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Fig 22 Centocamere Agorà emporica Fornace rettangolare nella zona sud-occidentale dell’area

II. 2 1 R ESTI DI OFFICINA PER TERRECOTTE ARCHITETTONICHE

IX.1. S IBARI Q UARTIERE DI S TOMB

3. I contesti di Poseidonia Paestum

3.3 Testimonianze indirette dalle aree sacre extra-urbane

3.3.2 San Nicola di Albanella

Il santuario di San Nicola di Albanella, dedicato al culto di Demetra e attivo tra la fine del VI e il IV sec. a.C., sorge a circa 13 km a nord-est dal centro urbano, in un punto nevralgico del territorio pestano, di facile accesso e nella congiunzione tra due itinerari che costituiscono un’importante via di penetrazione verso l’interno: il primo corre lungo il fiume Calore e il secondo, attraverso la valle del Fonte, conduce verso i Monti Alburni. La sua posizione appare dunque privilegiata, sia rispetto alla viabilità sia per la ricca presenza di acqua dovuta alla vicinanza di una fonte e all’affioramento di polle sorgive. La sua scoperta risale al 1978, quando, durante uno sbancamento effettuato con mezzi meccanici per costruire una vasca di irrigazione, dal terreno di risulta furono recuperati numerosi frammenti di statuette votive che indiziavano la presenza nell’area di un luogo di culto. Nell’anno successivo si decise di intervenire con un’indagine archeologica condotta da M. Cipriani nell’arco di sei anni, dal 1979 al 1986, attraverso quattro campagne separate63. L’area sacra è costituita da un edificio rettangolare (di circa 70 mq) delimitato da muri in pietre di piccole dimensioni messi in opera a secco, non abbastanza solidi da poter sorreggere un elevato consistente e pertanto è stato interpretato come recinto a cielo aperto (fig. 105). L’ipotesi è confortata dalla scarsa presenza di tegole e coppi nei livelli di crollo, che suggerisce l’esistenza

solo di piccole parti coperte. L’interno è bipartito tramite brevi setti murari e, in asse con questi, sono allineati nella zona centrale sei focolari che hanno restituito tracce di sacrifici, tra cui vasi per libagioni e ossi animali combusti. L’esame di questi ultimi, rappresentati soprattutto da piccoli suini, la presenza di numerose statuette di offerenti che recano in grembo un porcellino, nonché la posizione del luogo sacro ai limiti della chora indussero M. Cipriani a collegarlo a un culto demetriaco. La

63 La prima campagna di scavo fu effettuata l’anno dopo la scoperta, nel 1978, la seconda nel 1980, la terza tra il 1983

e il 1985 e l’ultima nel 1986. L’indagine stratigrafica fu eseguita prima in estensione e poi, per sfruttare al meglio il tempo a disposizione, si procedette per saggi costituiti da quadrati alternati e, quando necessario, con puntuali verifiche fuori da questi. Purtroppo le ricerche si limitarono alla sola area del santuario e non furono allargate alle zone limitrofe. Cfr. Cipriani 1989, p. 21.

Fig. 105. San Nicola di Albanella. Il recinto sacro.

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studiosa sottolineò inoltre come la semplicità della tipologia dell’impianto, composto da un’area circoscritta e sacralizzata, riservata all’uso privato dei fedeli che vi esplicavano rituali di sacrificio, è in linea con gli altri santuari dedicati a Demetra e Kore noti nel mondo greco.

La grande quantità di ex-voto appartenenti al santuario è stata rinvenuta soprattutto nel livello di obliterazione, un unico grande riempimento gettato in un solo momento con un atto volontario e datato alla fine del IV sec. a.C.

Ampiamente studiata da M. Cipriani64, la produzione artigianale del santuario è costituita principalmente da coroplastica, soprattutto statuette di offerenti: figure femminili con il porcellino tenuto davanti al petto, con la cista o con il piatto con dolci; figurine di efebi con porcellino o piatto con frutta (cotogni o melograne) e mai con cibo cucinato, prerogativa delle statuette femminili. La produzione vascolare è rappresentata nella fase più antica da esemplari miniaturistici

(come krateriskoi, skyphoi e in misura minore hydriskai) e, nell’avanzato IV sec. a.C., da ceramica da cucina (olle, bacini, pentole, fornelli) utilizzata per pasti rituali comuni, come dimostrano le tracce di bruciato sulla superficie dei vasi.

Anche in questo caso, come nell’area sacra di Getsemani, le testimonianze di attività artigianali sono solo indiziarie, costituite da reperti ormai slegati dal loro contesto di provenienza.

L’ipotesi dell’esistenza di un’officina che probabilmente lavorava per il santuario è suggerita dal rinvenimento nell’area di statuette mal cotte (fig. 106) e di uno scarico contenente i resti della volta di una fornace65 e due frammenti di matrici. Di questi ultimi uno66, di forma conica, è pertinente ad una statua di grandi dimensioni, presenta una fiamma di face o di spiga e la superficie esterna lisciata a stecca; il secondo è relativo ad una statuetta ma, essendo illeggibile, è molto probabile che si tratti di uno scarto67. A questi dati vanno ad aggiungersi altri elementi che rafforzano l’idea della presenza un impianto artigianale ubicato nel santuario, emersi dall’attenta analisi della terrecotte votive effettuata da M. Cipriani68. Secondo la studiosa la differente composizione dell’argilla delle statuette rivelerebbe una diversa provenienza degli ex-voto: solo il 25% degli esemplari rinvenuti nel santuario risulta realizzato con la stessa argilla delle statuette pestane note dall’area urbana,

64 Cfr. Cipriani 1988, 1989, 1996b.

65 Si tratta di un frammento del rivestimento interno della fornace (cm 2 x 6,2) di colore arancio a gradazione chiara,

con grossi inclusi; cfr. Cipriani 1989, p. 128.

66 H cm 10; largh. cm 3,6; cfr. Cipriani 1989, p. 127. 67 H cm 11,5; largh. cm 5; cfr. Cipriani 1989, p. 128. 68 Cfr. Cipriani 1996b, p. 233.

Fig. 106. San Nicola di Albanella. Statuetta mal cotta.

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mentre il rimanente 75% è prodotto con la materia prima del luogo; un altro aspetto da sottolineare è costituito dalla fattura delle terrecotte fabbricate sul posto, che appare di scarsa qualità se paragonata a quella degli esemplari coevi rinvenuti nel centro urbano. A questi labili indizi si uniscono i risultati di alcune prospezioni effettuate al di là del Vallone del Bagno, a circa 250 m a ovest dell’ingresso dell’area sacra, che hanno evidenziato la presenza di altri resti di fornace in un punto non lontano dal recinto.