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Arrhae sponsaliciae e subarrhatio cum anulo

Capitolo 5. Cristianesimo e diritto canonico antico

5. Arrhae sponsaliciae e subarrhatio cum anulo

La concezione cristiana del fidanzamento quale initium

matrimoni ebbe anche un notevole risvolto nel significato nuovo

acquisito dall’anello di fidanzamento.

253

(Se poi si velano per lo sposalizio poiché si sono unite all’uomo sia col corpo sia con lo spirito attraverso il bacio e l’unione delle mani destre, con cui per la prima volta hanno abbandonato la castità dello spirito…).

254

(In cui – le donne - per la prima volta si sono unite al corpo dell’uomo con il bacio e la destra).

255

Secondo alcuni autori l’identificazione del giorno delle nozze con i riti dell’osculum e dexterarum iunctio in Tertulliano non sarebbe corretta, poiché altrove lo stesso Tertulliano identifica il giorno delle nozze con la benedizione sacerdotale: cfr. TERTULLIANUS, Ad uxores 2, 8 (P. L. 1, 1302).

256

(Ma sin dalla celebrazione degli sponsali si dice che si chiama coniuge non perché egli divenga coniuge già con gli sponsali, ma perché dalla fede che si devono reciprocamente in base alla promessa diventeranno in seguito coniugi).

137

I Padri della Chiesa coniarono una nuova terminologia ad

hoc, la quale, lungi dal cosituire una mera innovazione lessicale, si

poneva in stretta attinenza con i principi matrimoniali cristiani, ed era legata inscindibilmete con il rito della consegna dell’anello di fidanzamento parte del fidanzato alla fidanzata.

E’ necessaria una breve digressione su questo rito, accolto dal paganesimo ma informato dai nuovi valori cristiani.

Come è noto, l'anello veniva utilizzato in diritto romano nei rapporti commerciali, quale arrha e quale argumentum

emptionis, nel duplice significato di prova dell’accordo concluso

e di fedeltà agli impegni presi.

Esso veniva inoltre impiegato quale dono di fidanzamento fatto dal fidanzato alla fidanzata257: la tipica collocazione dell’anello al dito anulare sinistro derivava dalla credenza che da questo dito partisse una vena in diretta comunicazione con il cuore258.

Come in molti altri casi, il Cristianesimo non snaturò le tradizioni pagane, ma anche nel caso dell’anello di fidanzamento le connotò di un nuovo significato morale.

La centralità della fede coniugale cristiana, nell’ottica dell’indissolubilità del matrimonio, accrebbe conseguentemente anche l’importanza dell'anello - arrha sponsalicia.

257

CFR. ISIDORUS,Etymologiae 19, 32, 4 – 5 (P. L. 82, 702); D. 24, 1, 36, 1.

258

Cfr. ISIDORUS, De ecclesiasticis officis, 2, 20, 8 (P. L. 83, 812): “…Unde et quarto digito annulus idem inseritus, quod in eo vena quaedam (ut fertur) sanguinis ad cor usque perveniat“ (Trad.: Pertanto l’anello viene inserito nel quarto dito, poichè in esso una vena (come dicono) arriva fino al cuore); MACROBIUS, Saturnalia, 7, 13; GELLIUS, Noctes Atticae, 10, 10; PLINIUS, Historia naturalis, 23, 1, 4; ISIDORUS, Etymologiae, 19, 32, 3 (P. L. 82, 701). Per una trattazione completa sull’anello di fidanzamento nel fidanzamento romano cfr. ampiamente M. MÜHL, Ursprung des römischen Verlobungsringes und dessen symbolischen Bedeutung im Eheschließungs- und Verlöbnisrecht Roms, Erlangen-Nürnberg 1961; F. HOFMANN,Verlobungsring cit., § 7.

138

Nelle opere degli autori cristiani, a partire dal IV secolo d. C., compare la voce subarrhari, precedentemente non attestata presso gli scrittori latini.

Il periodo coincide significativamente con il riconoscimento del Cristianesimo da parte dello Stato259.

Inizialmente la forma è incerta: in un unico testo, di Sulpicio Severo, compare la forma obarratos:

SULPICIUS SEVERUS, Epistula Ad Bassulam 3, 2 (P. L. 20,

181): “obarrhatos habes notarios meos, per quos tibi nostrae

ineptiae publicantur”260.

In alcuni testi il termine subarrhatam non veniva riferito alla persona che riceve l’arrha, ma alla cosa per cui l’arrha è stata data, ossia l'unione dell’umanità con Cristo:

IOANNIS CASSIANUS, Conlationes 7, 6 (P. L. 49, 677A):

illud quod in futurum dicitur de beata conversatione Sanctorum, iam subarrhatum teneat in presenti261.

