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di Andreas Robert Formiconi

4. Ascolto-azione-feedback

Ma poi, ammesso che si riesca ad operare un simile – temiamo improba- bile – mutamento, basterebbe questo a ottenere i risultati sperati? La nostra

risposta, chiudendo il cerchio di questa riflessione, è no, a meno che non si recuperi almeno in parte la dimensione antica che metteva al centro lo stu- dente. O se vogliamo l’uomo. Perché nella realtà il grande assente in tutta la vita universitaria è proprio lo studente, nella propria unicità, nei propri uni- ci talenti e nei propri specifici problemi. Esso appare piuttosto come un’ov- via commodity anziché come il destinatario delle attenzioni di un educatore. Non è che non si parli di qualità della didattica ma è quasi sempre una qua- lità astratta, una qualità burocratica, dominata da valutazioni e conteggi fun- zionali a sostenere un’organizzazione quale essa è, con possibilità minimali di aggiustamento. E come fare dunque per mettere al centro lo studente? In un modo molto semplice: attivando un’attitudine molto trascurata, l’ascol- to. E ponendosi una domanda: ma lo sappiamo veramente chi sono i nostri studenti?

Da un paio di anni è stata messa a fuoco la situazione del corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria. Un corso molto frequentato (circa 300 studenti all’anno) e anche molto importante perché prepara i giovani a un’at- tività e in un campo che sono cruciali per lo sviluppo sano e vitale della socie- tà. La realtà che emerge non rispecchia lo stereotipo dello studente universita- rio che i più hanno in mente, ovvero di un giovane che si è iscritto a un corso di laurea per studiare a tempo pieno, dove la condizione di studente lavora- tore costituisce una eccezione. In un sondaggio proposto all’inizio del 2017 a tutti gli studenti di Scienze della Formazione primaria, dei 578 che hanno risposto alla domanda “Se non frequenti assiduamente ciò è principalmente dovuto a…?”, il 48% hanno scelto per motivi di lavoro, il 28% per distanza della residenza, il 5% per problemi di gestione della famiglia, il 19% per al- tri motivi. Questo dato è stato esplorato in modo più dettagliato attraverso un sondaggio che chi scrive esegue sempre all’inizio dei corsi. In particolare, qui ci riferiamo a 230 studenti presenti al primo incontro frontale del Laborato- rio di Tecnologie Didattiche nell’A.A. 2016/17 al quale è stato presentato un sondaggio in tempo reale con il sistema Mentimeter. Quello che è emerso è un panorama di vite complicate. Il 23% ha un lavoro stabile, e il 40% ha un lavoro saltuario ma che comunque collide significativamente con le necessità di frequenza delle lezioni. Solo il 31% ha dichiarato di non avere problemi di lavoro e il 5% non ha risposto. Il 45% di questi studenti abita a più di 50 Km dalla sede universitaria, il 18% a più di 100 Km. A oltre la metà occorre più di un’ora per raggiungere la sede universitaria. Il 23% sono già in possesso di una laurea magistrale e il 10% di una triennale. Infine, il 10% ha almeno un figlio. Troviamo quindi una situazione significativamente diversa dallo ste- reotipo che vede lo “studente lavoratore” come un’eccezione. Qui abbiamo quasi due studenti su tre che hanno problemi di lavoro, con varie altre proble-

matiche, in sostanza attinenti alla vita di adulti in età da famiglia, ma ancora alla ricerca delle condizioni per poterla formare. Questo tipo di dati, ovvero questa pratica di ascolto, ci dice che quanto meno deve essere rovesciato il paradigma secondo il quale lo studente lavoratore è un’eccezione, magari da penalizzare perché non in grado di seguire le lezioni come si deve. La nostra tesi è che, apparendo poco credibile che la società nel suo complesso si possa adeguare a quello che l’università ritiene essere lo “standard” di qualità, sarà quest’ultima che dovrà immaginare modalità di formazione idonee ad un con- testo così complesso. Quali le misure possibili quindi?

