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O RDINE E GERARCHIA

I. Lo sviluppo delle politiche economiche e sociali, a cura di V Castronovo, Einaudi, Torino 1992 pp 3-179 6 La svolta protezionista in Germania era stata effettivamente preceduta da nuovi dazi doganali imposti da

2.2 Contro l’atomismo sociale

Come abbiamo visto il liberalismo classico veniva sempre più messo in discussione da elementi provenienti da tutto lo spettro del sistema politico. Procedendo concentricamente, inizieremo in questo paragrafo ad avvicinarci a quel mondo culturale che, muovendosi su un ambiguo terreno di mezzo, anticipava e preparava soluzioni corporative. Tre sono le figure attraverso le quali un pensiero di tendenze corporative, di origine prevalentemente francese e tedesco, penetrò tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX in Gran Bretagna: Thomas Ernest Hulme, Frederic William Maitland e John Neville Figgis. Tutti e tre questi intellettuali, che videro l’apice della propria attività al volgere del secolo, risultano essenziali, ognuno per un diverso motivo, nel comprendere poi gli sviluppi successivi

dell’idea corporativa in terra inglese, in quanto tutti furono fonte di ispirazione per i teorici degli anni seguenti.

2.2.1 T.E. Hulme: anti-liberalismo e anti-democrazia tra Nietzsche, Bergson e Sorel

Sul versante delle destre conservatrici e di ispirazione reazionaria britanniche un posto di spicco è sicuramente occupato dal poeta e critico letterario Thomas Ernest Hulme39. Hulme nacque nel 1883 nello Staffordshire distinguendosi, fin dalla giovane età, per le sue spiccate doti intellettuali. Dopo due burrascose esperienze universitarie – la prima al St. John’s College di Cambridge e la seconda, dopo essere stato espulso per motivi disciplinari, allo University College di Londra – cominciò a girare il mondo avvicinandosi progressivamente alla filosofia e alla letteratura. Affascinato in particolar modo dalle teorie anti-positiviste e dalle pratiche letterarie moderniste, egli visse in Canada, Belgio e Germania, prima di partire per la Prima guerra mondiale nell’agosto del 1914. Ferito, fece ritorno in Gran Bretagna dopo neanche un anno ma ripartì per il fronte nel marzo del 1916, trovando la morte nelle Fiandre occidentali nel 1917.

Il suo lavoro di poeta, critico letterario e filosofo fu molto importante, in particolar modo in qualità di connettore culturale tra le filosofie e le letterature continentali dell’ultimo quarto del XIX secolo e il Regno Unito. Tra i suoi seguaci, ritroviamo molti dei nomi più noti dell’avanguardia modernista e della poetica imagista inglese di primo Novecento, come William Butler Yeats, Ezra Pound, James Joyce, Wyndham Lewis, Jacob Epstein e Herbert Read40. Inoltre, egli contribuì in maniera decisiva alla promozione di un progetto di rinnovamento morale, sociale, politico ed economico che aveva le sue radici nel rifiuto del liberismo, della democrazia e delle forme parlamentari, appoggiandosi, invece, su una forte tradizione cristiana. I principi che guidavano la teoria di Hulme, infatti,

39 La sua opera, composta da pochi saggi e alcune poesie, venne pubblicata postuma dall’amico poeta e

critico letterario inglese Herbert Read. Cfr. T.E. HULME, Speculations. Essays on Humanism and the Philosophy of Art, a cura di Herbert Read, Routledge, Londra, 1924. Cfr. A.R. JONES, The Life and Opinion of T.E. Hulme, Victor Gollancz, Londra 1960; K. CSENGERI, Thomas Ernest Hulme, in Oxford Dictionary of National Biography, vol. 28, Oxford University Press, Oxford, 2004, pp. 717-719.

