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LA POVERTÀ IN LOMBARDIA ATTRAVERSO I DATI DELL’OSSERVATORIO REGIONALE SULL’ESCLUSIONE

2. Dati ORES e fonti ufficiali a confronto

2.1 La povertà materiale secondo i dati ufficiali Istat

L’Atlante statistico ORES ha lo scopo di colmare la carenza informativa delle fonti ufficiali in un ambito, tanto specifico quanto importante, quale quello della povertà materiale. Tramite l’utilizzo dei dati Istat non è infatti possibile effettuare stime puntuali sul numero di persone che in Lombardia, come in Italia, si trovano in difficoltà nel far fronte ai bisogni primari della vita. In effetti, va rilevato che anche Istat, dopo un accurato lavoro di revisione del paniere dei beni e servizi, ha recentemente ri-orientato l’attenzione verso la forma “assoluta” della povertà (Istat, 2009), anche se, bisogna sottolineare che fra il concetto di povertà materiale e

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Vengono infatti trascurati tutti gli aspetti legati alla forma dei comuni e a tutte le possibili barriere o linee di connessione (reti idriche, reti di trasporti, ecc.) che intervengono nel ridurre o aumentare l’effetto frizionale della distanza fra i comuni.

quelle di povertà assoluta vi sono delle differenze: la prima si riferisce al livello di “sopravvivenza” la seconda invece a quello di “accettabilità”6.

Se i dati Istat non consentono di stimare l’effettiva diffusione della povertà materiale, alcune specifiche indagini campionarie ne forniscono in ogni caso un ordine di grandezza: in particolare di quattro specifici bisogni primari quali mangiare, curarsi, vestirsi e “avere un tetto”.

Per quanto riguarda il primo di questi bisogni, l’Indagine Istat su “I Consumi delle Famiglie”, contenendo informazioni rappresentative a livello regionale e dettagliate per voce di spesa sui consumi alimentari, permette di identificare lo specifico sottogruppo di famiglie lombarde alimentarmente povere. Innanzitutto applicando al solo campione lombardo la metodologia ufficiale7, adottata da Istat nella stima della povertà relativa, è stata stimata la soglia standard di povertà relativa della Lombardia (nel 2006 pari a 1.199,71 euro di spesa minima al mese per una famiglia di due componenti). Successivamente sulla base delle informazioni sulla spese alimentari delle famiglie lombarde è stata stimata un’inedita soglia di povertà alimentare (nel 2006 pari a 207,25 euro di spesa minima in alimenti al mese per una famiglia di due componenti). Le famiglie con spesa per consumi inferiore alla soglia lombarda di povertà relativa e nello stesso tempo con spesa alimentare inferiore alla soglia di povertà alimentare sono state identificate come alimentarmente povere rispetto agli standard medi regionali (Accolla, Rovati, 2009). Per l’anno 2006 si è stimato che in Lombardia 364 mila individui appartengono a famiglie alimentarmente povere con una conseguente incidenza di povertà alimentare sugli individui del 3,9%.

Meno oggettive sono invece le stime effettuabili sulle persone in difficoltà economica rispetto agli altri tre bisogni considerati (curarsi, vestirsi ed avere un tetto). Per la quantificazione di questi ambiti della povertà materiale si è fatto ricorso ad alcuni specifici quesiti contenuti nell’indagine Istat “Reddito e Condizioni di Vita”. Essi tuttavia non individuano tanto un effettivo stato di

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L’Istat considera povere in termini assoluti quelle famiglie con spesa per consumi inferiore alla “spesa minima necessaria per acquisire i beni e i servizi che (…) vengono considerati essenziali (…) a conseguire uno standard di vita minimamente accettabile” (Istat, 2009).

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L’Istat identifica come povere in termini relativi le famiglie con spesa mensile per comuni inferiore alla linea di povertà. La linea di povertà è pari alla spesa media mensile pro-capite degli italiani. Per il confronto di famiglie con ampiezza differente si ricorre all’utilizzo della scala d’equivalenza Carbonaro. La scala d’equivalenza rende la spesa delle famiglie con numero di componenti diverso da due equivalente (e quindi comparabile) a quella di una famiglia con due componenti (base di riferimento per il calcolo della soglia).

