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BLOCCO V REGOLARIZZAZIONE DELLO STILE DI VITA E GESTIONE DELLO STRESS

Nel documento Psicoeducazione nel disturbo bipolare (pagine 61-65)

MATERIALI E METOD

Sessione 17. Che fare quando viene identificata una nuova fase?

3.2.5 BLOCCO V REGOLARIZZAZIONE DELLO STILE DI VITA E GESTIONE DELLO STRESS

Sia la regolarità dello stile di vita sia la gestione dello stress sono aspetti molto importanti per il decorso del disturbo bipolare e, pertanto, devono costituire parte di qualsiasi programma integrato di trattamento. Questi due punti sono fondamentali per altri tipi di interventi psicologici (essenzialmente la terapia interpersonale e la terapia cognitivo-comportamentale), ma nel caso di questo programma, la regolarizzazione dello stile di vita e la gestione dello stress si presentano dalle prime sessioni come due fattori essenziali per mantenere la malattia compensata e, come il consumo di sostanze, compaiono in quasi tutte le sessioni. Per tale motivo, nell'ideare il programma, venne disposto che questi punti venissero affrontati in maniera esplicita solamente alla fine del programma, di modo che potessero fungere da memorandum su ciò che era stato detto durante il corso del programma stesso. Gran parte dei pazienti bipolari tende a organizzare il proprio tempo in maniera alquanto disordinata, senza rendersi troppo conto degli aspetti di regolarità che li aiuterebbero a mantenere compensata la propria malattia. Regolarizzare gli orari e strutturare meglio le attività deve rappresentare, pertanto, uno dei punti chiave in qualsiasi intervento individuale con un paziente bipolare. Nel contesto del

gruppo, è possibile solo cercare di trasmettere l'idea dell'importanza di questi aspetti a modo di informazione, ma non vi è tempo di lavorare con tecniche quali il registro delle attività, che di solito sono utili con i pazienti bipolari (Colom & Vieta, 2006).

Sessione 18. Regolarizzazione dello stile di vita

Obiettivo

Il fine consiste nell'insistere su un aspetto affrontato indirettamente in tutte le sessioni, ovvero la necessità di regolarizzare lo stile di vita (Colom & Vieta, 2006).

Sviluppo

 Iniziare ripassando diversi “foglietti spegni-fuoco” e operando le necessarie correzioni.  Proseguire raccontando una storia piena di riferimenti a fattori di rischio più o meno

importanti, anche se nessuno di essi possiede un peso così forte da far eclissare gli altri. Il testo è scritto in modo proprio per generare la discussione e il confronto di diverse opinioni tra i pazienti.

 Chiedere ai pazienti quale personaggio della storia raccontata possiede le maggiori probabilità di rimanere eutimico di lì ad un anno e perchè.

I pazienti devono discutere ed elencare i fattori di rischio di ogni paziente della storia. Il terapeuta approfitterà per evidenziare in particolare quelli che hanno a che vedere con la regolarità dello stile di vita. Molti pazienti effettuano esercizio fisico solamente quando lo desiderano; tale desiderio molto spesso coincide con l'inizio di una fase ipomaniacale, e ciò conduce al peggioramento del quadro. È importante spendere qualche minuto per spiegare che è giusto praticare dello sport, specialmente durante le fasi eutimiche o depressive, ma che non deve essere praticato durante una fase ipomaniacale o maniacale, o nel caso in cui si sospetti l'inizio di una di queste fasi. Tale informazione, di solito, costituisce una novità, per i pazienti, i quali pensano che praticare lo sport sia sempre salutare. è bene insistere, quindi, sul fatto che l'esercizio fisico durante l'ipomania non fa che peggiorare la situazione, a causa di un eccesso di stimolazione. Riguardo alla dieta, è frequente che molti siano preoccupati per essere aumentati di peso, che effettivamente è un evento frequente, a causa delle abbuffate correlate a stati ansiosi, della sedentarietà o dell'effetto di alcuni psicofarmaci sul peso corporeo. È raccomandabile che un paziente bipolare non si sottometta mai a una dieta troppo rigorosa che implichi soffrire la fame e, in ogni caso, è necessario che la sua dieta sia controllata da un dietista e da uno psicologo (Colom & Vieta, 2006).

