L ' A U T O R E S I P R E S E N T A ...
P A U L A . S A M U E L S O N , Fondamenti di analisi econo-mica - Voi. di 15,5 X 21 cm, 458 pp. - Il
Saggia-tore, Milano, 1973 - L. 6.500.
« L'economia è un tema in sviluppo, nel quale molto ancora resta da fare. Chiudendo quest'opera, quindi, ci resta solo da indicare alcuni importanti problemi irrisolti, che richiedono ulteriori ricerche.
Nel 1 e nel II capitolo ho delineato i problemi generali della statica comparata: in qual modo da una conoscenza delle proprietà qualitative e quantitative delle nostre con-dizioni di equilibrio possiamo sperare di dedurre teoremi significativi relativi alla direzione e alla grandezza delle variazioni nelle nostre variabili quando mutano alcuni dati. Nel capitolo III si è mostrato che, in un'ampia classe di casi, l'economista deriva teoremi definiti mediante l'ipotesi che la posizione di equilibrio rappresenti una posizione di mas-simo o di minimo. Le diseguaglianze associate alla defini-zione di una posidefini-zione di estremo sono apparse fonte di teoremi fruttuosi di statica comparata.
II capitolo IV rappresenta una applicazione di questa analisi alla teoria dell'impresa, del costo e della produzione, mentre il capitolo V dà una trattazione dei massimi vincolati secondo quanto richiesto dalla teoria del comportamento del consumatore. Aspetti particolari di questo ultimo tema hanno ricevuto una trattazione particolareggiata nei capitoli VI e VII. Ed infine lo studio dei massimi e dei minimi statici è stato completato con l'analisi dell'economia del benessere, contenuta nel capitolo V i l i .
Nel primo capitolo della seconda parte si è mostrato che l'analisi dinamica è utile e necessaria solo dal punto di vista della statica comparata. Certo il principio di corrispondenza, che enuncia la relazione fra le condizioni di stabilità della dinamica e la valutazione degli spostamenti nella statica com-parata, offre la seconda grande arma nell'arsenale dell'eco-nomista interessato a derivare teoremi significativi e definiti.
Nel capitolo X i sistemi dinamici sono stati studiati di per se stessi, in particolare nei loro aspetti di stabilità, men-tre nel capitolo XI si sono discussi i diversi fondamenti dell'analisi dinamica, compresi i problemi formali derivanti dallo studio dei cicli economici ».
vennero presi lezione per lezione nell'anno accademico 1969-70 (...).
Nella situazione attuale sembrano esistere due ragioni sostanziali per la pubblicazione di appunti delle lezioni. La prima è che la responsabilità e gli interessi professionali di una persona tendono ad essere assorbiti dalla necessità di aggiornarsi continuamente con la materia e dal desiderio di contribuire al suo avanzamento, lasciando poco tempo o addirittura nessuno per la stesura di libri di testo. (...) La seconda ragione, forse più positiva, è rappresentata dal fatto che la quantità di materiale disponibile per gli studenti sotto forma di articoli, manuali e monografie spe-cialistiche è di gran lunga superiore a quanto essi possano materialmente leggere — e spesso più diffusa oppure più dettagliata e tecnica di quanto sia adatto ai loro bisogni. (...) Inoltre gli appunti delle lezioni mettono in condizione sia gli studenti che i loro insegnanti di afferrare abbastanza rapidamente quale sia il metodo seguito dall'autore nell'af-frontare il proprio campo di analisi, quali punti egli consi-deri importanti e quali no, a differenza del libro di testo che si sforza di essere una rappresentazione esauriente ed imparziale della letteratura esistente.
Il modo di affrontare la materia seguito in questo caso viene spiegato nella prima lezione (...). Però è necessario fare un'osservazione di carattere generale. La struttura delle le-zioni è in un certo senso ' schizofrenica ', trattando in primo luogo le linee generali della teoria economica keynesiana per passare quindi alla teoria monetaria considerata sullo sfondo della tradizione quantitativa neo-classica, con Keynes che appare dapprima come il fondatore della teoria keynesiana e in seguito come il fondatore del modo moderno di affron-tare la teoria monetaria basato sulla teoria del capitale. Que-sta ' schizofrenia ' deriva dal fatto, ben documentato da Axel Leijonhufvud nella sua opera monumentale Ori Keynesian
Economics and the Economics of Keynes, che l'economia
keynesiana quale è stata sviluppata dai seguaci di Keynes (specialmente dal gruppo di Harvard facente capo ad Alvin Hansen e dagli econometrici e ' previsori ' economici un po' dappertutto) è qualcosa di completamente diverso dal pen-siero di Keynes stesso, che era profondamente radicato nella precedente tradizione quantitativa. Col passare del tempo si dovrebbe riuscire a sviluppare un modo sintetico più uniforme e omogeneo di affrontare il campo della teoria monetaria, nel cui ambito Keynes apparirà come il grande ponte intellettuale fra le teorie neo-classiche e quelle attuali della moneta e della macroeconomia».
