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Ascari da Aden: un military labour market attraverso il Mar Rosso

Capitolo 2: il reclutamento indigeno nelle colonie italiane

2.5 Ascari da Aden: un military labour market attraverso il Mar Rosso

fondamentale del R.C.T.C. della Somalia. Ma qual era il processo all’origine della loro presenza in Somalia? Cercheremo in questo frangente di offrire una breve panoramica di come l’amministrazione britannica abbia registrato e regolato gli spostamenti di questi uomini, in un periodo che si dilata verso il passato, rispetto al resto della trattazione, raggiungendo gli anni 10 del 900. Cercheremo di descrivere in che modo l’Italia si si inserita in un mercato del lavoro regionale con le offerte di reclutamento militare. Questo approfondimento avverrà soprattutto attraverso la documentazione archivistica inglese, nella fattispecie il fondo dell’India Office Records conservato presso la British Library di Londra.

Riguardo agli ascari arabi e yemeniti al servizio dell’Italia, il tema non ha ricevuto la dovuta attenzione storiografica, venendo al massimo trattato in modo superficiale all’interno di contesti più ampi359.

Il Protettorato Britannico di Aden fu sottoposto fino al 1937 all’amministrazione del Government of India, e giocò un ruolo fondamentale nelle strategia imperiali di Londra: base navale fortificata e stazione carboniera per navi civili e militari, nel primo dopoguerra aumentò la sua importanza diventando anche base aerea e fornendo un punto di controllo dei sultanati ed emirati indipendenti della Penisola Arabica. Controllando gli stretti del Mar Rosso, Aden era un punto cruciale di passaggio e interscambio fra l’Africa Orientale e l’Arabia360.

359 Si veda Nir Arielli, Fascist Italy and the Middle East: 1933-40, (New York, 2010), p.67, e Alessandro

Volterra, Askaris and the Great War. Colonial Troops Recruited in Libya for the War but Never Sent to the Austrian Front, in From Tripoli to Addis Ababa, cit.

360 Per la storia del controllo britannico su Aden, si veda R.J. Gavin, Aden Under British Rule: 1839-

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Abbiamo visto, per tutta la trattazione relativa al R.C.T.C. della Somalia, come la presenza di Arabi e Yemeniti tra le fila degli ascari non fosse considerata un’eccezione, ma bensì la regola, una necessità per assicurare un buon livello dei battaglioni. Curiosamente, non abbiamo mai individuato una dichiarazione diretta, a parte i luoghi comuni coloniali sulle virtù marziali degli Arabi, che esemplifichi precisamente il perché della presenza degli Arabi nel R.C.T.C. della Somalia. Possiamo però ipotizzare che in concomitanza dell’insurrezione del Mad Mullah in Somalia, l’amministrazione italiana volesse rifornirsi di truppe slegate dalle dinamiche locali, seppur affini per religione.

Secondo quanto riportato in Storia del R.C.T.C.: appunti per la storia del R.C.T.C.

della Somalia361il 1908 fu l’anno di inizio del reclutamento di contingenti arabi per il Regio Corpo.

La documentazione dell’I.O.R. permette però di anticipare al 1903 tale pratica, quando la Compagnia Italiana per il Benadir iniziò a reclutare personale ad Aden per formare il corpo di polizia del Benadir, seppur in modo “informale”. Infatti il 22 aprile 1903 il Political Resident di Aden, Brigadier-General P.J. Maitland inviava a S.W. Edgerley, Acting Chief Secretary a Bombay, il seguente telegramma:

“Italian Benadir Company has enlisted number of men for service as police at their ports without asking permission or even intimating intentions. Acting Italian Consul was apparently equally ignorant of these proceedings. Stop. In consequence of very friendly relations existing between Italian and British Government I propose to allow forty-eight men no here to proceed but suggest that Italian Government should be asked to restrain Benadir Company from entertaining men in British Protectorate without permission of Government or Aden authorities.”362

I primi reclutamenti italiani ad Aden erano quindi iniziati senza autorizzazioni ufficiali, attingendo semplicemente al mercato del lavoro locale, che come vedremo, rappresenterà uno degli indicatori principali dietro l’autorizzazione britannica al reclutamento. Riteniamo probabile che le discussioni circa l’autorizzazione si fossero

361 AUSSME, D3, B18, F7 Storia del R.C.T.C., cit., p.5

362 IOR/R/20/A/1504, File 87/1 Pt. I Italian Activity: Recruitment of Askaris 1904-1905, telegram dated

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svolte fra i diplomatici di alto livello a Roma e a Londra, ma che non avessero raggiunto in tempo i diretti interessati.

