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Una critica all’argomento della scientificità, ovvero la deriva materialistica

L’argomento di potenzialità

4. L’utilizzo della versione tuziorista dell’argomento di potenzialità

4.3. Una critica all’argomento della scientificità, ovvero la deriva materialistica

Sulla base dell’esperienza sensibile, la concezione aristotelica sostiene che dell’anima sia dia prova nell’evidente differenza che sussiste tra un organismo vivente e un cadavere. L’anima, infatti, è «causa e principio del corpo vivente»,200 ovvero della particolare attività biologica che informa e distingue un corpo particolare dalla materia inanimata. Se infatti si identifica la morte come il momento in cui l’anima ed il corpo perdono la loro integrazione, è valido rovesciare i termini di questo discorso, e cioè che c’è “anima” solo se sussiste quell’attività biologica che caratterizza un corpo vivente.

Ritengo che sia questa la base concettuale sulla quale Maurizio Mori osserva come l’argomentazione – a suo parere propria del magistero pontificio della Chiesa cattolica – riguardante il rispetto per l’embrione come persona «fin dal concepimento» acquisti una forza argomentativa che esula da un discorso di stampo esclusivamente teologico. Quest’affermazione s’appoggia, infatti, alla scienza biologica moderna, la quale afferma che, a partire dal momento della penetrazione dell’ovulo da parte dello spermatozoo prendono avvio una serie di processi cellulari (che possono senz’altro essere classificati come “attività biologica”) finalizzati, in primo luogo, a formare un nuovo DNA specie-specifico.

La forza di questa posizione è dunque che la scienza non potrà mai smentire che l’anima sia infusa da Dio in quel primo istante piuttosto che in altro, poiché essa non assume a proprio oggetto nozioni teologiche, mentre conferma con numerose descrizioni come l’attività biologica del nuovo organismo abbia inizio proprio a partire dal completamento di quel processo.

La debolezza che Mori denuncia è che l’assunto di tale argomento, ossia l’identificazione della nozione di anima con quella di attività

biologica cellulare, conduce a una concezione di anima materialista e,

sottraendola in tal modo alla dimensione spirituale, atea.

Nel suo volume intitolato La fecondazione artificiale Maurizio Mori attacca l’argomento che definisce “scientifico”, ossia quello secondo il quale sarebbero le conoscenze fornite dalla biologia a dirimere la questione riguardante l’inizio della persona umana sia nella sua dimensione corporea che nella sua dimensione spirituale. Mori propone due contro-argomentazioni a questa tesi: la prima è incentrata

sull’oggetto proprio della biologia. A suo avviso è un grave errore affermare che la biologia possa fornire risposte riguardo all’interrogativo riguardante l’inizio di una nuova persona, poiché tale tema è prettamente

filosofico e non scientifico. La confusione che si è generata intorno alla

questione è a suo parere dovuta anche ad una certa ambiguità terminologica: sia nel discorso filosofico che in quello scientifico si utilizza l’espressione “essere umano”, e tuttavia in modo affatto differente.

La seconda critica di Mori s’incentra sull’osservazione che, dal momento che coloro che intendono sostenere la tesi dell’animazione immediata utilizzando “l’argomento scientifico” individuano nel DNA il dato biologico che costituisce la presenza di una persona, allora essi sostengono una tesi dai tratti fortemente materialistici. Se è la sola presenza della complessa sequenza di amminoacidi che formano il DNA – afferma Mori – a dimostrare la presenza di una nuova persona, allora tale affermazione non può che innestarsi su una visione dell’uomo riduzionista mentre, al contrario, i sostenitori di questa tesi sono spesso coloro che pongono l’accento su una dimensione spirituale dell’uomo (l’anima, appunto). In altre parole, Mori ritiene di rilevare una contraddizione esiziale nell’argomentazione di coloro che sostengono che l’embrione sia meritevole di tutela fin dal momento del concepimento e che sono propensi ad affermare che la natura umana sia caratterizzata da un’ulteriorità rispetto al mero dato biologico, dal momento che lo stadio embrionale corrisponde, in termini biologici, alla mera formazione del DNA, il quale verrebbe surrettiziamente a ricoprire il ruolo della dimensione spirituale.

Oltre alla esiziale confusione terminologica sopra menzionata, l’argomento scientifico è insostenibile anche per un’altra ragione: le nuove conoscenze scientifiche che dimostrerebbero che l’embrione è persona sin dalla fecondazione sono quelle relative alla natura e alla struttura del DNA, così che si dice che la fecondazione è il momento decisivo perché lì si forma il corredo genetico della persona, la quale altro non sarebbe che l’espressione di tale programma. Ma se davvero nel programma genetico fosse già racchiusa la persona, allora, poiché dal punto di vista biologico il programma genetico non è altro che una mera sequenza chimica, questa posizione porterebbe ad un radicale materialismo che nega ogni forma di “spiritualità” (cioè di anima). Ma allo stesso tempo i fautori dell’argomento scientifico sembrano dare per scontata anche l’esistenza di una parte “spirituale”, e pertanto l’intera posizione incorre in una incoerenza interna: da una parte presuppone la “spiritualità” della persona, e dall’altra fa affermazioni che implicano necessariamente la negazione di tale tesi.201

Consapevole che la tesi che Mori attacca possa essere sostenuta da qualche autore – rintracciabile tra le file da coloro che si credono in sintonia con la posizione ufficiale del Magistero202 – nel paragrafo che segue mostrerò come egli sia, evidentemente, malinformato riguardo alla dottrina ufficiale del Magistero cattolico, il quale argomenta in modo ben più raffinato, evitando accuratamente di parlare di “anima”

201 Maurizio MORI, La fecondazione artificiale, Laterza, Roma-Bari 1995, pagg. 58-59. 202 Credendo di interpretare le posizioni del Magistero, c’è chi formula tesi personali piuttosto

grossolane, di scarso valore teologico e di malferma aderenza al Magistero. Ricordo qui Fulvio MASTROPAOLO, Lo statuto dell’embrione, in Aldo MAZZONI (a cura di), A sua immagine e

somiglianza? Il volto dell’uomo alle soglie del 2000: un approccio bioetico, Città Nuova Editrice,

Roma 1997, pp. 142-179. Il volume raccoglie studi e ricerche promossi in occasione del XXIII

Congresso Eucaristico Nazionale, tenuto a Bologna nel 1997. Affermazioni malaccorte esprime anche Sgreccia in un suo articolo apparso su «Il Corriere della Sera», in cui, dichiarandosi in sintonia col magistero ufficiale, afferma non solo che l’anima dell’embrione esiste, ma anzi, essa può addirittura essere dedotta da fatti empiricamente riscontrabili: «Che l’anima nell’embrione non si veda nell’immediatezza, come ricorda il Magistero, è un dato di fatto, ma ciò non vuol dire

che non esista o non sia spirituale; la sua presenza, infatti, si deduce dagli effetti che quell’essere

vivente produce man mano che si sviluppa», Elio SGRECCIA, Sgreccia: caro Severino, l’embrione

è il dono di Dio all’uomo, in «Corriere della Sera» del 9 marzo 2005, pp. 15-16, pp. 15-16, corsivo

dell’embrione e utilizzando invece, nondimeno, categorie filosofiche ben determinate, tra cui avrò cura di evidenziare quella di potenzialità.