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Stati nazionali, quasi stati e subdivisioni territoriali all‟interno o attraverso Stati al livello più basso o livello micro

All‟esterno di questo ordine di strutture ci sono regioni o ammassi di Stati che non sono collocati all‟interno di contesti di realm o regionali. Questi includono regioni come “Shatterbelts”, la cui frammentazione interna è intensificata da pressioni di maggiori potenze

45 Saul Bernard Cohen (1925- ) è uno dei maggiori esponenti della scuola geopolitica statunitense contemporanea. Fra le sue innumerevoli opere, si rammenta, a titolo d‟esempio:

COHEN S.B., Geostrategic and geopolitical regions, in: KASPERSON R.E. e MINGHI J.V., The structure of political

geography Chicago, Aldine Publishing Company, 1969, pp. 178-186.

O‟LOUGHLIN J. (a cura di), Dictionary of geopolitics, Westport e Londra, Greenwood Press, 1994, pp. 46-47.

46 Secondo l‟autore, tutte le strutture hanno alcune configurazioni geopolitiche in comune e, in particolare: i Nuclei storici; i Centri politici o Capitali; le aree «Ecumene», cioè le aree di maggiore densità della popolazione e attività economica; il Territorio Nazionale Effettivo e il Territorio Regionale Effettivo, ossia le aree moderatamente popolate e con una base di risorse favorevole; le Aree Vuote; i Confini; i Settori non-conformi, ovverosia aree all‟interno di Stati con minoranze separatiste o Stati isolati all‟interno di una regione.

COHEN S.B., Geopolitics of the World system, New York e Oxford, Rowman & Littlefield publishers Inc., 2003, p.35.

47 Secondo l‟autore, «(…) Il principale fattore che distingue un realm è il grado con cui è modellato dalle condizioni di “Marittimità” o di “Continentalità” (…) ovvero il due maggiori ambienti geografici fisico/umani (…). Questi ambienti rappresentano le aree per lo sviluppo di distintive strutture geopolitiche. Le civiltà, le culture e le istituzioni politiche che si sono evolute in questi due ambienti sono fondamentalmente differenti nelle loro economie, culture, tradizioni e spirito umani e prospettiva geopolitica. Gli “Ambienti Marittimi” sono esposti al mare aperto o da linee di costa o da entroterra con accesso ai mari. La grande maggioranza dei popoli che ci vivono hanno beneficiato di climi con temperature moderate e precipitazioni adeguate e di facilità nel contatto con altre parti del mondo spesso dietro lo schermo protettivo di barriere fisiche nell‟entroterra. Il commercio marittimo e l‟immigrazione sono fiorite in tali aree contribuendo alla diversità delle loro popolazioni in termini di razza, cultura e lingua. Il sistema dei commerci che è emerso da questa specializzazione è stato aperto, con effetti politicamente liberalizzanti. Gli “Ambienti Continentali” sono caratterizzati da climi estremi e vaste distanze da mari aperti. Tali ambienti spesso soffrono della mancanza di intensa interazione con altre parti del mondo a causa degli effetti barriera di montagne, deserti e altopiani o a causa della semplice distanza. Storicamente, le loro economie sono state più autosufficienti di quelle marittime, mentre i loro sistemi politici, più isolati da nuove influenze ed idee, tendono a svilupparsi come chiusi ed autocratici. L‟urbanizzazione e l‟industrializzazione è giunta molto dopo nell‟area continentale rispetto a quella marittima (…)».

COHEN S.B., Geopolitics of the World system, New York e Oxford, Rowman & Littlefield publishers Inc., 2003, pp. 34-39.

