2.11.1. Il finanziamento dell’economia.
Il commento sull’evoluzione del credito in Emilia-Romagna si fonda sulla nota congiunturale redatta dalla sede regionale della Banca d’Italia sulla base di dati interni corretti per l’effetto contabile delle cartolarizzazioni e al netto delle sofferenze, dei pronti contro termine e delle segnalazioni della Cassa Depositi e Prestiti. La correzione per le cartolarizzazioni è basata su stime dei rimborsi dei prestiti cartolarizzati1.
I dati dei prestiti elaborati dalla sede regionale della Banca d’Italia sono pertanto riferiti a quelli “vivi”, in quanto non includono le sofferenze e i pronti contro termine.
Fatta questa premessa, nello scorso giugno, i prestiti “vivi” sono cresciuti del 4 per cento rispetto a un anno prima, replicando nella sostanza l’incremento osservato nel dicembre del 2010. Nei mesi più recenti la crescita è apparsa in rallentamento, attestandosi attorno al 2 per cento, a causa soprattutto del minor dinamismo del credito alle imprese. Questo andamento si è coniugato all’evoluzione produttiva dell’industria in senso stretto, che nel trimestre estivo ha dato segni di rallentamento rispetto all’andamento dei sei mesi precedenti
In giugno, i prestiti delle banche alle imprese sono aumentati del 5,2 per cento, circa il doppio dell’incremento registrato sul finire del 2010. Con l’inclusione dei crediti delle società finanziarie la crescita scende al 3,3 per cento, risultando tuttavia più ampia dell’aumento dello 0,7 per cento di dicembre 2010. L’accelerazione è in gran parte attribuibile alla buona intonazione dei finanziamenti concessi alle imprese più grandi.
La dinamica dei prestiti ai diversi comparti di attività economica ha riflesso le differenze negli andamenti congiunturali. A sostenere la moderata espansione del credito all’industria manifatturiera ha in larga misura concorso l’aumento del fabbisogno finanziario generato dalla crescita del capitale circolante, che è apparso più accentuato per le imprese esportatrici. A tale proposito giova sottolineare che nei primi nove mesi del 2011, secondo l’indagine congiunturale del sistema camerale, il fatturato estero delle imprese manifatturiere regionali è aumentato del 5,2 per cento rispetto all’analogo periodo del 2010, in misura superiore alla crescita di quello totale (+3,1 per cento).
Le richieste di nuovi finanziamenti per l’acquisto di macchinari, soprattutto nella forma del leasing finanziario, hanno risentito della scarsa propensione delle imprese ad accumulare capitale. Nel comparto delle costruzioni il credito ha ristagnato sui livelli di dodici mesi prima sia per la debolezza della domanda, legata alla ulteriore flessione dei volumi di attività, sia per le politiche degli intermediari creditizi improntate a criteri di maggiore selettività. Secondo l’indagine del sistema camerale i primi nove mesi del 2011 si sono chiusi in regione con una diminuzione del volume d’affari delle imprese edili pari al 4,4 per cento. Il ricorso ai finanziamenti esterni da parte delle società che svolgono intermediazione immobiliare è stato limitato dagli stessi fattori.
In giugno, le banche locali (con sede in Emilia-Romagna e non appartenenti a grandi gruppi) hanno accresciuto i finanziamenti alle imprese a tassi inferiori a quelli osservati per il complesso delle banche che prestano a residenti in regione. Conseguentemente, la loro quota di mercato sul totale dei prestiti concessi alle imprese regionali si è attestata poco sopra al 21 per cento, in flessione rispetto al livello di dicembre 2010.