259

Il solo Solino (III-IV sec. d. C.), scrittore quasi contemporaneo di Giulio Capitolino (dedito allo studio della geografia e delle scienze naturali, attraverso lo studio delle opere di Plinio il Vecchio e di Pomponio Mela) utilizza il termine “subarrhari” in un contesto non religioso. Si tratta dell’opera Collectanea Rerum Memorabilium, cap. XVI: “Nupturae non parentum arbitrio transeunt ad maritos, sed quae […] subarrhari volunt…“. (le donne non si sposano su decisione dei parenti, ma coloro le quali […] vogliono essere subarrate…). Su questo passo si è svolta una disputa filologica: Cuiacio, il quale indicava “subastari” al posto di “subarrhari”, riferiva il vocabolo alla dote data dalla donna al marito; la versione del Mommsen, del 1889, ha invece “subarrhari”. L’opera „Collectanea rerum memorabilium“ è spesso ricordata dagli studiosi più per i suoi pregi scientifici che letterari.

260

(Hai corrotto –persuaso con doni- i miei scrivani, attraverso i quali ti sono resi noti i miei scritti non ancora limati).

261

(Ciò che si dice per il futuro riguardo la beata compagnia dei Santi lo tiene già anticipato nel presente).

139

Il vero cristiano possiede già nella vita terrena un'anticipazione della sua vita futura in comunione con i Santi, che gli è subarrhata attraverso la Grazia dello Spirito Santo.

In altri testi si intravedono i germi di un’interpretazione nuova, secondo cui ad essre subarrhata non era più la cosa per cui l’arrha era stata stata data, ma la persona stessa che dava la propria fede come arrha.

SULPICIUS SEVERUS, Epistula ad Claudiam sororem de

virginitate 2, 12 (P. L. 20, 236C): Christi sponsa diceris: vide ne quid indignum ei, cui desponsata videris, admittas, cito scribet repudium, si in te vel unum viderit adulterium. Quaecumque ergo humanorum sponsaliorum pigneribus subarrhatur? statim a domesticis, a familiaribus, ab amicis sponsi sollicite et diligenter requirit et servulis, quales juvenis habeat mores, quid potissimum diligat262.

La Chiesa, sposa di Cristo, deve comportarsi al pari delle spose, subarrhatae ai relativi sposi con la dazione di pegni, la quale si informa dei costumi e dei gusti del proprio sposo, per evitare di dispiacergli in qualcosa.

« Desponsare » e « subarrhare » sono usati come sinonimi: nel « desponsare » prevale l’elemento del consenso, mentre il « subarrhare » risulta dalla dazione dei pignera in occasione del fidanzamento263.

262

(Sei chiamata sposa di Cristo: fai in modo di non commettere qualcosa che dispiaccia a colui, a cui sei promessa in sposa, o ti darà il ripudio, se vedrà in te un tradimento. E cosa si dà come arrha nei pegni degli sponsali umani? Ci si informa subito dai domestici, dai familiari, dagli amici dello sposo e dai servi rapidamente e diligentemente sui costumi del giovane, su ciò che più gli piace).

263

La fungibilità di „pignus“ e „arrha“ è già stata rilevata negli autori letterari; per le costituzioni imperiali cfr. C. I. 5, 2, 1 e il paragrafo seguente.

140

Tra gli humanorum sponsaliorum pignera potevano essere ricompresi vari oggetti, né era necessaria la singola menzione di questi, essendo sufficiente conoscere la causa della dazione (arrhae sponsaliorum nomine)264.

Per indicare la coesistenza della fede religiosa accanto a quella matrimoniale era invece necessario menzionare l’anello sponsalizio, unico oggetto prescelto per esprimere entrambe:

AMBROSIUS, Epistulae 1, 34 (P. L. 17, 736): « anulo fidei

suae subarravit me Dominus »265.

MAXIMUS TAURINIENSIS, Sermo 56 (P. L. 57, 643): « anulo

fidei Agnes se asserit subarratam et clamat se amore constrictam

»266.

Historia Datiana, c. 29: « Prodidere matres unicas filias,

quascumque fidei christianae anulo subarrhatas noverant »267.

Con la progressiva affermazione del Cristianesimo e della sua concezione della fede matrimoniale, la fides matrimoniale venne ad identificarsi con quella religiosa268, per cui in luogo di “anulus arrharum nomine datus”, si iniziò a parlare di

“subarrhare anulo fidei”, venendo ora la dazione della fede a

264

Cfr. C. I. 5, 1, 3.

265

(Il Signore mi ha preso come arrha con l’anello della Sua fede).

266

(L’Agnello si è impegnato con l’anello della fede e si proclama legato per amore).

267

(Le madri consegnavano le figlie uniche, ciascuna delle quali sapevano essere subarrata con l’anello della fede cristiana).

Cfr. L.BIRAGHI (a cura di), Datiana historia, Milano 1848, pag. 86.

268

Cfr. 1 Tm. 5, 12; AMBROSIUS,De poenitentia 2, 3, 18 (P. L. 16, 500 D); RUFINUS,Historia ecclesiastica 1, 28 (P. L. 21, 499 B).

141

risiedere nel verbo (subarrhare), di cui l’anello è testimone e segno (anulus fidei)269.

Anche la lingua greca conobbe la medesima

identificazione terminologica del fidanzamento con l’arrha

sponsalicia: nell'Etymologium di Esichio di Alessandria il verbo άρραβωνίζωµαι, nella forma medio - passiva, è sinonimo di fidanzarsi, mentre le fonti bizantine del VII-VIII secolo chiamano µνηστέια χριστιανών (fidanzamento dei Cristiani) il fidanzamento arrale270.