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disagio rispetto a degli standard comuni (come per la povertà alimentare) quanto piuttosto l’incapacità di sostenere le tre voci di spesa rispetto a dei livelli soggettivi di necessità propri del rispondente. In particolare dalle analisi è emerso che nei 12 mesi precedenti all’intervista: il 5,4% dei lombardi appartiene a famiglie che hanno avuto dei periodi in cui non avevano soldi per pagare le spese per le malattie, l’11,5% a famiglie che hanno avuto dei periodi in cui non avevano soldi per comprare i vestiti di cui c’era bisogno e l’8% a famiglie che hanno avuto dei periodi in cui non avevano soldi per pagare l’affitto o le bollette.

2.2. Le risposte del privato sociale

Il quadro della povertà materiale in Lombardia che emerge dall’Atlante può essere, in estrema sintesi, espresso dai seguenti numeri: 315 mila assistiti a vario titolo e un tasso di incidenza medio regionale pari all’11 per 1.000. E’ possibile valutare tali risultati alla luce delle statistiche ufficiali, tuttavia, va detto che il confronto consente solo di stimare il livello di copertura del bisogno - manifesto o latente - da parte del privato sociale.

A questo proposito, infatti, è necessario precisare che i risultati emersi dall’Atlante, individuano il sottoinsieme degli individui (probabilmente i più border-line) che hanno deciso di manifestare il proprio bisogno ricorrendo ad una fonte esterna di aiuto, mentre i dati stimabili attraverso le indagini Istat, invece, colgono il fenomeno globalmente, comprendendo anche le condizioni che non vengono espresse in una domanda di aiuto.

In particolare dei 315 mila utenti censiti nell’Atlante circa 225 mila sono stati presi in carico da enti che distribuiscono alimenti (mense, pasti o pacchi alimentari), circa 150 mila a enti che distribuiscono farmaci o offrono assistenza sanitaria, 85 mila a enti che distribuiscono vestiti e 75 mila a enti che offrono contributi monetari o pagamento delle utenze8. Ne risultano dei livelli di copertura del disagio che vanno dal 62%, nel caso della richiesta di cibo, all’11% nel caso della richiesta di contributi di tipo monetario.

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I quattro dati forniti hanno una sovrapposizione parziale, ad esempio la stessa persona può aver ricevuto sia un pasto che dei vestiti.

Riferimenti bibliografici

Accolla G. e Rovati G. 2009. Alimentazione e povertà nelle famiglie lombarde. In: ORES (2009), pp. 141-156.

Blangiardo G.C. e Rimoldi S. 2009. Atlante statistico della povertà materiale. In In: ORES (2009), pp. 193-204.

Istat 2009. La misura della povertà assoluta. Metodi e Norme n.39.

ORES 2009, L’esclusione sociale in Lombardia. Rapporto 2008, pp. 141-156, Guerini e Associati, Milano.

SUMMARY

Material poverty, intended like inability to face primary needs like eating, taking care of personal hygiene and health, is certainly the most dramatic and visible through the various aspect of social exclusion. Lombardy Region has recently started a new project with the intent to monitoring social hardship by the institution of a specific and independent observatory (ORES - Regional Observatory on Social Exclusion).

ORES research interests includes the creation of a “statistic map of material poverty in Lombardy”. This mapping has been made by the census of the no profit organizations (located in the region) engaged to provide answer to people living in poor conditions. During 2008 more than one thousand and five hundred structures, serving 315 thousand users, have been located and interviewed.

This paper, in particular, describes the methodological approach determined by ORES to evaluate material poverty rate using specific cluster at local level. Results of the census executed have been, furthermore, compared with official source’s data with the scope to estimate no profit organizations’ ability to respond to poverty needs.

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Stefania RIMOLDI, Ricercatore, Università di Milano-Bicocca.

Gisella ACCOLLA, Ricercatore, Osservatorio Regionale sull’Esclusione Sociale della Lombardia.

Rivista Italiana di Economia Demografia e Statistica Volume LXIII nn. 3-4 – Luglio-Dicembre 2009

CARATTERIZZAZIONE TURISTICA E LIVELLI DI BENESSERE: