruzione planimetrica dell’edificio d (da J. Elia 2014- 2015).

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L’Ambiente I si estende nella zona nord-orientale dell’edificio d ed ha una pianta rettangolare stretta e allungata; i limiti est e ovest dell’Ambiente II sono appena percepibili per la presenza di monconi di muro in parte disassati, mentre quello meridionale è indiziato dalla traccia della spoliazione di un setto murario e dalla prosecuzione del piano pavimentale; lo scavo non ha restituito i segni dei limiti settentrionali di entrambi i vani. Il terzo ambiente (Ambiente III) si sviluppa immediatamente a sud-est dei precedenti ed è delimitato a nord da setti murari che piegano ad angolo. A sud di questo, separati dal salto di quota, sono stati esplorati i due ambienti contigui (Ambiente IV e Ambiente V), di cui avanzano spezzoni di muro e tracce di spoliazione che non permettono di definire con precisione la loro estensione, anche se l’ambiente IV sembrerebbe il più ampio dell’edificio e di forma quadrangolare. Al suo interno sono state messe in luce buche di palo che tagliano il battuto e che dovevano sorreggere una struttura lignea oppure una tettoia; immediatamente ad est di esse è stata rinvenuto uno strato di bruciato contenente macchie rossastre ed elementi carboniosi. Nella parte settentrionale dello stesso vano è stato indagato quello che gli scavatori avevano definito pozzo quadrangolare ma che, grazie ad un più approfondito esame delle stratigrafie e dei reperti mobili da parte di J. Elia, si è rivelato essere una fossa di scarico realizzata per pulire l’area dopo il disfacimento dell’edificio. Il riempimento della fossa, databile tra la fine del IV e gli inizi del III sec. a.C. e scaricato in un unico momento, ha restituito pezzi di carbone e una grande quantità di vasellame, tra cui molti esemplari in frammenti ricomponibili. La classe maggiormente attestata è quella da fuoco e da dispensa, segue la vernice nera, la parzialmente verniciata, la vernice nera sovraddipinta, la ceramica a fasce, gli unguentari e le figure rosse27. All’interno dei primi tre ambienti sono stati indagati i crolli dell’alzato dei muri e del tetto, da cui proviene anche materiale ceramico inquadrabile tra la metà del IV e il secondo quarto del III sec. a.C.; il recupero di una moneta di bronzo inglobata nel pavimento dell’Ambiente II permette di fissare il momento della costruzione dell’edificio d alla metà del IV sec. a.C., mentre la sua obliterazione avvenne in una fase

27 Cfr. J. Elia 2014-2015, p. 54.

Fig. 91. Poseidonia. Area della Porticus. Le buche di palo e la fossa quadrangolare dell’Ambiente IV dell’edificio d (da J. Elia 2014-2015).

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immediatamente successiva alla deduzione della colonia latina del 273 a.C., contemporanea a quella dell’Ekklesiasterion. I materiali presenti negli strati di livellamento che coprono le strutture dell’edificio d sono infatti databili dopo la metà del III sec. a.C.

Uno degli elementi che si presenta di difficile lettura è la presenza all’interno di questo impianto di una struttura interpretata come fornace dagli scavatori28, addossata al muro che delimita a nord l’ambiente III (fig. 89). Essa è costituita da due piccoli setti murari paralleli disposti a breve distanza l’uno dall’altro, realizzati con elementi di reimpiego costituiti da grossi blocchi squadrati di travertino; essi si legano in maniera perpendicolare al muro settentrionale dell’ambiente, mentre le estremità a sud sono poste a contatto con una lente di terreno bruciato ricco di elementi carboniosi. La sua forma in realtà non corrisponde ad alcuna tipologia nota e pertanto non è assimilabile a nessuna di quelle annoverate nella classificazione della Cuomo di Caprio29. Se si trattasse veramente di una fornace, allora sarebbe una struttura adattata sul posto nel migliore dei modi per poter rispondere alle esigenze del momento, impiegando il materiale presente nell’area. Altri modesti indicatori dell’esistenza di un’attività produttiva all’interno di questo edificio sono alcuni reperti provenienti dagli ambienti contigui a quello che ospita la presunta fornace: tre bocche di mantice rinvenute nello strato di abbandono dell’Ambiente II (fig. 92, Tav. II g-h), un distanziatore e un frammento di ceramica depurata acroma mal cotta recuperati nel livello di crollo dello stesso ambiente, una coppa monoansata a vernice nera deformata dal riempimento della fossa di scarico dell’Ambiente IV (fig. 92, Tav. II f) e parte di un pane di argilla depurata pronta per l’uso rinvenuta accanto ad essa.

Fig. 92. Poseidonia. Area della Porticus. Edificio d. Coppa monoansata deformata e con vernice arrossata dalla fossa dell’Ambiente IV; bocche di mantice dall’Ambiente II.

28 Cfr. De Gennaro et alii, pp. 138-139. 29 Cfr. Cuomo di Caprio 1972.

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