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spinte ed aspirazioni di tipo etnico-separatista erano riscontrabili, in modo più o meno acuto, in molte aree, finendo per interessare parti rilevanti di ciascuna Repubblica (per

esempio: alcuni milioni di Russi risiedevano da alcune generazioni nei distretti e nelle provincie settentrionali del Kazakistan, mentre molti Kazaki risiedevano nelle confinanti provincie della Federazione Russa; circa un milione di Uzbechi vivevano in distretti confinanti con l‟Uzbekistan; numerosi Tagiki vivevano in Uzbekistan ed in Kirghizistan). A margine di tale complessa e problematica situazione:

- il Kazakistan, il Kirghizistan ed il Tagikistan ereditarono dall‟Impero zarista e dall‟URSS dispute territoriali con la Repubblica Popolare di Cina;

- il cambiamento, per cause naturali, del corso del fiume Amu Darya, in molti tratti linea di confine con l‟Afghanistan, fece emergere dispute territoriali che interessarono sia il Tagikistan che l‟Uzbekistan.

Sebbene le Repubbliche centrasiatiche adottarono differenti atteggiamenti per fra fronte a ciascun caso, fu possibile raggiungere un accordo generale sulla questione attraverso la Dichiarazione di Almaty del dicembre 1991. La dichiarazione, infatti, garantì i diritti politici e culturali delle minoranze etniche in ciascuna Repubblica, impegnò ciascun Governo a non porre in essere nessuna misura discriminatoria e portò al riconoscimento dei confini esistenti ed alla rinuncia di ogni pretesa territoriale. La demarcazione dei confini cominciò nel 1992-1993 e le principali revisioni furono completate tra il 1997 ed il 2007, sulla base di accordi bilaterali. Tutte le Repubbliche dell‟area, ad eccezione dell‟Uzbekistan, inoltre, scelsero di mantenere demilitarizzati i confini e, solo nel 1993-94, furono predisposti posti di controllo. Infine le dispute territoriali fra la Repubblica Popolare di Cina, da una parte, e, dall‟altra, il Kazakistan, il Kirghizistan, il Tagikistan e la Federazione Russa furono superate su base multilaterale, nel quadro della Shangai Cooperation Organization (SCO). Infatti, tutte le questioni territoriali fra Cina, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan furono ufficialmente risolte nel 1998-99 con la firma di accordi di delimitazione e demilitarizzazione.183

Accanto alle summenzionate istanze etnico-nazionaliste e territoriali, le aperture gorbacioviane della seconda metà degli anni ‟80 fecero emergere la sussistenza, in ambito socio-culturale, anche di una rinnovata attenzione verso i fondamenti identitari a carattere religioso e, quindi, per una riscoperta dell’identità musulmana, per oltre sessant‟anni bandita e contrastata dal regime

182 INTERNATIONAL CRISIS GROUP, Central Asia: water and conflict, Asia report n.34, 30 maggio 2002, tratto dal sito internet http://www.crisisgroup.org/library/documents/report_archive/A400668_30052002.pdf

183 ABAZOV R., The Palgrave concise historical atlas of central Asia, New York, Palgrave Macmillan, 2008, map. n. 46. INTERNATIONAL CRISIS GROUP, Central Asia: border disputes and conflict potential, Asia report n. 33, 4 aprile 2002, tratto dal sito internet: http://www.crisisgroup.org/library/documents/report_archive/A400606_04042002.pdf

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-comunista sovietico. Detto processo – a tratti contraddistinto da contrapposizioni fra i vari orientamenti religiosi tradizionali, nonché fra differenti influenze e modelli esterni promananti dai vicini Afghanistan, Pakistan ed Iran come anche dall‟Arabia Saudita e dalla Turchia – finì per sfociare, specie in Uzbekistan ed in Tagikistan, anche nella costituzione di nuovi movimenti e gruppi a carattere politico proponenti una più stretta osservanza delle norme morali islamiche ovvero l‟introduzione della sharia.184 Entro il clima fluido conseguente alla dissoluzione dell‟URSS

