Fig 1. Locri Epizefiri. Ubicazione delle aree con attestazioni di impianti artigianali: 1) Centocamere; 2) Casino Macrì; 3) Marasà; 4) Piani Caruso (da Locri V).
Gli impianti artigianali di Locri Epizefiri, messi in luce dagli anni Quaranta del secolo scorso fino ai nostri giorni in differenti campagne di scavo, su cui ci si è soffermati nel capitolo precedente1, si concentrano soprattutto nella città bassa. Qui, in località Centocamere (fig.1, 1), si estende il vero e proprio kerameikòs, posto a ridosso della cinta fortificata e perfettamente integrato nel reticolo urbano. In quest’area sono stati ritrovati i resti di numerose officine per la lavorazione di manufatti in argilla, sia negli isolati irregolari scoperti negli anni Cinquanta (fig. 2, 1B) sia in quelli regolari indagati un ventennio più tardi (fig. 2, 1A), la cui attività è attestata dall’età tardo-arcaica al III sec. a.C. Altre isolate tracce di attività artigianali provengono dall’area della stoà ad “U” (fig. 2, 1C), dove è stata rinvenuta una fornace utilizzata per la cottura di elementi architettonici, e dalla
1 Cfr. Capitolo 1, paragrafo 1.b
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zona dell’agorà emporica (fig. 2, 1D), che ha restituito un’altra fornace e numerose matrici per la produzione di coroplastica. La scoperta, grazie a indagini recenti, di altri impianti produttivi a nord-est di Centocamere, in località Casino Macrì (fig. 1, 2), ha permesso di constatare la maggiore estensione del quartiere artigianale di Locri, che fino a pochi anni fa si pensava fosse circoscritto alla sola zona liminare dell’area urbana in prossimità delle mura meridionali, e che invece sembrerebbe svilupparsi anche più a nord, nel cuore della città antica.
Caratteristiche differenti mostrano gli impianti di Marasà (fig. 1, 3) e Piani Caruso (fig. 1, 4), dove la produzione delle officine sembra strettamente connessa alle aree sacre. Nello spazio occupato dal santuario urbano di Marasà, a sud-est della città bassa, è stato messo in luce un atelier metallurgico che fabbricava oggetti in metallo (grappe e chiodi) utili alla messa in opera dei blocchi del rifacimento ionico del tempio di Afrodite. Sull’altipiano di Piani Caruso, lungo la strada che conduceva al santuario rupestre di Grotta Caruso, sono stati rinvenuti i resti di un’officina, attiva dall’età arcaica alla metà del V sec. a.C., che produceva ex-voto per i pellegrini che frequentavano il luogo di culto.
In una zona a ridosso della linea di costa scavi del 2011, effettuati dall’Università di Torino, hanno portato alla scoperta di un luogo sacro della seconda metà del IV sec. a.C., legato al culto delle acque, a cui è annessa l’attività di un’officina. A circa 20 metri dall’area di culto sono stati infatti rinvenuti una fornace, prospiciente lo stenopos S6, una canaletta e numerosi indicatori di produzione, tra cui una grandissima quantità di pesi da telaio che suggeriscono anche la presenza di un atelier tessile. Secondo gli studiosi2 si tratta di un contesto molto simile a quello di Grotta Caruso ma, in attesa della pubblicazione dei dati non è stato oggetto di schedatura del presente catalogo.
I.1. LOCRI EPIZEFIRI.CENTOCAMERE
Fig. 2. Le aree artigianali di Centocamere. 1A) isolati regolari; 1B) isolati irregolari; 1C) area della stoà ad “U”; 1D) agorà emporica.
2 D. Elia, V. Meirano, Convegno 21 ottobre 2016, Napoli, Centre Jean Bérard, in corso di pubblicazione.
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I.1.A. LOCRI EPIZEFIRI.CENTOCAMERE. ISOLATI REGOLARI
Fig. 3. Centocamere. Pianta generale degli isolati regolari I2 e I3 (da Locri II).
