Esiste una certa insoddisfazione tra gli stu-diosi per i risultati sino ad ora raggiunti nella conoscenza dei fenomeni economici O ; nonostan-te il grande apparato manonostan-tematico e statistico non si giunge sovente a conclusioni concordanti tra i vari autori e la realtà effettiva è ancora soltanto in parte conosciuta.
Soprattutto la lettura della « Storia dell'ana-lisi economica » di Schumpeter induce a non la-sciare in abbandono un aiuto che può venire dalla moderna psicologia. Nell'interludio della sua « Storia dell'analisi economica », Schumpeter ri-leva con accento di rammarico il fatto che « Gli economisti non si sono mai curati sul serio degli psicologi professionali del loro tempo. Più di una volta ci capitò di fare rilevare tale fatto che è senza dubbio sorprendente, perché nell'analisi economica esistono problemi che potrebbero es-sere affrontati vantaggiosamente con i metodi ela-borati dagli psicologi ».
Seguendo il consiglio di Schumpeter ho con-dotto una ricerca sui risparmiatori italiani nel-l'epoca attuale che è stata fruttuosa oltre ad ogni migliore aspettativa (2).
Arrivare a capire meglio i fenomeni attraverso una più approfondita conoscenza degli uomini appare come una meta degna di sforzi anche con-siderevoli. Quando si segue una nuova via nello studio dei fenomeni, non mancano certamente da un lato entusiasmi eccessivi, dall'altro incompren-sioni ed opposizioni non del tutto fondate; la storia del pensiero economico e di tutta la scienza dimostra la verità di questa affermazione. In par-ticolare non vi è dubbio che sono ancora da sta-bilire e da accettare i legami tra la scienza econo-mica e le altre scienze che si occupano degli uomi-ni; sotto questo aspetto ben vengano i contributi che possono essere portati seguendo metodi psi-cologici di ricerca. Indubbiamente la dinamica soggettiva dei fenomeni è trascurata dalla macro-economia e dalla statistica economica; si noti bene che il termine soggettivo non ha il significato di individuale in senso stretto, perché il soggetto vive e agisce in un certo ambiente sociale da cui è più o meno profondamente influenzato.
Antonio Trincheri
La scienza economica si pone tre obiettivi: descrizione, spiegazione, previsione dei fenomeni economici.
La descrizione consiste nell'osservare attenta-mente e ripetutaattenta-mente il manifestarsi dei feno-meni, annotandone le caratteristiche più consuete. La spiegazione consiste nella ricerca delle cause dei fenomeni stessi e dei legami che esistono tra le diverse manifestazioni dei fatti economici. La previsione consiste nello stabilire le probabilità del verificarsi di dati fenomeni, considerando l'evoluzione del passato e del presente.
Mentre nella descrizione è fondamentale il me-todo storico, nella spiegazione e nella previsione prevalgono gli altri metodi (deduttivo, statistico e finalmente psicologico).
Il risultato degli studi economici è la conoscen-za dei fenomeni economici; ma i fenomeni eco-nomici si manifestano attraverso il comporta-mento umano e quindi conoscere l'economia in concreto vuol dire conoscere le decisioni del più vasto od almeno del più rappresentativo numero di unità economiche (consumatori, risparmiatori, imprenditori, ecc.). Risulta subito evidente che i metodi psicologici possono dare un contributo so-stanziale nel conseguire la conoscenza delle deci-sioni delle unità economiche.
Pertanto la definizione che della scienza eco-nomica dà il Marshall « L'osservazione del genere umano negli affari ordinari della vita » si attaglia perfettamente all'economia psicologica intesa nel senso più moderno.
V e r s o la realtà u m a n a .
Non si può incolpare gli economisti di conside-rare l'uomo agente in economia, come essere intel-ligente e ragionevole e cioè dotato di intelligenza e di capacità di usare questa intelligenza. È vero che vi sono anche uomini non intelligenti o che, pur avendo l'intelligenza, agiscono per impulso
(1) Ce ne dà conferma un valoroso studioso il prof. Emilio Zaccagnini nel volume « Appunti di economia politica » Ed. Tirrenia.
o per imitazione. Ma come prima approssimazione non si può evidentemente considerare l'uomo inin-telligente ed irragionevole, se non altro perché si avrebbe l'insuperabile imbarazzo di altre ipotesi. Però è certo che nello studio di una situazione eco-nomica o di un ambiente economico, occorre pure un'analisi psicologica che indichi le caratteristi-che del comportamento umano effettivo.
