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Mercato del lavoro

Nel documento Rapporto 2011 (3.9mb) (pagine 86-109)

2.3.1. La previsione per il 2011

La moderata crescita del Pil che si prospetta per il 2011 in Emilia-Romagna (+0,9 per cento secondo lo scenario economico di Prometeia e Unioncamere Emilia-Romagna), dovrebbe coniugarsi al miglioramento del mercato del lavoro, nonostante le turbolenze finanziarie in atto dalla scorsa estate.

Secondo le previsioni dello scorso novembre di Unioncamere Emilia-Romagna e Prometeia, l’occupazione complessiva è destinata ad aumentare dell’1,3 per cento, dopo due anni caratterizzati da una diminuzione media dell’1,1 per cento. A crescere, sia pure moderatamente, non saranno solo le persone fisiche impiegate, ma anche le unità di lavoro, che in pratica ne misurano il volume effettivamente svolto. Secondo lo scenario di Unioncamere Emilia-Romagna e Prometeia, nel 2011 dovrebbero aumentare dell’1,5 per cento rispetto all’anno precedente, riflettendo il minore impiego degli ammortizzatori sociali, in primis la Cassa integrazione guadagni. A far pendere positivamente la bilancia delle unità di lavoro sono state essenzialmente le attività dell’industria in senso stretto (estrattiva, energetica e manifatturiera), per le quali si prospetta una crescita del 3,0 per cento, più ampia di quella registrata nel 2010 (+0,1 per cento). Questo andamento si coniuga, come accennato precedentemente, al minore impiego della Cassa integrazione guadagni che nei primi dieci mesi del 2011 è scesa, tra interventi ordinari, straordinari e in deroga, a poco più di 66 milioni di ore autorizzate, contro gli oltre 99 milioni dell’analogo periodo del 2010, ma potrebbe essere anche il frutto della ripresa delle ore lavorate dagli occupati autonomi, specie artigiani e commercianti. Negli altri ambiti settoriali, l’agricoltura, silvicoltura e pesca dovrebbe ridurre sensibilmente l’intensità del lavoro (-8,0 per cento), mentre per i servizi si prevede un incremento dell’1,7 per cento. In quest’ultimo ambito, ogni comparto dovrebbe contribuire alla crescita complessiva, con una particolare accentuazione per le ”altre attività dei servizi”, che comprendono i servizi alla persona (+2,2 per cento). Per le costruzioni si prospetta un incremento delle unità di lavoro pari all’1,3 per cento, ma si tratta di un parziale recupero della situazione pesantemente negativa registrata nel 2010 (-8,3 per cento). Questa previsione è tuttavia apparsa in contro tendenza rispetto all’andamento negativo emerso dall’indagine Istat sulle forze di lavoro limitatamente al primo semestre.

L’indagine Excelsior sui fabbisogni occupazionali, che commentiamo diffusamente in seguito, ha prospettato una situazione di segno moderatamente negativo, rappresentata da una diminuzione dell’occupazione alle dipendenze di industria e servizi pari allo 0,2 per cento. Quanto ai primi dati di consuntivo, le forze di lavoro, come vedremo in seguito, hanno proposto un andamento, relativamente alla prima metà del 2011, che è apparso in linea con lo scenario espansivo prospettato da Prometeia e Unioncamere Emilia-Romagna.

Sotto l’aspetto della disoccupazione le indagini sulle forze di lavoro hanno registrato, limitatamente alla prima metà dell’anno, un miglioramento della situazione. Lo scenario di Unioncamere Emilia-Romagna e Prometeia ha confermato questa tendenza, prevedendo per il 2011 un tasso di disoccupazione del 4,9 per cento, rispetto al 5,7 per cento del 2010. Il miglioramento è evidente, ma resta tuttavia un livello di disoccupazione decisamente più elevato rispetto agli standard precedenti la crisi, quando il relativo tasso appariva, tra il 1999 e il 2008, costantemente sotto la soglia del 4 per cento.

2.3.2. L’indagine sulle forze di lavoro. L’occupazione.

Secondo l’indagine sulle forze di lavoro Istat, il bilancio del mercato del lavoro dell’Emilia-Romagna dei primi sei mesi del 2011 si è chiuso positivamente, consolidando la tendenza espansiva in atto dall’ultimo trimestre del 2010.