CAMPAGNE DI SCAVO
1973-1978; 1982. Università di Torino (M. Barra Bagnasco) in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica della Calabria.
TIPO DI CONTESTO
Quartiere artigianale
METODO DI INDAGINE
Scavo in estensione con saggi mirati in profondità.
TOPOGRAFIA
Zona periferica, ubicata nella parte sud-orientale dell’area urbana, in prossimità della cinta muraria e della zona portuale, a nord della grande plateia E/O.
DATAZIONE
Metà VI-III sec. a.C.
INQUADRAMENTO GENERALE
Negli isolati regolari in località Centocamere si sviluppa la parte più consistente del quartiere artigianale della città antica. Quelli meglio indagati, grazie anche al discreto stato di conservazione delle strutture, sono gli isolati isolati I2 e I3, all’interno dei quali sono state riconosciute quattro
fasi cronologiche sovrapposte che vanno dalla metà del VI al III sec. a.C. Le più antiche sono state messe in luce attraverso saggi mirati nelle aree prive di costruzioni, poiché la densa occupazione relativa al periodo ellenistico non ha reso agevole l’esplorazione degli strati più profondi; questi
interventi, sebbene ridotti, hanno permesso di desumere alcune informazioni che connotano l’area come una zona destinata ad attività artigianali già a partire dall’età tardo-arcaica, come testimoniano una fornace distrutta a nord-est dell’isolato I2, alcuni scarti di officina e un pozzo
rinvenuti nella parte sud-occidentale dell’isolato I3. Alla seconda metà del VI sec. a.C. risalgono
anche i muri perimetrali degli isolati, l’impianto stradale e pochi setti murari individuati all’interno dei saggi. Nella fase successiva, inquadrabile tra la fine del V e la fine del IV sec. a.C., l’abbondanza di materiale è tale da far pensare ad un momento di frequentazione tra i più attivi: la quantità di manufatti risulta infatti maggiore rispetto a quella degli strati più recenti, nonostante gli interventi d’indagine siano stati condotti in maniera limitata anche per questi livelli. In questo periodo si registra inoltre una più fitta presenza di muri e di strutture di servizio come pozzi e canalette che, anche se esplorati parzialmente, permettono di ricostruire le planimetrie di alcuni edifici. La fase di occupazione successiva, datata tra la fine del IV e la prima metà del III sec. a.C., è stata esplorata in tutta la sua interezza attraverso uno scavo in estensione e ha permesso di individuare nei due isolati alcuni nuclei indipendenti, denominati con lettere dell’alfabeto, che corrispondono a singoli edifici; se nell’isolato I2 è stata riconosciuta una differenza tra strutture a
destinazione abitativa e officine vere e proprie, l’isolato I3 è rivolto ad un uso esclusivamente
artigianale poiché ospita solo impianti produttivi. In quest’ultimo, l’intero spazio risulta diviso in maniera più lineare, tripartito in senso longitudinale.
L’ultima fase di vita degli isolati I2 e I3 corrisponde a un arco cronologico compreso tra la fine del
III e il II sec. a.C. ed è interessata da una serie di trasformazioni radicali dell’impianto degli edifici e della loro destinazione d’uso: scompaiono quasi del tutto le strutture adibite alla produzione di manufatti, probabilmente trasferita in questo periodo in un’altra zona della città, che lasciano il posto a edifici riservati esclusivamente alla vendita, impiantati sulle fornaci distrutte. Viene rispettata la stessa ripartizione in nuclei, a conferma del fatto che si conservano i medesimi limiti di proprietà, ma si riscontra una diversa articolazione interna: tutti gli edifici presentano una serie di vani disposti intorno a un cortile di forma quadrangolare, ad eccezione di quello del nucleo C, dove il cortile ha una planimetria cruciforme.
I.1A.ISOLATO I2.FINE VI-INIZI V SEC. A.C.