Come andremo ad evidenziare, negli anni successivi si cercò di regolarizzare i reclutamenti italiani nello Yemen, seppur parallelamente le autorità britanniche tenessero un atteggiamento ambivalente, in alcuni casi limitandoli, in altri tacitamente appoggiandoli.

È dal 1905 che è possibile individuare una produzione documentaria più consistente che evidenzia la creazione del flusso di reclute dallo Yemen verso la Somalia.

Infatti una lettera del 28 marzo 1905, inviata dal Foreign Office all’India Office, e ricevuta il 24 aprile, comunicava che in una serie di conversazioni tra l’ambasciatore italiano a Londra Alberto Pansa e il ministro degli esteri inglese Henry Petty- Fitzmaurice, il primo aveva espresso il desiderio “…of the Italian Governament to

recruit men at Makallah”363. Makallah, o Mukalla, è una città portuale della regione dell’Hadhramaut, a circa 500 km ad est di Aden, insieme al quale rappresenterà uno dei due poli di reclutamento italiano in Yemen. L’interesse italiano era quindi, almeno inizialmente, diretto a reclutare possibili ascari in più porti della costa yemenita. In una lettera del British Secretary of State al Viceroy of India, inviata il 4 aprile 1905, si riporta una cospicua richiesta di reclutamento avanzata dall’ambasciatore italiano a Londra:

“Inquiry has been made by the Italian Ambassador as to whether it would be possible for 400 or 500 more askaris, to be recruited for service in Italian Somaliland in the neighborhood of Mokalla. I should be glad to learn your point of view. So long as British subject are not enlisted, I presume there will be no objection”364

Questo ultimo fattore si rivelerà fondamentale per tutta la storia degli ascari arabo- yemeniti reclutati ad Aden: i reclutati non dovevano essere sudditi della Corona, ovvero residenti di Aden, ma provenire dalle zone limitrofe e dall’entroterra. Dovevano provenire dall’esterno del crater, il cratere, ovvero la formazione vulcanica che contrassegnava i confini dell’abitato di Aden. La provenienza e l’identità delle reclute giocheranno un ruolo importante nei rapporti fra i reclutatori italiani e gli amministratori di Aden.

363 Ibidem, Letter from Foreign Office to India office, 28th march 1905

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Tra questi due andò a istaurarsi un regime di cooperazione, come abbiamo anticipato, assai ambiguo e non univoco, come sembra indicare la lettera seguente, dove il Foreign Office, dietro richiesta del Ministro Edward Grey, inviava all’India Office, e quindi ad Aden, un memorandum del Governo Italiano riguardante il reclutamento:

“I am directed by the Secretary Sir E. Grey to transmit you herewith copy of a Memorandum, which has been received from the Italian embassy, recording the desire of the Italian Government that the British local authorities in certain parts of Arabia should assist the Italian Agents in their endeavor to recruit soldiers on the Benadir Coast.

Though it may not be held desirable, for the British Officials referred to, to give active assistance to the Italian recruiting agents where it may be in their power to do so, Sir E. Grey hopes that it may at any rate, be found possible to instruct them not to hinder the action of these agents.” 365

Si consigliava quindi di non ostacolare l’operato dei reclutatori italiani, se proprio non potevano essere aiutati in modo diretto. Tale richiesta veniva direttamente dal memorandum italiano:

“The Government of Benadir have been trying lately to complete with Moslems of the Arabian Coast the contingent of troops which is considered to be necessary for the safety of the said Italian Colony; but although experienced Agents have been sent to different parts of Arabia, and that there is no scarcity of able-bodied men, they failed till now, to secure a sufficient number of recruits. The Italian Government would take it as a proof of friendliness on the part of the British Govt. if the British Authorities there could be instructed to second, or at any rate not to hinder, the action of those Agents.”366

