L’industria in senso stretto occupa un posto di assoluto rilievo nel panorama economico dell’Emilia-Romagna, con quasi 50.000 imprese attive al termine dello scorso anno, pari all’11,6 per cento del totale, e poco più di 521.000 addetti nella media del 2010, che hanno prodotto 23.914 milioni di euro correnti di valore aggiunto, ai prezzi di base, nel 2009, equivalenti al 22,5 per cento del reddito regionale, mentre la rispettiva quota del reddito nazionale era pari a solo il 16,9 per cento. Le esportazioni dei soli prodotti manifatturieri sono ammontate a oltre 41.134 milioni di euro, a valori correnti, nel 2010, pari all’97,2 per cento del totale regionale.
2.5.1. La congiuntura nel 2011
A partire dalla primavera 2010 i dati dell’indagine trimestrale condotta dal sistema camerale hanno fornito l’immagine di una fase congiunturale improntata ad una moderata ripresa, che ha fatto seguito ad un’eccezionale fase di recessione per l’industria regionale, durata sette trimestri in termini tendenziali e che ha determinato una caduta dell’attività che non trova riscontro nella storia della rilevazione congiunturale regionale, dal 1989 a oggi (fig. 2.5.1).
La ripresa si è però leggermente indebolita nel primo trimestre del 2011, anche in concomitanza con l’acutizzarsi della nuova crisi del debito sovrano europeo, che la scorsa primavera ha cominciato a interessare chiaramente anche l’Italia. Dopo un relativo miglioramento della congiuntura nel secondo trimestre, i segnali di rallentamento internazionale e il severo acutizzarsi della crisi del debito pubblico italiano, si sono riflessi in un ampio peggioramento della congiuntura industriale regionale nel corso del terzo trimestre. La gravità della possibile inversione di tendenza ancora non emerge affatto dai dati trimestrali della produzione (fig. 2.5.1), né dai dati aggregati dei primi tre trimestri dell’anno (tab. 2.5.1 e fig. 2.5.2), ma si prospetta chiaramente dall’esame dei dati degli ordini del periodo luglio-settembre (fig.
2.5.7).
Inoltre, allo stato attuale, la ripresa fino ad ora realizzata non appare forte, come ci si potrebbe attendere dopo una crisi così profonda, né appare consolidata e neppure omogenea, essendo dipendente dai risultati conseguiti sui mercati all’esportazione e frutto solamente dell’attività di alcuni settori. Occorre considerare la ripresa in corso come un piccolo balzo dal fondo di un baratro, che lascia il livello dell’attività dell’industria regionale ben lontano dai punti di partenza pre-crisi. I tassi di variazione
Fig. 2.5.1. Andamento della produzione industriale, tasso di variazione tendenziale.
Fonte: Unioncamere Emilia-Romagna, Centro Studi Unioncamere - Indagine congiunturale sull'industria in senso stretto.
-17 -12 -7 -2 3
1t06 3t06 1t07 3t07 1t08 3t08 1t09 3t09 1t10 3t10 1t11 3t11
Emilia-Romagna Italia
tendenziali positivi rilevati non sono molto ampi e fanno riferimento a periodi che avevano registrato fortissime cadute del livello di attività. Occorre quindi considerare con attenzione gli effetti negativi sulla struttura industriale regionale del permanere, per un ampio periodo di tempo, di un livello d’attività così ridotto.
La ripresa dell’attività congiunturale non è stata omogenea tra i settori industriali e le aree del paese, per la nostra regione in particolare un brutto segnale emerge se si nota come l’andamento dell’attività nei primi nove mesi del 2011 sia stato inferiore a quello rilevato per il Nord-est e l’insieme dell’industria nazionale, per quanto riguarda il fatturato, in particolare quello estero, e gli ordini esteri, mentre per anni la forte propensione verso i mercato esteri è stata una caratteristica di successo dell’industria regionale.
Il fatturato
Il fatturato dell’industria regionale espresso a valori correnti si era ridotto del 14,3 per cento nel 2009, è salito dell’1,8 per cento nel 2010 ed nei primi nove mesi di quest’anno di solo il 2,5 per cento (tab. 2.5.1 e fig. 2.5.2). Per effettuare una corretta valutazione dell’andamento di questa variabile, occorre tenere presente che i prezzi alla produzione nazionali hanno fatto segnare un incremento tendenziale pari al 4,9 per cento nel periodo da gennaio a settembre. Come accennato sopra, l’andamento del fatturato regionale è stato peggiore sia di quello rilevato per l’industria nazionale, risultato in aumento del 3,4 per cento, sia di quello riferito al Nord-est, che ha segnato un +3,2 per cento.
