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Trasporti

Nel documento Rapporto 2011 (3.9mb) (pagine 165-177)

2.10.1. Trasporti terrestri

L’evoluzione congiunturale.

L’andamento congiunturale del settore dei trasporti terrestri viene analizzato sulla base dell’indagine semestrale effettuata dall’Osservatorio congiunturale sulla micro e piccola impresa (da 1 a 19 addetti) su di un campione di imprese associate alla Cna dell’Emilia-Romagna. L’indagine è promossa da Cna regionale e Federazione Banche di Credito Cooperativo dell’Emilia Romagna. L’archivio è gestito dal SIAER, la società di Information & Communication Technology della stessa Confederazione nazionale dell’artigianato. Il campione del ramo “Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni”, composto per lo più da autotrasportatori merci, è stato costituito da 684 imprese su un totale di 5.040 intervistate.

I dati che ci accingiamo a commentare vanno interpretati con la dovuta cautela, in quanto le analisi partono da informazioni raccolte per fini contabili, che non sempre possono riflettere l’andamento reale.

Le spese per retribuzioni, ad esempio, presentano un picco contabile nel quarto trimestre di ogni anno.

Gli investimenti e le spese per assicurazioni possono, a loro volta, essere suscettibili di scritture di rettifica, che in taluni casi determinano valori negativi. Alcune variabili, inoltre, non hanno per loro natura un andamento spiccatamente congiunturale come nel caso degli investimenti, delle spese destinate alla formazione e alle assicurazioni.

Fatta questa premessa, nei primi sei mesi del 2011 è stato registrato un consolidamento della ripresa in atto dalla primavera del 2010, dopo la fase negativa avviata negli ultimi tre mesi del 2008, il cui culmine è stato toccato nel 2009, vale a dire l’anno nel quale si sono scaricati maggiormente gli effetti della crisi economica, la cui genesi è stata rappresentata dall’insolvenza dei mutui sub-prime statunitensi.

Il fatturato totale è aumentato in termini reali del 3,7 per cento rispetto all’analogo periodo del 2010, che a sua volta era apparso sostanzialmente stazionario (+0,1 per cento). Al di là della risalita, il livello del fatturato totale è tuttavia rimasto ben al di sotto della situazione precedente la crisi, vale a dire la prima metà del 2008 (-11,8 per cento). La crisi che ha investito soprattutto il 2009, con una flessione del 13,8 per cento rispetto all’anno precedente, ha avuto un impatto notevole sulle attività del settore e dovranno passare altri mesi prima che si possa tornare alla situazione precedente la crisi.

La crescita del volume di affari rispetto all’anno precedente ha tratto origine sia dal fatturato estero (+5,4 per cento), che interno (+3,7 per cento), il cui peso è preponderante rispetto al primo. Per quanto riguarda il contoterzismo, è stato rilevato un incremento del 3,5 per cento, che ha consolidato la ripresa in atto dal secondo trimestre del 2010.

Il ciclo degli investimenti totali è apparso anch’esso in recupero (+25,7 per cento sulla prima metà del 2010), ma anche in questo caso vale quanto descritto per il fatturato, in quanto il livello del primo semestre del 2011 è risultato inferiore a quello della prima metà del 2008 (-10,2 per cento). La spinta maggiore è venuta dalle immobilizzazioni materiali, vale a dire i costi sostenuti per acquisire i beni tangibili che danno benefici nel tempo, che nel caso delle imprese di autotrasporto possono essere identificati nell’acquisto di automezzi. Nella prima metà del 2011 sono aumentate del 25,7 per cento, senza tuttavia riuscire a tornare alla situazione precedente la crisi (-8,8 per cento).

Per quanto concerne gli indicatori di costo, è da sottolineare la crescita della spesa destinata ai consumi (+14,7 per cento), che ha consolidato la fase espansiva in atto dal primo trimestre 2010. Il nuovo incremento della spesa destinata ai consumi intermedi potrebbe dipendere dalla ripresa delle attività, ma con tutta probabilità anche riflettere l’aumento del prezzo del gasolio rispetto ai livelli del 2010. A tale proposito, secondo le rilevazioni del Ministero dello Sviluppo economico, nei primi nove mesi del 2011 il prezzo del gasolio per autotrazione è cresciuto mediamente del 17,9 per cento rispetto all’analogo periodo del 2010. Tra gennaio e settembre 2011 l’aumento è stato del 10,4 per cento. Le spese destinate alle assicurazioni sono apparse nuovamente in calo (-3,6 per cento), mentre per le retribuzioni c’è stata una leggera crescita, pari all’1,3 per cento.