 Sarebbe conveniente che, prima di dare consigli sulla corretta igiene del sonno, si permettesse agli stessi pazienti di suggerire le loro tecniche, spesso molto utili e originali. Proseguendo con i suggerimenti sul sonno, bisogna tener presente come il ritmo sonno-veglia dipenda anche dalle abitudini apprese, e a volte è meglio rispettare tali abitudini, piuttosto che cercare di modificarle. È il caso, ad esempio, di pazienti forti fumatori, che non possono rinunciare all'ultima sigaretta 5 minuti prima di andare a dormire, o delle persone che dormono mentre guardano le televisione. Al contrario, non è opportuno essere ugualmente permissivi con altre abitudini poco salutari (consumo di caffè ecc.).

 Concludere la sessione (Colom & Vieta, 2006).

Sessione 19. Tecniche per il controllo dello stress

Obiettivo

Sebbene lo stress non rappresenti il tema centrale o nucleare nel decorso dei disturbi bipolari, svolge un ruolo rilevante nello scatenamento degli episodi, soprattutto dei primi, mentre sembra che perda sempre più peso dopo ogni ricaduta. La sua inclusione in un programma di psicoeducazione per i disturbi bipolari è, comunque, chiaramente giustificata. L'obiettivo di questa sessione è duplice: da una parte, insistere sull'importanza dello stress come fattore scatenante le ricadute e sull'ampiezza del concetto di stress, che i pazienti normalmente associano unicamente alla pressione lavorativa; dall'altra, informare i pazienti dell'esistenza di differenti interventi psicologici che potrebbero aiutarli

a gestire meglio lo stress e l'ansia (Colom & Vieta, 2006). Sviluppo

 Riprendere la distinzione, operata nelle fasi iniziali del programma, tra cause e fattori scatenanti.

 Illustrare il concetto di stress e, per evitare interpretazioni eccessivamente psicologiche o semplicistiche, spiegare l'esistenza di sostanze chimiche, ad esempio il cortisolo, essenziali come mediatori tra lo stress e il possibile inizio di una fase di scompenso (Colom & Vieta, 2006).

 Cercare tra gli stessi pazienti degli esempi in cui sia presente un chiaro fattore scatenante psicosociale. Allo stesso tempo, avvertire del rischio di effettuare false attribuzioni causali o di confondere le cause con gli scatenanti. Un argomento che desta sorpresa e che, allo stesso tempo, fornisce ai pazienti una buona idea di quanto detto sopra, è quello della possibilità che un fattore stressante apparentemente positivo possa scatenare una fase depressiva e, al contrario, che un fattore stressante chiaramente negativo possa scatenare un episodio (ipo)maniacale. è interessante cercare tra i membri del gruppo degli esempi di momenti nei quali si sono trovati in questa situazione.

 Disegnare qualche grafico vitale che permetta ai pazienti di osservare chiaramente la relazione tra stimoli stressanti, sia positivi sia negativi, e ricadute. È bene assicurarsi che i pazienti apprendano che lo stress costituisce un concetto ampio e che, in realtà, in questo caso si riferisce all'eccesso di stimolazione positiva o negativa che proviene dall'ambiente circostante (Colom & Vieta, 2006).

Sessione 20. Strategie di soluzione di problemi

Obiettivo

Sicuramente il fatto di prendere delle decisioni può creare delle difficoltà alle persone affette dal disturbo bipolare, specialmente se hanno imparato a non prenderle quando sono malati o a prenderle in maniera impulsiva. Questa sessione piace molto ai pazienti, perchè apprendono a mettere in pratica delle strategie, che vanno oltre la semplice informazione sulla malattia. Attualmente la sessione è utilizzata per parlare dei problemi reali e quotidiani della persona affetta: decidere chi deve informare del suo disturbo, quali limiti lavorativi o accademici deve (im)porsi - se deve imporseli -, come dovrebbe organizzare l'attività di routine affinchè sia meno stressante (Colom & Vieta, 2006).

Sviluppo

 Spiegare il motivo per aver dedicato una sessione alle tecniche di risoluzione dei problemi.  Illustrare brevemente il modello teorico della risoluzione dei problemi. È importante chiarire

bene che si sta solamente illustrando lo schema di un possibile metodo di assunzione di decisioni, che in nessun caso deve sostituirsi al buon senso di ognuno di essi. Il rischio degli interventi di tipo cognitivo-comportamentale è quello che il paziente possa sentirsi sottovalutato dal terapeuta, ossia che creda che il suo psicologo lo consideri stupido. Per evitare ciò, è bene sempre puntualizzare di stare solamente mostrando uno strumento in più da poter utilizzare nel momento nel prendere delle decisioni.