A livello settoriale sono solo l’industria del trattamento metalli e quella meccanica, elettrica e dei mezzi di trasporto ad avere ottenuto risultati positivi, mentre la crescita del settore alimentare è risultata lieve, dato il suo carattere anticiclico, e la debole domanda interna ha reso pesante il quadro dell’industria del legno e del mobile. L’andamento del fatturato risulta sostanzialmente disomogeneo se si considera la ripartizione per classe dimensionale delle imprese (fig. 2.5.10). Nei primi nove mesi dell’anno (tab. 2.5.1 e fig. 2.5.2), il fatturato è salito del 2,9 per cento per le imprese regionali medio - grandi, dai 50 ai 499 dipendenti, del 2,7 per cento per quelle piccole, dai 10 ai 49 dipendenti, ma è risultato in aumento di solo l’1,1 per cento per le imprese minori, da 1 a 9 dipendenti.
Le esportazioni
Secondo i dati dell’indagine congiunturale, ancora una volta e più che al solito, l’andamento del fatturato ha trovato sostegno nelle esportazioni, che hanno fatto segnare un incremento del 4,0 per cento nei primi nove mesi dell’anno. L’evoluzione del fatturato estero è risultata migliore di quella del fatturato complessivo in tutti i settori dell’industria, in particolare per l’industria alimentare e per quella meccanica, elettrica e dei mezzi di trasporto. L’andamento delle esportazioni regionali è risultato ampiamente peggiore rispetto a quello registrato per l’Italia (+5,7 per cento) e a quanto riferito al Nord-est (+5,9 per cento).
Ciò nonostante occorre rilevare che la ripresa ha fornito una buona occasione ai settori forti dell’export regionale, tanto che l’industria del trattamento metalli e minerali metalliferi ha messo a segno un aumento
Tab. 2.5.1. Congiuntura dell’industria. 1°-3° trimestre 2011.
Fatturato
(1) Tasso di variazione sullo stesso periodo dell’anno precedente. (2) Assicurate dal portafoglio ordini.
Fonte: Unioncamere Emilia-Romagna, Centro Studi Unioncamere - Indagine congiunturale sull'industria in senso stretto. L’indagine si fonda su un campione rappresentativo dell’universo delle imprese industriali regionali fino a 500 dipendenti ed è effettuata con interviste condotte con la tecnica CATI. Le risposte sono ponderate sulla base del fatturato. L'indagine si incentra sull'andamento delle imprese di minori dimensioni, a differenza di altre rilevazioni esistenti che considerano le imprese con più di 10 o 20 addetti. I dati non regionali sono di fonte Centro Studi Unioncamere - Indagine congiunturale sull'industria manifatturiera.
del 5,6 per cento e l’ampio aggregato dell’industria meccanica elettrica e dei mezzi di trasporto ha aumentato il suo fatturato estero del 5,1 per cento. Nei primi nove mesi dell’anno i risultati conseguiti all’estero sono apparsi meno dipendenti dalla dimensione aziendale. Il fatturato all’esportazione è aumentato del 3,9 per cento per le imprese medio - grandi, addirittura del 4,2 per cento per le piccole imprese (10-49 addetti) e del 3,4 per cento per quelle minori (1-9 addetti). Ma la capacità di operare sui mercati esteri e quindi la struttura aziendale sono apparse determinanti nel lungo periodo, tanto che dall’avvio della ripresa, la crescita delle vendite all’estero si è avviata prima e ha portato a più ampi risultati al crescere della dimensione delle imprese (fig. 2.5.10).
I dati Istat relativi al commercio estero regionale confermano la tendenza emersa per il primo semestre dall’indagine congiunturale, che non prende però in considerazione i dati delle imprese con più di 500 addetti. Nei primi sei mesi del 2011, le esportazioni regionali di prodotti dell’industria manifatturiera sono risultate pari a 23.165,7 milioni di euro (tab. 2.5.2) e hanno fatto segnare un recupero dell’17,6 per cento, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il dato è relativamente migliore rispetto all’incremento del 15,8 per cento conseguito dalle vendite sui mercati esteri del complesso dell’industria manifatturiera nazionale (fig. 2.5.3). Si tratta di un risultato estremamente positivo, ma comunque ancora solo di un recupero della pesante caduta subita tra il secondo trimestre 2008 e lo stesso trimestre del 2009 .
Occorre infatti cautela nel valutare questo risultato, che ha capitalizzato un ottimo dato ottenuto nel primo trimestre e registrato un leggero rallentamento nel secondo, in quanto l’andamento delle
Fig. 2.5.2. Congiuntura dell’industria. Andamento delle principali variabili. Tasso di variazione sullo stesso periodo dell’anno precedente. 1°-3° trimestre 2011.
Fatturato Produzione Ordini
Fonte: Unioncamere Emilia-Romagna, Centro Studi Unioncamere - Indagine congiunturale sull'industria in senso stretto.
Tab. 2.5.2. Esportazioni dell’industria manifatturiera regionale per principali settori, gennaio-giugno 2011
Valore (1) Var. % (2) Quota Indice (3)
Alimentari e bevande 1.913 13,2 8,3 119,9
Tessile abbigliamento cuoio calzature 2.327 16,8 10,0 102,7
Industrie legno e mobile 346 8,8 1,5 82,3
Chimica, petrol., farma., gomma e materie plastiche 2.645 15,3 11,4 121,3
Prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi 1.763 4,8 7,6 85,2
Prodotti della metallurgia e in metallo, non mac. att. 1.926 17,8 8,3 93,0
Appar. elettrici elettronici ottici medicali di misura 1.759 12,8 7,6 99,6
Macchinari e apparecchiature nca 7.241 25,7 31,3 88,7
Mezzi di trasporto 2.608 19,4 11,3 86,1
Altra manifattura 638 8,9 2,8 99,4
Totale esportazioni 23.166 17,6 100,0 95,7
(1) Valore corrente in milioni di euro. (2) Variazione sullo stesso periodo dell’anno precedente. (3) Indice (2008=100) sul corrispondente trimestre del 2008 a valori correnti cumulati.
Fonte: dati Istat
50-500 dipendenti 10-49 dipendenti 1-9 dipendenti Altre industrie manifat.
Mec. elet., mez. di trasp.
esportazioni nella seconda metà dell’anno resta esposto ai rischi di un’evoluzione negativa della congiuntura internazionale. Man mano che la buona ripresa ha riportato le esportazioni in prossimità dei precedenti livelli massimi toccati tre anni fa, il tasso di crescita tendenziale si è andato riducendo, pur mantenendosi elevato (fig. 2.5.4). L’indice delle esportazioni regionali a valori correnti (media trimestrale 2008 = 100) è risultato pari a 104,3, un dato analogo, ma lievemente inferiore rispetto a quello nazionale pari a 106,5.
I dati Istat mettono in luce i risultati notevolmente positivi conseguiti dai settori regionali dei “macchinari
Fig. 2.5.3. Esportazioni dell’industria manifatturiera emiliano-romagnola. Gennaio – Giugno 2011.
Confronto territoriale e andamento per i principali settori regionali. (1)
Quote delle principali aree geografiche di destinazione.
Andamento per principali paesi ed aree geografiche di destinazione. (1)
(1) Tasso di variazione sullo stesso periodo dell’anno precedente.
Fonte: Elaborazione Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat, Esportazioni delle regioni italiane.
Fig. 2.5.4. Esportazioni emiliano-romagnole e italiane: tasso di variazione tendenziale (1) e indice (2)
(1) Tasso di variazione sullo stesso trimestre dell’anno precedente (asse sx). (2) media trimestrale 2008 = 100 (asse dx).
Fonte: Istat, Esportazioni delle regioni italiane.
8,9
1t-07 2t-07 3t-07 4t-07 1t-08 2t-08 3t-08 4t-08 1t-09 2t-09 3t-09 4t-09 1t-10 2t-10 3t-10 4t-10 1t-11 2t-11
emilia-romagna italia
e apparecchiature” (+25,7 per cento) e dei mezzi di trasporto” (+19,4 per cento) (tab. 2.5.2). Questi settori hanno messo a segno incrementi delle vendite all’estero notevolmente superiori a quelli conseguiti dagli stessi a livello nazionale (figg. 2.5.3 e 2.5.5). Questi però sono anche gli unici settori ad avere conseguito risultati sostanzialmente superiori alla media regionale. Si registra quindi un segnale con valenza positiva per l’ottimo risultato ottenuto, ma che richiama la nostra attenzione per il rischio di caratterizzare con una
“monocultura” meccanica le esportazioni regionali. I settori dei “ macchinari e apparecchiature”, “della metallurgia e dei prodotti in metallo” e dei “mezzi di trasporto” costituiscono infatti il 50,8 per cento delle vendite sui mercati esteri della manifattura. Non mancano alcune aree di debolezza relativa. Le maggiori incertezze sono emerse relativamente al settore dei “prodotti di minerali non metalliferi”, ceramica, vetro e materiali edili, e quindi all’industria del “legno e del mobile”, le cui esportazioni sono aumentate, ma solo del 4,8 e dell’8,8 per cento rispettivamente. I settori dell’industria regionale hanno attraversato le fasi cicliche della crisi e della ripresa riportando conseguenze differenti per le loro esportazioni. Rispetto allo stesso periodo del 2008, l’indice del complesso delle esportazioni regionali si è collocato a quota 95,7 nei primi sei mesi del 2011. Assumono un notevole rilievo i risultati conseguiti dal settore della “chimica, petrolio, farmaceutica, gomma e materie plastiche” e da quello degli “alimentari e bevande”, il cui indice delle esportazioni è risultato pari a 121,3 e a 119,9 rispettivamente. Al contrario emerge in negativo lo stato del vendite all’estero dell’industria del legno e del mobile, il cui indice è fermo a quota 82,3, ma anche di quelle dei fondamentali settori dei “mezzi di trasporto” e dei “ macchinari e apparecchiature”, i cui indici sono rimasti ancora rispettivamente a quota 86,1 e 88,7.
Se si considerano gli andamenti per paesi e aree di destinazione (fig. 2.5.3), emerge la buona ripresa (+17,0 per cento) delle esportazioni regionali verso il complesso dei mercati europei, che hanno assorbito il 67,4 per cento delle vendite all’estero, mentre la crescita è risultata leggermente inferiore sui soli mercati dei paesi appartenenti all’Unione europea (+14,8 per cento), verso cui si è diretto il 56,6 delle vendite all’estero. In quest’area però, l’export ha conseguito risultati relativamente migliori nei paesi “core”
dell’euro, Germania (+16,9 per cento) e Francia (+15,2 per cento), che hanno assorbito rispettivamente il 13,0 e il 12,2 per cento delle esportazioni emiliano-romagnole. Nel più ampio ambito europeo, spiccano i notevoli aumenti delle esportazioni verso la Turchia (+67,9 per cento) e la Russia (+37 per cento) giunte a costituire una quota del totale pari rispettivamente al 2,5 e al 3,4 per cento. Hanno avuto una crescita di poco inferiore alla media le esportazioni regionali verso i mercati dell’Oceania (+15,6 per cento), mentre quelle indirizzate ai mercati africani si sono addirittura ridotte (-5,2 per cento), anche se meno di quelle nazionali. Questo dato non stupisce se si tiene conto dei notevoli sommovimenti politici ancora in corso nel Nord Africa. La crescita delle vendite verso i mercati asiatici (+23,4 per cento), che hanno
Fig. 2.5.5. Esportazioni dell’industria manifatturiera italiana. Gennaio – Giugno 2011.
Confronto territoriale e andamento per i principali settori regionali. (1)
Quote delle principali aree geografiche di destinazione.
Andamento per principali paesi ed aree geografiche di destinazione. (1)
(1) Tasso di variazione sullo stesso periodo dell’anno precedente.
Fonte: Elaborazione Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat, Esportazioni delle regioni italiane.
12,1
assorbito il 15,6 per cento delle esportazioni, è risultata sostanzialmente superiore alla media e ai risultati conseguiti nella stessa area a livello nazionale. Ma sono state in particolare le esportazioni regionali dirette verso la Cina (+38.4 per cento) e l’India (+45,7 per cento) a mostrare una crescita notevolmente superiore a quella riferita alle vendite nazionali.
Un risultato ancora migliore è stato ottenuto sui mercati americani (+24,4 per cento), verso i quali si è diretto l’11,6 per cento del vendite, con un andamento leggermente migliore rispetto a quello nazionale. In particolare, da un lato, è stato notevole il risultato ottenuto negli Stati Uniti (+22,4 per cento), che hanno assorbito il 6,9 per cento dell’export regionale, ma, dall’altro, si è ridotta notevolmente l’eccezionale crescita sul mercato carioca (+16,9 per cento), al quale è destinato solo l’1,4 per cento delle esportazioni regionali.
La produzione
La produzione industriale regionale ha chiuso il 2009 con una diminuzione del 14,1 per cento e il 2010 con un aumento di solo l’1,7 per cento (fig. 2.5.1). È stato molto migliore l’andamento nei primi nove mesi dell’anno in corso, durante i quali la ripresa ha portato ad un incremento del 2,7 per cento, rispetto all’analogo periodo dello scorso anno (tab. 2.5.1 e fig. 2.5.2). In questo caso, il risultato regionale risulta però allineato a quello riferito al Nord-est (+2,7 per cento), anche se migliore rispetto al dato riferito all’Italia (+2,2 per cento).
A livello settoriale, l’industria del trattamento metalli e quella meccanica, elettrica e dei mezzi di trasporto hanno mostrato un andamento nettamente migliore, mentre faticano a riprendersi le industrie della moda e torna a contrarsi l’attività dell’industria del legno e del mobile. L’andamento della produzione tra le classi dimensionali (fig. 2.5.10) ha visto una chiara ripresa solo per le imprese medio - grandi, da 50 a 499 dipendenti, che nel complesso dei primi nove mesi dell’anno (tab. 2.5.1 fig.2.5.2) hanno ottenuto un aumento della produzione del 3,2 per cento. La produzione è cresciuta in misura minore, +2,8 per cento, nelle piccole imprese, mentre è salita di solo l’1,0 per cento per le imprese minori, da 1 a 9 dipendenti.
Gli ordini
Da inizio anno alla fine di settembre, gli ordini acquisiti dall’industria regionale sono aumentati del 2,1 per cento. Questa dato può all’apparenza trarre in inganno, in quanto inferiore, ma non molto distante da quelli riferiti al fatturato e agli ordini (tab. 2.5.1 e fig. 2.5.2). Ma esso pone alcuni pesanti dubbi sul prosieguo della ripresa, in particolare se si considera che mentre nel primo semestre dell’anno gli ordini erano aumentati del 3,0 per cento, nel corso del terzo trimestre sono rimasti sostanzialmente stazionari, con un aumento di solo lo 0,1 per cento (fig. 2.5.7). Ciò è avvenuto in coincidenza con i segnali di un rallentamento internazionale e il severo acutizzarsi della crisi del debito pubblico italiano. L’aggravarsi ulteriore della crisi del debito pubblico e l’emergere di chiari segnali di recessione anche nei paesi “core”
dell’area dell’euro nel corso del quarto trimestre, non depongono a favore dell’ipotesi di un rallentamento temporaneo del processo di acquisizione degli ordini, legato alla sola fase di incertezza. Anche in questo caso il dato risulta intermedio rispetto ai risultati conseguiti a livello nazionale (+1,9 per cento) e circoscrizionale (+2,3 per cento).
L’andamento degli ordini (tab. 2.5.1 e figg. 2.5.2 e 2.5.7-9) mette in luce una maggiore disomogeneità delle tendenze settoriali. L’acquisizione degli ordini procede a ritmo sostenuto per l’industria del trattamento metalli, mentre la maggiore dinamica rilevata per l’industria meccanica, elettrica e dei mezzi di trasporto nella prima parte dell’anno ha subito un’inversione di tendenza nel terzo trimestre. Un chiaro segnale negativo giunge dagli ordini dell’industria del legno e del mobile, mentre lievemente negativo appare il risultato per i settori della moda. Questo settore risente particolarmene della debolezza della domanda interna. La relativa disomogeneità delle tendenze tra le diverse classi dimensionali delle imprese, appare lievemente più contenuta per i risultati degli ordinativi rispetto a quelli della produzione (tab. 2.5.1 e fig. 2.5.2). L’andamento conferma, comunque, che per le imprese minori, da 1 a 9 dipendenti, si prospetta una nuova recessione (fig. 2.5.10) e risulta che gli ordini acquisiti sono aumentati di solo lo 0,7 per cento tra gennaio e settembre. Il dato per le piccole imprese appare relativamente meno debole, mettono a segno un incremento del 2,2 per cento, mentre il risultato per le imprese medio – grandi è più chiaramente positivo, con un incremento del 2,6 per cento, nonostante la tendenza negativa emersa nel terzo trimestre.