In sintesi, il quadro congiunturale delle micro e piccole imprese dei trasporti dell’Emilia-Romagna è stato caratterizzato da diffusi spunti di ripresa, che non sono tuttavia stati in grado di riportare il settore, quanto meno, ai livelli precedenti la crisi. Un andamento analogo ha riguardato la totalità delle micro e piccole imprese, che hanno registrato un incremento del fatturato totale pari al 2,5 per cento, mostrando

tuttavia una flessione del 17,9 per cento rispetto alla situazione precedente la crisi. Quanto agli investimenti, c’è stato un apprezzabile recupero rispetto ai primi sei mesi del 2010, senza tuttavia ritornare ai livelli di tre anni prima, ma in questo caso è da sottolineare che il settore dell’autotrasporto si è distinto positivamente dall’andamento della totalità delle micro e piccole imprese, segnato da una diminuzione del 3,8 per cento.

La compagine imprenditoriale.

La consistenza delle imprese attive dei trasporti terrestri e mediante condotte è risultata nuovamente in diminuzione. In Emilia-Romagna a fine settembre 2011 ne sono state registrate 13.970 rispetto alle 14.433 dell'analogo periodo del 2010, per una variazione negativa del 3,2 per cento, superiore a quella rilevata nel Paese (-2,0 per cento). Il saldo fra le imprese iscritte e cessate, escluse quelle cancellate d’ufficio che non hanno alcuna valenza congiunturale, è risultato negativo per 431 imprese, confermando nella sostanza quanto emerso nei primi nove mesi del 2010 (-422). L’acquisizione nel 2010 dei sette comuni provenienti dalla provincia di Pesaro e Urbino, unitamente all’adozione nel 2009 della nuova codifica Ateco2007, ha reso assai problematico ogni confronto con gli anni precedenti, ma resta tuttavia una tendenza di lungo periodo al ridimensionamento, che con tutta probabilità è indice della forte concorrenzialità tra i vari vettori, che non tutti i piccoli autotrasportatori, i cosiddetti “padroncini”, riescono a reggere.

Nell’ambito della forma giuridica, le ditte individuali, che hanno costituito l’81,0 per cento della compagine imprenditoriale, hanno accusato una flessione del 4,0 per cento, leggermente più accentuata

La motorizzazione non conosce soste

Tra il 1980 e il 2010 i veicoli in regola con il pagamento delle tasse automobilistiche sono cresciuti (escluso i ciclomotori) da 1.851.707 a 3.655.862. L’incremento medio annuo è stato del 2,3 per cento, un po’ più contenuto rispetto a quello nazionale del 2,9 per cento. Le sole autovetture sono cresciute in Emilia-Romagna da 1.572.471 a 2.699.973. In questo caso l’aumento medio annuo è stato dell’1,8 per cento, a fronte della media nazionale del 2,5 per cento. Nemmeno in un anno di profonda crisi, quale il 2009, si è interrotta la crescita delle autovetture, salite in regione dell’1,0 per cento rispetto al 2008, a fronte dell’aumento nazionale dello 0,7 per cento. Se dovessimo unire tutte le autovetture circolanti in Emilia-Romagna risulterebbe coperta una superficie pari a circa 21 chilometri quadrati, equivalenti a circa 2.140 ettari.

Più autovetture e sempre più potenti. Il periodo preso in considerazione è molto più ristretto – si va dal 2003 al 2010 – ma sufficiente per cogliere alcuni cambiamenti avvenuti nel parco autovetture. Se nel 2003 le automobili con cilindrata superiore ai 1.800 cc ammontavano al 23,2 per cento del totale, nel 2010 arrivano al 26,4 per cento, in misura maggiore rispetto alla media nazionale del 25,9 per cento (nel 2003 era il 21,3 per cento). Di contro si riduce il peso delle utilitarie (fino a 800 cc), che nello stesso arco di tempo passa dal 4,4 al 2,9 per cento. Ancora più elevata è apparsa la riduzione della classe da 801 a 1200 cc, la cui incidenza si riduce dal 28,4 al 19,6 per cento.

