MATERIALI E METOD
2.7 Aspetti formali del programma psicoeducativo
Numero e tipologia di pazienti
Il numero ideale di un gruppo psicoeducativo è compreso tra 8 e 12 pazienti, ma è anche possibile lavorare con un numero di pazienti inferiore a 8, anche se questo potrebbe andare a scapito della ricchezza dei contributi e delle opportunità di interazione tra i membri. Lavorare con un numero maggiore, al contrario, può risultare scomodo, tanto per i terapeuti quanto per gli stessi pazienti, nel senso che questi ultimi potrebbero pensare che i terapeuti non gli prestino la dovuta attenzione o che non abbiano abbastanza tempo per intervenire a causa dei tempi ristretti della sessione; inoltre, è molto difficile sviluppare un senso di appartenenza ad un gruppo se questo è troppo numeroso. Considerato che il tasso di abbandono si avvicina al 25%, è utile iniziare con un gruppo di 15 o 16 persone, numero che finisce per ridursi a 10-12 una volta trascorse le prime quattro o cinque sessioni (Palmer, 1995).
sufficientemente omogeneo per generare un vissuto collettivo, ma anche sufficientemente eterogeneo da poter permettere a molti pazienti giovani di conoscere qualcuno con la stessa patologia, ma che "ha tirato avanti nella sua vita". In ogni modo è preferibile stabilire un limite inferiore di età di 18 anni e limite superiore di 55; i pazienti con età superiore ai 55 anni possono essere inclusi in un programma psicoeducativo "senior", che prevede una durata minore, presta una maggiore attenzione ad alcuni aspetti che preoccupano i pazienti di questa fascia di età (interazioni mediche degli psicofarmaci, controindicazioni degli psicofarmaci rispetto ad altre malattie mediche, deterioramento cognitivo) e tralascia invece altri aspetti meno problematici per loro (gravidanza, droghe e sostanze psicoattive) (Palmer, 1995).
Non importa operare alcuna distinzione tra pazienti con disturbo bipolare I o II, anche se è importante spiegare chiaramente sin dall'inizio le differenze tra i due sottotipi.
Riguardo alle relazioni amicali tra i partecipanti, l'atteggiamento dovrebbe essere quello di non incentivarle, ma neanche di proibirle; in alcuni gruppi si è sviluppata l'abitudine di andare a prendere un caffè prima dell'inizio della sessione o immediatamente dopo, e per quello che ne è risultato, hanno continuato a parlare molto apertamente della propria malattia: è qualcosa del tutto comprensibile considerando che la rete sociale di molti pazienti bipolari si è molto deteriorata nel tempo a causa della malattia stessa (Palmer, 1995).
Figure professionali
È consigliabile più di un terapeuta ed il programma può essere impartito da uno psicologo o da uno psichiatra, ma in entrambi i casi è imprescindibile una sufficiente esperienza nel trattamento dei disturbi bipolari (Colom & Vieta, 2006).
Gli operatori dell’equipe multidisciplinare di solito sono i seguenti:
a. Psicologo. Si occupa di vari tipi di problematiche psichiche svolgendo interventi che comprendono la valutazione diagnostica, il sostegno psicologico e la psicoterapia: sono necessarie quindi specifiche competenze sia in ambito psicodiagnostico che psicoterapeutico.
b . Psichiatra. Ha il ruolo di dirigente, da condividere con lo psicologo: spesso a questi due professionisti spetta il compito di "case-manager" sui casi clinici in carico, ovvero la presa in carico del paziente, la prescrizione e l'attuazione delle cure ritenute necessarie.
c . Assistente sociale. Partecipa con strumenti fondamentali come il lavoro di rete, di gruppo, di comunità; parlare di servizio sociale in salute mentale significa confrontarsi con la complessità dei problemi che la rete dei servizi operante in questo settore si trova ad affrontare e che sono determinati dall’incidenza sugli aspetti del vivere quotidiano causata dai gravi disturbi mentali: è proprio la quotidianità del paziente il momento nel quale il servizio sociale si mette maggiormente in gioco. d . Educatore. Inizialmente è adibito alle attività risocializzanti e poi sviluppa una specifica attenzione verso il contesto familiare e sociale: il ruolo di mediatore e la funzione ponte esercitata sostengono il processo di integrazione socio-lavorativa dei pazienti.
e . Infermiere specialista. Le sue competenze riguardano l'assistenza preventiva, curativa, palliativa e riabilitativa e di natura tecnica, relazionale, educativa, e le attività principali di cui si occupa sono diverse e tutte basate su una relazione terapeutica di aiuto che permette al paziente di sentirsi compreso ed accolto. Gestisce il disagio psichico e l'assistenza infermieristica nell'intervento psichiatrico acuto, progetta interventi di riabilitazione psichiatrica garantendo la tutela dei diritti della persona e controlla l'assunzione farmacologica da parte del paziente. Inoltre, cura anche il rapporto con la famiglia del paziente, permettendo così alla stessa di instaurare un rapporto di fiducia con il servizio (Perone et al., 2015).
Materiale necessario
La psicoeducazione, tralasciando la sua indiscutibile efficacia, costituisce un trattamento realmente economico, anche perché non necessita di alcun materiale extra per essere portato a termine: è sufficiente una stanza attrezzata per accogliere un gruppo di 15-20 persone e una lavagna sulla quale annotare le informazioni più rilevanti di ogni sessione, grafici di decorso ecc.
psichiatria o psicologia, e rispettoso, ma nello stesso tempo è chiaro e diretto nelle sue affermazioni (Colom & Vieta, 2006).
Organizzazioni delle sessioni
Le sessioni solitamente durano 90 minuti e hanno una frequenza settimanale; risulta più pratico programmare le sessioni nell'orario del pranzo (14:00 o 14:30) per permettere ai pazienti che lavorano o che studiano di poter partecipare senza la necessità di chiedere alcun tipo di permesso speciale. Praticamente tutte le sessioni seguono lo stesso schema:
I primi 15 o 20 minuti vengono considerati un periodo di riscaldamento e prevedono una conversazione informale, non necessariamente in relazione al disturbo bipolare; dopo sono avanzate proposte che riguardano il lavoro della psicoeducazione in sé. Un primo lavoro sarà effettuare una rotazione, paziente per paziente, nella quale ognuno è invitato a parlare di accadimenti rilevanti o di qualsiasi cambiamento del tono dell'umore nel corso dell'ultima settimana; se un paziente riferisce una qualche variazione, gli sarà chiesto il permesso di saperne di più per giudicare fino a che punto tale cambiamento sia patologico o meno: qualora esistano i criteri diagnostici di un episodio o sia necessario un trattamento farmacologico, uno dei coterapeuti può accompagnare il paziente in una stanza separata in cui realizzerà un colloquio più approfondito e una visita psichiatrica.
I 40 minuti seguenti vengono dedicati ad una lezione riguardante il tema della sessione: sebbene esistano obiettivi educativi concreti che devono essere raggiunti in ogni sessione, spesso è permesso ai pazienti di intervenire liberamente. In determinate sessioni vengono anche effettuati esercizi in gruppo, grafici o rotazioni di commenti per verificare il livello di comprensione e di partecipazione di tutti i pazienti.
L'ultima mezz'ora viene dedicata alla discussione aperta sul tema affrontato nella sessione (Colom & Vieta, 2006).