In base alle informazioni tratte dalla Regional Bank Lending Survey (RBLS), condotta nel mese di settembre presso i principali intermediari bancari che operano in regione, nel primo semestre del 2011 si è avuta una modesta ripresa della domanda di credito delle imprese rispetto ai sei mesi precedenti. Nelle
1 Le serie disponibili dei prestiti, contenute negli aggiornamenti territoriali mensili elaborati dalla Banca d’Italia, tengono invece conto dei prestiti cartolarizzati, o altrimenti ceduti, che non soddisfano i criteri di cancellazione previsti dai principi contabili internazionali (IAS) in analogia alla redazione dei bilanci. L’applicazione ha comportato la re-iscrizione in bilancio di attività precedentemente cancellate e passività a esse associate, con un conseguente incremento delle serie storiche di impieghi e depositi. Da giugno 2011 è stata inoltre inclusa nel sistema delle banche segnalanti la Cassa Depositi e Prestiti, segnando di fatto una nuova frattura con il passato.
previsioni delle banche, tale tendenza proseguirebbe anche nella seconda parte dell’anno. Al pari del 2010, le richieste di prestiti sono state stimolate soprattutto dalle esigenze di finanziamento del circolante e dalle operazioni di ristrutturazione dei debiti in essere. I segnali di ripresa si sono concentrati nell’industria manifatturiera, a fronte di una stasi nei comparti dei servizi e di un’ulteriore caduta nel settore delle costruzioni. Dal lato dell’offerta, nel primo semestre del 2011 le condizioni praticate sui prestiti avrebbero registrato un moderato peggioramento, più accentuato per le piccole e medie imprese.
Nei sei mesi successivi le banche non segnalano significative variazioni rispetto al periodo precedente. Il maggiore irrigidimento registrato nel primo semestre si è tradotto principalmente in una crescita degli spread, apparsa più sostenuta sui prestiti reputati più rischiosi, e in una richiesta di maggiori garanzie.
Sotto quest’ultimo aspetto, è da sottolineare che a giugno 2011 la percentuale di importo garantito sull’utilizzato si è attestata in regione al 40,5 per cento rispetto al 37,8 per cento di marzo 2009.
Tra i settori di attività, l’inasprimento è apparso più marcato nel comparto delle costruzioni, attestandosi su livelli prossimi a quelli registrati all’insorgere della crisi economico-finanziaria (ultimo trimestre del 2008). Il peggioramento nelle condizioni di accesso al credito è confermato anche dal sondaggio condotto dalla Banca d’Italia su un campione di imprese operanti in regione. In base a questa indagine, la percentuale di imprese che hanno rilevato casi di inasprimento delle condizioni di offerta nel primo semestre del 2011 è stata superiore a quella registrata nello stesso periodo dell’anno precedente e aumenterebbe ulteriormente nel secondo semestre dell’anno. In particolare, il 34 per cento delle imprese dell’industria e dei servizi e il 47 di quelle delle costruzioni hanno registrato un peggioramento nelle condizioni di accesso al credito. L’inasprimento è imputabile alle maggiori difficoltà nell’ottenimento di nuovi finanziamenti e, soprattutto, a un aumento dei livelli dei tassi e dei costi accessori. Le richieste di rientro, anche parziale, dalle posizioni debitorie già in essere hanno riguardato il 13 per cento delle aziende nei settori dell’industria e dei servizi, il 34 nel comparto delle costruzioni.
A giugno i prestiti bancari concessi alle famiglie consumatrici sono aumentati del 3 per cento rispetto all’anno precedente rispetto al +4,1 per cento di fine 2010. La decelerazione dei prestiti è confermata anche includendo quelli concessi da società finanziarie.
Il credito al consumo erogato dalle banche è rimasto sugli stessi livelli di un anno prima, quello concesso dalle società finanziarie è invece cresciuto a tassi contenuti, ma in moderata ripresa rispetto
Fig. 2.11.1 Credito al consumo per abitante in euro. Situazione al 30 giugno 2011. Regioni italiane.
Fonte: elaborazione Centro studi e monitoraggio dell’economia Unioncamere Emilia-Romagna su dati Banca d’Italia.
2.560,19
0,00 500,00 1.000,00 1.500,00 2.000,00 2.500,00 3.000,00
Sardegna
alla fine del 2010.