L’occupazione dell’Emilia-Romagna è mediamente ammontata a circa 1.958.000 persone, vale a dire l’1,5 per cento in più rispetto all’analogo periodo del 2010 (+0,5 per cento in Italia; +0,9 per cento nel Nord-est). In ambito regionale, l’Emilia-Romagna si è collocata nella fascia delle regioni più virtuose, registrando il sesto migliore incremento dell’occupazione su venti regioni. Nel Nord, solo Piemonte (+1,6 per cento) e Liguria (+1,7 per cento) hanno evidenziato un aumento più elevato. In sette regioni il primo

semestre si è invece chiuso negativamente, in un arco compreso tra il -3,5 per cento del Molise e il -0,1 per cento del Lazio.

Al di là della crescita, che è mediamente corrisposta in regione a circa 29.000 addetti, resta tuttavia un livello di occupazione che è apparso inferiore a quello sia della prima metà del 2009 (-0,8 per cento) che del 2008 (-0,5 per cento).

L’andamento trimestrale è stato caratterizzato dalla vivacità dei primi tre mesi, che hanno riservato un aumento tendenziale del 2,1 per cento, che è equivalso a circa 40.000 addetti in più. Nel trimestre primaverile la crescita è apparsa più contenuta (+0,9 per cento), per un totale di circa 17.000 addetti.

La crescita dell’occupazione è maturata, come vedremo diffusamente in seguito, in un contesto di minore utilizzo degli ammortizzatori sociali. Nei primi dieci mesi del 2011 la Cassa integrazione guadagni è ammontata a poco più di 66 milioni di ore contro i circa 99 milioni dell’analogo periodo dell’anno precedente, mentre si è un po’ alleggerito il peso della mobilità, le cui domande di iscrizione nei primi nove mesi del 2011 si sono ridotte dell’1,8 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Non altrettanto è avvenuto per i licenziati a causa di esubero di personale, iscritti nelle liste di mobilità, che nei primi nove mesi del 2011 sono ammontati a 48.209 contro i 45.230 dello stesso periodo dell’anno precedente (+6,6 per cento), segno questo del forte impatto che la crisi continua ad avere sul tessuto economico della regione. Le domande di disoccupazione presentate in prima istanza all’Inps sono invece apparse in leggero aumento essendo salite, nei primi nove mesi del 2011, a 117.425 rispetto alle 115.607

Tab. 2.3.1 Forze di lavoro. Popolazione per condizione e occupati per settore di attività economica. Emilia-Romagna. Totale maschi e femmine. Periodo primo semestre 2010 – 2011 (a).

(a) Le medie e le variazioni percentuali sono calcolate su valori non arrotondati. La somma può non coincidere con il totale a causa degli arrotondamenti.

Fonte: Istat (rilevazione continua sulle forze di lavoro) ed elaborazione Centro studi e monitoraggio dell’economia Unioncamere Emilia-Romagna.