- in alcuni casi, segnato da controversi e complessi processi di ridefinizione del quadro politico-istituzionale e dei gruppi dirigenti - dette formazioni divennero una componente dell‟opposizione politica e, là dove significative come in Uzbekistan, finirono per essere strumentalmente identificate dalle élites al potere quale una minaccia alla stabilità interna ed internazionale:

- nei confronti della quale erano presenti evidenti sensibilità e preoccupazioni sia a Mosca che a Washington, sensibilità, peraltro, derivanti dal fallimentare impegno militare sovietico in Afghanistan, dalla confusa e preoccupante evoluzione della situazione interna del Paese in seguito al ritiro dell‟Armata Rossa e da perduranti preoccupazioni statunitensi per l‟eventuale diffusione della rivoluzione islamica iraniana;

- funzionale all‟adozione di misure repressive a danno di ogni forma di reale opposizione al proprio potere ed all‟instaurazione di regimi autoritari ed autocratici.185

Fra il 1992 ed il 1997, lo scoppio della guerra civile in Tagikistan aprì una nuova fase nello sviluppo dei locali gruppi islamisti visto che alimentò un processo di radicalizzazione ideologica e di sviluppo di influenze e modelli esterni. Infatti, il coinvolgimento anche del locale Partito della Rinascita Islamica (Islamic Renaissance Party – IRP) nella competizione per il potere e negli scontri armati fra i vari gruppi politici a base etnico-regionale attrasse, in Tagikistan, anche alcuni militanti islamisti dei Paesi contermini e, quindi, finì per:

- rafforzare le summenzionate tesi circa l‟effettiva sussistenza in Asia centrale di una minaccia islamista e, conseguentemente, spingere le Repubbliche ex-sovietiche ad introdurre misure più o meno rigide di esclusione dalla vita politica legale e di repressione di ogni organizzazione politica ideologicamente fondata su basi etnico-religiose, nonché a ripensare il sistema statale di organizzazione e controllo della formazione e del culto islamico;

- fornire argomenti e giustificazione per l‟intervento e l‟influenza politico-militare russa nell‟area attraverso una rappresentazione della guerra civile quale conflitto contro l‟affermazione di un regime islamista;

- spingere, dopo il 1996-97, molti dei militanti islamisti sconfitti, unitamente ad alcune migliaia di profughi, a cercare riparo in Afghanistan e, successivamente, a sviluppare contatti di carattere ideologico ed operativo con il regime dei Talebani e, probabilmente, con al-Qaida e con la più vasta galassia dell‟islamismo politico mediorientale e non.186

Alla fine degli anni ‟90, alcuni di questi esuli presero a rientrare nei loro Paesi d‟origine, organizzarono gruppi e contatti da cui emersero due formazioni islamiste maggiori, il Movimento Islamico dell’Uzbekistan (IMU)187 e Hibz-ut-Tahrir, e, almeno nel primo caso,

184 ROY O., The New Central Asia. Geopolitics and the birth of nations, New York and London, New York University Press, 2000, pp. 143-160.

185 KHALID A., Islam after Communism. Religion and politics in Central Asia, Berkeley, Los Angeles, London, University of California Press, 2007, pp. 116-167.

ROY O., The New Central Asia. Geopolitics and the birth of nations, New York and London, New York University Press, 2000, pp. 132-133.

INTERNATIONAL CRISIS GROUP, Central Asia: Islam and the State, Asia Report n.59, 10 luglio 2003, tratto dal sito internet http://www.crisisgroup.org/library/documents/report_archive/A401046_10072003.pdf

186 ROY O., The New Central Asia. Geopolitics and the birth of nations, New York and London, New York University Press, 2000, pp. 139-142.

ABAZOV R., The Palgrave concise historical atlas of central Asia, New York, Palgrave Macmillan, 2008, map. n. 47. KHALID A., Islam after Communism. Religion and politics in Central Asia, Berkeley, Los Angeles, London, University of California Press, 2007, pp. 140-167

187 Il Movimento Islamico dell’Uzbekistan (IMU) fu costituito con lo scopo di rovesciare con la forza il regime di Islam Karimov e instaurare una repubblica islamica. Fra il 1999 ed il 2001, dopo aver stabilito le proprie basi nelle

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-diedero avvio ad una ripresa della contestazione, anche violenta, del regime di Islam Karimov in Uzbekistan.188

La situazione subì un‟ulteriore evoluzione in seguito agli attacchi terroristici dell‟11 settembre 2001 poiché:

- i regimi centroasiatici non tardarono a condannare le azioni terroristiche e ad offrire la loro collaborazione alle operazioni militari a guida statunitense in Afghanistan concedendo permessi di sorvolo e - nel caso del Kirghizistan, del Tagikistan e dell‟Uzbekistan - accondiscendendo all‟uso ed allo stabilimento di basi militari, sul proprio territorio, da parte delle forze armate statunitensi e NATO;

- laddove funzionale alle esigenze dei regimi al potere, la repressione dell‟opposizione islamista e, più in generale, di ogni forma di effettiva opposizione, poté aumentare avvalendosi, almeno in parte, dell‟accresciuta sensibilità dell‟opinione pubblica internazionale e degli ambienti politico-diplomatici stranieri nei confronti della minaccia terroristica a matrice islamista.189 Tuttavia, anche detta fase ha cominciato a mostrare segnali di crescente esaurimento in seguito allo scoppio della guerra in Iraq nel 2002, al deterioramento del clima di collaborazione russo-americana avviato all‟indomani dell‟11 settembre, all‟emergere di insistenti richieste russe e cinopopolari per la chiusura delle istallazioni militari occidentali in Asia centrale e, ancor più, in seguito all‟emergere, in seno ai locali regimi, di timori circa i potenziali influssi destabilizzanti derivanti dalla presenza occidentale in seguito al succedersi, fra il 2003 ed il 2005, nello spazio ex-sovietico delle cd. «rivoluzioni colorate».190

Entro il predetto quadro di fenomeni e problematiche a valenza regionale, appare possibile rilevare che la Repubblica del Kazakistan - il Paese più vasto dell‟area, il secondo più grande in termini di popolazione ed uno dei più differenziati sotto il profilo etnico-culturale191 - dopo aver sezioni tagiche della Valle del Fergana ed aver proceduto a reclutare militanti in Kirghizistan ed in Uzbekistan si è impegnato in una pluralità di operazioni militari ed attacchi in Uzbekistan. In un‟occasione, la formazione giunse a catturare ed a tenere per alcune settimane una cittadina in Kirghizistan, costringendo le forze armate kirghise ad avvalersi dell‟aiuto di unità russe, kazake ed uzbeke per prevalere e ristabilire il controllo. Infine, nel 2004, una serie di attacchi esplosivi suicidi è stato attribuito all‟IMU, ma, allo stato l‟esatta responsabilità delle azioni terroristiche non è ancora chiara.

ABAZOV R., The Palgrave concise historical atlas of central Asia, New York, Palgrave Macmillan, 2008, map. n. 47. INTERNATIONAL CRISIS GROUP, The IMU and Hibz-ut-Tahri: implications of the Afghanistan campagn, Asia report n. 30, 30 gennaio 2002, tratto dal sito internet:

http://www.crisisgroup.org/library/documents/report_archive/A400538_30012002.pdf

188 INTERNATIONAL CRISIS GROUP, Central Asia: Uzbekistan at ten – repression and instability, Asia Report n.21, 21 agosto 2001, tratto dal sito internet:

http://www.crisisgroup.org/library/documents/report_archive/A400393_21082001.pdf

INTERNATIONAL CRISIS GROUP, Radical Islam in Central Asia: responding to Hibz-ut-Tahrir, Asia Report n.58, 30 giugno 2003, tratto dal sito internet:

http://www.crisisgroup.org/library/documents/report_archive/A401032_30062003.pdf

189 KHALID A., Islam after Communism. Religion and politics in Central Asia, Berkeley, Los Angeles, London, University of California Press, 2007, pp.168-203.

INTERNATIONAL CRISIS GROUP, Central Asian Perspectives in 11 September and the afghan crisis, Asia briefing n.9, 28 settembre 2001, tratto dal sito internet:

http://www.crisisgroup.org/library/documents/report_archive/Central_Asian_Perspectives_Afghan_Crisis.pdf INTERNATIONAL CRISIS GROUP, The IMU and Hibz-ut-Tahri: implications of the Afghanistan campagn, Asia report n. 30, 30 gennaio 2002, tratto dal sito internet:

http://www.crisisgroup.org/library/documents/report_archive/A400538_30012002.pdf

INTERNATIONAL CRISIS GROUP, Is radical Islam inevitable in Central Asia? Priorities for engagement, Asia report n.72, 22 dicembre 2003, tratto dal sito internet:

http://www.crisisgroup.org/library/documents/asia/072_ca_is_radical_islam_inevitable.pdf

190 ABAZOV R., The Palgrave concise historical atlas of central Asia, New York, Palgrave Macmillan, 2008, map. n. 47.

191 Il Kazakistan infatti presenta una popolazione stimata, al luglio 2008, di 15.340.533 abitanti e composta da una pluralità di differenti minoranze religiose ed etniche, frutto di migrazioni spontanee ovvero di deportazioni coatte avvenute, queste ultime, in prevalenza durante il periodo sovietico. Le principali confessioni religiose presenti sono l‟Islam sunnita, attorno al quale graviterebbe circa il 47% della popolazione, la Chiesa russa-ortodossa, che vanterebbe un seguito stimato pari al 44% della popolazione e, con minore diffusione complessiva, altre confessioni

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-dichiarato l‟indipendenza, il 16 dicembre 1991, fu teatro di un processo non particolarmente problematico di costituzione e consolidamento di un regime presidenziale con connotazioni autoritarie che, tuttavia, in ragione della maggiore complessità e disomogeneità economico-sociale del Paese, non giunse a quella concentrazione e personalizzazione del potere che contestualmente si affermarono in Uzbekistan ed in Turkmenistan. Infatti, successivamente all‟elezione, da parte del Parlamento, alla carica di presidente di Nursultan Nazarbayev (già leader del locale Partito Comunista, fra il 1984 ed il 1989, primo ministro e, dal 1990, presidente della Repubblica sovietica) si è registrata:

- una progressiva e rapida concentrazione del potere in capo al medesimo, al suo enturage clanico-clientelare, agli apparati amministrativi ed alle formazioni partitiche governative;192

- la definizione della locale scena politica, peraltro caratterizzata dall‟attività di partiti politici di opposizione e di media relativamente più liberi ed indipendenti rispetto al contesto regionale;193

tra le quali quella protestante. I principali gruppi etnici presenti nel Paese sono: Kazaki (55,8%), Russi (28,3%), Ucraini (3,3%), Uzbeki (2,6%), Tedeschi del Volga (1,8%). Mentre la maggioranza kazaka deriva da popolazioni nomadi originarie dell‟Asia centrale e la componente russa è frutto, in prevalenza, di migrazioni avvenute già a partire dalla metà dell‟Ottocento, le minoranze ucraine e tedesche derivano da deportazioni del periodo sovietico. Gli Uzbeki, infine, vengono considerati come gruppo autoctono.

INDEX MUNDI, Country Facts, Kazakhstan, luglio 2008, http://indexmundi.com/kazakhstan/population.html

U.S. DEPARTMENT OF STATE (BUREAU OF EUROPEAN AND EURASIAN AFFAIRS), Background

Note:Kazakhstan, aprile 2009, http://www.state.gov/r/pa/ei/bgn/5487.htm

PIACENTINI V.F., Asia centrale: verso un sistema cooperativo di sicurezza, Milano, Franco Angeli, 2000, pp. 45-58.

192 In estrema sintesi, detto processo politico-istituzionale è stato segnato dagli eventi qui di seguito riportati:

- la vittoria ottenuta dal partito del presidente in carica, alle elezioni legislative svolte nel 1994, ha determinato accese contestazioni, da parte dell‟opposizione politica, e l‟invalidazione della consultazione ad opera della Corte Costituzionale;

- al provvedimento della citata autorità giudiziaria ha fatto seguito la reazione del presidente, il quale ha provveduto a sciogliere il Parlamento e ad indire un referendum, svolto nel 1995, che ha permesso l‟ampliamento dei poteri presidenziali;

- le successive elezioni presidenziali del 2005 hanno conferito a Nazarbayev un ulteriore mandato di sette anni, concedendo al medesimo un consenso pari a circa il 91% dei voti, sebbene tale risultato sia stato contestato dall‟OSCE perché ritenuto frutto di una consultazione non osservante gli standards internazionali ed, in ogni caso, rappresentante un esito gonfiato rispetto agli exit polls di elaborazione indipendente.