H A R R Y G . J O H N S O N , Economia monetaria - Voi. di
14,5 X 21 cm, 394 pp. - Il Mulino, Bologna, 1973 - L. 4.000.
« Gli appunti presentati in questo libro rappresentano la sostanza di un corso di perfezionamento, ampliato gradual-mente da 10 a 40 lezioni, che tengo alla London School of Economics dall'anno accademico 1964-65. Questi appunti
G I U S E P P E C A M P A - V I N C E N Z O V I S C O , La distribuzione dei redditi Voi. di 14 X 22 cm, 206 pp.
-Franco Angeli Ed., Milano, 1973 - L. 4.500.
« L a distribuzione dei redditi rappresenta un argomento tradizionale e di grande rilievo nella teoria economica che
può essere affrontato da diversi punti di vista: si possono innanzitutto studiare i processi che regolano la formazione e la ripartizione del prodotto nazionale fra le diverse classi sociali, e questo aspetto del problema è certamente il più noto e il più discusso fin dai tempi degli economisti classici; ma è possibile anche un approccio diverso che prescinde (entro certi limiti) dalla natura dei flussi di reddito di cui dispongono gli individui (e i gruppi) che partecipano al pro-cesso produttivo (salari, profitti, ecc.), per concentrarsi piut-tosto sul loro livello relativo, e sulle regolarità e/o varia-zioni che presenta la loro distribuzione.
Questo secondo approccio è quello prescelto per gli studi contenuti in questo volume, ed è quello tradizionalmente seguito dagli studiosi di finanza pubblica (e di politica eco-nomica) da quando la necessità di intervenire a modificare, o a controllare, la distribuzione dei redditi, è riconosciuta come uno dei compiti principali fra quelli che spettano al-l'azione delle autorità di Governo nel sistema economico.
Il volume raccoglie quattro saggi scritti negli ultimi tre anni, di cui il primo è il frutto di una collaborazione comu-ne, mentre gli altri tre rappresentano il contributo di uno dei due autori. (...)
Nel primo studio si utilizzano i risultati di un'indagine campionaria promossa dalla Banca d'Italia e relativa al 1968, per risalire ad una distribuzione dei redditi delle famiglie italiane utilizzabile a fini empirici congiuntamente ai dati della contabilità nazionale. La ricerca copre due aspetti di-versi del problema: uno metodologico, relativo alla utilizza-zione ed interpretautilizza-zione dei dati empirici; e uno operativo, volto a ricostruire ed integrare una distribuzione effettiva dell'intera popolazione delle famiglie italiane per classi di reddito. (...)
Gli altri tre saggi, invece, affrontano problemi più gene-rali, di carattere teorico e metodologico; tuttavia essi sono legati al primo sia perché il lavoro concreto di stima ed interpretazione dei dati italiani è stato un importante fat-tore di stimolo all'approfondimento di taluni aspetti delle teorie della distribuzione dei redditi sia perché in essi si cerca di superare alcune insufficienze delle teorie più note, riscontrate nel corso del primo lavoro, e relative alla descri-zione accurata del ramo inferiore della curva dei redditi, la cui forma ed andamento sono stati finora poco studiati, nono-stante che la grande maggioranza dei redditieri risulti nor-malmente classificata proprio nelle classi di reddito meno elevate. In conseguenza, il secondo saggio propone una fun-zione che appare idonea a descrivere una parte della curva compresa fra i livelli minimi di reddito e la moda della distribuzione, e contiene un tentativo di interpretazione teo-rica della forma della funzione utilizzata. Il quarto saggio, poi, ritorna sul problema presentando una seconda funzione che può essere utilizzata come alternativa alla prima, e di-scute i rapporti ed i meriti relativi delle due formule. Il terzo saggio, infine, sulla base dei risultati ottenuti nel secondo, propone un metodo di interpolazione dell'intera curva dei redditi ed avanza un'interpretazione globale del fenomeno della distribuzione».
L U I G I C E R U T T I , Borsistica - Come operare nelle Borse valori con metodo scientifico - Voi. rilegato
di 14,5 X 22 etri, 437 pp. - Franco Angeli Ed., Milano, 1973 - L. 8.000.
« Con il presente libro introduco il lettore alla ' borsi-stica ', cioè alla disciplina che s'interessa delle scelte azio-narie, sia di titoli sia di tempi d'intervento.
Tutti gli argomenti a cui accennerò possono far parte della borsistica, perché tutti possono servire per operare nelle
borse valori e soprattutto per rendersi conto dell'andamento del mercato e del corso delle azioni. Alcuni argomenti po-tranno sembrare propri della politica o della psicologia, altri dell'economia, altri della ragioneria; ma quando essi sono esaminati con l'occhio dell'investitore o dello speculatore in azioni diventano propri della borsistica.