2010 2011 Var.%

media I trimestre II trimestre Media I trimestre II trimestre Media 2010/2011

Occupati: 1.909 1.949 1.929 1.949 1.966 1.958 1,5

Dipendenti 1.414 1.448 1.431 1.473 1.493 1.483 3,6

Indipendenti 496 501 498 476 474 475 -4,7

- Agricoltura, silvicoltura e pesca 77 78 78 72 68 70 -10,2

Dipendenti 16 23 19 18 19 18 -4,5

Indipendenti 62 56 59 54 49 52 -12,1

- Industria 648 652 650 660 661 661 1,6

Dipendenti 529 535 532 548 542 545 2,4

Indipendenti 119 117 118 112 119 116 -2,0

Industria in senso stretto 513 531 522 531 540 535 2,5

Dipendenti 460 473 467 475 476 476 1,9

Indipendenti 53 58 55 55 64 59 7,6

Costruzioni 135 120 128 129 121 125 -1,9

Dipendenti 69 61 65 72 66 69 6,4

Indipendenti 67 59 63 57 56 56 -10,4

- Servizi 1.184 1.219 1.202 1.217 1.238 1.228 2,2

Dipendenti 869 891 880 907 932 920 4,5

Indipendenti 315 328 322 310 305 308 -4,3

Commercio, alberghi e ristoranti 377 387 382 372 358 365 -4,4

Dipendenti 235 248 242 250 241 246 1,6

Indipendenti 142 139 140 122 117 119 -14,8

Altre attività dei servizi 807 832 820 845 880 863 5,2

Dipendenti 634 642 638 657 691 674 5,6

Indipendenti 173 190 182 188 189 189 3,8

Persone in cerca di occupazione: 126 120 123 106 103 104 -15,0

- Con precedenti esperienze lavorative 108 99 104 86 85 86 -17,6

Disoccupati ex occupati 76 67 72 64 50 57 -20,3

Disoccupati ex inattivi 32 32 32 22 35 29 -11,4

- Senza precedenti esperienze lavorative 18 20 19 20 18 19 -1,0

Forze di lavoro 2.036 2.069 2.052 2.055 2.069 2.062 0,5

- Maschi 1.135 1.142 1.138 1.128 1.137 1.132 -0,5

- Femmine 901 927 914 928 932 930 1,7

Non forze di lavoro: 2.308 2.283 2.295 2.324 2.320 2.322 1,2

Di cui: cercano lavoro non attivamente 34 30 32 44 37 41 26,9

Di cui: non cercano lavoro, ma disponibili a lavorare 39 33 36 33 37 35 -1,8

Popolazione 4.343 4.352 4.348 4.380 4.389 4.384 0,8

Tassi di attività (15-64 anni) 71,1 72,2 - 71,3 71,5 -

-Tassi di occupazione (15-64 anni) 66,6 67,9 - 67,5 67,9 -

-Tassi di disoccupazione 6,2 5,8 - 5,2 5,0 -

-dell’analogo periodo del 2010. Occorre tuttavia sottolineare che il lieve aumento non è dipeso dalla disoccupazione ordinaria (-0,8 per cento), che deriva dalla perdita del lavoro a causa del licenziamento, bensì da quella con requisiti ridotti (+4,6 per cento).

Sotto l’aspetto del genere, le femmine sono cresciute più velocemente (+2,8 per cento) rispetto ai maschi (+0,5 per cento), arrivando a rappresentare il 44,5 per cento del totale dell’occupazione, contro il 44,0 per cento della prima metà del 2010.

Per quanto concerne l’età degli occupati, una elaborazione della Banca d’Italia riferita ai primi tre mesi del 2011 ha evidenziato che la ripresa dell’occupazione ha interessato esclusivamente le persone con almeno 35 anni (+3,4 per cento rispetto a un anno prima), a fronte della diminuzione dell’1,4 per cento accusata dai giovani, che ha ricalcato la tendenza negativa emersa nel biennio 2009/2010. La stessa elaborazione, sempre riferita ai primi tre mesi, ha inoltre registrato la buona intonazione degli occupati in possesso della laurea (+6 per cento).

Dal lato della posizione professionale, sono stati gli occupati alle dipendenze a determinare la crescita dell’occupazione (+3,6 per cento), a fronte della flessione del 4,7 per cento degli autonomi. Come annotato dalla Banca d’Italia, la crescita tendenziale dei dipendenti osservata nel primo trimestre (+4,2 per cento) è stata in gran parte determinata dai contratti a tempo determinato, la cui incidenza è aumentata di oltre due punti percentuali rispetto all’anno precedente, confermando la tendenza emersa nel 2010, quando venne registrata una crescita del 13,9 per cento, a fronte della diminuzione dell’1,3 per cento dei contratti stabili. Il maggiore peso delle forme contrattuali precarie, per altro messo in luce dall’indagine Excelsior sui fabbisogni occupazionali, può essere frutto del clima di incertezza che continua a sussistere tra le imprese e che le turbolenze in atto dalla scorsa estate non hanno certamente aiutato a stemperare. La diminuzione dell’occupazione indipendente – in termini assoluti è costata circa 23.000 addetti – non si è tuttavia associata al ridimensionamento del numero di imprese attive iscritte nel Registro che, a fine settembre, sono rimaste sostanzialmente stabili rispetto alla situazione di un anno prima (+0,2 per cento). Secondo la Banca d’Italia, la flessione dell’occupazione autonoma è avvenuta nonostante l’aumento di liberi professionisti e lavoratori in proprio, i quali, con tutta probabilità, esercitano attività riconducibili a forme lavorative di parasubordinazione.

In ambito settoriale è emerso un andamento piuttosto diversificato. Gli addetti in agricoltura sono diminuiti del 10,2 per cento, in misura più accentuata rispetto a quanto avvenuto in Italia (-1,8 per cento)

Fig. 2.3.1 Tassi di occupazione 15 – 64 anni delle regioni e ripartizioni italiane. Secondo trimestre 2011.

Fonte: elaborazione Centro studi e monitoraggio dell’economia Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat.

