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L’Atlante statistico della povertà materiale in Lombardia 1 Fonti e metod

LA POVERTÀ IN LOMBARDIA ATTRAVERSO I DATI DELL’OSSERVATORIO REGIONALE SULL’ESCLUSIONE

1. L’Atlante statistico della povertà materiale in Lombardia 1 Fonti e metod

I dati qui utilizzati si riferiscono alla rilevazione svolta nel 2008 con riferimento al 31.12.2007: sono stati censiti 1.513 centri, che risultano dislocati in 473 dei 1.546 comuni lombardi. Oltre alla tipologia dei servizi erogati (servizio mensa, distribuzione pasti, farmaci, assistenza sanitaria, ecc.) è rilevato il numero complessivo di assistiti nel corso dell’anno e la loro suddivisione secondo alcune caratteristiche strutturali: classe d’età, genere, cittadinanza.

Un primo obiettivo di questo studio consiste nel determinare le modalità con cui, attraverso fattori agglomerativi di carattere geomorfologico e demografico, si identificano nel territorio della regione, aree (insiemi di comuni, qui altrimenti

chiamati grappoli) nelle quali trovano posto le sedi dei diversi centri che offrono servizi di sostegno alla popolazione indigente e la relativa popolazione potenziale, con lo scopo di elaborare una stima dell’incidenza della povertà a livello “locale”.

La metodologia utilizzata si basa sull’individuazione dei comuni “primari”, cioè i comuni nei quali si osserva la presenza di almeno un centro; tali comuni si configurano come poli di attrazione per la popolazione interessata che vi risiede ma anche per quella che risiede nei comuni limitrofi che non dispongono di centri di assistenza1. A partire da ciascun comune primario i è dunque possibile costruire un grappolo di r comuni, costituito dal comune stesso e dai suoi confinanti che

detengono con esso il rapporto esclusivo di massima vicinanza2. I grappoli

vengono pertanto a configurarsi come aree “dominate” dal comune primario, rispetto alla funzione svolta dai centri; pertanto, per ciascun grappolo è possibile costruire una stima minima dell’incidenza della povertà (

p

imin), nell’ipotesi che la popolazione interessata ai servizi erogati dai centri sia la popolazione residente in tutti i comuni del grappolo (

= r j j P 1

), ed una stima massima (

p

imax), nell’ipotesi che la popolazione interessata sia concentrata nel solo comune in cui sono presenti i centri (

P

i), essendo

A

iil numero di assistiti dai centri del comune primario i:

=

=

r j j i i

P

A

p

1 min (1) i i i

P

A

p

max

=

(2)

Infine, ad ogni comune del grappolo viene assegnato un valore (l’incidenza della povertà materiale) ottenuto media semplice tra i valori minimo e massimo calcolati con la (1) e con la (2).

1

E’ evidente che l’ipotesi teorica di fondo è che i centri sorgano dove il bisogno si manifesta, anche se tale ipotesi è senza dubbio semplicistica, in quanto ignora il sussistere di altri elementi che ne condizionano la logistica, come la maggiore economicità o raggiungibilità dei siti.

2

Ogni comune non primario viene assegnato al grappolo del comune primario che è con lui confinante e che gli è più vicino in termini di distanza euclidea tra i centroidi dei comuni.

Rivista Italiana di Economia Demografia e Statistica 181

2

max min i i i

p

p

p

=

+

. (3)

1.2 Risultati e riflessioni critiche

La costruzione dei grappoli ha consentito di classificare ben l’85% dei comuni ed il 97% della popolazione residente, ma l’esame dei dati declinati secondo alcune caratteristiche territoriali permette riflessioni più precise. Si nota, infatti, come i tassi di copertura siano più elevati in corrispondenza di dimensioni demografiche maggiori (pari al 100% nei comuni con almeno 20.000 residenti), di più alti livelli di urbanizzazione (99,4% per i comuni ad alta urbanizzazione) e, infine, di una inferiore altimetria (la Pianura ha il 98,4% di copertura).