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-di realm in competizione; “Zone -di Compressione” che sono -distinte da -divisioni interne e dall‟interferenza al loro interno di Stati vicini; e “Gateways” che servono come ponti tra realms, regioni o Stati. La maturità di una struttura geopolitica si riflette nel modo in cui i suoi modelli e le sue configurazioni sostengono la coesione politica dell‟unità. L‟approccio evolutivo presuppone che le strutture si evolvono attraverso fasi successive – dall‟atomizzazione indifferenziata alla differenziazione, specializzazione e, infine, all‟integrazione specializzata. Rotture rivoluzionarie o cataclismatiche nel processo possono comportare involuzioni e l‟inizio di un nuovo ciclo. Un‟altra conseguenza di tali rotture può essere il rapido passaggio ad uno stadio più elevato. (…) Le strutture geopolitiche sono modellate da due forze – la forza centrifuga e la forza centripeta. A livello nazionale, entrambe sono legate al senso psicobiologico di territorialità. La forza centrifuga è la spinta alla separazione politica che motiva un popolo a cercare la separazione territoriale da quelli che considera stranieri, che può imporre differenti sistemi politici, lingue, culture o religioni su di essi. In questo contesto, uno spazio con confini chiari serve quale un meccanismo di definizione e difesa. La forza centripeta promuove la tendenza verso l‟unità politica che è rinforzata da un senso di un popolo di essere inestricabilmente legato ad un particolare territorio. Tale territorialità è espressa attraverso legami tanto simbolici che fisici di un popolo con una terra particolare. Ad un determinato livello geografico le forze di separazione possono essere dominanti, mentre forze per l‟unità possono prevalere ad un altro livello. Così forze centrifughe possono spingere un popolo a separarsi da un altro Stato al fine di proteggere la sua identità unica. Allo stesso tempo, forze centripete possono spingere detto popolo verso un‟unità di azione regionale in settori quali il commercio, la difesa militare, ovvero alla confederazione con un altro Stato. Mentre le spinte alla separazione e all‟unità sono intrecciate, esse non sono sempre bilanciate (…)». 48

- conseguentemente, ha proposto, la seguente configurazione geostrategica e geopolitica del mondo:

 un «Maritime Realm» o «Atlantic and Pacific Trade-Dependent Marittime Realm» suddiviso in:  la regione geopolitica dell‟Europa marittima e del Maghreb;

 la regione geopolitica del Nord e Centro America;

 la «Asia-Pacific Rim Region» comprendente Singapore, Taiwan, la Corea del Sud, il Giappone, l‟Indonesia e l‟Australia;

 i «Southern Continents» (America Meridionale e Africa Sub-sahariana), ovvero altre aree geografiche del Matitime Realm non costituenti delle regioni geopolitiche;

 un «Eurasian Continental Realm» o «Eurasian Continental Russian Heartland» composto dalla regione geopolitica dell‟Heartland russo e dalle sue «periferie heartlandiche» – ovvero l‟Europa orientale (Repubbliche baltiche, Bielorussia, Ucraina e Balcani), la regione geopolitica del Trans-Caucaso e l‟Asia centrale, la Mongolia) – queste ultime, peraltro, soggette a dinamiche che le potrebbero trasformare, a seconda dei casi, o in nuovi «shatterbelts» (Trans-Caucaso e Asia centrale e Europa orientale) o in «gateway geopolitical

region» (Europa orientale);

 un «East Asia Realm» o «Mixed Continental-Maritime East Asia» suddiviso in due regioni geopolitiche:

 la regione geopolitica rappresentata dalla Cina;

 la regione geopolitica dell‟Indocina (Vietnam, Cambogia e Laos);  una regione geopolitica a se stante rappresentata dall‟Asia meridionale;

48 COHEN S.B., Geopolitics of the World system, New York e Oxford, Rowman & Littlefield publishers Inc., 2003, pp. 33-34.