2.5.2. Il credito
La dinamica dei prestiti bancari a favore delle imprese dell’industria manifatturiera regionale ha riflesso l’andamento congiunturale positivo della prima parte dell’anno, tanto che dopo avere fatto registrare una
flessione del 2,5 per cento a dicembre 2010, hanno messo in luce una crescita tendenziale del 2,4 per cento a marzo e hanno avuto un’ulteriore accelerazione nello scorso giugno giungendo a fare segnare un’espansione del 3,1 per cento. Secondo Banca d’Italia a sostenere la moderata espansione del credito all’industria manifatturiera ha in larga misura concorso l’aumento del fabbisogno finanziario generato dalla crescita del capitale circolante, più accentuato per le imprese che producono per l’estero. Le richieste di nuovi finanziamenti per l’acquisto di macchinari, soprattutto nella forma del leasing finanziario, hanno invece risentito della scarsa propensione delle imprese ad accumulare capitale.
In base alle informazioni tratte dalla Regional Bank Lending Survey (RBLS), condotta nel mese di settembre presso i principali intermediari bancari che operano in regione, Banca d’Italia asserisce che nel primo semestre del 2011 si è avuta una ripresa della domanda di credito delle imprese dell’industria manifatturiera rispetto ai sei mesi precedenti. Nelle previsioni delle banche, per il manifatturiero tale tendenza dovrebbe leggermente invertirsi nella seconda parte dell’anno. Dal lato dell’offerta, sempre nel primo semestre del 2011 le condizioni praticate sui prestiti avrebbero registrato un moderato peggioramento, più accentuato per le piccole e medie imprese, mentre per la seconda metà dell’anno le banche non segnalano significative variazioni rispetto al periodo precedente. L’irrigidimento registrato nel primo semestre si sarebbe tradotto principalmente in un aumento degli spread, più sostenuto sui prestiti più rischiosi, e in una richiesta di maggiori garanzie.
Il peggioramento nelle condizioni di accesso al credito è confermato anche dal sondaggio condotto da Banca d’Italia su un campione di imprese operanti in regione. In particolare, il 34,0 per cento delle imprese dell’industria ha registrato un peggioramento nelle condizioni di accesso al credito.
L’inasprimento è imputabile alle maggiori difficoltà nell’ottenimento di nuovi finanziamenti e, soprattutto, a un aumento dei livelli dei tassi e dei costi accessori. Le richieste di rientro, anche parziale, dalle posizioni debitorie già in essere hanno riguardato il 13 per cento delle aziende dell’industria.
I tassi di interesse sono moderatamente aumentati, anche sotto la spinta dei tassi ufficiali. In particolare i tassi di interesse bancari sui prestiti a breve termine, operazioni in euro autoliquidanti e a revoca, a favore di imprese manifatturiere sono andati progressivamente aumentando e sono passati dal 3,95 del settembre del 2010 al 4,32 di giugno 2011. La piena manifestazione della crisi del debito sovrano a partire dal successivo mese di luglio dovrebbe avere spinto anche i tassi bancari a quote decisamente più elevate rispetto ai livelli dello scorso giugno.
Sempre secondo Banca d’Italia, il flusso di nuove sofferenze sui prestiti a favore di imprese manifatturiere, al netto dei fattori stagionali e in ragione d’anno, si è ridotto nel primo semestre dell’anno rispetto al semestre precedente e ancor più rispetto allo stesso periodo del 2010. L’incidenza delle nuove sofferenze sui prestiti è passata dal 4,1 e 3,3 per cento, rispettivamente riferiti a marzo e giugno 2010, al
Sempre secondo Banca d’Italia, il flusso di nuove sofferenze sui prestiti a favore di imprese manifatturiere, al netto dei fattori stagionali e in ragione d’anno, si è ridotto nel primo semestre dell’anno rispetto al semestre precedente e ancor più rispetto allo stesso periodo del 2010. L’incidenza delle nuove sofferenze sui prestiti è passata dal 4,1 e 3,3 per cento, rispettivamente riferiti a marzo e giugno 2010, al