Già la scuola marginalista (quella che indub-biamente ha più contribuito a formare la scienza economica) aveva posto alla base di tutta la sua costruzione teorica delle premesse d'ordine psi-cologico (bisogni e utilità). Ora però è tutta la ricerca economica e quindi l'analisi di ogni feno-meno o problema che considera le decisioni uma-ne quale elemento determinante dell'andamento economico.
Inserimento della psicologia nell'economia.
Per uno studio dei fenomeni economici più vicino alla realtà e quindi più significativo ed utile, non andrà più trascurata come in passato, la componente psicologica che si trova presente in maggiore o minore misura nei principali feno-meni economici.
La componente psicologica dei fenomeni eco-nomici consiste essenzialmente nell'atteggiamento degli individui e delle imprese nei vari settori pro-duttivi e delle diverse classi sociali (sempre meno differenziate) e le loro decisioni di comportamento economico presente e futuro. Tanto per esempli-ficare vediamo che la spiegazione dell'atteggia-mento della domanda di fronte all'audell'atteggia-mento del prezzo, dal punto di vista statico è quello dell'eco-nomia tradizionale (variazione in senso inverso secondo varie elasticità), ma dal punto di vista dinamico la spiegazione è essenzialmente psicolo-gica; infatti la domanda aumenta se i soggetti pensano ad u n ulteriore aumento di prezzo, in-vece diminuisce anche fortemente se si prevede un f u t u r o ribasso.
Quanto più il sistema economico è progredito e prospero, tanto maggiormente i fattori psicolo-gici diventano determinanti nell'andamento eco-nomico; basti considerare che u n a larga parte delle spese può essere variata e diversamente di-stanziata nel tempo con forti ripercussioni su tutto l'andamento economico.
Vi sono tre modi di avere presente la psico-logia nello studio dei fenomeni economici.
Il primo m o d o è quello di porre delle pre-messe di ordine psicologico a tutto il pensiero
economico costruendolo quindi con logica dedu-zione dalle premesse stesse. Così avviene princi-palmente con la cosi detta scuola austriaca. La scuola austriaca è detta pure psicologica perché pone come premessa generale del ragionamento economico alcuni principi di carattere psicolo-gico che per primi sono stati enunciati dal Gossen. Queste premesse furono efficaci in quanto porta-rono alla teoria del valore basata sull'utilità mar-ginale. Però per economia psicologica deve inten-dersi qualcosa di più e di diverso rispetto all'ela-borazione della scuola austriaca.
Il secondo modo è quello di non limitarsi alle premesse ma di considerare in tutti i fenomeni economici l'aspetto psicologico in posizione più o meno preminente secondo i casi accanto ad altri aspetti. Cosi ha fatto il Keynes ed una parte dei suoi seguaci, riuscendo a fare luce su alcuni im-portanti aspetti della conoscenza economica.
Il terzo modo è quello di servirsi della psico-logia quale vero e proprio metodo di ricerca; il più noto esperto in questo campo è l'americano Katona. Lo scopo della ricerca psicologica appli-cata all'economia è principalmente quello dell'av-vicinamento alla realtà soprattutto umana.
Ammesso che l'« homo economicus » non esi-ste, che il sistema economico non funziona in modo perfettamente automatico, che gli esseri umani agiscono sotto l'influenza di moventi non soltanto economici, lo studio si porta inevitabil-mente e necessariainevitabil-mente alla ricerca del compor-tamento umano che è il compito specifico e pre-cipuo della psicologia.
Non c'è dubbio che il pensiero economico nel suo avanzamento sfocia, tra l'altro, nel metodo psicologico. Citiamo una esplicita presa di posi-zione della Robinson: « Per costruire un modello causale dobbiamo partire non da relazioni di equi-librio, ma dalle regole e dalle motivazioni che governano il comportamento umano » (3).
Particolarmente quando si vuole delineare qualche modifica nel sistema economico le regole e le motivazioni del comportamento u m a n o non possono essere ignorate. Le equazioni strutturali degli econometrici riguardanti le leggi che presie-dono al comportamento degli operatori econo-mici, considerano effettivamente le reazioni di gruppi di operatori al reddito, ai prezzi, ai costi; ma poiché dette reazioni non sono sempre uguali pure in presenza delle stesse condizioni, le
diver-(3<) Joan Robinson « Saggi sulla teoria dello sviluppo eco-nomico » Ed. Comunità.
genze dalle regole generali o vengono trascurate o vengono affidate al calcolo probabilistico e cosi' si compie un'opera scarsamente approssimata. Evidentemente occorre richiedere l'ausilio della psicologia per approfondire la conoscenza del comportamento degli operatori. Ancora una volta appare evidente che la ricerca economica diventa sempre maggiormente un lavoro di équipe con la partecipazione di diverse competenze.
Tutto quanto sopra esposto risulta estrema-mente valido particolarestrema-mente quando si mira a modificare il sistema economico nella sua strut-tura o nel suo funzionamento. In proposito l'Hicks osserva acutamente: « È facile guardare la contabilità sociale e dire che il paese si trova in difficoltà perché non produce abbastanza, non risparmia abbastanza, non esporta abbastanza o importa troppo. Allora si fanno discorsi esortando la gente a produrre di più, a risparmiare di più, ed esportare di più o ad importare di meno. Ab-biamo avuto grande abbondanza di questi discorsi ed abbiamo per esperienza imparato che essi sono assai inefficaci. Più spesso i discorsi lasciano il tempo che trovano; per avere qualche effetto essi dovrebbero essere corroborati da iniziative con-crete, come per esempio, un cambiamento in qual-che imposta o sovvenzione, un cambiamento di prezzi o l'istituzione o l'eliminazione di qualche controllo » (4).
Siamo d'accordo sulla necessità di provvedi-menti specifici per modificare una situazione eco-nomica, ma ci sembra ancor più indispensabile conoscere cosa pensa la gente, cosa desidera e come intravede l'avvenire.
Una scienza economica che escludesse la psi-cologia dai propri strumenti di analisi, avrebbe oggi ben poche probabilità di sostanziali progres-si, soprattutto nel senso di interpretare più com-piutamente la realtà economica che è legata alle scelte ed alle decisioni degli uomini. D'altra parte vedere e approfondire l'aspetto psicologico dei fenomeni economici non deve significare uno
stu-dio sezionale dei fenomeni stessi, ma richiede in-vece l'inserimento della visuale psicologica nello studio quanto più possibile unitario di ogni feno-meno; occorre cioè superare e non aggravare la frammentarietà^della scienza economica creata dalle troppe specializzazioni.
Teorie generali?
Non sappiamo ancora se dalle ricerche econo-mico-psicologiche si giungerà a delle teorie gene-rali, intendendo per tali quelle che hanno piena validità nel tempo e nello spazio; questo dubbio è legittimato dalla considerazione che la mentalità e il comportamento dei popoli sono differenziati sia nel tempo che nello spazio.
Dagli studi condotti con il metodo psicologico potranno venire nuove leggi economiche o sem-plicemente potranno venire completate quelle già acquisite. La possibilità di leggi generali non è del tutto esclusa se si considera che nell'uomo vi è un bagaglio permanente di istinti che accompa-gna l'esistenza umana e le generazioni che si suc-cedono nei secoli; proprio per questo motivo al-cuni principi economici fondamentali risultano sempre validi.
Pensiamo che molte uniformità desunte dalle ricerche economico-psicologiche avranno un va-lore limitato nel tempo e andranno solamente ri-ferite a determinati ambienti sociali o aziendali. Gli aspetti variabili della personalità umana e l'influenza dell'ambiente in cui l'uomo vive ed opera, rendono difficile e forse impossibile l'enun-ciazione di regole aventi validità generale nel tem-po e nello spazio. Ciò non sminuisce l'imtem-portanza della ricerca economico-psicologica; basta sola-mente avvertire che gli aspetti psicologici da con-siderare nei fenomeni economici vanno riveduti a distanza più o meno lunga di tempo e mai rite-nuti acquisiti in via definitiva.