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- il «Middle East Shatterbelt» comprendente la Libia, l‟Egitto, il Sudan, Israele, la Giordania, l‟Arabia Saudita, lo Yemen, l‟Oman, gli Emirati Arabi Uniti, il Bahrain, il Qatar, il Kuwait, l‟Iraq, la Siria, la Turchia, l‟Iran e l‟Afghanistan.49

(carta tratta da COHEN S.B., Geopolitics of the World system, New York e Oxford, Rowman & Littlefield publishers Inc., 2003)

Nell‟ambito della propria analisi globale, l‟autore, ha posto in risalto le seguenti valutazioni prospettiche circa le summenzionate periferie del “Eurasian Continental Russian Heartland” e, più nello specifico, ha sostenuto che:

- «(…) L‟Europa centrale e orientale (…) potrebbe svilupparsi in una Gateway region tra l‟Heartlandic Russia e la Maritime Europe, anziché in uno Shatterbelt, nel caso in cui fosse trattata dalle maggiori potenze come un‟area di cooperazione e non di competizione. I Paesi di una tale Gateway, specialmente le Repubbliche baltiche, la Polonia, l‟Ungheria e la Repubblica Ceca, stanno realizzando la loro dolorosa transizione verso le economie di mercato. Le loro risorse umane a basso costo e abbastanza qualificate, nonché la loro disponibilità di materie prime, stanno attraendo le società occidentali transnazionali in settori che vanno dall‟acciaio e dalle costruzioni navali alle attrezzature per le telecomunicazioni. Questi prodotti saranno disponibili al mercato russo e la tecnologia utilizzata nella modernizzazione delle industrie può essere prontamente trasferita in Russia. Infine, una Russia economicamente ripresa potrebbe essere in grado di utilizzare tale Gateway come un ponte commerciale verso l‟Occidente e, forse, sviluppare imprese miste con l‟Occidente in tale regione»;50

- «(…) Il futuro potrebbe portare Shatterbelt aggiuntivi sulla scena mondiale. Il più probabile candidato è la nuova/vecchia zona dal Baltico fino all‟Europa orientale ed ai Balcani. Una seconda possibilità è la regione che si estende nell‟Heartlandic Realm dal Trans-Caucaso all‟Asia centrale ma che è così attraente per gli interessi petroliferi Occidentali. L‟emergere di detti

Shatterbelts dipende se l‟Occidente cercherà di fare il passo più lungo della gamba penetrando

queste regioni geostrategicamente. Potrebbe infatti farlo senza tener conto delle

49 COHEN S.B., Geopolitics of the World system, New York e Oxford, Rowman & Littlefield publishers Inc., 2003, pp. 33-61.

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-preoccupazioni di sicurezza della Russia e, quindi, la reazione di Mosca potrebbe rapidamente convertire le due regioni in Shatterbelts (…)».51

Cohen ha quindi anche proceduto ad un‟analisi approfondita dell‟«Eurasian Continental Russian

Heartland» e preliminarmente:

- ha ripreso gli elementi essenziali delle analisi di Harford Mackinder (The Geographical Pivot of

History del 1904; Democratic Ideals and Realities del 1919; The Round World and the Winning of the Peace del 1943) e le fasi principali dell‟evoluzione della potenza sovietica nel corso della

Guerra Fredda;

