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I King’s African Rifles e il Somaliland Camel Corps

Capitolo 1: storiografia, contesto storico, storia dei corpi militari

1.4. Storia e sviluppo dei corpi militari

1.4.1 I King’s African Rifles e il Somaliland Camel Corps

L’origine dei King’s African Rifles non va ricercata in un solo luogo, poiché questa forza indigena fu il risultato della fusione di vari copri militari creati, spesso con improvvisazione, negli anni di consolidamento della conquista coloniale britannica in East Africa.

Nel 1888 il capitano britannico Frederick Lugard venne incaricato di fermare il commercio degli schiavi in quello che sarebbe diventato il Nyasaland, commercio che prosperava grazie ai mercanti arabi di Zanzibar. Iniziò quindi a reclutare una milizia locale, che al momento della creazione del British Central African Protectorate nel 1892 fu istituzionalizzata come Central African Rifles (C.A.R.). Questa forza presentava una componente locale di 120 yao e tonga a cui si aggiungeva un contingente di 175 militari sikh provenienti dall’Indian Army124.

Lo stesso Lugard nel 1890 aiutò la Imperial British East African Company (I.B.E.A.C.) a prendere il controllo del Regno del Buganda, poi Uganda, creando un forza indigena, gli Uganda Rifles, formata da sudanesi e dalle truppe egiziane rimaste isolate dopo la caduta di Khartoum ad opera dei mahdisti. Queste truppe servirono adeguatamente gli interessi inglesi fino al 1897, quando un mutiny portò al loro scioglimento e riorganizzazione.

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Contemporaneamente la I.B.E.A.C. moltiplicava i suoi sforzi di controllo sull’East African Protectorate, poi Kenya, reclutando una forza di sicurezza eterogenea, in cui militavano sudanesi, indiani e molti ex-schiavi125. Al momento del passaggio del protettorato alle dipendenze dirette della Corona, questo corpo fu riorganizzato come East African Rifles (E.A.R.). Tutte queste forze erano in buona parte costituite da musulmani non indigeni dei territori dove erano chiamate ad operare, per non rischiare che i legami culturali portassero ad una scarsa efficienza bellica.

Nei loro primi anni di vita, queste formazioni furono impiegate sia in ruoli di sicurezza interna che esterna. I C.A.R. furono infatti nel 1899 dislocati alle Mauritius e nel Somaliland, e l’anno dopo nella Gold Coast in appoggio alla West African Frontier Force contro una ribellione Ashanti e infine in Gambia126.

Nel 1902 il Foreign Office decise di amalgamare queste formazioni dell’East Africa, creando i King’s African Rifles; questa amalgamazione non costituì però una vera centralizzazione, in quanto i vari battaglioni rimasero entità territoriali dipendenti dalle amministrazioni locali: 1st e 2nd in Nyasaland, 3rd e 5th in Kenya e 4th in Uganda. La componente indiana era molto presente fra i K.A.R., con ufficiali istruttori sikh in ogni battaglione, e rimase tale fino al suo ritiro nel 1912.

Queste truppe furono principalmente impegnate nella sicurezza interna e nella coercizione delle popolazioni recalcitranti nei confronti del governo coloniale. Tale coercizione prendeva la forma soprattutto di confische e spedizioni punitive:

“These expeditions were usually nothing more than large-scale cattle raids. Since livestock constituted the accumulated wealth of many pre-colonial African economies, these societies had little choice but to submit to British rule or face the grim reality of poverty and famine.”127

Dal 1902 alcuni battaglioni dei K.A.R. furono impiegati in Somaliland per reprimere l’insurrezione del “Mad Mullah” scoppiata nel 1899. Nel 1912 fu costituito a Berbera il Somaliland Camel Corps, composto da somali e da indiani, che successivamente divenne una parte dei K.A.R., pur conservando una certa autonomia.

125 Ibidem, p.15

126 Page, King’s African Rifles, cit., p.3

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Con la scoppio della Grande Guerra, i K.A.R. furono impiegati contro le colonie tedesche dell’Africa Orientale, e continuarono il loro impegno contro il “Mad Mullah” in Somaliland. I reclutamenti furono ampliati, e da una forza iniziale di 2.149 uomini nel 1914, si arrivò nel 1918 a 31.000 askari. La scelta di potenziare l’organico indigeno fu spinta dalla disastrosa sconfitta di un contingente indiano impiegato contro i tedeschi dell’Africa Occidentale, oltre che dalla scarsa collaborazione del Sudafrica a impiegare le proprie truppe bianche. Per tutto il conflitto i K.A.R. furono impiegati nell’estenuante caccia del generale comandante delle forze dell’Africa Orientale Tedesca, Paul von Lettow-Vorbeck. Questi con una forza di appena 2.000 soldati tedeschi e africani, tenne impiegate le truppe britanniche con una guerriglia feroce e incredibilmente estesa e si arrese solamente nel novembre 1918. Durante la guerra, i battaglioni dei K.A.R. crebbero fino ad includere 31.000 soldati su ventidue battaglioni e le perdite furono di circa 3.000 per malattie e malnutrizione e 1.198 in combattimento128. Notevole fu anche l’impiego di un grandissimo numero di portatori indigeni, per ovviare alle esigenze logistiche e all’insufficiente stato delle vie di comunicazione.

Al termine del conflitto le forze dei K.A.R. furono notevolmente ridotte, con solo sei battaglioni di 400 uomini circa l’uno, uno dei quali, il 6th, fu stazionato nel British

mandate territory del Tanganika di recente acquisizione. Tra il 1920 e il 1930, ritenuto necessario esclusivamente il ruolo di sicurezza interna e sui confini, come abbiamo visto soprattutto in Turkana e nel N.F.D., le loro forze passarono da 5.740 a 3.080 soldati129. Nel quadro della riorganizzazione, nel 1922, a seguito di una serie di problemi disciplinari, il S.C.C. vide una delle sue tre compagnie venir rimpiazzata da un contingente yao distaccato dal 1st K.A.R. del Nyasaland130. Comunque con la morte del Mullah nel 1920 il Somaliland poteva dirsi pacificato.

Il periodo interbellico fu caratterizzato dal generale indirizzo, da parte dei governatori delle colonie, di smobilitare il più possibile le forze indigene, e in alcuni casi rimpiazzarle con milizie di coloni bianchi. Questo nonostante il prezioso impiego, che

128 Ibidem, pp.18-19 129 Ibidem, p.21

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abbiamo visto in precedenza, dei K.A.R. nella gestione delle tensioni tribali e nel controllo dei confini. Nel 1931 una drastica riforma, che analizzeremo più approfonditamente in seguito, raggruppò i battaglioni dei K.A.R. in due unità, la

Northern Brigade e la Southern Brigade, accompagnate da un centro comando, una sezione segnalatori e un Supply and Transport Corps.

Con l’invasione italiana dell’Etiopia, i battaglioni indigeni tornarono a crescere, poiché la sicurezza interna era di colpo divenuta una preoccupazione secondaria.