Sempre in tema di motorizzazione privata, è da sottolineare il forte incremento delle due ruote, divenute una valida alternativa alle autovetture specie nell’intasato traffico cittadino. Dagli oltre 80.000 motoveicoli (ci riferiamo alle sole targate) del 1980 si arriva ai circa quasi 487.000 del 2010, per un incremento percentuale medio annuo del 6,8 per cento, anche in questo caso un po’ più contenuto rispetto all’evoluzione nazionale (+7,5 per cento).

Nel 2010 il comune emiliano-romagnolo con il più elevato tasso di motorizzazione privata è risultato nuovamente Argelato, nella pianura bolognese, nel cui territorio sono situati il Centergross e l’Interporto, con 727,0 autovetture ogni 1.000 abitanti. A seguire Bardi nel parmense (725,4), Riolunato nella montagna modenese (720,7), Piozzano nei colli piacentini (712,1) e Casteldelci nella Val Marecchia (707,0). Se scendiamo fino alla ventesima posizione troviamo per lo più piccoli comuni, dislocati prevalentemente nelle zone collinari e montuose. Il tasso di motorizzazione appare pertanto più ampio in quelle località dove i collegamenti ferroviari sono inesistenti e quelli stradali pubblici probabilmente poco frequenti per le esigenze degli abitanti. L’auto diventa pertanto una necessità per sopperire alla scarsità dei collegamenti. Per trovare il primo capoluogo di provincia bisogna scendere alla 54esima posizione, dove si colloca Reggio Emilia, con 650,7 autovetture ogni 1.000 abitanti, davanti a Ravenna in 108esima posizione (633,7) e Modena in 170 esima (622,6). La minore densità di autovetture sulla popolazione è nuovamente appartenuta al comune di Bologna (516,8).

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di quella registrata nel Paese (-3,4 per cento). Segno analogo, ma in misura più contenuta, per le società di persone (-1,6 per cento). Quelle di capitale hanno invece evidenziato una crescita dell’1,8 per cento, e lo stesso è avvenuto nel piccolo gruppo delle “altre forme societarie”, che include anche le cooperative (+5,1 per cento). Il peso delle società di capitale è salito al 7,1 per cento, rispetto al 6,8 per cento di un anno prima.

Una caratteristica del settore dei trasporti terrestri è rappresentata dalla forte diffusione di piccole imprese, in gran parte artigiane. A fine settembre 2011 sono risultate 12.284, vale a dire il 3,7 per cento in meno rispetto all’analogo periodo del 2010. In rapporto alla totalità delle imprese iscritte nel relativo Registro, il settore dei trasporti terrestri ha presentato una percentuale di imprese artigiane pari all’87,9 per cento (era l’88,4 per cento un anno prima), a fronte della media generale del 33,2 per cento. Solo tre settori hanno evidenziato un rapporto più elevato, vale a dire i “Lavori di costruzione specializzati” (93,1 per cento), la “Riparazione di computer e di beni per uso personale, ecc. (89,1 per cento) e le “Altre attività di servizi per la persona” - comprendono lavanderie, parrucchiere, estetiste, ecc - (88,4 per cento).

L’occupazione.

Secondo i dati del Sistema di monitoraggio annuale delle imprese e dei servizi (Smail), a inizio 2011 il settore del trasporto terrestre e trasporto mediante condotte si articolava in Emilia-Romagna su 48.567

Per quanto concerne l’impatto ambientale, misurato sulla base della normativa Euro, nel 2010 le vetture più

“virtuose”, dotate di classificazione Euro4 ed Euro5, sono risultate in Emilia-Romagna 1.193.576, equivalenti al 44,2 per cento del totale autovetture, contro il 39,0 per cento della media nazionale. Solo tre anni prima si aveva una incidenza molto più contenuta pari al 26,4 per cento. Gli incentivi alla rottamazione finalizzati all’acquisto di auto a minore impatto ambientale, varati nel 2009, hanno dato buoni frutti. La percentuale delle auto più inquinanti, con normativa Euro0 ed Euro1, è scesa nel 2010 al 14,1 per cento (18,6 per cento in Italia) rispetto alla quota del 20,5 per cento del 2007 (25,6 per cento in Italia).

