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Artigianato

Nel documento Rapporto 2011 (3.9mb) (pagine 189-194)

2.12.1. L’aspetto strutturale

Secondo le stime dell’Unione italiana delle camere di commercio riferite al 2008, l’artigianato dell’Emilia-Romagna aveva prodotto valore aggiunto per oltre 19 miliardi di euro, pari al 15,3 per cento del totale dell’economia, appena al di sotto del corrispondente rapporto del Nord-est (15,6 per cento), ma in termini più elevati rispetto alla media nazionale (12,8 per cento). Nelle restanti ripartizioni, l’incidenza dell’artigianato sul reddito si attestava su valori più contenuti rispetto a quelli della regione, spaziando dall’11,0 per cento di Sud e Isole al 13,4 per cento dell’Italia Nord-occidentale. Tra il 1996 e il 2008 il valore aggiunto dell’artigianato emiliano-romagnolo è cresciuto, a valori correnti, a un tasso medio annuo del 3,4 per cento, appena inferiore a quello registrato in Italia (+3,6 per cento).

Secondo i dati Smail (Sistema di monitoraggio annuale delle imprese e del lavoro) a inizio 2011 l’occupazione dell’artigianato si articolava in regione su 317.334 addetti, pari a un quinto del totale.

Siamo di fronte a numeri testimoni del peso dell’artigianato nell’economia della regione. Questa situazione è stata determinata da una compagine imprenditoriale tra le più diffuse del Paese (vedi figura 2.12.1), forte di 142.846 imprese attive, equivalenti al 33,2 per cento del totale delle imprese iscritte al Registro, percentuale questa superiore di circa sei punti percentuali a quella nazionale.

L’importanza dell’artigianato traspare anche dai dati Inps. A dicembre 2009 erano presenti in regione più di 187.000 titolari d’impresa rispetto ai 180.866 di fine 2000, ai quali aggiungere quasi 20.000 collaboratori.

2.12.2. L’evoluzione congiunturale dell’artigianato manifatturiero

Il settore ha chiuso i primi nove mesi del 2011 con un bilancio sostanzialmente deludente. La scarsa propensione all’internazionalizzazione, tipica della piccola impresa, non ha consentito di cogliere le opportunità offerte dalla crescita del commercio internazionale, come invece è avvenuto nelle imprese industriali più strutturate.

Secondo l’indagine del sistema camerale, il periodo gennaio-settembre 2011 si è chiuso con un profilo piatto dell’attività produttiva, rimasta nella sostanza sugli stessi livelli dell’analogo periodo del 2010 (+0,1 per cento). Il forte calo di output registrato nel 2009, quando si ebbe una flessione produttiva prossima al 15 per cento, è stato recuperato solo in minima parte. Gli effetti del pesante calo produttivo sull’occupazione sono stati ben evidenziati dall’indagine Smail (Sistema di monitoraggio annuale delle imprese e del lavoro), che tra inizio 2008 e inizio 2011 ha registrato una flessione degli addetti artigiani del 6,8 per cento, con una punta del 12,3 per cento relativa ai dipendenti. Come si può evincere dalla tavola 2.12.1, la stagnazione produttiva (in Italia c’è stata una riduzione dello 0,2 per cento) è stata la sintesi delle diminuzioni rilevate nel primo e terzo trimestre, e del leggero aumento del trimestre primaverile. C’è stato insomma un andamento altalenante e comunque di basso profilo per tutto il corso dei primi nove mesi del 2011.

Alla stasi produttiva si è associato un analogo andamento per le vendite, che sono apparse in crescita, a valori correnti, di appena 0,3 per cento rispetto ai primi nove mesi del 2010 (+0,2 per cento in Italia), e anche in questo caso è da sottolineare che non vi è stato alcun recupero sostanziale rispetto alla pesante caduta del 2009 (-13,7 per cento).

La domanda ha ricalcato quanto avvenuto per produzione e vendite. Ogni trimestre ha registrato un andamento prossimo allo zero, determinando una situazione sostanzialmente invariata rispetto a un anno prima (-0,2 per cento in Italia). Come per produzione e vendite, anche gli ordini non si sono sollevati dalla pronunciata flessione del 2009 (-15,2 per cento). La domanda estera è invece apparsa meglio disposta.