40 Erano, questi, personaggi che non mancavano mai agli appuntamenti letterari, artistici e di dibattito politico

che si tenevano ogni martedì sera nella casa londinese di Hulme, nel quartiere di Soho. T.S. Eliot, uno dei più grandi ammiratori di Hulme, lo descriveva come l’apostolo intellettuale del XX secolo. Cfr. L. SUSSER, “Right Wings over Britain: T.E. Hulme and the Intellectual Rebellion against Democracy”, op. cit; R. BEASLEY, Theorists of Modernist Poetry: T.S. Eliot, T.E. Hulme and Ezra Pound, Routledge, Londra 2007;

E.P. COMENTALE, A. GASIOREK, On the Significance of Hulmean Modernism, in Id. (a cura di), T.E. Hulme and the Question of Modernism, Ashgate, Aldershot 2013, pp. 1-22.

erano la leatà di gruppo, il servizio alla comunità, una rigida gerarchia di diritti e doveri, e infine la subordinazione delle libertà individuali ai bisogni dello Stato e della nazione. Anche se Hulme non elaborò mai, in modo preciso e coerente, una sua specifica

Weltanschauungw, probabilmente anche a causa della precoce morte sul fronte bellico, le

idee che contribuì a diffondere nella cultura inglese nella prima decade del XX secolo risultarono decisivi nell’evoluzione dei percorsi teorici che stiamo analizzando.

La negazione delle pratiche democratiche e parlametare si basava su una visione pessimistica dell’essere umano. Era, questa, una concezione di natura religiosa, nella quale l’esistenza individuale era segnata in maniera decisiva dal peccato originale. Fondandosi su tale idea, Hulme attacava la concezione dell’uomo che invece, fin dall’umanesimo, aveva dominato tutta la filosofia occidentale e che aveva raggiunto il suo apice con i principi dell’Illuminismo e la dichiarazione dei diritti dell’individuo. Tali principi, secondo Hulme, erano basati sulla fallace idea dell’uomo come misura di tutte le cose, postulando una creatura di infinite capacità, perfettibile e sempre tendente al progresso41.

Questo errore epistemologico, secondo Hulme, poteva essere risolto e superato solo riconoscendo la suddivisione del mondo in tre sfere distinte: il mondo inorganico, dominato dalle scienze esatte, come la matematica e la fisica; il mondo organico, nel quale regnavano la biologia, la storia e la psicologia; ed infine il mondo dei valori etici e religiosi42. Questi tre regni, come egli stesso li definì, venivano immaginati quali cerchi concentrici la cui parte più esterna era occupata dal mondo inorganico. Procedendo verso il centro, vi erano le realtà organiche ed infine, al centro del sistema, il mondo dei principi religiosi ed etici. Solamente nel primo e nell’ultimo cerchio era possibile trovare definizioni assolute.

Questo è sicuramente il passaggio cruciale, da cui deriva la visione politica di Hulme: la perfezione era riscontrabile solamente nel mondo delle scienze inorganiche – una perfezione, quindi, positiva, meccanica, scientifica – e nel mondo puro dei principi etici e religiosi43. Trovandosi nel mezzo di queste due polarità, la vita umana non poteva essere considerata come interamente determinata solo da elementi meccanici, scientificamente

41 Come afferma Thomas C. Kishler, «Hulme insisted that the underlying flaw of the […] Western thought in

general from the Renaissance onward, was its rejection of the dogma of Original Sin and the fall of men». T.C. KISHLER, Original Sins and T.E. Hulme’s Aesthetics, in «Journal of Aesthetic Education», vol. 10, n. 2,

1976, p. 99.

42 T.E. HULME, Humanism and Reliogious Attitude, in Id., Speculations, op. cit., p. 5. 43 Ibidem.

spiegabili. Richiamandosi a Nietzsche e Bergson, Hulme affermava che il movimento filosofico anti-positivista continentale

made the immense step forward involved in treating life, almost for the first time, as a unity, as something positive, a kind of stream overflowing, or at any rate not entirely enclosed, in the boundaries of the physical and spatial world.44

Il vero problema della filosofia positivista ottocentesca di derivazione umanistica, che aveva giocato un ruolo centrale nella costruzione dell’ordine sociale, politico ed economico vigente nelle democrazie occidentali, era stato proprio quello di non aver riconosciuto la differenza tra la seconda e la terza tipologia di realtà, tra il mondo della vita e il mondo etico-religioso. Da qui, due sono stati gli errori principali, che hanno portato a costruire sistemi socio-economici fallimentari:

Two sets of errors spring from the attempt to treat different regions of reality as if they were alike. 1) The attempt to introduce the absolute of mathematical physics into the essentially middle zone of life leads to a mechanicistic view of the world. 2) The attempt to explain the absolute of religious and ethical values in terms of the categories appropriate to the essentially relative and non-absolute vital zone, leads to the entire misunderstanding of these values.45

Questa confusione interpretativa che l’umanesimo faceva del reale, portava ad una fallace concezione dell’essere uomano e, di conseguenza, della tipologia di organizzazione della società in cui egli si trovava a vivere.

