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La Colonia degli Ascari: il caso dell’Eritrea

Capitolo 2: il reclutamento indigeno nelle colonie italiane

2.2 La Colonia degli Ascari: il caso dell’Eritrea

Gli ascari eritrei rappresentano nella storia coloniale italiana un tema di enorme importanza. Come abbiamo visto, il loro ruolo nel consolidamento del dominio coloniale italiano fu preponderante, rendendoli di fatto una delle colonne portanti dell’apparato di conquista e controllo imperiale. Su di loro fu edificato un mito coloniale autocelebrativo, paternalistico e razzista, che possiamo riscontrare in queste parole di Emilio De Bono:

“L’Eritrea è stata sempre per noi una miniera di ottimi soldati. Ottimi sotto tutti i punti di vista, ma specialmente da quello dell’affettuoso attaccamento al proprio superiore. L’ascaro eritreo ha profondo il senso ed il culto della giustizia. Disciplinato nel più rigoroso senso della parola si ribella fi fronte a ciò che egli stima ingiusto. Per lui l’arruolamento è un contratto bilaterale col Governo; entrambi le parti debbono mantenere i patti; essi non vengono a transizioni e sul punto diritti e doveri non accettano né imposizioni e tantomeno discussioni.”159

Durante il periodo oggetto di questa ricerca l’Eritrea vide la sua popolazione indigena salire dai 519.175 abitanti del 1927 ai 614.353 del 1939160. Contemporaneamente, come vedremo, il numero di eritrei arruolati passerà da poco più di 4.000 uomini a metà anni venti, ad un numero imprecisato, ma sicuramente non inferiore a 80.000 uomini alla fine del decennio successivo.

159 Emilio De Bono, La Preparazione e le prime operazioni, (Roma, 1937), p.19 160 Negash, Italian Colonialism in Eritrea, cit., p.149

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Nonostante questa importanza, l’indagine archivistica relativa a queste truppe ci pone davanti una seria problematica.

Tale problematica, a tratti gravosa per quanto riguarda questa ricerca, è la scarsità di informazioni precise ed omogene riguardo l’origine e l’identità di queste truppe. Volterra, come abbiamo accennato in precedenza, ha evidenziato questa lacuna documentaria relativa al periodo interbellico:

“Non esistono dati sulla composizione, dal punto di vista della provenienza territoriale, dei battaglioni indigeni per ciò che riguarda il periodo oggetto di questo studio. Le poche informazioni rintracciabili sono relative all’inizio degli anni Venti.”161

La parzialità della documentazione e gli utilizzi limitati che ne possono derivare viene ribadita dall’autore anche nella sua prefazione di Progetto Ascari, catalogo della documentazione relativa alle truppe eritree conservata dall’AUSSME:

“Appare dunque evidente, alla luce della documentazione raccolta, che è possibile una ricostruzione generale delle vicende storiche – specie nel loro ambito militare ma non solo- relative agli ascari intesi come Regio Corpo di Truppe Coloniali. Più complessa, invece, appare l’individuazione di documenti utili alla narrazione di una storia sociale degli ascari anche a causa della strutturazione stessa dell’archivio.”162

Ciononostante analizzando la documentazione relativa al R.C.T.C. dell’Eritrea si aprono almeno due percorsi di indagine che prenderemo qui in considerazione. Il primo è quello relativo alla composizione della Milizia Mobile, ovvero le riserve di veterani e reduci ascari ritenuti richiamabili in caso di un conflitto. L’analisi di questo sistema, comune in parte anche alla Somalia Italiana, ci permette di avvicinarci a quantificare il numero di eritrei - e non solo – che furono inquadrati dall’amministrazione coloniale come risorsa militare di impiego futuro. Riscontreremo come tale sistema andrà a intrecciarsi e in parte a fondersi con un altro tipo di reclutamento, ovvero il chitet.