Nei primi nove mesi del 2011 è stata registrata una crescita dell’1,5 per cento rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente (stessa variazione per l’Italia), cha ha tratto origine dalla buona intonazione del primo e del terzo trimestre, a fronte della diminuzione riscontrata nei mesi primaverili.

L’export è apparso in aumento dell’1,9 per cento (+0,4 per cento in Italia), grazie al contributo offerto da ogni trimestre. L’impatto su produzione e vendite è tuttavia apparso assai limitato, a causa della

scarsa propensione al commercio estero delle imprese artigiane. Secondo i dati dell’indagine del sistema camerale riferiti al 2010, solo il 12 per cento delle imprese artigiane manifatturiere esporta, rispetto alla media del 23 per cento delle imprese industriali. Come sottolineato più volte, la minore propensione al commercio estero è una caratteristica delle piccole imprese. Commerciare con l’estero comporta spesso oneri e problematiche che la grande maggioranza delle piccole imprese non è in grado di affrontare.

Per quanto concerne il periodo assicurato dal portafoglio ordini, nella media dei primi nove mesi del 2011 è stato registrato un valore di poco superiore al mese, leggermente più contenuto rispetto alla situazione di un anno prima e anche questo andamento rientra nel quadro di basso profilo emerso dalle indagini congiunturali del sistema camerale.

Tab. 2.12.1. La congiuntura delle imprese artigiane dell’Emilia-Romagna. Periodo primo trimestre 2003 – terzo trimestre 2011.

(….) Dati non disponibili.

Fonte: Sistema camerale dell’Emilia-Romagna e Unioncamere nazionale.

Mesi di produzione assicurata Variazioni percentuali rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente dal portafoglio

Fatturato Fatturato Ordini Ordini ordini a

Trimestri Produzione totale estero totali esteri fine trimestre.

I.2003 -3,1 -2,9 -0,8 -3,4 …. 2,4

II.2003 -4,8 -4,6 -9,3 -4,2 …. 2,8

III.2003 -5,1 -5,7 -3,6 -5,9 …. 1,9

IV.2003 -4,7 -4,8 -2,9 -5,2 …. 2,6

I.2004 -3,0 -3,1 1,1 -3,0 …. 2,9

II.2004 -3,8 -4,0 -1,1 -5,3 …. 3,0

III.2004 -3,3 -2,9 7,5 -2,7 …. 2,3

IV.2004 -2,3 -2,9 -2,5 -2,4 …. 2,7

I.2005 -3,4 -3,8 -3,5 -3,6 …. 2,7

II.2005 -4,0 -3,6 -2,9 -4,3 …. 2,5

III.2005 -3,1 -2,6 4,4 -3,2 …. 2,1

IV.2005 -2,0 -1,8 1,3 -1,4 …. 2,5

I.2006 0,2 0,8 4,1 0,8 …. 3,1

II.2006 2,3 1,9 5,7 1,9 …. 2,3

III.2006 1,4 1,6 1,3 0,4 …. 2,4

IV.2006 3,0 2,6 6,4 2,8 …. 2,8

I.2007 1,9 0,9 0,9 2,3 …. 2,3

II.2007 -1,2 -1,6 -1,2 -1,1 …. 2,6

III.2007 0,2 -1,7 4,6 -1,2 …. 2,2

IV.2007 -0,1 0,5 0,6 -0,1 …. 2,5

I.2008 -2,6 -2,1 1,8 -1,9 …. 2,1

II.2008 -1,3 -0,6 1,9 -1,5 …. 2,0

III.2008 -4,0 -3,0 0,0 -3,3 …. 2,0

IV.2008 -6,0 -4,6 -0,6 -7,1 …. 2,4

I.2009 -12,4 -10,9 -2,1 -13,9 …. 1,6

II.2009 -18,4 -18,8 -8,3 -18,9 …. 1,7

III.2009 -15,3 -14,1 -3,5 -15,6 …. 1,5

IV.2009 -11,8 -11,2 -5,0 -12,5 …. 1,5

I.2010 -7,8 -7,1 -6,6 -6,4 …. 1,5

II.2010 -0,6 -0,7 0,3 -2,6 …. 1,5

III.2010 1,8 2,2 1,9 2,0 …. 2,5

IV.2010 1,4 1,4 -1,3 1,8 …. 1,8

I.2011 -0,1 0,8 3,2 0,4 2,6 1,2

II.2011 0,8 0,2 0,9 -0,1 -1,3 1,6

III.2011 -0,3 -0,2 1,5 -0,3 3,2 1,1

2.12.3. Il credito

L’attività del Consorzio di garanzia Unifidi1, costituito nell’anno 1977 su iniziativa delle Associazioni regionali CNA e Confartigianato, è apparsa in ripresa..

Come sottolineato da Unifidi, il ricorso al Consorzio di garanzia sta ormai assumendo un carattere strutturale, in quanto le banche sono sempre più orientate a richiedere garanzie ai propri clienti per concedere prestiti e a tale proposito sono abbastanza eloquenti le statistiche della Banca d’Italia, che nello scorso giugno hanno registrato una incidenza delle garanzie sull’utilizzato pari al 40,5 per cento, rispetto alla quota del 37,8 per cento dei primi tre mesi del 2009. Tra gennaio e ottobre 2011 sono state deliberate 10.145 pratiche rispetto alle 10.229 dell’analogo periodo del 2010, per un totale di oltre 962 milioni di euro, in aumento rispetto ai circa 831 milioni di un anno prima.

I finanziamenti destinati agli investimenti hanno coperto circa il 40 per cento delle somme deliberate. Al di là della risalita avvenuta nei confronti dell’anno precedente, resta tuttavia un livello largamente inferiore a quello del passato, complice la crisi del 2009, che provocò in regione una diminuzione reale degli investimenti pari al 13,3 per cento.

2.12.4. L’occupazione.

Secondo Smail (sistema annuale di monitoraggio delle imprese e del lavoro), a inizio 2011 l’occupazione nelle imprese artigiane dell’Emilia-Romagna è ammontata nel suo complesso a 317.334 addetti, vale a dire l’1,1 per cento in meno rispetto alla situazione di un anno prima. Tutte le posizioni professionali hanno accusato diminuzioni, con una particolare accentuazione per gli apprendisti (-8,0 per cento). Le componenti più numerose, vale a dire imprenditori e operai, hanno registrato cali pari rispettivamente allo 0,4 e 1,0 per cento.

Sotto l’aspetto settoriale, sono stati i rami dell’agricoltura e dell’industria a pesare sulla diminuzione complessiva dell’occupazione, con cali rispettivamente pari al 5,8 e 1,1 per cento, mentre le attività del terziario sono rimaste sostanzialmente stabili (+0,1 per cento).

In ambito industriale, il settore manifatturiero che ha rappresentato circa il 35 per cento del totale degli addetti dell’artigianato, ha ridotto l’occupazione dell’1,3 per cento rispetto alla situazione di inizio 2010, riflettendo le diminuzioni di due dei comparti numericamente più consistenti, vale a dire il metalmeccanico (-1,3 per cento) e la moda (-4,2 per cento). Le eccezioni più significative sono state costituite dall’alimentare (+1,1 per cento) e dalla riparazione, manutenzione e installazione di macchine e apparecchi meccanici, i cui addetti sono aumentati del 5,0 per cento rispetto a un anno prima. Le costruzioni hanno ridotto l’occupazione dell’1,9 per cento e la diminuzione appare ancora più ampia, se si effettua il confronto con la situazione di inizio 2008 (-7,9 per cento).

Il terziario, come accennato precedentemente, ha mostrato una sostanziale tenuta, che è stata consentita dai buoni andamenti evidenziati soprattutto dai servizi di alloggio e di ristorazione (+6,3 per cento) e dalle “altre attività dei servizi” (+1,0 per cento), che comprendono la gamma di riparatori vari e alcuni servizi per la persona, tipo barbiere, parrucchiere, ecc. Tra i settori in calo è da sottolineare quello dell’1,7 per cento accusato dai trasporti e magazzinaggio, che sale al 7,9 per cento se il confronto viene eseguito con la situazione di inizio 2008.

Per quanto concerne la nazionalità degli addetti, la diminuzione complessiva dell’1,1 per cento è stata determinata dalla sola componente straniera (-8,9 per cento), a fronte della sostanziale stabilità degli italiani (+0,3 per cento). Sotto l’aspetto della posizione professionale, gli addetti nati all’estero hanno accusato cali sia tra i dipendenti (-9,1 per cento) che gli autonomi (-8,1 per cento), contrariamente a quanto rilevato per gli italiani, che hanno registrato incrementi rispettivamente pari allo 0,6 e 0,1 per cento.

2.12.5. Gli ammortizzatori sociali

La stasi produttiva rilevata nei primi nove mesi del 2011 non si è associata a un aumento del ricorso alla Cassa integrazione guadagni, che è invece apparso in netto calo. Si è trattato per lo più di interventi in deroga alle leggi che disciplinano l’erogazione della Cig2.

1 Unifidi Emilia-Romagna ha nel tempo ampliato la propria attività tramite varie modifiche statutarie effettuate nel 1993, 2004 e 2008, anno nel quale è avvenuta la fusione per incorporazione di quattordici cooperative di garanzia esistenti sul territorio regionale.

Tra gennaio e novembre le relative ore autorizzate in Emilia-Romagna all’artigianato sono ammontate a circa 11 milioni e 737 mila ore, con una flessione del 61,3 per cento rispetto all’analogo periodo del 2010 (-48,1 per cento in Italia). Ogni settore è apparso in calo con l’unica significativa eccezione dell’alimentare, le cui ore autorizzate in deroga sono aumentate del 3,0 per cento. Quasi la metà delle ore autorizzate, esattamente 5.393.747, è stata destinata al settore metalmeccanico, che ha registrato un netto calo rispetto alla situazione di un anno prima (-68,9 per cento). Il sistema moda ne ha registrate quasi 2 milioni e mezzo e anche in questo caso è da sottolineare la pronunciata flessione avvenuta nei confronti di gennaio-settembre 2010 (-55,7 per cento.

2.12.6. La consistenza delle imprese

La compagine imprenditoriale dell’artigianato dell’Emilia-Romagna si è articolata a fine settembre 2011 su 142.846 imprese attive, vale a dire lo 0,1 per cento in meno rispetto all’analogo periodo del 2010 (-0,4 per cento in Italia).

Se analizziamo l’andamento dei vari rami di attività possiamo notare che agricoltura e industria hanno registrato diminuzioni rispettivamente pari al 4,3 e 0,2 per cento, mentre il terziario è cresciuto dello 0,1 per cento. C’è inoltre da tenere conto che nel computo delle imprese rientrano anche quelle non classificate, la cui consistenza è salita da 116 a 145 imprese attive (+25,0 per cento).

Se approfondiamo l’analisi settoriale possiamo evincere che la leggera diminuzione è da attribuire principalmente al calo riscontrato in alcuni dei settori numericamente più consistenti, quali manifatturiero (-0,8 per cento) e trasporti e magazzinaggio (-3,6 per cento). Il settore delle costruzioni è rimasto sostanzialmente invariato (+0,1 per cento), mentre nell’ambito dei servizi, sono apparse in significativa crescita le attività legate ad alloggio e ristorazione (+2,4 per cento), assieme a noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (+6,8 per cento). Quest’ultimo settore ha beneficiato della vivacità mostrata dal comparto delle attività di servizi per edifici e paesaggio3, che comprendono la pulizia di interni ed esterni di edifici (+7,7 per cento). Per un settore tra i più consistenti, quale quello delle “altre attività dei servizi”, che include tutta la gamma di servizi alla persona (parrucchieri, barbieri, estetisti, ecc.), è stata registrata una crescita dello 0,9 per cento. Nell’ambito delle attività commerciali, che sono per lo più rappresentate da riparatori di autoveicoli e motoveicoli, è emersa una diminuzione dello 0,5 per cento.

Se analizziamo più dettagliatamente l’andamento del ramo manifatturiero, che è considerato dagli economisti come il fulcro del sistema produttivo, spicca la flessione del 2,2 per cento accusata dal comparto metalmeccanico, che è equivalsa a 288 imprese. Il comparto numericamente più consistente, rappresentato dalla fabbricazione di prodotti in metallo, escluso macchine e apparecchi, che comprende tutta la gamma di lavorazioni meccaniche generali in subfornitura è apparso in calo del 2,0 per cento, mentre ancora più ampia è risultata la riduzione del secondo comparto per importanza, cioè la fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici (-4,5 per cento). Altri cali di una certa rilevanza hanno riguardato la moda (-0,9 per cento), oltre alla filiera del legno e dei mobili (-1,9 per cento). Le eccezioni più significative al generale andamento negativo sono venute dalla produzione di alimentari (+0,6 per cento) e dalla riparazione, manutenzione ed installazione di macchine e apparecchiature, le cui imprese attive sono aumentate dalle 1.828 di fine 2009 e 2.014 di fine settembre 2010 alle 2.036 di fine settembre 2011 (+8,5 per cento). Siamo di fronte a una autentica performance, che potrebbe derivare da forme di auto impiego di persone licenziate a causa della crisi.

Il settore delle costruzioni, come accennato precedentemente, si è stabilizzato, dopo la secca perdita di 1.495 imprese attive avvenuta tra settembre 2009 e settembre 2010. Negli anni precedenti c’èra stato un vero e proprio boom di imprese, che era tuttavia da ascrivere, in taluni casi, ad una mera trasformazione dalla posizione professionale di dipendente a quella di autonomo, fenomeno questo incoraggiato dalle imprese in quanto foriero di vantaggi fiscali e previdenziali.

L’incidenza dell’artigianato sul totale delle imprese iscritte al Registro imprese si è mantenuta relativamente alta, in virtù di una percentuale pari al 33,2 per cento, superiore di circa sei punti percentuali alla media nazionale. I settori con la maggiore densità di imprese artigiane sono nuovamente

2 Nei primi undici mesi del 2011 gli interventi non in deroga dell’artigianato sono stati rappresentati da appena 1.376 ore autorizzate di Cig straordinaria, distribuite tra i settori dell’abbigliamento e chimico. Nell’analogo periodo del 2010 ne erano state registrate 1.712, tutte a carico del settore metalmeccanico.

3 Sono comprese le eventuali realizzazioni e manutenzione delle opere connesse (vialetti, ponticelli, recinzioni, laghetti artificiali e strutture simili.

risultati i “lavori di costruzione specializzati” (93,1 per cento)4, i riparatori di computer e di beni per uso personale (89,1 per cento), le “altre attività di servizi per la persona”, che comprendono tra gli altri barbieri, parrucchieri, estetisti, ecc. (88,4 per cento), i trasporti terrestri e mediante condotte (87,9 per cento), le industrie del legno e dei prodotti in legno e sughero (84,1 per cento) e le “altre industrie manifatturiere” (80,9 per cento)5. Tutti i rimanenti settori hanno evidenziato percentuali inferiori all’80 per cento.

Il maggiore spessore di imprese artigiane mostrato dall’Emilia-Romagna trova una ulteriore conferma se ne rapportiamo la consistenza alla popolazione residente. Come si può evincere dalla figura 2.12.1, l’Emilia-Romagna si trova ai vertici della graduatoria nazionale, con una incidenza, a fine settembre 2011, di 321 imprese attive ogni 10.000 abitanti, superata soltanto dalla Valle d’Aosta (331). L’ultimo posto è occupato dalla Campania, con 127 imprese ogni 10.000 abitanti. La media nazionale è di 239 imprese ogni 10.000 abitanti.

4 Comprendono, tra gli altri, l’installazione di impianti idraulico-sanitari, di riscaldamento e condizionamento dell’aria, antenne, oltre a tutta la gamma di lavori effettuati da vetrai, intonacatori, tinteggiatori, carpentieri, ecc.

5 Comprendono la fabbricazione di gioielli e bigiotteria, strumenti musicali, articoli sportivi, giochi e giocattoli, strumenti e forniture mediche e dentistiche, scope e spazzole, oggetti di cancelleria, ecc.

Fig. 2.12.1. Imprese artigiane ogni 10.000 abitanti. Situazione al 30 settembre 2011 .

Fonte: elaborazione Centro studi e monitoraggio dell’economia Unioncamere Emilia-Romagna su dati Infocamere e Istat.

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