39,9

e in contro tendenza rispetto alla ripartizione Nord-est (+0,5 per cento). Questo andamento è da attribuire in primo luogo alla flessione degli occupati autonomi (-12,1 per cento), che nel settore primario occupano un ruolo tradizionalmente preponderante, avendo rappresentato, nella prima metà del 2011, circa il 74 per cento del totale degli occupati. Le informazioni attualmente disponibili non ci consentono di approfondire l’andamento dell’occupazione autonoma sotto l’aspetto delle mansioni. Le donne, che nel settore agricolo sono prevalentemente concentrate nella figura del coadiuvante, sono diminuite del 24,1 per cento per un totale di circa 3.000 persone. Un analogo andamento (-8,6 per cento) ha riguardato la componente maschile, più sbilanciata verso la figura del lavoratore in proprio, in pratica del conduttore del fondo. L’indagine sulle forze di lavoro ha pertanto evidenziato una perdita di imprenditorialità, che è equivalsa in termini assoluti a circa 7.000 addetti. La stessa tendenza è stata osservata nell’ambito delle imprese attive agricole iscritte nel Registro, che sono scese di quasi 1.500 unità tra giugno 2010 e giugno 2011. Per quanto concerne l’occupazione alle dipendenze è stato registrato un calo del 4,5 per cento, che si è distribuito equamente in entrambi i generi. Secondo lo scenario di previsione di Unioncamere Emilia-Romagna – Prometeia, il 2011 è destinato a chiudersi per l’agricoltura, silvicoltura e pesca con una flessione dell’8,0 per cento in termini di unità di lavoro, che colpirà sia l’occupazione autonoma (-8,3 per cento) che dipendente (-7,4 per cento).

L’industria ha chiuso positivamente i primi sei mesi del 2011, invertendo la tendenza negativa riscontrata nella prima metà del 2010 (-3,2 per cento). L’occupazione è mediamente cresciuta dell’1,6 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, per un totale di circa 11.000 addetti. Nel Nord-est la crescita è risultata più contenuta (+0,8 per cento), mentre in Italia c’è stata una diminuzione dello 0,3 per cento. La graduale uscita dalla fase più acuta della crisi ha avuto i suoi effetti, ma l’occupazione industriale dell’Emilia-Romagna è rimasta ancora al di sotto dei livelli del passato più recente: -1,6 per cento nei confronti della prima metà del 2009; -1.4 per cento rispetto a quella del 2008.

Dal lato del genere, uomini e donne hanno evidenziato lo stesso aumento percentuale (+1,6 per cento), che è equivalso rispettivamente a circa 8.000 e 3.000 addetti in più. In Italia la componente maschile ha invece accusato una diminuzione dello 0,7 per cento, parzialmente compensata dalla crescita dell’1,2 per cento delle donne. Nel Nord-est entrambi i generi sono aumentati, ma con una intensità maggiore per le donne (+2,2 per cento), rispetto agli uomini (+0,3 per cento).

Per quanto concerne la posizione professionale delle attività industriali, la componente più numerosa degli occupati alle dipendenze ha beneficiato di una crescita del 2,4 per cento per un totale di circa 13.000 addetti, di cui circa 10.000 costituiti da uomini. E’ da sottolineare che la consistenza degli occupati dei primi sei mesi del 2011 ha uguagliato quella della prima metà del 2009 e superato dello 0,6 per cento quella della prima metà del 2008. Un andamento di segno opposto ha caratterizzato l’occupazione autonoma, che ha accusato un calo del 2,0 per cento equivalente a circa 2.000 addetti. Analogamente a quanto avvenuto nel settore primario, anche questa riduzione si è associata al ridimensionamento delle imprese attive, scese di 384 unità tra giugno 2010 e giugno 2011.

Per quanto riguarda i principali comparti industriali, sono emersi andamenti di segno opposto.

L’occupazione dell’industria in senso stretto (energia, estrattiva, manifatturiera) ha evidenziato un aumento del 2,5 per cento, per un un totale di circa 13.000 addetti, riuscendo a superare di circa 5.000 unità la consistenza del primo semestre 2008. In Italia e nel Nord-est sono stati registrati incrementi più contenuti, rispettivamente pari all’1,3 e 0,8 per cento. Dal lato del genere, la componente maschile è apparsa più dinamica (+3,3 per cento), rispetto a quella femminile (+0,7 per cento).