Seguendo il pensiero di Morin, secondo cui un sistema complesso, quale quello di una grande università, non può che essere cambiato attraverso una successione di piccole perturbazioni, l’idea è di sostenere, incoraggiare e for- mare quella parte del corpo docente più incline alla sperimentazione di nuove pratiche. La strada che è stata intrapresa nel contesto del piano triennale di svi- luppo dell’Ateneo fiorentino è duplice: da un lato istituire un sistema di forma- zione dei docenti, DIDeL (“Didattica e-learning”), dal formato flessibile, con momenti in presenza di tipo laboratoriale, attività di coaching tramite sportel- lo individualizzato e risorse da fruire secondo un modello online self-paced (Ranieri et al., 2017); dall’altro sperimentare l’impiego di tecnologie digitali leggere, volte alla risoluzione di alcune delle criticità più evidenti, cercando al tempo stesso di limitare l’impatto sull’impegno dei docenti. Ad esempio, nei la- boratori svolti durante gli ultimi due anni presso il CdL di Formazione Primaria e il CdL di Scienze di Educazione degli Adulti, della Formazione Continua e Scienze Pedagogiche, chi scrive ha sperimentato sistematicamente due pratiche basate su tecnologie online: la videoregistrazione di tutte le lezioni frontali con pubblicazione online entro tre giorni e un sistema di prenotazione degli orari degli esami finalizzato all’ottimizzazione degli appelli, sia dal punto di vista del docente che degli studenti. Nei sondaggi proposti agli studenti, queste espe- rienze hanno riscosso un gradimento plebiscitario, con un giudizio favorevole nel 99% dei casi. Le pratiche messe a punto in tali sperimentazioni verranno successivamente offerte ai docenti interessati attraverso i laboratori del sistema di formazione DIDeL, a corredo dell’offerta didattica di tipo metodologico e strumentale già esistente.

L’attrattività di un Ateneo è determinata in primo luogo dal prestigio accu- mulato durante la sua storia, dal livello della ricerca che esprime e dalla fama dei suoi docenti. Tuttavia, in un contesto che sarà inevitabilmente sempre più competitivo, l’attrattività viene determinata anche da quelli che possono sem- brare aspetti particolari ma che, moltiplicati per un gran numero di utenti, di- ventano elementi importanti che non dovrebbero essere trascurati.

Bibliografia

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1. Introduzione

La formazione universitaria è stata investita negli ultimi anni da un profon- do processo di cambiamento di fronte al quale molti, docenti, studenti, ammini- stratori, si sono sentiti impreparati.

I profondi cambiamenti socio-culturali in atto hanno fatto emergere come sia importante predisporre adeguati curricoli formativi che consentano agli al- lievi la conquista di specifiche competenze: questo significa non semplicemen- te il possesso di nuove conoscenze, né la conquista di specifiche abilità imme- diatamente spendibili nel mercato del lavoro, ma soprattutto la capacità di or- ganizzare, rielaborare, mobilitare quanto appreso, in contesi diversi, complessi, per la soluzione di specifici problemi.

L’università è dunque sollecitata ad elaborare curricoli formativi che sappiano offrire multiformi esperienze di insegnamento/apprendimento capaci di favorire la costruzione di menti aperte all’esplorazione e alla formazione continua.

Questo richiede un cambiamento sostanziale della didattica universitaria che significa prima di tutto mettere al centro della azione formativa l’allievo che apprende, tenendo conto della complessità dei compiti evolutivi che è chia- mato ad assolvere e delle difficoltà con cui si affaccia all’università, carico di aspettative, ma non sempre dotato degli strumenti culturali, emozionali, affetti- vi, relazionali per orientarsi nello studio e avviarsi ad un percorso di approfon- dimento scientifico-disciplinare.

Un allievo peraltro che oggi può assumere identità diverse, essere giovane diplomato che vuole costruire il proprio futuro professionale o adulto lavorato- re che ha desiderio e bisogno di riqualificarsi o semplicemente di ricevere nuovi

1. Floriana Falcinelli, professore ordinario di Didattica generale, Dipartimento di Filosofia, Scienze sociali, umane e della formazione, Università degli Studi di Perugia.

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E-learning all’università: politiche a confronto.