Se rapportiamo il credito al consumo in essere a giugno 2011 alla popolazione residente (vedi figura 2.11.1), possiamo vedere che l’Emilia-Romagna è nuovamente risultata tra le regioni relativamente meno esposte, con un indebitamento per abitante pari a 1.526,96 euro, a fronte della media nazionale di 1.861,40 euro. Solo tre regioni, vale a dire Marche, Veneto e Trentino-Alto Adige, hanno evidenziato valori più contenuti, confermando la situazione di un anno prima. L’indebitamento al consumo più elevato è stato registrato ancora una volta in Sardegna, con 2.560,19 euro per abitante, seguita da Sicilia (2.400,33) e Lazio (2.242,97).
In giugno, la consistenza dei prestiti bancari concessi alle famiglie consumatrici per l’acquisto di abitazioni ha superato di circa il 3 per cento il livello di dodici mesi prima. L’aumento dei tassi e la flessione delle compravendite immobiliari hanno contribuito a moderare il ricorso a tale forma di finanziamento. Le nuove erogazioni nei primi sei mesi del 2011 sono diminuite di circa il 24 per cento rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente. La percentuale dei nuovi mutui a tasso fisso è cresciuta, attestandosi al 14 per cento.
Secondo la RBLS, nei primi sei mesi del 2011 vi è stata una modesta ripresa della domanda di mutui e di credito al consumo da parte delle famiglie. Nel semestre successivo ci si attende una caduta per le richieste di mutui e una sostanziale stazionarietà per quelle relative ai finanziamenti finalizzati ai consumi.
Dal lato dell’offerta, i criteri di erogazione dei mutui hanno mostrato un moderato irrigidimento. Come sottolineato dalla Banca d’Italia, il peggioramento delle condizioni di accesso al credito si è tradotto principalmente in un incremento degli spread, specie sui prestiti riferiti alla clientela più rischiosa.
L’inasprimento delle condizioni si è manifestato anche attraverso una riduzione del rapporto tra il valore del mutuo e quello dell’immobile (loan to value ratio) e di quello tra rata del mutuo e reddito della famiglia.
2.11.2. La qualità del credito.
Nel secondo trimestre del 2011 il flusso di nuove sofferenze è apparso consistente. Al netto dei fattori stagionali e in ragione d’anno, si è attestato al 2,3 per cento dei prestiti, vale a dire su un valore storicamente elevato e in linea con quello dei due trimestri precedenti. L’incidenza delle nuove sofferenze sui prestiti è stata più elevata per le imprese (2,6 per cento), soprattutto per quelle che operano nel settore delle costruzioni (3,9 per cento). L’indice di rischiosità è rimasto su valori più contenuti per le famiglie consumatrici (1,5 per cento), confermando la situazione dei nove mesi precedenti.
Come evidenziato dalla Banca d’Italia nella sua nota congiunturale, le sofferenze bancarie potrebbero crescere a tassi significativi anche nei prossimi mesi a causa dell’andamento delle altre partite anomale, alcune delle quali si caratterizzano per un’elevata probabilità di trasformarsi in sofferenza
Più segnatamente, a fine giugno 2011 i finanziamenti deteriorati sono cresciuti in Emilia-Romagna in misura piuttosto pronunciata rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente (+15,3 per cento), oltre che più ampia rispetto all’aumento riscontrato nel Paese (+9,8 per cento)2. Se si approfondisce l’andamento dei finanziamenti deteriorati, si può notare che la maggiore spinta alla crescita è venuta dalle esposizioni ristrutturate3, arrivate a 1.499,268 milioni di euro, con un incremento del 30,7 per cento rispetto alla situazione di un anno prima (+34,9 per cento in Italia). Questo andamento può essere interpretato come un “aiuto” che le banche forniscono a taluni clienti in difficoltà ed è indice di una situazione di difficoltà che si coniuga alla crescita dei crediti in sofferenza. Per quanto concerne le partite incagliate4 è stato rilevato un aumento tendenziale del 14,8 per cento, il doppio di quello registrato in Italia. La ripresa delle somme incagliate (a giugno 2010 c’era stata una crescita del 2,6 per cento) è stata determinata dal gruppo delle Società e quasi società non finanziarie, in pratica le imprese produttrici di beni e servizi (+31,9 per cento), a fronte dei cali emersi nelle famiglie sia produttrici che consumatrici. Le esposizioni scadute/sconfinanti5, che rappresentano la spia di possibili insolvenze, sono apparse in crescita del 4,4 per cento rispetto a giugno 2010 (-2,9 per cento in Italia), per effetto soprattutto dell’aumento rilevato nelle famiglie
2 I dati di giugno 2011 sono al netto delle Istituzioni finanziare e monetarie che invece erano comprese in passato. Gli aumenti percentuali citati potrebbero essere pertanto un po’ più accentuati se la serie esaminata fosse completamente omogenea.
3 Corrispondono all’ammontare dei rapporti per cassa per i quali una banca, a causa del deterioramento delle condizioni economico-finanziarie del debitore, acconsente a modifiche delle originarie condizioni contrattuali che diano luogo ad una perdita.
4 Riguardano esposizioni verso affidati in temporanea situazione di obiettiva difficoltà che, peraltro, possa essere prevedibilmente superata in un congruo periodo di tempo.
5 Corrispondono all’ammontare dei rapporti per cassa, diversi da quelli classificati in sofferenza, incaglio o fra le esposizioni ristrutturate che, alla data di riferimento della segnalazione, sono scadute o sconfinanti da oltre 90 giorni.
consumatrici (+18,7 per cento) e questo andamento è indice delle difficoltà che talune famiglie hanno nell’onorare i propri debiti. Per le società e quasi società non finanziarie6, che sono titolari del 62,8 per cento delle esposizioni scadute/sconfinanti, la crescita è stata dell’1,5 per cento, molto più contenuta rispetto a quella riscontrata un anno prima (+25,0 per cento). Non è da escludere che la frenata possa essere dipesa dall’aumento della ristrutturazione di talune esposizioni.
Secondo un’elaborazione della Banca d’Italia, in giugno le consistenze delle altre tipologie di crediti deteriorati (esposizioni incagliate, ristrutturate e scadute) sono state pari al 5,9 per cento dei prestiti alla clientela residente in regione, in aumento rispetto al 5,3 per cento di fine 2010. L’incidenza dei crediti deteriorati è cresciuta di quasi un punto percentuale per le imprese, attestandosi al 7,6 per cento, a fronte di una sostanziale stabilità per le famiglie consumatrici (3,8).
2.11.3. Il risparmio finanziario.
A giugno 2011 la raccolta bancaria presso le famiglie consumatrici e le imprese ha ristagnato sugli stessi livelli di un anno prima dopo la flessione registrata a dicembre 2010. Al calo dell’1,0 per cento dei depositi (-2,3 cento a dicembre 2010) si è contrapposto l’aumento del 2,8 per cento delle obbligazioni bancarie (-0,6 a dicembre 2010), quasi a sottintendere un travaso verso forme di risparmio più remunerative.
Il risparmio finanziario delle famiglie consumatrici ha registrato una ricomposizione a favore di attività caratterizzate da rendimenti più elevati. A giugno i titoli a custodia, valutati al fair value, sono aumentati del 2 per cento (-0,9 a dicembre 2010), per effetto soprattutto della crescita dei titoli di stato italiani (+13,7 per cento) e, in misura minore, di quella delle obbligazioni bancarie. È proseguita, al contrario, la diminuzione dei depositi (-1,7 per cento a giugno dal -5,2 di fine 2010). Il calo ha riflesso soprattutto quello dei conti correnti (-2,5 per cento), che rappresentano oltre il 60 per cento dell’aggregato. La flessione dei depositi delle famiglie è proseguita nei mesi più recenti.
Il tasso medio passivo sui conti correnti è stato pari allo 0,58 per cento, 15 punti base in più rispetto a dicembre 2010.
6 Per quasi società non finanziarie si intendono quelle unità che, pur essendo prive di personalità giuridica, dispongono di contabilità completa e hanno un comportamento economico separabile da quello dei proprietari; esse comprendono le società in nome collettivo e in accomandita semplice, nonché le società semplici e di fatto e le imprese individuali con più di cinque addetti.
Tab. 2.11.1. Nuove sofferenze (1). Emilia-Romagna. Periodo dicembre 2009-giugno 2011. Valori percentuali.
‘(..) I dati non raggiungono la cifra significativa dell’ordine minimo considerato.
(1) Nuove sofferenze in rapporto ai prestiti in essere alla fine del periodo. I valori sono calcolati come medie dei quattro trimestri terminanti in quello di riferimento. Dati riferiti alla residenza della controparte e alle segnalazioni di banche, società finanziarie e società veicolo di operazioni di cartolarizzazione. Il totale include anche le Amministrazioni pubbliche, le istituzioni sociali senza scopo di lucro al servizio delle famiglie e le unità non classificabili o classificate. (2) Società in accomandita semplice e in nome collettivo, società semplici, società di fatto e imprese individuali con meno di venti addetti.
Fonte: Centrale dei rischi.
Imprese
Società Di cui: di cui:
finanziarie e attività piccole Famiglie
Periodi assicurative Totale manifattur. costruzioni servizi imprese (2) trici Totale
Dic. 2009 .. 2,4 3,7 2,1 1,8 2,3 1,3 1,8
Mar. 2010 .. 2,5 4,1 2,2 1,9 2,2 1,3 1,9
Giu. 2010 .. 2,3 3,3 2,4 1,8 2,2 1,4 1,8
Set. 2010 2,5 2,4 3,0 2,7 2,0 2,2 1,5 2,2
Dic. 2010 2,5 2,6 2,8 3,5 2,3 2,2 1,5 2,3
Mar. 2011 2,5 2,6 2,6 3,7 2,4 2,2 1,5 2,3
Giu.2011 2,5 2,6 2,6 3,9 2,3 2,1 1,5 2,3
2.11.4. I tassi d’interesse.
In un contesto di ripresa dell’inflazione, la Banca centrale europea ha portato il tasso di riferimento lo scorso 7 ottobre all’1,50 per cento, rispetto all’1,25 per cento di aprile e 1 per cento di maggio 2009. Con l’avvento del nuovo Governatore della Bce, Mario Draghi, il 3 novembre e l’8 dicembre sono state decise due riduzioni, ciascuna di 25 punti base, che hanno riportato il tasso di riferimento all’1 per cento, allo scopo di dare un concreto aiuto all’economia, viste le incertezze sul futuro dovute alle forti turbolenze finanziarie in atto dalla scorsa estate.
Il tasso Euribor, ovvero il tasso medio che regola le transazioni finanziarie in euro tra le banche europee, è apparso in ripresa rispetto al 2010, anche se in misura assai contenuta rispetto ai livelli del 2008, quando si toccarono punte superiori al 5 per cento. Nel mese di novembre, in concomitanza con la riduzione del tasso di riferimento della Bce, c’è stato un ridimensionamento rispetto a ottobre, che dovrebbe consolidarsi nel mese successivo, riflettendo il nuovo calo del tasso di riferimento. Come accennato precedentemente, i primi undici mesi del 2011 si sono tuttavia chiusi mediamente in rialzo rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. Quello a tre mesi, che serve generalmente da base per i tassi sui mutui indicizzati, si è attestato all’1,40 per cento di gennaio contro lo 0,80 per cento di un anno prima. Un analogo andamento ha riguardato l’Euribor a 6 mesi7, salito all’1,65 per cento rispetto all’1,08 per cento dei primi undici mesi del 2010.
Nell’ambito dei titoli di Stato quotati al Mercato telematico della Borsa di Milano, c’è stato un andamento che ha ricalcato quanto osservato per i tassi Euribor. La ripresa dei tassi è stata innescata dalle turbolenze finanziarie che hanno investito l’Italia dalla scorsa estate. I declassamenti del rating operati da alcune agenzie e il conseguente aumento del rischio Italia sono alla base della ripresa dei tassi d’interesse e dei maggiori oneri che la finanza pubblica dovrà sopportare per onorare il servizio del debito pubblico. Secondo quanto contenuto nella Decisione di Finanza Pubblica nel 2011 la spesa per interessi passivi ammonterà a 75 miliardi e 670 milioni di euro, contro i 72 miliardi e 69 milioni del 2010, con la prospettiva di superare gli 80 miliardi nel 2012.
Il tasso dei Bot è passato dall’1,426 per cento di gennaio al 2,805 per cento di ottobre, avvicinandosi ai livelli di tre anni prima. Quello dei Cct a tasso variabile è salito dal 2,818 al 5,764 per cento. Per trovare un livello superiore occorre risalire a febbraio 1998 (5,977 per cento) I Ctz si sono portati dal 2,184 per cento al 3,878 per cento. Il tasso dei Buoni poliennali del tesoro è risalito anch’esso dal 4,674 al 5,918 per cento, vale a dire al livello più elevato dalla fine del 1997. Per quanto concerne il Rendistato, che rappresenta il rendimento medio ponderato di un paniere di titoli pubblici, si è arrivati a ottobre al 5,482 rispetto al 4,066 per cento di gennaio. Era da luglio 2008 che non si superava la soglia del 5 per cento.
Se confrontiamo il livello medio dei tassi dei primi dieci mesi del 2011 con quello dell’analogo periodo del 2010, possiamo notare che la tendenza espansiva dei titoli del debito pubblico avvenuta nel corso del 2011 ne ha innalzato il livello medio rispetto a quello dell’anno precedente. La crescita più ampia ha interessato Cct (+2,015 punti percentuali) e Ctz (+1,330 punti percentuali). Per i Future l’incremento è stato di 1,085 punti percentuali.
I tassi praticati in Emilia-Romagna dal sistema bancario alla clientela residente hanno risentito del contesto espansivo che ha caratterizzato il 2011.
Quelli attivi sulle operazioni a revoca - è una categoria di censimento della Centrale dei rischi nella quale confluiscono le aperture in conto corrente - si sono attestati a giugno 2011 al 6,06 per cento, risultando in crescita di 0,33 punti percentuali rispetto al trend dei dodici mesi precedenti. I tassi sono apparsi meno onerosi al crescere della classe del fido globale accordato. Dal massimo del 9,41 per cento della classe fino a 125.000 euro si è progressivamente scesi al 3,92 per cento di quella oltre 25 milioni di euro. Nell’arco di un anno la relativa forbice è scesa da 5,67 a 5,49 punti percentuali, consolidando la tendenza in atto. Le banche riservano generalmente condizioni di favore alla grande clientela, per renderle meno buone man mano che diminuisce la classe del fido globale accordato. Rispetto al trend dei dodici mesi precedenti, gli incrementi relativamente più consistenti hanno tuttavia riguardato la grande clientela: +0,52 punti percentuali la classe di fido da 500.000 a 25 milioni di euro; +0,33 punti quella con oltre 25 milioni di euro, mentre sono apparsi più contenuti gli aumenti riscontrati nelle classi di fido più ridotte, con il minimo di +0,09 punti in quella da 125.000 a 250.000 euro. Rispetto alle condizioni applicate nel Paese, l’Emilia-Romagna a giugno 2011 ha evidenziato tassi più onerosi, nell’ordine di 0,33 punti percentuali, accrescendo il moderato spread (+0,03 punti percentuali) rilevato un anno prima. La
7 Serve solitamente per tutte le operazioni, attive e passive, che abbiano come orizzonte temporale (scadenza o rata periodica) i dodici mesi, quali, ad esempio, i mutui che abbiano una rata annuale (clientela soprattutto business), ma anche prestiti non garantiti da mutui. Come operazioni attive per i clienti, ad esempio, i prestiti obbligazionari con cedola a dodici mesi.
minore convenienza palesata dalla regione rispetto al Paese è tuttavia esclusivamente derivata dalle condizioni più onerose riservate ai principali clienti, con un fido globale accordato superiore ai 25 milioni
minore convenienza palesata dalla regione rispetto al Paese è tuttavia esclusivamente derivata dalle condizioni più onerose riservate ai principali clienti, con un fido globale accordato superiore ai 25 milioni