Le autorità di Aden assicurarono che non sarebbe stato poso nessun ostacolo all’operato italiano, tenendo comunque sempre presente il divieto di reclutare sudditi britannici. La risposta all’invio del memorandum di qui sopra, da parte del Political

365 Ibidem, Letter from Foreign Office to India Office, 10th march 1906 366 Ivi

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Resident di Aden, contiene una precisazione riguardo le azioni italiane nell’area di Makallah:

“I would at the same time remark for the information of Government that I have reason to believe that the Sultan of Shehr and Mukalla who derives considerable profit from the trade which passes between his Port of Mokalla and the Mijertain and Benadir coast is not unnaturally averse to any action in the matter which might be constructed into cooperation with Italian endeavors to coerce the inhabitants of the coast district concerned.”367

Le operazioni italiane andavano osservate con attenzione perché potevano danneggiare l’economia locale, dirottando la manodopera, e quindi risultare sgradite sia ai britannici che agli yemeniti.

Dal 1907 è possibile riscontrare con maggiore frequenza i numeri degli uomini inviati in Somalia, dopo che questi erano stati raccolti sull’isola dall’evocativo nome di Slave Island, nella baia prospiciente ad Aden. Le spedizioni non avevano cadenza fissa, ma venivano effettuate in base ai viaggi delle navi postali lungo la costa. Un rapporto della polizia di Aden, del giugno 1907 indica che 4 agenti locali erano stati reclutati da un mediatore arabo, Ali Malabari, per conto degli italiani, affinché cercassero possibili reclute. In maggio 107368 Yemeniti erano stati imbarcati alla volta della Somalia, seguiti in giungo da altri 404369 su due scaglioni.

I rapporti di questo tipo tendono tutti a sottolineare che “no British subject were

enlisted, nor where there any forcibly despatched”370, ribadendo i fondamenti degli accordi: nessun suddito britannico poteva essere reclutato e il servizio doveva essere tassativamente volontario.

Un altro rapporto del febbraio 1908 offre un primo quadro numerico dei reclutamenti italiani. Nel 1906 300 askari erano stati inviati a Mogadiscio, seguiti da altri 504 nel

367 Ibidem, Letter From Acting Political Resident, Aden, to Secretary to Government Political

department, Bombay, 31st march 1906

368 Ibidem, Office Notes, Unofficial reference no. 27, 8th May 1907 369 Ibidem, Office Notes, Unofficial reference no. 22, 2nd June 1907 370 Ivi.

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1907371; il rapporto tende a precisare che non esistono dati riguardanti gli anni precedenti, poiché non registrati dal consolato.

Nello stesso periodo si iniziano però a registrare le prime lamentele per quello che rischiava di trasformarsi in un drenaggio di forza lavoro locale. Il 28 gennaio la Salt Work Company, società italiana presente a Sheikh Ohtman, distretto limitrofo di Aden, si lamentava con le autorità, riportando che gli agenti dei suoi connazionali italiani avevano reclutato 30 dei suoi coolies, i quali avevano lavorato alle saline nei 3 anni precedenti372. Coolie era il nome con cui venivano indicati manovali, braccianti e scaricatori impiegati nei porti dell’Impero Britannico, specialmente nell’Oceano Indiano, in genere appartenenti agli strati più poveri delle popolazioni locali. A seguito di ciò, l’ufficio del Resident aveva preparato un memorandum riguardante l’evoluzione dei reclutamenti italiani nell’area:

“We shall have to stop this recruitment altogether if the Italians do this sort of thing. As a matter of fact their operations have always been rather a source of trouble, they tried Mokalla first and found but a cold welcome from the Sultan, then they tapped Shugra. Then they recruited elsewhere in the Hinterland. And now they are tapping Sheikh Othman. They will be enlisting all the coal coolies next. They ought to make some other arrangements for their local service and engage their own subjects or protégés. Speaking generally, I am inclined to think that Italian interference of all sorts, including this recruitment, is to be discouraged in the Aden Protectorate.”373

L’infrazione italiana consisteva nell’aver reclutato troppo vicino ad Aden, dopo aver “tastato” il territorio circostante. Gli insuccessi italiani nelle altre parti dello Yemen, come suggerito qua sopra, dovevano aver spinto gli agenti a cercare reclute nelle vicinanze del polo economico più importante della regione.