Il comune più virtuoso, vale a dire con la percentuale più elevata di automobili Euro4 ed Euro5 sul totale, è risultato Granarolo dell’Emilia, nel bolognese (36,0 per cento), davanti a San Lazzaro di Savena (34,6 per cento) e Castel Maggiore (34,6 per cento). E’ da sottolineare che nelle prime venti posizioni si trovano diciotto comuni della provincia di Bologna, assieme a Reggio Emilia e Gossolengo nel piacentino. Il comune meno “ecologico”, ovvero con la più elevata percentuale di autovetture Euro0 ed Euro1 è risultato Morfasso, nella montagna piacentina, con una incidenza del 32,0 per cento sul totale delle autovetture, seguito dai comuni di Zerba, anch’esso nella montagna piacentina, (31,6 per cento) e Bardi in quella parmense (30,8 per cento). Tra i capoluoghi di provincia con la maggiore percentuale di autovetture Euro0 ed Euro1 primeggia Piacenza (15,2 per cento), davanti a Rimini (14,6 per cento) e Ravenna (14,5 per cento). La quota più contenuta è stata registrata a Reggio Emilia (11,5 per cento).

L’automobile continua a essere il mezzo più utilizzato per recarsi al lavoro. Secondo i dati dell’indagine Istat Multiscopo aggiornati al 2010, il 70,6 degli occupati emiliano-romagnoli la usa come conducente, in linea con la media nazionale (70,8 per cento). Solo il 4,2 per cento se ne serve come passeggero (il car-sharing non riesce a prendere piede), a fronte della media nazionale del 5,4 per cento. Rispetto al passato emerge una riduzione dell’auto-dipendenza, in contro tendenza rispetto a quanto registrato in Italia. Nei dieci anni precedenti si aveva in regione una percentuale media di conducenti del 72,7 per cento, in Italia del 68,4 per cento. In ambito nazionale continuano ad essere gli umbri i più affezionati alle quattro ruote, con una percentuale dell’81,9 per cento, davanti ad abruzzesi (79,5 per cento) e calabresi (77,9 cento). L’Emilia-Romagna da sesta che era nel 2009 si porta alla sedicesima posizione, rientrando nel lotto delle regioni meno autodipendenti. I liguri si confermano tra i meno legati all’automobile (56,0 per cento), assieme a campani (60,9 per cento) e trentini (62,4 per cento), confermando la situazione del 2009.

Il treno è utilizzato da circa il 30 per cento della popolazione emiliano-romagnola e il 2,3 per cento ne usufruisce tutti i giorni o qualche volta settimanalmente. In termini assoluti si ha un bacino di utenza di circa 1.189.000 persone, con un nocciolo duro costituito da 88.000 pendolari. In ambito nazionale, l’Emilia-Romagna è la nona regione italiana in termini di utilizzo (era quinta nel 2009). La regione che usa di più il treno è anche quella meno autodipendente, ovvero la Liguria (42,2 per cento), seguita da Veneto (36,8 per cento) e Friuli-Venezia Giulia (36,0 per cento). Le percentuali più basse appartengono alle isole: Sardegna (13,1 per cento) e Sicilia (11,1 per cento), ma in questi specifici casi lo stato delle infrastrutture ferroviarie ha un peso rilevante nello scoraggiare gli spostamenti su rotaia. Il pendolarismo è maggiormente diffuso in Liguria (5,8 per cento) e Campania (4,6 per cento), mentre è ai minimi termini in Sicilia (0,8 per cento) e Sardegna (0,9 per cento). Sotto questo aspetto, l’Emilia-Romagna ha perduto due posizioni rispetto al nono posto del 2009.

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addetti distribuiti in 16.275 unità locali situate in regione, di cui 13.389 artigiane. Dal confronto con la situazione di inizio 2008, traspare una tendenza al declino dell’occupazione (-3,8 per cento), che si è associata alla riduzione delle unità locali con addetti sia totali (-5,3 per cento) che artigiane (-8,9 per cento), riflettendo quanto descritto precedentemente in merito alla involuzione delle imprese attive.

Ogni posizione professionale è apparsa in diminuzione, con una accentuazione particolare per gli imprenditori (-5,6 per cento), a fronte del calo del 2,8 per cento dei dipendenti. La componente più consistente dell’occupazione alle dipendenze, vale a dire gli operai, che possiamo fare coincidere con la figura del conduttore di mezzi, ha accusato una diminuzione del 2,9 per cento.

