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L’argomento di potenzialità

4. L’utilizzo della versione tuziorista dell’argomento di potenzialità

4.2. L’argomento della scientificità

Tenendo presenti le osservazioni sulla “rilevabilità scientifica” che il concetto di natura umana pare guadagnare come vantaggio rispetto a quello di natura personale, proseguo nella rassegna degli autori che sostengono la versione tuziorista dell’argomento di potenzialità presentando l’argomento della “scientificità” addotto da Angelo Serra, biologo che ritiene possibile stabilire quando inizi ad esistere un nuovo individuo umano sulla base di dati di ordine biologico e seguendo la logica induttiva propria della scienza. È sua convinzione che l’introduzione dei criteri propri delle scienze umane possa essere foriera di equivoci e parzialità. Alla domanda «Quando comincia ad esistere un nuovo essere umano?» la risposta è, secondo Serra, di ordine puramente biologico: solo su questo fondamento potrà essere lecito esprimere considerazioni di altro carattere (teologico, giuridico e filosofico) che tengano nella dovuta considerazione le indicazioni scientifiche (e dunque, a suo avviso, imparziali) forniteci dalla biologia.

Ecco come Serra conclude la propria relazione in occasione del XLVI Convegno del Centro di Studi Filosofici di Gallarate del 1991:

Ho evitato intenzionalmente di analizzare il problema su un più vasto raggio, cioè anche in una prospettiva filosofica o di valori, non solo perché al di fuori della mia specifica competenza, ma anche – e soprattutto – perché ciò avrebbe potuto in qualche modo pregiudicare l’analisi. […] Più corretta mi è parsa la posizione di chi, volendo esaminare le basi osservazionali a cui devono fare necessariamente

riferimento le riflessioni metabiologiche, si mette in una prospettiva rigorosamente ed esclusivamente biologica.195

L’assunto metodologico di Serra – e che, forse contro le sue stesse intenzioni, si traduce in un’impostazione di stampo filosofico – considera lo statuto ontologico di un ente direttamente desunto dall’insieme dei dati biologici ad esso relativi, beneficiando della “oggettività” della scienza e risultando così scevro di implicazioni di valore, proprie di discipline quali la filosofia, il diritto o la teologia.

In un volume redatto insieme a monsignor Sgreccia,196 in seguito a quasi un centinaio di pagine dedicate all’esposizione dei dati dell’embriologia, Serra pone un paragrafo intitolato Quando inizia il

soggetto “uomo”.

Sostiene Serra in questo paragrafo:

Tenendo allora presenti tutti i fatti essenziali sopra riferiti, relativi alla domanda posta all’inizio, raccolti ed interpretati attraverso anni di instancabili ricerche, la conclusione che logicamente ne segue è che alla fusione dei gameti una nuova cellula umana dotata di una nuova struttura informazionale incomincia ad agire come un’unità individuale tendente alla completa espressione della sua dotazione genetica, che si manifesta in una totalità costantemente e autonomamente organizzatesi fino alla formazione di un organismo completo. Questa “nuova cellula umana” rappresenta quindi la struttura corporea iniziale di un nuovo essere umano e il momento in cui questo nuovo essere incomincia il proprio ciclo vitale. Ciclo vitale che, date tutte le condizioni interne ed esterne sufficienti e necessarie, proseguirà attraverso un graduale sviluppo durante il quale il nuovo essere attuerà le sue immense potenzialità, secondo una legge ontogenetica e un

195 Angelo SERRA, Per un’analisi integrata dello «status» dell’embrione umano. Alcuni dati

della genetica e dell’embriologia, in Salvino BIOLO (a cura di), Nascita e morte dell’uomo.

Problemi filosofici e scientifici della bioetica, Contributi al XLVI Convegno del Centro di Studi Filosofici di Gallarate 1991, Marietti, Genova 1993, pp. 55-105, p. 103.

196 Elio Sgreccia ha fondato ed è stato direttore del Centro di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore dal 1985 al 2006, anno in cui gli è succeduto Adriano Pessina.

piano unificatore intrinseci, conservando permanentemente la sua propria identità ed individualità.197

La qui rinnovata convinzione di “scientificità”, con la conseguente pretesa di neutralità morale che tali affermazioni implicherebbero, può, a mio avviso, essere facilmente smentita mettendo in luce gli assunti filosofici forti che tali affermazioni sottendono.

In primo luogo, si ritrova qui la convinzione che evidenziavo in conclusione al paragrafo precedente: il DNA formatosi nello zigote è considerato la struttura informazionale che coordina lo sviluppo del nuovo organismo e ne prova da un lato l’esistenza corporea, se pur incipiente, e dall’altro, nella propria tipicità, la sua appartenenza alla specie umana. Non solo: la sua unicità biologica testimonia che esso sia esclusivo del nuovo essere vivente e come esso sia non solo individuale ma anche individualizzante. Il processo cui il DNA dà inizio è teleologicamente rivolto alla completa formazione di un essere umano sviluppato, la cui identità198 non subisce alcuna modifica né interruzione; al contrario, essa permane durante tutto il processo di sviluppo di cui l’embrione è il soggetto. Tale processo di sviluppo è graduale, costante e ininterrottamente coordinato dal DNA stesso, e costituisce la manifestazione dell’esistenza di un nuovo essere autonomo: la cellula uovo fecondata, in cui sia completato il processo di complessazione del

197 Angelo SERRA, Dalle frontiere della biologia e della medicina nuovi interrogativi alla

filosofia, al diritto e alla teologia, in Angela SERRA, Elio SGRECCIA, Maria Luisa DE PIETRO,

Nuova genetica ed embriopoiesi umana, Vita e Pensiero, Milano 1990, pp. 15-95, p. 79.