- ha quindi evidenziato che «(…) Nell‟oltrepassare le sue capacità strategiche ed economiche e nel mantenere un regime comunista tirannico e corrotto, Mosca accelerò il collasso dell‟impero sovietico e la perdita di considerevoli parti dell‟Heartland. Lontana dall‟essere la più forte potenza terrestre del mondo, oggi la Russia è strategicamente debole, esposta alle politiche di espansione ad est della NATO, alle incursioni marittime e alle influenze del fondamentalismo islamico, nel trans-Caucaso e nell‟Asia centrale, e alle pressioni dalla Cina, lungo i suoi territori del Nord Pacifico. Se l‟Occidente guarda al futuro, tuttavia, non deve dare per garantito che il collasso post Guerra Fredda della Russia, unitamente alla sua instabilità politica, alla sua endemica corruzione, all‟impoverimento, alla caduta degli standard sanitari, al declino della popolazione ed all‟indebolimento delle forze armate, siano una condizione permanente. Il paese presenta grandi forze intrinseche. Ricco di risorse naturali, è il più grande produttore ed esportatore del mondo di gas naturale con il 60% delle riserve mondiali di gas e il 10% di quelle di petrolio. Inoltre, la Russia dispone di un vasto arsenale nucleare, una significativa comunità scientifica e tecnica, profondità spaziale e una posizione strategicamente centrale in Eurasia. Se le riforme spazzassero via le tendenze filo-capitaliste e la realizzazione di una solida economia di mercato, il riassestamento della Russia plausibilmente sarebbe accompagnato da un ridestato nazionalismo, probabilmente connesso con la chiesa ortodossa russa. La perdita delle ex Repubbliche sovietiche non russe ha lasciato la nuova Russia con una popolazione di 145 milioni etnicamente composta, per la maggior parte, da Russi, sempre più reattivi al richiamo di iniziative e slogan nazionalistici. (Le maggiori minoranze sono popolazioni musulmane nel Nord Caucaso e in Tartarstan nel medio Volga) Il nazionalismo è una forza che può essere accesa, in modi positivi, da un forte governo centrale, che riaffermi il controllo sulle regioni distanti, le quali, negli anni recenti, hanno sfruttato la debolezza del Cremlino per perseguire politiche economiche ed estere relativamente indipendenti. Un gran numero di popolazioni etnicamente russe, geograficamente concentrate, si trovano nelle regioni prossime ai confini della Russia in Repubbliche ex sovietiche come l‟Estonia, la Lettonia, l‟Ucraina, la Moldova e il Kazakistan. La presenza di questi Russi è probabile si dimostri uno dei maggiori ostacoli agli sforzi occidentali di sottrarre questi Stati di nuova indipendenza dalla presa strategica russa. Una solida politica del “Maritime Realm” dovrebbe riconoscere gli interessi strategici della Russia in Europa orientale e cercare una partneship con Mosca volta alla trasformazione dell‟Europa orientale in una Gateway, anziché rischiare che diventi uno Shatterbelt. Nel Caucaso e nell‟Asia centrale, gli interessi petroliferi internazionali e alcuni “guerrieri americani della Guerra Fredda” sono dei forti sostenitori del coinvolgimento dell‟Occidente in una nuova partita del “Great Game”. Il Great Game fu condotto dalla Gran Bretagna un secolo fa, quando pensò di soppiantare l‟influenza russa in Asia centrale e di penetrare nel Mar Nero e nel Caucaso. Un primo passo verso il nuovo Grande Gioco è avvenuto nel 1996, quando gli Stati Uniti fornirono un modesto aiuto militare alla Georgia e all‟Azerbaigian, quando questi Stati si unirono all‟Ucraina e alla Moldova per formare un gruppo di mutuo sostegno. L‟Uzbekistan si aggiunse al gruppo tre anni dopo. Sotto l‟acronimo di GUUAM (dall‟iniziale del nome di ciascun membro), l‟organizzazione fissò i suoi obiettivi nella riduzione negoziata delle truppe russe, al proprio interno o lungo i propri confini, e nella promozione della costruzione di

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-pipelines in grado di ridurre la propria dipendenza dalla Russia per la fornitura o il transito di

petrolio e gas. L‟invio di personale militare americano in Georgia nel 2002, per addestrare truppe georgiane in tattiche di antiterrorismo, è un esempio recente degli sforzi statunitensi di penetrare la regione. La strategia del Grande Gioco presenta poche probabilità di successo di lungo periodo, oggi come anche quando precedentemente la Gran Bretagna pensò di minare gli interessi strategici della Russia. La Russia dispone di un vantaggio geopolitico schiacciante in una competizione con l‟Occidente per l‟influenza strategica sul Mar Nero, il Caucaso, il Mar Caspio e le aree interne dell‟Asia centrale. E‟ un vantaggio simile a quello che hanno gli Stati Uniti nei Carabi, la Maritime Europe nel Maghreb e la Cina in Indocina. La penetrazione di regioni geopoliticamente subordinate da distanti potenze esterne normalmente si dimostra essere di breve durata e controproduttiva (…)»;52

- ha tratteggiato i processi di cambiamento del territorio nazionale della Russia nel corso dei secoli, nonché l‟implosione dello Stato sovietico, occorsa nel 1991-1992, e la contrazione territoriale della Russia post-sovietica.53

Conseguentemente, Cohen ha proceduto ad un‟analisi dettagliata delle attuali configurazioni geopolitiche della Federazione Russa e della sua periferia heartlandica, nel cui ambito ha, fra l‟altro, rilevato che:

- lo smembramento dell‟URSS ha ridotto il cd. ecumene della Russia (ovverosia l‟area a più alta densità di popolazione ed attività economica) così come il suo effettivo territorio nazionale (ossia le aree a più bassa densità demografica dotate di una base di risorse favorevole potenzialmente in grado di sostenere una possibile crescita futura) e la sua area vuota;54

- con il collasso dell‟URSS, le preesistenti dispute relative ai confini (quelle lungo il confine sino-russo, quelle con il Giappone relative alle Isole Kurili, quelle circa il confine marittimo russo-norvegese dell‟arcipelago delle Svalbard), pur non essendo attive, sono in gran parte rimaste aperte mentre ne sono emerse di nuove, come quella coinvolgente l‟Azerbaigian, l‟Iran, il Kazakistan, il Turkmenistan e la Russia circa lo status del Mar Caspio e la spartizione delle sue risorse sottomarine;55

- sempre in seguito alla dissoluzione dell‟URSS e del Patto di Varsavia, la periferia eurasiatica della Russia ha vissuto un cambiamento geopolitico rivoluzionario, cambiamento che ha comportato:

 la trasformazione di quelli che erano un tempo Stati satelliti attraverso cui potenzialmente controllare il «Rimland» eurasiatico in una base che potrebbe essere rivolta contro la Russia;

 il riemergere a Mosca del ricordo di passati attacchi e guerre (in primis, la Seconda Guerra Mondiale, l‟invasione napoleonica del 1812, la Guerra di Crimea del 1854-56 e gli interventi stranieri del 1918-22) e di conseguenti preoccupazioni circa la propria vulnerabilità da invasioni e da influenze esterne, specie di quelle provenienti da Occidente – visto il processo di allargamento ad Est della NATO – e da Meridione – visti gli interessi energetici occidentali in Asia centrale e nel trans-Caucaso, la presenza militare statunitense connessa con l‟occupazione dell‟Afghanistan e con la missione di addestramento militare delle Forze Armate georgiane, la potenziale vulnerabilità dell‟Estremo Oriente russo a pressioni cinesi;

 l‟evoluzione del concetto strategico e di sicurezza russo e la conseguente individuazione in tale ambito, da parte di Mosca, di un cd. near abroad traente origine da considerazioni di

52 COHEN S.B., Geopolitics of the World system, New York e Oxford, Rowman & Littlefield publishers Inc., 2003, p. 186.

53 COHEN S.B., Geopolitics of the World system, New York e Oxford, Rowman & Littlefield publishers Inc., 2003, pp. 198-200.

54 COHEN S.B., Geopolitics of the World system, New York e Oxford, Rowman & Littlefield publishers Inc., 2003, pp. 200-209.

55 COHEN S.B., Geopolitics of the World system, New York e Oxford, Rowman & Littlefield publishers Inc., 2003, p. 211.

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-tipo strategico, economico, etnico-nazionalista e rappresentato dalle Repubbliche ex sovietiche;

- la politica russa verso la periferia heartlandica è influenzata anche da:

 il risorgente nazionalismo russo, peraltro accentuato dalla rinnovata forza della chiesa ortodossa russa;

 gli interessi dell‟establishment militaro-industriale legati alla riaffermazione del prestigio e della potenza del passato;

 gli interessi politico-economici connessi con l‟accesso, lo sfruttamento ed il controllo delle consistenti risorse naturali ed energetiche delle contigue aree del Kazakistan e del Mar Caspio, peraltro, sino a poco tempo fa, completamente soggette al dominio di Mosca; - buona parte della periferia heartlandica – specie ad Occidente ed a Meridione – è

sottoposta ad un’elevata vulnerabilità alle pressioni di Mosca principalmente a causa:  della vicinanza al territorio russo delle capitali della maggioranza delle Repubbliche

ex-sovietiche e, quindi, della loro esposizione strategica;

 della vicinanza e, in alcuni casi, della continuità delle «ecumeni» di molte delle Repubbliche ex sovietiche al territorio/ecumene russa;56