La ripresa del ciclo produttivo, che ha caratterizzato i primi due trimestri del 2011, ha pertanto giovato all’occupazione, riflettendosi sia sugli addetti alle dipendenze (+1,9 per cento) che autonomi (+7,6 per cento). Secondo lo scenario di Prometeia e Unioncamere Emilia-Romagna dello scorso novembre, il 2011 dovrebbe chiudersi con un aumento delle unità di lavoro totali del 3,0 per cento, con una punta del 3,5 per cento relativa agli occupati alle dipendenze. L’alleggerimento del ricorso alla Cassa integrazione guadagni è tra le principali cause di questo andamento.

L’industria delle costruzioni e installazioni impianti ha invece accusato un ulteriore ridimensionamento degli addetti. Il settore non dà segni di ripresa, come testimoniato dalle indagini congiunturali del sistema camerale e dalle rilevazioni dell’Ance sugli investimenti1, e l’occupazione ne ha risentito. La consistenza degli occupati è calata dell’1,9 per cento nei confronti del primo semestre 2010, in linea con quanto avvenuto in Italia (-4,0 per cento), ma in contro tendenza rispetto alla ripartizione Nord-orientale (+0,7 per cento). Per quanto concerne la posizione professionale, a far pendere negativamente la bilancia del mercato del lavoro è stata la componente degli occupati autonomi, che ha subito una flessione del 10,4 per cento, corrispondente in termini assoluti, a circa 7.000 addetti. Il nuovo riflusso dell’occupazione

1 Secondo l’Ance, il 2011 si chiuderà in Emilia-Romagna con una diminuzione del valore degli investimenti pari all’1,5 per cento.

indipendente si è associato alla diminuzione, comunque lieve, delle imprese attive: -0,2 per cento tra giugno 2010 e giugno 2011. L’occupazione alle dipendenze è invece apparsa in risalita rispetto alla prima metà del 2010 (+6,4 per cento), per un totale di circa 4.000 addetti. Si è tuttavia rimasti al di sotto dei livelli precedenti la crisi, vale a dire la prima metà del 2008, per un totale di circa 4.000 addetti.

Secondo lo scenario di Prometeia e Unioncamere Emilia-Romagna dello scorso novembre, il 2011 dovrebbe chiudersi con una crescita delle unità di lavoro pari all’1,3 per cento, principalmente per effetto dell’aumento previsto per gli occupati alle dipendenze.

I servizi hanno contribuito alla crescita totale dell’occupazione emiliano-romagnola con un incremento del 2,2 per cento rispetto alla prima metà del 2010, equivalente a circa 26.000 addetti, che è apparso più sostenuto rispetto a quanto rilevato sia in Italia (+0,9 per cento) che nel Nord-est (+1,1 per cento). Al di là della crescita avvenuta rispetto a un anno prima, il fatto più rimarchevole è stato rappresentato dal miglioramento riscontrato sia nei confronti della prima metà del 2009 (+0,8 per cento) che del 2008 (+0,5 per cento).

Dal lato del genere, sono state le donne a pesare maggiormente sulla crescita complessiva dell’Emilia-Romagna (+3,7 per cento), a fronte del leggero aumento degli uomini (+0,3 per cento). Una tendenza analoga ha riguardato sia l’Italia che il Nord-est.

Sotto l’aspetto della posizione professionale, l’aumento dell’occupazione complessiva del terziario è da ascrivere esclusivamente all’occupazione alle dipendenze, la cui consistenza è cresciuta del 4,5 per cento, per un totale di circa 40.000 addetti, a fronte della flessione del 4,3 per cento degli autonomi, che è corrisposta, in termini assoluti, a circa 14.000 addetti, di cui circa 9.000 donne. In questo caso non c’è stata una stretta correlazione con l’evoluzione delle imprese attive, che sono aumentate, tra settembre 2010 e settembre 2011, dell’1,2 per cento. Si può azzardare come ipotesi, che il riflusso dell’occupazione autonoma, abbia interessato soprattutto la figura dei coadiuvanti, senza pertanto influire sulla consistenza delle imprese.

Le attività commerciali, assieme ad alberghi e ristoranti, hanno accusato un decremento del 4,4 per cento, da imputare esclusivamente alla flessione del 14,8 per cento manifestata dagli occupati indipendenti, a fronte della crescita dell’1,6 per cento di quelli alle dipendenze. Anche in questo caso è da sottolineare l’andamento di segno opposto registrato per la consistenza delle imprese attive, che a giugno 2011 sono cresciute dello 0,8 per cento rispetto a un anno prima. Nell’ambito delle attività del terziario diverse da quelle commerciali c’è stato un incremento percentuale del 5,2 per cento, che è stato determinato da entrambe le posizioni professionali, in particolare quella alle dipendenze (+5,6 per cento).