La caratteristica urbana del territorio emerge evidentemente come una chiave di lettura importante del fenomeno della povertà materiale: nelle aree urbane, infatti, l’emarginazione, la debolezza delle reti sociali, l’esclusione dai circuiti produttivi e di consumo rendono il fenomeno della povertà materiale più evidente. D’altro canto, i contesti urbani offrono migliori condizioni di accessibilità ai servizi offerti dai centri (i centri sono raggiungibili, gli approvvigionamenti più rapidi e meno costosi). Il fenomeno della povertà, usualmente descritto in termini di confini, di estremi, di marginalità, dal punto di vista territoriale assume invece connotazioni di centralità. E ciò emerge sia osservando il netto diradarsi dei centri nelle aree periferiche della regione (in particolare, le aree di montagna e le province meridionali) sia, e con maggior chiarezza, considerando il valore mediano dei tassi di povertà materiale, più alto in corrispondenza delle classi con ampiezza demografica maggiore.

Sul fronte della domanda, tuttavia, la lettura del fenomeno può apparire controversa: l’incidenza della povertà materiale, calcolata con la (3), risulta più elevata nelle aree meno urbanizzate e periferiche della regione (il valore mediano del tasso di povertà è pari a 1,9% nei comuni a bassa urbanizzazione e a 3,2% nella provincia di Sondrio, cfr. tabella 1). L’apparente maggiore aggressività della povertà materiale in questi contesti, potrebbe derivare da un elemento di debolezza contenuto nel metodo adottato per il calcolo del tasso di povertà materiale nei grappoli: la dimensione demografica dei comuni, ma anche l’ampiezza della loro superficie territoriale, si configurano come fattori di gravità (nel primo caso) e di frizione (nel secondo) nell’individuazione della popolazione potenziale di ciascun grappolo, pertanto, una misura corretta del tasso di povertà deve tenerne conto.

Figura 1 – Configurazione dei grappoli per tipo di comune.

Per ogni comune primario, quindi, è possibile calcolare il tasso di povertà minima tenendo conto sia della popolazione di ciascun suo confinante, sia della distanza che da esso lo separa. Indicata con

d

j una misura3 della distanza tra i e il suo confinante j-esimo e con k un opportuno parametro che esprime la forza dell’effetto frizionale della distanza4 la (2) diventa:

( )

= −

=

r j k j j i i

d

P

A

p

1 min . (3)

Adottando il valore di k=0,5 nella (3), i risultati della stima dell’incidenza della povertà media non solo confermano, ma addirittura esaltano le specificità territoriali emerse dai risultati proposti. Le caratteristiche morfologiche del

3

In effetti con

d

jci si riferisce al rapporto tra la distanza tra i centroidi di i e j e l’ampiezza della superficie di i, teoricamente posta uguale a metà della distanza minima osservata tra i e il suo confinante più prossimo.

4

Si noti che i risultati proposti in precedenza si riferiscono all’ipotesi in cui k=0, cioè non si tiene conto della distanza tra i centroidi dei comuni.

Rivista Italiana di Economia Demografia e Statistica 183

territorio, per quanto ampiamente sintetizzate nella sola distanza tra le unità

geografiche5, non sembrano modificare i tratti di un fenomeno, la povertà

materiale, che assume il carattere della centralità per diffusione dell’offerta di servizi di sostegno ma che sembra incidere sulla popolazione residente più intensamente nelle aree periferiche della regione.

Tabella 1 – Valore mediano dei tassi di povertà estrema nei comuni lombardi in corrispondenza di alcune partizioni territoriali: k=0 e k=0,5.

Tassi per 100 res. Tassi per 100 res.

Province

K=0 K=0,5

Classi di ampiezza demografica

K=0 K=0,5

Varese 1,4 1,5 <5000 abitanti 1,1 1,2

Como 1,1 1,2 5000-20000 abitanti 0,9 0,9

Sondrio 3,2 3,5 20000-50000 abitanti 1,3 1,4

Milano 0,9 1,0 50000-100000 abitanti 4,1 4,1

Bergamo 0,9 1,0 Capoluoghi di provincia 5,1 5,5

Brescia 0,6 0,7 Livello di urbanizzazione

Pavia 1,9 2,0 Basso 1,9 2,1

Cremona 1,3 1,3 Medio 1,1 1,1

Mantova 0,7 0,8 Alto 0,9 1,0

Lecco 1,2 1,2 Zona altimetrica

Lodi 1,9 1,9 Montagna 1,3 1,4

Collina 0,9 1,0

Lombardia 1,1 1,2 Pianura 1,0 1,1

Fonte: N. elaborazioni su dati ORES