198 Concordo con Serra se egli qui sta parlando di identità genetica: convengo sul fatto che essa non subisca modificazioni per tutto il corso dello sviluppo dell’individuo, dallo stadio di zigote fino alla morte. Non sarei invece d’accordo se egli qui stesse parlando di identità ontologica o

identità somatica: sulla scorta di Norman M. Ford, tale identità può subire fino allo stadio di

sviluppo del quattordicesimo giorno una scissione, poiché, fino al quel limite temporale superiore, l’embrione può ancora scindersi in più individui (gemelli). Purtroppo Serra manca di indicare al lettore quale sia il senso in cui utilizza il concetto. Cfr. FORD, Quando comincio io?, cit., specc. pp. 162-200.

nuovo DNA, è la «struttura corporea iniziale» del nuovo individuo: tale cellula è il “corpo primigenio” del nuovo essere umano che, nel corso del tempo, giungerà alla completa estrinsecazione delle proprie potenzialità. Fin dallo stadio unicellulare, in tale “corpo” ha inizio il processo di graduale attualizzazione delle potenzialità – presenti in actu primo fin dalla fecondazione nell’informazione genetica – processo di cui soggetto è l’embrione, di cui mezzo sono le operazioni coordinate dal DNA e il cui fine è la formazione di una persona sviluppata.

In altre parole, lo zigote appartiene alla specie umana, è dotato di identità e di individualità che permangono nel tempo, è autonomo nel proprio sviluppo ontogenetico ed è direzionato, in virtù del proprio corredo cromosomico, all’acquisizione delle capacità razionali tipiche della persona. Sulla scorta della nota definizione boeziana di persona, questo risulta equivalente ad affermare – in termini che probabilmente Serra considererebbe troppo “filosofici” – che l’embrione ha natura

personale. Si può dedurre dunque che, secondo Serra, il DNA è il dato naturale, osservabile ed appurabile per mezzo delle tecnologie, sufficiente a dirimere la questione sulla natura personale dell’embrione fin dalla fecondazione: esso è il dato necessario e sufficiente per appartenere alla specie umana e costituisce l’indizio della naturale

potenzialità attiva dello zigote, essendo interpretato come il

“programma” che contiene e fornisce l’“informazione completa” del piano di sviluppo ontogenetico. In conclusione, esso viene inteso come

potenzialmente coestensivo al nuovo individuo in atto.

Ritengo che la posizione di Serra sia indicativa per diversi aspetti: tralasciando come la convinzione che i dati più recenti della biologia possano stabilire definitivamente l’inizio di un essere umano riveli la

scarsa considerazione da parte del biologo dell’imprescindibile dimensione di etica pubblica concernente lo statuto dell’embrione, il dato significativo è, a mio parere, che lo sforzo per raggiungere una completa “oggettività” oscuri l’inevitabile connotazione filosofica della questione concernente l’inizio di un nuovo essere umano. Se la questione etica alla quale stiamo cercando risposta fosse «Quando comincia ad esistere una cellula dotata di DNA tipico della specie umana e dotato di una regolazione intrinseca tale da garantirgli uno sviluppo orientato verso l’estrinsecazione delle qualità propriamente personali, stadio che certamente raggiungerà date tutte le opportune condizioni intrinseche ed estrinseche?» Serra avrebbe senz’altro le motivazioni per proporre l’argomentazione che ho analizzato sopra. Tuttavia la questione è, a mio modo di vedere, più complessa. Per stabilire lo statuto dell’embrione deve necessariamente essere presupposta, esplicita o implicita che sia, una teoria dell’uomo e della sua natura.199 Tentando di chiarire la sua posizione, ritengo che Serra consideri condizione necessaria e sufficiente per stabilire l’inizio di un individuo umano l’esistenza di una struttura informazionale che renda possibile e garantisca: a) l’identità specifica ed individuale ad una struttura corporea; b) l’auto-organizzazione intrinseca ed autonoma; c) un ciclo vitale che, per gradi successivi di attualizzazione delle potenzialità presenti nel patrimonio genetico, sia direzionato alla formazione di un individuo umano completo. In breve, a suo parere è il DNA dell’embrione, presente fin dai primi stadi del suo sviluppo, che garantisce a quest’ultimo la natura personale.

199 Concordo su questo punto con Carlo FLAMIGNI, Nuove acquisizioni in embriologia: lo

sviluppo della struttura embrionale, in Maurizio MORI (a cura di), Quale statuto per l’embrione

umano? Problemi e prospettive, Convegno internazionale di Milano 1991, Biblioteche, Milano

Dunque Serra fa largo utilizzo di assunti filosofici forti, quali quello di natura personale e di potenzialità, che egli, semplicemente, non esplicita. Pur tenendo conto della sua valente preparazione come biologo, mi pare che sia manifesta, proprio a causa di tale mancata dichiarazione degli assunti, una certa superficialità nell’impostazione argomentativa della quale Serra non dev’essere forse completamente inconsapevole e dalla quale non manca di trarre conclusioni a favore della propria tesi, ossia che l’embrione umano sia persona fin dal momento in cui sia completata la formazione del suo DNA individuale.

4.3. Una critica all’argomento della scientificità, ovvero la