161 Volterra, Sudditi Coloniali, cit., p.155 162 Idem, Progetto Ascari, cit., pp.44-45

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Secondo percorso è quello relativo ai battaglioni misti163, ovvero a quelle formazioni composte in larga parte da ascari non eritrei, definiti “di oltre confine”, per indicare la loro provenienza dai territori confinanti dell’Etiopia. Questi battaglioni, per ragioni politiche, furono impiegati esclusivamente nelle operazioni militari in Libia. La presenza nei ranghi degli ascari di elementi non sottoposti al governo italiano, creava invero una serie di problematiche e suscitava dubbi sulla loro affidabilità. Ma proprio questa divisione fra eritrei e “di oltre confine”, come si trova riportato nei rapporti, è uno degli elementi di separazione, uno dei discrimine sulla composizione dei reparti indigeni che la documentazione ci permette di evidenziare.

Muoviamoci allora sulle carte d’archivio, cercando di conferire una coerenza ai dati in nostro possesso. Per mostrare un documento contenete dati utili e coerenti, dobbiamo arretrare leggermente nella cronologia della ricerca, portandoci sul 1921-1922, con la relazione sull’andamento del R.C.T.C dell’Eritrea del 1921. La relazione puntualizza sin dal principio l’assetto conferito al Regio Corpo per soddisfare non solo le necessità di sicurezza territoriale, ma anche esaudire le richieste per la turnazione in Libia:

“Determinata l’entità dell’aiuto che nel 1921 l’Eritrea doveva fornire alla Libia, stabilito che la riserva coloniale doveva consistere in due battaglioni, si provvide ad avviare questo regio corpo alla prevista sistemazione su 6 battaglioni, a mano a mano che i battaglioni rimpatriavano dalla Libia senza essere sostituiti, salvo a determinare in seguito il definitivo ordinamento. Al 1° luglio dei 12 battaglioni di questo regio corpo 7 si trovavano in colonia (dei quali il III mobilitato per destinazione in Cirenaica) 5 in Libia.” 164

Di maggiore interesse sono gli allegati alla relazione, tra i quali uno specchio totale della forza dal 1 gennaio 1921 al 1 gennaio 1922 e uno specchio contenente i numeri degli ascari eritrei e la loro provenienza in base ai commissariati della colonia, suddivisa per battaglioni. L’allegato n.3, ci mostra che durante l’anno 1921 la forza

163 Una trattazione coeva dei battaglioni eritreo-misti è quella offerta dall’ufficiale coloniale Pietro

Maletti in Rassegna Italiana Politica, Letteraria & Artistica, Pietro Maletti, “I battaglioni Eritreo Misti”, anno X, serie II, ottobre-novembre 1927, pp.993-1002

164 AUSSME, L7, B16 Situazioni Politiche e Relazioni Annuali, F14 Relazione annuale R.C.T.C.

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degli ascari in servizio scende da 5.259 a 4.868165. Lo specchio n.8 riporta una cifra leggermente differente al 1 gennaio 1922 circa la forza complessiva degli ascari, ovvero di 4.799 soldati, suddivisi per commissariati come risulta da specchio seguente166:

Specchio indicante la ripartizione dei militari indigeni nei vari commissariati al 1° gennaio 1922

Commiss ariati b tg . II ° bt g. IV ° bt g. V ° bt g. V b tg . V II ° bt g. C om pa gn ia c os ti er a Sq ua dr on e in di ge ni R ep ar ti d ’a rt ig li er ia C om pa gn ia g en io z ap pa to ri C om pa gn ia sp ec ia li st i de l Se zi on e au to m ob il is ti D ep os it o re cl ut am en to T ot al e ge ne ra le Hamasien 145 44 153 40 30 304 4 2 37 37 14 8 33 851 Seraè 227 41 31 218 55 15 6 40 77 23 19 9 20 781 Acchelè Guzai 353 371 34 177 367 143 49 12 431 43 22 4 27 2.033 Cheren 25 15 133 11 14 14 12 4 242 6 8 2 16 502 Massaua 16 16 11 10 6 2 27 2 45 7 - - 9 151 Barca 6 2 6 - - - 2 1 23 - - - - 40 Gasc e Setit 3 1 31 1 1 - - - 23 - - - - 60 Assab 4 - - - - - 6 - - - - - - 10 Oltre Confine 35 17 114 62 39 37 - - 54 - 2 - 11 371 Totale 814 507 513 519 512 515 106 61 932 116 65 23 116 4.799

Come possiamo vedere, il grosso degli ascari proveniva dal commissariato dell’Acchelè Guzzai, nella parte centro-meridionale della colonia, da quello dell’Hamasien e da quello del Seraè.

L’assenza totale di riferimenti alle religioni o alle tribù e gruppi etnici di provenienza rappresenta una delle frequenti lacune della documentazione a cui abbiamo fatto riferimento. Per quanto riguarda questa relazione per è possibile tentare un parziale raffronto incrociato con un altro degli allegati inclusi, quello relativo alla composizione dei campi famiglia.

165 Ibidem, allegato n.3 166 Ibidem, allegato n.8

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L’allegato n.7 riporta infatti la popolazione dei campi famiglia dei battaglioni sopra elencati, dove risiedevano le mogli e i figli degli ascari. Ammettendo che questi seguissero la stessa religione dei loro capi famiglia, possiamo azzardare una serie di corrispondenze. Per ogni campo famiglia viene riportato il numero di copti, musulmani e cattolici in esso presenti. Su un totale di 7.139 risiedenti, 3.898 risultano copti, 2.042 musulmani e 275 cattolici167. I copti sono preponderanti in quasi tutti i battaglioni con il I° che conta 601 copti su una popolazione totale di 803, il V° di 745 su 905 e il VI° di 644 su 904. Uniche eccezioni notevoli sono le compagnie costiere i reparti di artiglieria, che contano una popolazione esclusivamente musulmana, rispettivamente di 89 le prime e 1.347 i secondi. Questo fattore può definirsi in linea, come già sottolineato da Volterra, con la tendenza coloniale di affidare le specializzazioni di artiglieria ai musulmani, ritenuti tecnicamente più dotati.

La relazione per l’anno 1922 si mostra assai differente per il contenuto di informazioni numeriche. I dati circa il numero e la dislocazione delle truppe in colonia alla data del 1 gennaio 1923 sono riportati in due allegati – a e b – ai quali fa seguito un terzo allegato riguardante la milizia mobile168. Non sono presenti informazioni circa la provenienza dei 4.014 ascari segnalati dalla relazione. Scompaiono quindi le informazioni circa i commissariati di provenienza e circa la composizione religiosa dei campi famiglia, inaugurando la tendenza che perdurerà in tutta la documentazione successiva. Più dettagliato lo specchio riguardante la milizia mobile, dove vengono censiti 27.268 ascari in congedo. Se si osserva il prestampato del modulo, si noterà che una delle colonne riportava originariamente la dicitura “distretto, tribù, isola o paese

autonomo”. A questa è stato sovrascritto “centro di mob.”, e i centri di mobilitazione sono quelli riportati nella colonna sottostante. Riteniamo probabile che nelle intenzioni originarie dell’amministrazione coloniale fosse inclusa l’idea di registrare l’origine o almeno la residenza di ogni appartenente alla M.M., ma che alla prova pratica tale registrazione risultasse infattibile, facendo quindi ripiegare sull’indicazione dei centri deputati alla mobilitazione. Questo è uno degli indizi della difficoltà generale dell’amministrazione, persino nella colonia più importante, di tenere traccia dell’origine e degli spostamenti dei sudditi coloniali. Infatti rintracciare i reduci per

167 Ibidem, allegato n.7

168 AUSSME, L7, B16 Situazioni Politiche e Relazioni Annuali, F16 Relazione annuale R.C.T.C.

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iscriverli nei ruoli della M.M. rappresentò spesso un compito non facile. Cercheremo di approfondire la questione.

L’andamento numerico che il regio corpo mantenne per tutti gli anni venti fu stabile, oscillando come vedremo fra le 4.000 e le 5.000 unità circa. A queste si affiancarono altrettanti “oltre-confine”, che costituivano i battaglioni-misti inviati in Libia con una turnazione variabile. Battaglioni che erano costituiti, disciolti e ricostituiti continuamente.

Non sono state reperite relazioni utili per l’anno 1924, al contrario del 1925. Questa relazione si dimostra importante poiché mette in evidenza, fra le altre informazioni, il ruolo delle truppe congedate di oltre confine. Inoltre da questa relazione iniziamo a notare una serie di discrepanze tra la forza ritenuta di organico e quella effettivamente attiva.

Si legge infatti a inizio rapporto che il Regio Corpo sarebbe costituito, secondo tabelle organiche da “[…] 130 ufficiali, 5 impiegati civili, 62 sottufficiali, 81 militari di truppa

italiana, 4.091 militari indigeni, 73 non militari, 1.031 quadrupedi”169. Alla data del 1 settembre vengono però riportati dati che mostrano come la forza indigena effettiva fosse in deficienza di almeno 500 unità rispetto alle tabelle organiche. Le truppe indigene in servizio in colonia risultavano 3.594, dei quali 540 graduati suddivisi in 55 sciumbasci, 206 bulucbasci, 279 muntaz. Del totale, 2.650 avevano famiglia, mentre 944 ne erano privi; 3.486 erano nativi della colonia e 108 erano di oltreconfine. Infine, una tabella mostra come 1.079 di questi ascari, quasi un terzo del totale, fosse al primo anno di servizio nelle forze armate coloniali. Interessante vedere come nelle tabelle numeriche allegate, nel computo totale delle truppe non vengano calcolate quelle inviate in Libia in quel periodo, ovvero cinque battaglioni – dal VI° al XX° - e la I° batteria montata.

Le informazioni circa la Milizia Mobile per questo anno offrono un quadro non dissimile da quello visto in precedenza, come risulta da tabella seguente indicante gli iscritti nei ruoli in base a grado e arma di appartenenza170. Al numero totale degli

169 AUSSME, D1 Carteggio sussidiario AOI Guerra Italo-Etiopica, B252 Miscellanea Gabba, F01

Comando RCTC Eritrea Relazione 1925-Situazione Difensiva 1926, Relazione annuale 1925, p.3

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iscritti però, viene aggiunto, è necessario applicare un “coefficiente di riduzione del

20 per cento” sulle riserve effettivamente convocabili:

Milizia Mobile 1924

Per gradi Per armi

Sciumbasci 219 Zaptiè 219

Bulucbasci 1.011 Fanteria 23.564

Muntaz 1.747 Cavalleria 247

Ascari 24.489 Genio 459

Totali 27.466 Totali 27.466

Viene inoltre segnalato che il deposito di reclutamento per la Libia, incaricato di gestire la turnazione dei battaglioni misti, è riuscito a tenere traccia degli ascari di oltre confine congedati fino alla data del 1 ottobre 1925. Questi risultano in totale 12.620, dei quali 8.692 erano tornati in Etiopia, mentre 3.928 avevano dichiarato di risiedere entro i confini della colonia. Si ritiene però che “su questi iscritti del ruolo speciale

non può essere fatto assegnamento per la mobilitazione del Regio Corpo”, senza però spiegare quale sia la motivazione: se la diffidenza per l’uso organico di ascari abissini, o se invece la realizzazione della difficoltà di estendere la mobilitazione delle riserve oltre il confine.

Viene inoltre riportata una proposta che confermerebbe il nostro sospetto circa la difficoltà nell’identificare propriamente la provenienza delle riserve. Si propone infatti sia di migliorare la gestione dei registri custoditi dal comando truppe, sia di rivedere il funzionamento dei registri stessi della M.M., attuando un sistema “[…] combinato di

chiamate di controllo e di sopralluoghi presso i vari paesi, tribù, etc.”. Era quindi percepito che il sistema della M.M. richiedesse un livello sempre maggiore di controllo capillare della popolazione coloniale, livello che non sembrava essere stato raggiunto. Lo stesso incartamento contiene una relazione sullo stato della forza relativo all’anno 1926. Risulta che al 1 gennaio di detto anno la forza indigena complessiva ammontasse a 2.770171 soldati indigeni. Il calo di truppe registrate è dovuto all’aumento di battaglioni inviati nelle altre colonie, di nuovo non computati nelle tabelle, che risultano essere gli stessi dell’anno precedente con l’aggiunta del II° e del III° e il ritiro del VII°.