The fundamental error is that of placing Perfection in humanity, thus giving rise to that bastard thing Personality and all the bunkum that follows from it.46

L’approccio filosofico e la concezione religiosa della vita e dell’essere umano di Hulme sono di fondamentale importanza per comprendere la sua critica alla società liberale. Recuperando un’impostazione medievale e tomistica, egli proponeva una visione pessimistica dell’individuo, descritto come essere intrinsecamente debole47. Solamente riconoscendo questo dato fondamentale della vita umana, secondo l’autore, si sarebbe

44 Ivi, p. 7. 45 Ivi, p. 10. 46 Ivi, p. 33.

potuto evitare di rimanere intrappolati in una erronea e illusoria idea di perfezione e di progresso, che avrebbe portato unicamente a società decadenti e disgregate. Il solo modo per ricostruire una società votata al benessere di tutti gli individui era adottare come punto di partenza il riconoscimento dell’endemica debolezza individuale. L’unica tipologia di organizzazione sociale adatta ad una siffatta concezone dell’essere umano, quindi, era un sistema fondato un tradizionale, rigido ordine di gerarchie.

Il debole individuo hulmiano poteva aspirare alla felicità, per sé stesso e per i suoi simili, solamente se appositamente disciplinato: «man […] is intrinsically limited, but disciplined by order and tradition to something fairly decent»48. «He may jump – aggiungeva Hulme – but he always returns back»49. Tutto quello che i principi della

Rivoluzione francese avevano quindi generato andava rigettato in blocco, in quanto le teorie fondate sui concetti rivoluzionari e illuministi basavano le proprie speculazioni e i propri sistemi normativi su una falsa idea dell’uomo. In questo modo, sia il liberalismo che il socialismo venivano considerati egualmente incapaci di presentare soluzioni adatte ai problemi dell’organizzazione delle società umane.

La figura di Hulme trova, inoltre, un posto di primo piano all’interno di quella complessa rete di trasferimenti culturali che, a livello europeo, fece in modo che pensieri e culture proto-corporativi migrassero da un paese all’altro. Egli, infatti, fu uno dei tramiti fondamentali attraverso cui arrivarono nel Regno Unito il pensiero di Henri Bergson e Georges Sorel. I due filosofi francesi, la cui importanza nel panorama culturale e politico europeo non necessita di ulteriori chiarificazioni in questa sede, ebbero un enorme impatto anche sull’evoluzione del pensiero di Hulme. Nella filosofia bergsoniana, infatti, egli ritrovò quella critica al meccanicismo che, perfetto per spiegare i fatti della natura, risultava inefficace nel comprendere le forze della vita e dello spirito50. Se Bergson fornì le

48 T.E. HULME, Romanticism and Classicis, in Id., Speculations, op. cit., p. 117. 49 Ivi, p. 120.

50 Nello scoprire il pensiero di Bergson, Hulme appare come stupito dall’incredibile scoperta del filosofo

francese. Egli afferma infatti: «It [Bergson] gave one a sense of giddiness that comes with a sudden lifting up to a great height. […] If I compare my nightmare to imprisonment in a small cell, the door of that cell was for the first time thrown open. In the second place, the key with which this prison door was opened corresponded to the type of key which I had always imagined would open it.». T.E. HULME, Notes on Bergson, in «The

New Age», vol. IX, n. 25, 19 ottobre 1911, p. 587. Hulme dedica cinque articoli a Bergson, tutti pubblicati su «The New Age», tra l’ottobre 1911 e il febbraio 1912. È stato tuttavia osservato che, dopo una fascinazione per l’opera del filosofo francese durata sostanzialmente un triennio, dal 1909 al 1912, egli, pur continuando ad apprezzarlo per la critica al positivismo, al meccanicismo e al razionalismo, rifiuta le conseguenze che lo slancio vitale sembrerebbe avere sul piano politico. Lo slancio vitale, però, sembra nella fase matura del

modalità per comprendere il mondo, in Sorel Hulme trovò gli strumenti intellettuali per modificarlo.