Per quanto attiene poi all‟evoluzione dell‟equilibrio di potere fra i locali gruppi clanico-clientelari appare innanzitutto possibile notare che essi pur condizionando significativamente le dinamiche politico-decisionali del Paese sono stati via via sempre più controbilanciati dal potere del presidente, potere quest‟ultimo sostenuto principalmente dagli investimenti esteri al settore energetico. Nusurtan Nazarbayev, come i soui vicini, inizialmente ebbe bisogno di proporsi quale un arbitro neutrale nella gestione delle relazioni interclaniche e dovette confrontarsi con divisioni storiche tra tre gruppi tribali maggiori e svariate consorterie minori. Nonostante un atteggiamente inizialmente liberale nei confronti dei media e dei partiti, il regime di Nazarbayev utilizzò infatti alcuni elementi dell‟autoritarismo clanico (come l‟utilizzo della rendita energetica per raggiungere un accordo con gruppi rivale ovvero l‟offerta di includere, in seno al sistema di potere, tutti i gruppi clanico-clientelari maggiori) per, nel frattempo, consolidare un sistema super-presidenziale in cui la propria rete familiare-clanico-clientelare fosse in grado di controllare capillarmente il potere, le risorse e persino i cd. media indipendenti.

U.S. DEPARTMENT OF STATE (BUREAU OF EUROPEAN AND EURASIAN AFFAIRS), Background

Note:Kazakhstan, aprile 2009, http://www.state.gov/r/pa/ei/bgn/5487.htm

ROY O., The New Central Asia. Geopolitics and the birth of nations, New York and London, New York University Press, 2000, pp. 134-135.

PIACENTINI V.F., Asia centrale: verso un sistema cooperativo di sicurezza, Milano, Franco Angeli, 2000, pp. 45-58. COLLINS K., Clan politics and regime transitino in Central Asia, Cambridge, Cambridge University Press, 2006, pp. 300-301.

193 Gli sviluppi più recenti della situazione politico-istituzionale del Kazakistan evidenziano l‟impegno del vertice decisionale del Paese a procedere, almeno sotto il profilo formale, a un certo sviluppo del quadro politico-istituzionale in senso liberal-democratico. Detto indirizzo si è reso manifesto con le modifiche costituzionali introdotte nel maggio 2007, su proposta di Nazarbayev, che hanno determinato, fra l‟altro, la limitazione, da sette a cinque anni, del mandato presidenziale, l‟incremento del numero dei deputati di entrambe le Camere del Parlamento kazako e la facoltà, per le stesse, di disattendere le determinazioni del presidente relativamente alle approvazioni legislative, attraverso l‟ottenimento di una maggioranza qualificata pari a due terzi dei deputati di ciascuna Camera.

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-- lo sviluppo di una politica estera tendente a bilanciare l‟esigenza politico-geografica e di sicurezza di mantenere buoni rapporti con la Federazione Russa ed, in misura minore, con le altre Repubbliche ex-sovietiche dell‟area (da cui l‟adesione alla Comunità degli Stati Indipendenti - CSI, alla Comunità Economica Eurasiatica - EEC, all‟Organizzazione del Trattato Collettivo di Sicurezza - CSTO/CSI ed all‟Organizzazione di Cooperazione Centro Asiatica - CACO) con l‟esigenza di tutelare l‟indipendenza e promuovere lo sviluppo economico attraverso accordi e relazioni con Grandi Potenze politiche ed economiche esterne allo spazio ex-sovietico come la Cina Popolare (da cui l‟adesione alla Shangai Cooperation Organization – SCO) nonché gli USA ed i Paesi dell‟UE (da cui l‟adesione al programma euratlantico «Partnership for Peace» e la firma di un «Individual Partnership Action Plan» con la NATO). 194

Per quanto attiene l‟evoluzione della situazione interna del Paese, una volta conseguita l‟indipendenza, la dirigenza kazaka dovette, innanzitutto, confrontarsi con problemi:

- di ordine etnico-politico, in considerazione dello sviluppo di spinte centrifughe alimentate da movimenti secessionisti tanto nelle province settentrionali che in quelle meridionali del Paese, spinte che, tuttavia, si ridussero progressivamente in considerazione del progressivo Lo stesso Nazarbayev, spiegando che le scelte politiche, intraprese successivamente all‟indipendenza, sono state solo un punto di partenza necessario per garantire la costruzione della sovranità kazaka e della locale economia di mercato, ha giustificato il processo di riforma, facendo riferimento all‟esigenza attuale di introdurre «un nuovo sistema di controlli e di equilibri» coerente rispetto all‟irreversibilità del processo di modernizzazione in atto. La nuova politica adottata ha, d‟altro canto, suscitato interpretazioni anche di diverso segno, secondo le quali le innovazioni introdotte (giudicate come superficiali) sono state ritenute come finalizzate, in realtà, solamente alla persuasione dell‟OSCE circa la volontà del Kazakistan di intraprendere un corso di riforme volte alla democratizzazione del Paese, per ottenere, in tal modo, la Presidenza dell‟Organizzazione nel 2009. Il percorso intrapreso dal Paese ha, in ogni caso, riscosso il favore di patners strategici quali gli Stati Uniti, reso particolarmente evidente dalle dichiarazioni rilasciate dal vice segretario di Stato Richard Boucher, il quale, in occasione di una visita ufficiale in Kazakistan, nel giugno 2007, pur manifestando preoccupazione per l‟assenza di un preciso limite di mandato per il presidente in carica, ha dichiarato che «le modifiche costituzionali vanno nella giusta direzione. L‟effetto generale, nel lungo periodo, dovrebbe essere il rafforzamento dei partiti politici e dell‟autorità del Parlamento» e che le norme introdotte potrebbero essere una buona premessa legale e il preludio ad un sistema democratico stabile.

Contestualmente ai suddetti sviluppi politico-istituzionali, il presidente Nazarbayev ha accolto le richieste, formulate, nel giugno 2007, da parte di deputati della Majilis kazaka, di indizione di elezioni parlamentari anticipate, fissando la consultazione legislativa per il 18 agosto 2007. La competizione è stata vinta dal partito governativo, sostenuto dal presidente, Nur-Otan (raggio di luce della patria), il quale ha ottenuto l‟88,05% dei voti, conquistando la totalità dei seggi, per mancato superamento della soglia di sbarramento del 7%, da parte degli altri sei movimenti politici in lizza nella gara elettorale (al turno elettorale avevano infatti partecipato sette movimenti politici, sei dei quali favorevoli al Governo ed uno solamente di opposizione). Gli osservatori OSCE intervenuti hanno valutato negativamente il processo elettorale dell‟agosto del 2007, in quanto competizione ritenuta non libera e leale e viziata da irregolarità nello svolgimento degli scrutini; la votazione è stata, in ogni caso, considerata migliore rispetto alle precedenti consultazioni.

Malgrado il giudizio negativo espresso, in occasione del XV Incontro Ministeriale dell‟OSCE, tenutosi al termine del novembre 2007, è stato deliberato l‟affidamento dell‟incarico presidenziale dell‟Organizzazione al Kazakistan, per l‟anno 2010. Il 29 giugno 2008, durante il suo discorso all‟Assemblea Parlamentare dell‟OSCE tenutasi ad Astana, il presidente Nazarbayev ha annunciato l‟elaborazione, in vista dell‟assunzione della Presidenza, di un documento denominato «la via verso l‟Europa», nel quale viene dichiarata la volontà dello Stato kazako di integrarsi con l‟Europa in relazione ai settori dell‟energia, dei trasporti, degli scambi tecnologici, dell‟istruzione, della cultura e della democratizzazione e di portare a termine il processo di riforme costituzionali volto ad instaurare un sistema parlamentare multipartitico e di introdurre le garanzie necessarie onde assicurare la libertà di stampa e di comunicazione nel Paese.

NICHOL J., Central Asia: Regional Developments and Implications for U.S. Interests, Washington DC, Congressional