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L’andamento del Regio Corpo per l’anno 1926 viene esplorato in una serie di relazioni trimestrale che però mostrano poca attenzione allo stato della forza in Eritrea, concentrandosi principalmente sulle truppe inviate nelle altre colonie. Allo scadere del primo trimestre, marzo 1926, si riferisce che lo stato della forza è “[…] nei limiti

previsti dall’ordinamento in vigore e risulta dalla situazione mensile che viene regolarmente trasmessa alle superiori autorità”172; non è stato possibile rintracciare tale situazione mensile. Ciononostante il contributo alle altre colonie è descritto con dovizia di particolari. Il 31 marzo 1926 sono in Cirenaica il VI°, X° e XI° battaglioni indigeni insieme alla I° batteria montata, il VIII° battaglione è in Tripolitania mentre il II° e il III° sono in Somalia.

I complementi arruolati e inviati durante l’anno vengono così riportati:

Complementi per altre colonie 1926

Nativi della colonia Nativi d’oltre confine Totale In Cirenaica 87 1.063 1.150 In Tripolitania 9 194 203 Totale 96 1.237 1.353

Per quanto riguarda il contributo alle truppe inviate in Somalia si aggiunge:

“Nel trimestre sono inoltre stati arruolati e fatti partire per la Somalia 100 militari indigeni quali complementi ai battaglioni organici II e III colà dislocati e 40 complementi per la compagnia amhara di quel regio corpo di truppe coloniali.”173

La compagnia Amhara era un reparto del R.C.T.C. della Somalia formato da popolazioni della colonia non somale né arabe, ma appunto appartenenti ai gruppi etnici Amhara residenti nelle zone di confine.

Il documento prosegue lamentando che il gettito di reclutamenti proveniente da oltre confine, comunque considerevole rispetto a quello della colonia, non permette di

172 AUSSME, L7, B16 Situazioni Politiche e Relazioni Annuali, F15 Relazioni Trimestrali RCTC

Eritrea 1926, Relaziona I° trimestre.

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soddisfare le necessità di organico dei battaglioni misti, e che sarà necessario rinunciare persino alla costituzione di nuovi battaglioni simili. Non seguono informazioni precise circa la milizia mobile.

Allegato alla relazione del secondo trimestre si trova un comunicato, datato 31 luglio 1926, del Ministero delle Colonie diretta al Ministero della Guerra, riguardante la relazione stessa. Il comunicato informa che la situazione problematica del reclutamento può dirsi in via di totale risoluzione:

“Si fa presente che l’opera di propaganda svolta e i miglioramenti economici già attuati a favore dei militari di truppa indigeni, miglioramenti di cui si è avuto sentore anche oltre confine, hanno risolto la crisi di reclutamento di cui è ancora cenno a pag.3 della relazione (ultimi 2 periodi).”174

Il documento aggiunge inoltre alcune informazioni circa il reclutamento per i battaglioni misti, come la percentuale di ascari eritrei da includere, “…dei quali è pur

previsto per i battaglioni misti il contingente di 1/3, oltre i graduati”, e le restrizioni per l’arma d’artiglieria, per cui “…come è noto, sono vietati gli arruolamenti di oltre

confine”.

Tornando alle relazioni dei trimestri successivi, possiamo dire che la situazione prosegue sul solco di quello che viene riportato nella prima dell’anno. I dati, sono stati condensati nelle seguenti tabelle per offrire una visione d’insieme più completa:

Secondo trimestre 1926

Nativi della colonia Nativi d’oltre confine Totale

In Cirenaica 196 701 897

In Tripolitania 23 334 357

Totale 219 1.053 1.254

Per la Somalia Per RCTC 40

Per compagnia Amhara 50

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Terzo trimestre 1926

Nativi della colonia Nativi d’oltre confine Totale

In Cirenaica 97 754 851

In Tripolitania 6 148 154

Totale 103 902 1.005

Per la Somalia Per RCTC -

Per Compagnia Amhara 82

Quarto trimestre 1926

Nativi della colonia Nativi d’oltre confine Totale

In Cirenaica 37 666 703

In Tripolitania 13 355 368

Totale 50 1.021 1.071

Per la Somalia Per RCTC 76

Per Compagnia Amhara 60

Proprio la stabilità di questi numeri durante tutti i trimestri contraddice quanto riportato dal comunicato sopracitato. È la stessa relazione del quarto trimestre, quindi successiva al comunicato del 31 luglio, a ribadire che l’afflusso di reclute da oltre confine si è mantenuto insoddisfacente, e che buona parte del personale reclutato è formato da abissini appena congedati:

“Come nei due trimestri precedenti, l’affluenza degli elementi di oltre confine, per l’arruolamento nei btg. eritrei misti, ha continuato a mantenersi scarsa; la maggior parte dei militari arruolati nel trimestre furono elementi da poco rientrati dalle colonie libiche, congedati per fine ferma, che rimasero in colonia e si presentarono per essere riarruolati.”175

Questa discrepanza tra le relazioni sembra indicare problematiche comunicative tra i comandi militari locali e i due ministeri, o quanto meno una tendenza di questi ultimi a celare o minimizzare i problemi operativi. Un’ultima particolarità di queste relazioni è la mancanza, in controtendenza rispetto alle precedenti, di dati precisi circa la Milizia Mobile.

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Riguardo l’anno 1926 è necessario riportare alcune delle notazioni raccolte dalla Missione Malladra riguardo il R.C.T.C. Il generale Giuseppe Malladra era stato incaricato dal Mussolini, con il supporto di Badoglio, di condurre un’indagine circa l’efficienza militare dell’Eritrea e sulla consistenza delle forze armate dell’Etiopia176. La documentazione sulla missione conservata dall’AUSSME177, pur essendo incentrata principalmente su questioni logistiche e amministrative, ci offre una serie di dati che permette di integrare la scarna situazione numerica delle truppe.

Infatti Malladra riporta tramite una serie di specchi la forza in tempo di pace, e le possibilità di mobilitazione della Milizia Mobile e del Chitet, quest’ultimo una forma di chiamata alle armi locale di cui parleremo più approfonditamente in seguito. Al 1 agosto 1926, Malladra afferma che la forza del Regio Corpo rispetta le tabelle organiche del 1924, senza però fornire ulteriori particolari. Anch’egli riporta le difficoltà nell’arruolare abbastanza complementi per i battaglioni misti:

“L’affluenza di reclute d’oltre confine è sempre scarsa, anche in relazione alla stagione delle grandi piogge: la grande maggioranza dei complementi è data da raffermati che hanno compiuto già due, tre o più bienni di servizio nei battaglioni misti, che si sono trattenuti in Eritrea e vi hanno dato fondo ai risparmi portati dalle colonie libiche.”178

Allo stesso tempo riporta che il comando del R.C.T.C sostiene di trovarsi in difficoltà riguardo ai progetti di creazione di battaglioni organici da inviare in Somalia. Risulta infatti che la Somalia non sembri una meta ambita per gli ascari, poiché “…tale

destinazione non è gradita ai nativi dell’Eritrea”179.

Malladra riporta inoltre il numero di gregari componenti le bande di confine; queste sarebbero formate da 600 effettivi, ripartiti in 31 posti di confine e 18 interni. Per quanto riguarda la Milizia Mobile, i numeri sono quelli reperiti dalla relazione del

176 Riguardo questa missione e i suoi effetti, si veda Giorgio Rochat, La Missione Malladra e la

responsabilità della preparazione militare in Africa Orientale nel 1926, in Il Risorgimento, n.3, 1970; e Del Boca, Gli Italiani in Africa Orientale: II, cit., pp.34-44

177 AUSSME, D1, B252, F2, Anno 1926 Missione Malladra

178 Ibidem, Situazione Militare del Regio Corpo di Truppe Coloniali dell’Eritrea al 1° agosto 1926.

Relazione Sommaria, p.3

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1925, ovvero di 27.466 richiamabili, i quali però, una volta applicato il già noto coefficiente di diminuzione, scenderebbero a 21.900.

È in un allegato180 successivo che vengono illustrati i numeri di un eventuale mobilitazione generale della colonia. Viene inizialmente elencata la costituzione dell’organico di pace, che avrebbe dovuto contare 4.081 soldati indigeni regolari, 600