 Chiedere al gruppo di proporre un problema inventato in modo tale da poter applicare la tecnica.

 Definire operativamente il problema, annotando ogni passo affinchè il paziente comprenda quanto sia conveniente lavorare con del materiale scritto nel momento in cui deve prendere delle decisioni (Colom & Vieta, 2006).

 Effettuare, con l'aiuto di tutto il gruppo, la "tempesta di idee". È opportuno che il terapeuta non effettui alcun contributo, poichè, possedendo una presunta autorità, potrebbe esistere il rischio che la sua soluzione venga sopravvalutata come la migliore e questo impedirebbe di portare a termine la tecnica in maniera rigorosa. Qualora il terapeuta dovesse presentare qualche soluzione, questa dovrebbe essere chiaramente assurda e divertente, per ricordare ai

pazienti la necessità di includere tutti i tipi di soluzione.

 Per verificare la possibilità di risolvere il conflitto, la risposta emozionale, il tempo e lo sforzo che essa richiede, e gli effetti a lungo termine, dar luogo a una votazione da parte del gruppo, sempre puntualizzando che, nella realtà, la risoluzione dei problemi dovrebbe essere effettuata individualmente.

 Aprire un turno di discussione e domande, e, di seguito, concludere la sessione (Colom & Vieta, 2006).

Sessione 21. Chiusura

Obiettivo

Tale sessione serve a chiudere il gruppo in maniera adeguata: condividere un programma per 20 settimane di solito crea un forte legame tra i pazienti e verso il gruppo come entità, per cui l'atto della conclusione possiede un valore emotivo particolare (Colom & Vieta, 2006).

Sviluppo

 Approfittare della prima mezz'ora per risolvere eventuali dubbi sui contenuti esposti finora.  Chiedere al gruppo come la partecipazione al programma abbia modificato il comportamento

o il modo di pensare, in relazione a differenti tematiche: - La coscienza di malattia.

- La necessità di trattamento. - L'individuazione dei sintomi. - Le idee di suicidio.

- Il modo di spiegare la malattia ai propri conoscenti. - Il modo di organizzare il tempo.

- Il consumo di sostanze.

Questo punto è particolarmente importante perchè, da una parte, permette di verificare il beneficio soggettivo esperito dai pazienti e, dall'altra, permette di fissare alcuni contenuti.  Il passo successivo consiste nel chiedere ai pazienti di valutare il programma, cosa che di

solito dà luogo a una ruota di commenti, generalmente molto sinceri. La maggioranza degli individui che hanno terminato il programma di solito sostengono di avere tratto giovamento da esso (Colom & Vieta, 2006).

 Distribuire un foglio con delle indicazioni bibliografiche, affinchè i pazienti continuino a essere informati sul disturbo bipolare. Il punto forse più importante di questa ultima sessione è quello di evitare che i pazienti abbiano una sensazione di "abbandono" dopo la conclusione del programma; infatti, molti lo hanno vissuto come una "zona di sicurezza" da un punto di vista comunicativo e affettivo, oltre che dal punto di vista dell'utilità dei suoi contenuti. Per tale motivo, è importante lasciare la porta aperta a qualsiasi richiesta di consigli una volta concluso il programma, che significa fornire ai pazienti il numero di studio del terapeuta nel centro, il suo numero telefonico professionale, gli orari di visita e, soprattutto, una sensazione di disponibilità.

 Ringraziare il gruppo e congedarsi. Molti pazienti chiedono di poter scambiare il numero telefonico, l'indirizzo e l'e-mail con altri pazienti. Sebbene questa costituisca una scelta operata dalla maggioranza del gruppo e sicuramente un indice positivo del suo livello di unione, il terapeuta non deve diventare mai l'artefice di tale iniziativa o convertirla in qualcosa di ufficiale, dal momento che questo potrebbe condizionare eccessivamente il paziente che non è disposto a mantenere una relazione con i suoi compagni al di fuori del programma (Colom & Vieta, 2006).

Nel documento Psicoeducazione nel disturbo bipolare (pagine 61-65)