Nonostante il tono minaccioso espresso dalle autorità britanniche, gli agenti italiani non vennero bloccati, ma si ricordò semplicemente al console italiano di attenersi al reclutamento lontano da Aden.

371 Ibidem, Office Notes, Unofficial reference no. C II, 17th February 1908

372 Ibidem, Letter from Superintendent Sheikh Othman to First Assistant Resident, Aden, 28th January

1908

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Una prova della mancanza di provvedimenti restrittivi è la crescita del numero di reclute nella primavera 1908. Tra il 15 marzo e il 10 maggio 596 uomini erano partiti alla volta della Somalia374.

La parte relativa al 1909-1910 del fascicolo impiegato - IOR/R/20/A/1504 - presenta estesi danni causati da parassiti della carta che ne rendono complicata la fruizione, e non permettono di ricavare molte informazioni per questo biennio. Un documento leggibile del 1909 permette però di capire ulteriormente l’impatto che il reclutamento italiano aveva sull’economia del protettorato. Il 6 novembre 1909 il Segretario della Camera di Commercio di Aden scriveva una lettera dai toni preoccupati al Resident:

“At a meeting yesterday of the principal employers of coolie labour here I was

[illeggibile] to inform you that owing to the present shortage of coolies, coaling and

shipping companies are experiencing considerable difficulty in carrying on their work, and the Aden Salt Works in particular have now only one third of their usual number of coolies. I am therefore to express the hope that the authorities will take steps to prevent the port of Aden being used as a base for the export of coolies to the Benadir Coast, as this cause a severe drain of the local supply.”375

I coolies erano una forza lavoro a buon mercato e abbondante, e le paure degli imprenditori europei di Aden testimoniano che gli Italiani offrivano condizioni economiche migliori rispetto a quelle locali, seppure con un lavoro ben più pericoloso dello scaricatore di porto.

Abbiamo però riscontrato che nel 1911 gli agenti italiani avevano difficoltà a reclutare sufficienti uomini. Nel luglio 1911, l’intermediario Kaiky Muncherjee Eduljee, scriveva al console Antonio Fares, chiedendogli di intercedere presso le autorità della città:

“In obtaining soldiers I experience many difficulties owing to strict orders that Coolies from Aden e Shaikh Othman should not be taken. I think the resident might be suggested that those Coolies working under the firms of Messrs.’ Luke Thomas & Co. Aden Coal Co. Salt Works e Aden Settlements Should not be taken but those persons

374 Ibidem, Office Notes, Unofficial Reference no. c/52 13th May 1908

375 Ibidem, Letter from Honorary Secretary of Aden Chamber of Commerce to First Assistant Resident,

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who are not the residents of Aden coming from the interior as visitor for temporary measure may be allowed to engage by me. There are many such visitors who are willing to obtain service as Askaris. If the Resident would kindly permit me I shall be in that case able to procure many soldiers without putting the Aden authority into any difficulties as used to be done before.”376

Le eventuali pressioni esercitate non sarebbero comunque servite a molto, poiché l’11 ottobre 1911 il Foreign Office informava l’ambasciatore italiano a Londra, Marchese Guglielmo Imperiali di Francavilla che:

“…in view of the state of War existing between Italy and Turkey, and of the terms of the Foreign Enlistment act 1870, which applies throughout His Majesty’s Dominions, it would not be possible for his Majesty’s Resident at Aden to render assistance of the nature contemplated during the existence of the present hostilities.”377

Contemporaneamente, Bombay ordinava ad Aden di ostacolare in qualunque modo i tentativi di reclutamento, anche informali, soprattutto sorvegliando attentamente Gherardo Pantano, incaricato della gestione degli invii:

“You should render no assistance whatever but should warn Pantano in a friendly manner that if he attempts to recruit persons in British territory for service under Italian Government during continuance of hostilities he would bring himself within the provisions of the Foreign Enlistment Act 1870”378