Però la borsistica in senso stretto, quella che in forma moderna (nel significato di abbandonare certe impostazioni mentali in favore di nuovi principi constatati maggiormente validi) analizza e studia in modo specifico il mercato azio-nario come entità autonoma nel suo dinamismo, nella sua meccanica, per prevederne, con metodo scientifico, l'anda-mento generale e particolare, è quella che occuperà l'ultima parte del volume.
Nei primi capitoli accennerò ai fattori determinanti il corso delle azioni, affinché l'investitore in erba o potenziale si renda conto del perché dei movimenti dei prezzi. In se-guito parlerò dei bilanci d'esercizio e delle analisi societarie, affinché il medesimo non si lasci fuorviare da consuetudini ingannevoli. Toccherò poi la tradizione operativa, l'empi-rismo di ancora molti operatori, e infine introdurrò il lettore alla borsistica.
Specialmente le prime parti sono un mosaico di nozioni; con una rapida carrellata ho voluto fermare i concetti fon-damentali inquadranti i fattori che influenzano le quotazioni, ho inteso fornire gli elementi di base per agevolarne l'inter-pretazione in funzione borsistica, senza nascondere come sia difficile e rischioso operare in borsa avvalendosi di essi e degli strumenti informativi tradizionali.
È la prima volta che appare la borsistica come disciplina. I suoi primi passi sono lenti e incerti come per tutti i neo-nati; ma gli inizi ormai ci sono, con risultati ragguardevoli.
Comperare e vendere nelle borse valori è un gioco? No. La borsistica è già in grado di fornire i mezzi per prevedere con attendibilità l'andamento dei mercati azionari».
P I E R R E R O L L E , Sociologia del lavoro - Voi. di
14,5 X 21,5 cm, 382 pp. - 11 Mulino, Bologna, 1973 - L. 4.000.
« Le operazioni sociali alle quali, più o meno consape-volmente, prendiamo parte, come l'insieme dei rapporti che ci uniscono e ci contrappongono gli uni agli altri, si creano e si verificano prima di tutto nella produzione. È su questo terreno che sia il nostro comportamento e le nostre istitu-zioni, sia le forme giuridiche ed economiche che li regolano, trovano la loro prima determinazione. Il modo di parteci-pazione degli individui al sistema economico caratteristico della nostra società, cioè il particolare tipo di lavoro, di istru-zione, di scambio che in essa regna, non soltanto procura ai singoli alcune esperienze fondamentali, ma condiziona in gran parte la struttura stessa della loro individualità.
D'altra parte, o piuttosto nello stesso tempo, gli oggetti che ci circondano e dai quali ricaviamo i nostri mezzi di sussistenza e la configurazione generale del mondo costruito che il loro complesso traccia, sono messi a nostra disposi-zione dall'apparato sociale della produdisposi-zione. Le lotte che si svolgono nell'industria hanno quindi un'importanza deter-minante per l'evoluzione della nostra società, dei modi di vivere, delle norme, della cultura che le sono propri. Questa constatazione per altro non ci rivela quale sia la posta in gioco del conflitto; forse il dominio dell'impresa, o la pro-prietà del prodotto, oppure la definizione stessa del lavoro? Si giungerà a una regolamentazione del sistema salariale, o alla sua socializzazione, o alla sua soppressione? Ogni teo-ria sociologica del lavoro può essere caratterizzata dalla ri-sposta che dà a questo quesito, nel momento stesso in cui tale risposta è dissimulata dal suo costruttore.
Così interrogata, la teoria sociologica, anche se non si confonde con la pratica sociale, non le può essere contrap-posta nella natura. D'altronde, ogni attività può dare luogo a una sistematizzazione, anche se i suoi principi sono validi soltanto per l'individuo che la svolge; il sapere, da parte sua, è un sistema il cui agente e più o meno indefinito, più o meno universale. Il passaggio dalla teoria alla prassi è forse essenzialmente un cambiamento di soggetto. È pertanto ne-cessario identificare, dietro l'elaborazione formale, l'agente al quale questa elaborazione si rivolge — agente che non va mai confuso con una funzione teorica. Non ci si stupisca, perciò, di non trovare qui nessuna descrizione delle espe-rienze vissute dagli operai, né delle difficoltà e delle soffe-renze della vita di lavoro. Non perché vogliamo ignorarle, ma perché le consideriamo irriducibili. Il lavoratore non è affatto portatore di esigenze a lui preesistenti, attinenti per esempio all'essenza del lavoro o a quella della realtà umana. Serven-doci dell'analisi possiamo prefiggerci lo scopo di chiarire le condizioni e il senso del movimento — che fa andare avanti il nostro sistema — ma non di dominarlo. Spetta ai lavora-tori stessi stabilire le forme della loro emancipazione ».
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