- conflitti territoriali e di confine fra Stati della periferia heartlandica hanno rappresentato:

 un serio ostacolo allo sviluppo economico e politico di alcuni di essi;

 opportunità per la Russia di intervento e di rafforzamento della sua influenza e del suo peso strategico sul «near abroad».57

Infine, relativamente all‟attuale situazione del trans-Caucaso e dell’Asia centrale, Cohen ha preliminarmente evidenziato che «(…) Ciò che lega le regioni del trans-Caucaso e dell‟Asia centrale è il Mar Caspio. L‟export di buona parte delle risorse petrolifere e di gas naturale dei centroasiatici Kazakistan e Turkmenistan necessitano che pipelines attraversino parti del trans-Caucaso». Ha quindi rilevato il significativo coinvolgimento politico-militare e geoeconomico russo nel trans-Caucaso, la profonda e prevalente influenza di Mosca sulle dinamiche dell‟area e, più nello specifico, ha tratteggiato i contorni:

- della rivolta secessionista ed a matrice religiosa perdurante, dal 1992, nella regione georgiana dell‟Abcasia, nonché degli interessi e del coinvolgimento politico-militare russo e quindi:

56 Al riguardo, Cohen rileva anche che: «(…) Nel Caucaso, il maggiore centro economico della Georgia si estende verso Nord da Batumi, sul Mar Nero, ed, a nord-est, dall‟area di Kutaisi, a circa 200-300 miglia dai limiti meridionali dell‟ecumene della Russia che corre lungo la direttrice Mare d‟Azov-Rostov. I centri industriali dell‟Armenia di Yerevan e Kumayri sono a 250-300 miglia dall‟ecumene della Russia, mentre il nucleo dell‟Azerbaigian dista 550 miglia. L‟ecumene del Kazakistan si estende da Karaganda e Temirtau verso Nord fino al confine russo presso Pavlodar che è a circa 250 miglia dai centri industriali di Omsk e Novosibirsk del Territorio Nazionale Effettivo della Siberia occidentale (…)».

COHEN S.B., Geopolitics of the World system, New York e Oxford, Rowman & Littlefield publishers Inc., 2003, p. 213.

57 Al riguardo, Cohen ricorda:

- il ruolo di mediatore giocato dalla Russia nel conflitto fra Armenia ed Azerbaigian per il controllo del Nagorno-Karabakh;

- l‟ambiguo ruolo giocato da Mosca nei confronti delle rivolte separatiste esplose nella regione della Transnistria in Moldova e nelle regioni georgiane dell‟Abcasia e dell‟Ossezia meridionale;

- il peso della Russia nella definizione dello status internazionale del Mar Caspio e, quindi, della spartizione delle sue risorse naturali sottomarine fra Azerbaigian, Iran, Kazakistan, Turkmenistan e Russia;

- l‟invio di richiesti aiuti militari russi per controllare il confine tagico-afghano in seguito all‟esplosione, fra il 1992 ed il 1997, di una rivolta a matrice islamista in Tagikistan;

- l‟invio di richiesti aiuti militari russi per controllare il confine turkmeno-afghano e turkmeno-iraniano;

- l‟attenzione dimostrata da Mosca per le dispute territoriali fra l‟Uzbekistan e i suoi vicini Kazakistan, Turkmenistan e Tagikistan.

COHEN S.B., Geopolitics of the World system, New York e Oxford, Rowman & Littlefield publishers Inc., 2003, pp. 211-214.

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- il significato strategico per Mosca della regione in quanto porta d‟accesso dalle coste russe sul Mar Nero al Caucaso meridionale attraverso la strada militare di Sukhumi e il passo di Khukhori;

 le accuse georgiane a Mosca per il sostegno prestato ai Musulmani insorti;

 gli scontri armati fra il 1992-94 e l‟espulsione dalla regione di circa 260.000 Cristiani