E’ interessante osservare che il calo dell’occupazione – in questo caso l’analisi riguarda inizio 2011 su inizio 2009 – ha pesato principalmente sugli italiani, i cui addetti sono diminuiti del 2,5 per cento, a fronte della sostanziale stabilità degli stranieri (-0,05 per cento). Se analizziamo l’andamento dell’occupazione per posizione professionale, si può notare che la riduzione dei dipendenti testé descritta (-2,8 per cento) è tutta da attribuire alla manodopera nazionale (-2,2 per cento), a fronte della crescita dello 0,5 per cento degli stranieri. Tra gli imprenditori, che spesso coincidono con la figura del “padroncino”, gli italiani hanno registrato una diminuzione del 2,9 per cento, in questo caso più contenuta di quella sofferta dagli stranieri Nel 2010 la soddisfazione per i servizi ferroviari in Emilia-Romagna è apparsa in generale arretramento rispetto sia al 2009 che alla media dei dieci anni precedenti. Le note più dolenti hanno riguardato la pulizia delle vetture. Nel 2010 solo il 19,2 per cento degli utenti emiliano-romagnoli si è dichiarato soddisfatto rispetto al 25,8 per cento del 2009 e 31,2 per cento del decennio 1999-2009. Il problema della scarsa pulizia delle vetture riguarda tutte le regioni italiane, con livelli di soddisfazione generalmente inferiori alla soglia del 50 per cento. I più critici sono gli utenti liguri e siciliani, con quote di soddisfatti pari rispettivamente ad appena il 9,5 e 12,2 per cento del totale degli utenti. I trentini i meno scontenti, con una percentuale del 40,1 per cento.

Il costo del biglietto è considerato “giusto” da appena il 30,9 per cento dei passeggeri emiliano-romagnoli e anche in questo caso si ha una percentuale inferiore a quella del 2009 (32,2 per cento) e del decennio 1999-2009 (34,7 per cento). Sotto la soglia del 50 per cento di utenti molto o abbastanza soddisfatti troviamo inoltre la puntualità, con una percentuale di gradimento attestata al 38,5 per cento, in netto calo rispetto al 2009 (46,8 per cento) e alla media dei dieci anni precedenti (47,9 per cento). Anche le informazioni sul servizio si sono collocate sotto la soglia del 50 per cento (49,1 per cento). Negli ultimi dieci anni era accaduto solo nel 2006. La soddisfazione degli utenti supera la soglia del 50 per cento nell’ambito della frequenza corse (57,5 per cento), della possibilità di trovare un posto a sedere (56,0 per cento) e della comodità degli orari (54,7 per cento), ma in tutti questi casi, come descritto precedentemente, c’è stato un peggioramento rispetto al passato, soprattutto per quanto concerne la frequenza delle corse.

Un’alternativa al treno, a volte obbligata, è rappresentata dal pullman. Sono circa 471.000 gli emiliano-romagnoli che nel 2010 se ne sono serviti, di cui circa 128.000 abitualmente. Rispetto al mezzo ferroviario c’è un grado di soddisfazione verso i servizi offerti decisamente più elevato, in quanto si supera generalmente la soglia del 50 per cento, con la sola eccezione del costo del biglietto. Il gradimento maggiore ha riguardato la velocità delle corse (77,0 per cento), davanti alla puntualità delle stesse (76,5 per cento) e alla possibilità di trovare un posto a sedere (75,4 per cento). Se guardiamo al livello medio del decennio 1999-2009 si ha un significativo peggioramento del gradimento del servizio nel caso della possibilità di collegamento con altri comuni, della comodità degli orari, dell’informazione sul servizio e, soprattutto, della pulizia delle vetture, la cui soddisfazione è scesa al 50,6 per cento, a fronte del 57,3 per cento del 2009 e 62,8 per cento del decennio 1999-2009. I miglioramenti hanno riguardato la possibilità di trovare un posto a sedere, oltre al costo del biglietto, considerato più giusto nel 2010 dal 46,7 per cento degli utenti rispetto al 41,1 per cento del precedente decennio.