Lo scoppio della Guerra Italo-Turca e la neutralità propugnata da Londra bloccavano di fatto l’accesso italiano al reclutamento nella Penisola Arabica. Il Foreign Enlistment Act del 1870379 proibiva l’arruolamento di soggetti al Governo Britannico in forze armate straniere che fossero in guerra con paesi a loro volta in pace con la Corona. Tale arresto sarebbe durato comunque poco: nell’ottobre del 1912 gli agenti italiani

376 Ibidem, Letter from Kaiky Muncherjee Eduljee to Cav. Uff. Antonio Fares, Italian Consul General,

16th July 1911

377 Ibidem, Letter from Foreign Office to the Marquis Imperiali, 11th October 1911.

378 IOR/L/PS/10/190/1, File 21/1911 Aden Protectorate:- Italian & French recruitment of Arabs,

Telegram for Secretary of State to Resident, Aden, 11th October 1911

379 Il Foreign Enlistment Act 1870 è consultabile presso http://www.legislation.gov.uk/ukpga/Vict/33-

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riprendevano i reclutamenti con grande energia. Una lettera del 28 marzo 1914 riportava380 le seguenti cifre riguardo agli ascari yemeniti trasportati in Somalia:

Numbers of men shipped from Aden 28 march 1914

1906 300 1907 504 1908 1.178 1909 1.131 1910 940 1911 1.277 1912 (Oct - Dec) 671 1913 1.439 Total 7.440

Possiamo osservare come il flusso di uomini fosse cresciuto negli anni, tranne il 1912, il quale mostra comunque una ripresa notevole delle spedizioni in soli 3 mesi.

La lettera conclude però aggiungendo un’inedita nota di apprensione riguardo ai reclutamenti:

“There is another point for consideration. Speculation has been rife from the beginning as to the object of the Italian Government in enrolling these men. It was stated at first that they were required for Police purpose only. But it is well known here that they are trained to the use of fire-arms and have taken part in Italian campaign in Somaliland and even in Tripoli. A batch of 500 of these men were shipped only a month ago from the Benadir Coast to Tripoli. This is an entirely new departure. As may be gathered a certain percentage of these men never return to their homes, but a good many do return and being pampered with too good treatment and lax discipline, carry tales of Italian goodness and greatness into a tract of country which has so far been very suspicious of Italian activity. It seems to be bad policy at our back a body of men trained to the use of modern arms of precision and ready to take service with the Imam or any malcontent that may choose to cause mischief in our protectorate.”381

380 IOR/R/20/A/1504, File 87/1 Pt. I Italian Activity, cit., Letter from Political Resident, Aden, to

Secretary of Govt., Bombay, 28th march 1914, p.2 381 Ivi, p.3

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Con un considerevole ritardo, le autorità britanniche realizzavano apertamente che le operazioni italiane erano in tutto e per tutto operazioni militari; che gli ascari reclutati avrebbero servito in prima linea e non come poliziotti; che, in sintesi, il reclutamento in Aden era parte integrante della strategia coloniale italiana, volta ad assicurare truppe abili e fidate in un contesto complicato quanto quello somalo. E queste strategie potevano danneggiare gli interessi britannici in due modi: esercitando azione di propaganda, da parte gli askari rientrati dal servizio, sulle popolazione dell’interno dello Yemen, e allo stesso tempo fornendo loro l’addestramento e capacità militari che li avrebbero potuti spingere contro il Governo Britannico, magari sotto le insegne dell’imam Yahya Muhammad Hamid ed-Din (1869-1948), tutt’altro che un amico di Londra. Timori a parte, non abbiamo riscontrato per il periodo interessato concrete opposizioni al reclutamento degli ascari ad Aden, salvo episodi dovuti a situazioni contingenti come quello della guerra in Libia.

Per il periodo 1913-1915 i documenti includono articolate tabelle, contenenti i numeri, i nomi e le tribù di appartenenza degli uomini reclutati ad Aden, dalle quali è stato possibile compilare una tabella riassuntiva contenente le partenze e in alcuni casi i rientri da Mogadiscio. I dati sono completi tranne che per il periodo settembre-