Secondo lo scenario dello scorso novembre, redatto da Unioncamere Emilia-Romagna e Prometeia, nel 2011 i servizi riusciranno a migliorare la propria intensità di lavoro (+1,7 per cento), dopo le diminuzioni prossime all’1 per cento riscontrate nel biennio precedente. L’aumento delle unità di lavoro dovrebbe riguardare, sostanzialmente nella stessa misura, sia l’occupazione dipendente che autonoma. Sotto l’aspetto settoriale è da sottolineare l’incremento delle “altre attività dei servizi”, per il quale si prospetta un aumento del 2,2 per cento, in grado di avvicinare il comparto ai livelli precedenti la crisi.

2.3.3. L’indagine sulle forze di lavoro. La ricerca del lavoro.

Sul fronte della disoccupazione le tensioni emerse nel biennio 2009-2010 si sono un po’ stemperate, pur permanendo un livello decisamente più ampio rispetto ai bassi standard del passato.

Nel primo semestre del 2011 le persone in cerca di occupazione sono risultate mediamente in Emilia-Romagna circa 104.000, vale a dire il 15,0 per cento in meno rispetto al primo semestre 2010 (-6,0 per cento in Italia; -13,9 per cento nel Nord-est), che è equivalso, in termini assoluti, a circa 18.000 persone.

Il ridimensionamento della disoccupazione si è concretizzato in una riduzione del relativo tasso sceso dal 6,0 al 5,1 per cento. Nel Paese si è passati dall’8,7 all’8,2 per cento, nel Nord-est dal 5,7 al 4,9 per cento.

La flessione delle persone in cerca di occupazione ha riguardato entrambi i generi, in particolare gli uomini, che sono diminuiti da circa 57.000 a circa 47.000 unità (-18,7 per cento), a fronte della diminuzione, comunque importante, delle donne (-9,7 per cento).

Sotto l’aspetto della condizione, la ripresa del ciclo produttivo si è associata alla riduzione dei disoccupati con precedenti esperienze lavorative, che nella prima metà del 2011 sono scesi a circa 86.000 rispetto alla cifra record di circa 104.000 unità riscontrata nella prima metà del 2010. Tra questi, le persone ex-occupate hanno evidenziato la flessione più consistente (-20,3 per cento), rispetto a quella rilevata per i disoccupati ex-inattivi (-11,4 per cento), vale a dire persone che si sono messe a cercare attivamente un lavoro, dopo un periodo di inattività.

Il gruppo delle persone senza precedenti lavorativi, in larga parte costituito da giovani, si è attestato su circa 19.000 unità, mantenendosi sostanzialmente sui livelli record della prima metà del 2010. Questo

andamento, che è tuttavia apparso meglio intonato rispetto a quanto avvenuto in Italia (+3,6 per cento) e nel Nord-est (+12,7 per cento), sottintende le difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro di chi è privo di esperienza e si riallaccia al calo dell’occupazione giovanile precedentemente descritto. Quanto all’area delle forze di lavoro “potenziali”, si può notare che in Emilia-Romagna è nuovamente salito il numero di coloro che cercano lavoro non attivamente, nel senso che non hanno effettuato alcuna concreta azione di ricerca nei 30 giorni che precedono la rilevazione. Dalle circa 32.000 unità del primo semestre 2010 sono passate alle circa 41.000 dell’analogo periodo del 2011 e in questo caso siamo di fronte ad una consistenza record. Questo atteggiamento di sostanziale “pigrizia” potrebbe essere indice di un certo scoraggiamento nel ricercare un lavoro, ma anche dipendere da una minore necessità di lavorare, condizione quest’ultima che può apparire singolare, alla luce delle difficoltà economiche che l’Italia sta vivendo. Per quanto concerne il gruppo delle persone che non cercano un lavoro, pur essendo disponibili a lavorare se venisse loro offerto e che identifica un’altra area del potenziale “scoraggiamento”, si è attestato sulle 35.000 unità, uguagliando nella sostanza la consistenza della prima metà del 2010, pari a circa 36.000 persone.

Secondo lo scenario di previsione predisposto da Unioncamere Emilia-Romagna e Prometeia, il 2011 si chiuderà con un tasso di disoccupazione del 4,9 per cento, destinato sostanzialmente a permanere nei

Secondo lo scenario di previsione predisposto da Unioncamere Emilia-Romagna e Prometeia, il 2011 si chiuderà con un tasso di disoccupazione del 4,9 per cento, destinato sostanzialmente a permanere nei

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