Incidenti stradali

Nel 2010 ci sono stati in Emilia-Romagna 20.153 incidenti stradali che sono costati la vita a 401 persone e il ferimento di oltre 28.000. Sono morte più persone solo nel Lazio (450) e Lombardia (565).

Tra il 2000 e il 2010 hanno perso la vita in regione più di 6.900 persone, mentre i feriti sono stati più di 370.000. La mortalità è tuttavia in costante calo. Dagli 816 morti del 2000 si è progressivamente scesi ai 635 del 2005, per arrivare ai 401 del 2010.

Il 71,6 per cento dei morti è stato costituito da conducenti, il 12,0 per cento da persone trasportate e il resto da pedoni. Il 18,2 per cento dei conducenti deceduti aveva meno di 30 anni. La percentuale sale al 58,3 per cento relativamente alle persone trasportate. Dei 66 pedoni morti nel 2010, il 57,6 per cento è stato costituito da persone con più di 64 anni.

(-5,9 per cento), a dimostrazione che la forte concorrenzialità in atto nel settore dell’autotrasporto merci non risparmia nessuno.

La nazioni più rappresentate, secondo la situazione di inizio 2011, appartengono all’Est europeo e al Nord africa. Al primo posto troviamo la Romania, con 1.548 addetti equivalenti a circa un quarto del totale stranieri. Se si guarda ai soli dipendenti la percentuale sale al 26,3 per cento. Rispetto alla situazione di inizio 2009 i romeni hanno registrato una crescita degli addetti del 7,3 per cento, la stessa riscontrata per i relativi dipendenti. Alle spalle della Romania si colloca il Marocco (11,0 per cento del totale stranieri), seguito da Albania (9,2 per cento), Moldova (6,5 per cento), Tunisia e Serbia-Montenegro entrambe con una quota del 4,4 per cento. Rispetto alla situazione di inizio 2009, è da sottolineare il forte incremento dei moldavi (+29,0 per cento), a fronte dei cali rilevati per serbi-montenegrini 18,2 per cento) e tunisini (-10,9 per cento). La consistenza degli addetti nati in Marocco è rimasta invariata, mentre gli albanesi sono apparsi in leggero aumento (+1,8 per cento).

2.10.2. Trasporti aerei

La crescita dell’economia mondiale ha consentito al sistema aeroportuale, sia nazionale che regionale, di aumentare i propri traffici.

Secondo i dati raccolti da Assaeroporti, il bilancio nazionale dell’aviazione commerciale dei primi dieci mesi del 2011 si è chiuso positivamente. Per quanto concerne il movimento passeggeri, ogni mese ha evidenziato aumenti tendenziali, che hanno oscillato tra il 3,4 per cento di ottobre e il 10,8 per cento di gennaio. Il solo mese di aprile è andato oltre questo intervallo (+19,6 per cento), ma il confronto risente della cancellazione di numerosi voli, avvenuta un anno prima, a causa della nube del vulcano islandese Eyjafjallajokull. Più segnatamente, i passeggeri movimentati nei trentasette aeroporti associati, compresi i transiti, sono ammontati in ambito commerciale a circa 128 milioni e 265 mila unità, vale a dire il 7,2 per cento in più rispetto all’analogo periodo del 2010. Alla crescita del 7,8 per cento delle rotte nazionali si è associato l’incremento del 7,2 di quelle internazionali. Note negative per i transiti (-24,9 per cento).

L’aviazione generale che esula dall’aspetto meramente commerciale – ha inciso per appena lo 0,2 per cento del totale del movimento passeggeri - ha evidenziato un incremento del 6,5 per cento.

La movimentazione degli aeromobili è invece apparsa meno dinamica. L’aumento complessivo è stato dell’1,9 per cento, frutto dei simultanei incrementi rilevati nei voli nazionali e internazionali, pari rispettivamente all’1,0 e 2,9 per cento. Segno moderatamente positivo per l’aviazione generale (+0,6 per

La movimentazione degli aeromobili è invece apparsa meno dinamica. L’aumento complessivo è stato dell’1,9 per cento, frutto dei simultanei incrementi rilevati nei voli nazionali e internazionali, pari rispettivamente all’1,0 e 2,9 per cento. Segno moderatamente positivo per l’aviazione generale (+0,6 per

Nel documento Rapporto 2011 (3.9mb) (pagine 165-177)