Il pensiero soreliano risulta importante, nel nostro discorso, anche per un altro aspetto che merita qui di essere ricordato. Come perfettamente esemplificato dagli studi di Zeev Sternhell51, proprio alla scuola sindacalista rivoluzionaria soreliana francese vengono fatte risalire le origini di quella nebulosa intellettuale da cui poi nascerà anche il movimento fascista italiano. Nelle parole dello storico israeliano, infatti, «il fascismo rappresenta la sintesi di un nazionalismo organico e tribale con quella revisione del marxismo iniziata, alla fine del secolo, da Georges Sorel e dai sorelisti di Francia e d’Italia»52.

Certo il fascismo non discende da un’unica fonte, ma non si può sottovalutare il peso che il pensiero di Sorel, tradotto e diffuso in Italia da sindacalisti rivoluzionari nel decennio precedente la Prima guerra mondiale riuniti intorno alla figura di Arturo Labriola, ebbe sullo sviluppo di una visione socio-economica tendenzialmente corporativa, basata sull’idea di una società di produttori. Una società i cui organi fondanti erano creati sullo stesso luogo di lavoro, costituiti da quei sindacati che dovevano assumere un ruolo politico, economico, sociale, etico e morale, sostituendosi ai partiti in un’impostazione ideologica fortemente opposta alle pratiche politiche liberal-parlamentari. Lo stesso Mussolini, tra l’altro, nel redigere la voce «Fascismo» per l’Enciclopedia Italiana nel 1932, esplicitava tutti i debiti che il suo movimento aveva nei confronti della tradizione del revisionismo marxista francese:

pensiero di Hulme, una sorta di sostituzione del progresso razionalista che contraddice la sua idea, questa fermamente radicata, della fallibilità umana che non permette all’uomo di aspirare a nessun tipo di progresso o di accesso alla verità, neanche quello attraverso lo slancio vitale bergsoniano. È molto probabile che questa critica alle risultanti politiche del pensiero di Bergson sia stata suggerita a Hulme da Pierre Lasserre, critico letterario della rivista francese L’Action Française, incontrato in Francia nel 1911 sulla via del ritorno dal quarto Congresso Filosofico Internazionale di Bologna. Nel novembre delo stesso anno, infatti, Hulme critica questo aspetto del pensiero politico di Bergson in una lezione tenuta allo University College di Londra, all’interno della quale si ritrovano temi e argomento già affrontati da Lasserre in una serie di conferenze su Bergson tenute nel 1910 e pubblicate nel 1911 su L’Action Française. Cfr. H. MEAD, T.E. Hulme, Bergson, and The New Philosophy, in «European Journal of English Studies», vol. 12, n. 3, gennaio 2009, pp. 245-

260.

51 Z. STERNHELL, La destra rivoluzionaria, op. cit.; Id., Nascita dell’ideologia fascista, op. cit. Si vedano

anche i seguenti testi: J. JUILLARD, S. SAND (a cura di), Georges Sorel en son temps, Le Seuil, Parigi 1985; J.L. STANLEY, The Sociology of Virtue: the Political and Social Theories of Georges Sorel, University of

California Press, Berkeley-Los Angeles, 1982; J.L. ROTH, The Cult of Violence: Sorel and the Sorelians,

University of California Press, Berkeley-Los Angeles, 1980.

Riformismo, rivoluzionarismo, centrismo, di questa terminologia anche gli echi sono spenti, mentre nel grande fiume del fascismo troverete i filoni che si dipartono dal Sorel, dal Péguy, dal Lagardelle del «Mouvement socialiste» e dalla coorte dei sindacalisti italiani, che tra il 1904 e il 1914 portarono una nota di novità nell’ambiente socialistico italiano – già svirilizzato e cloroformizzato dalla fornicazione giolittiana – con le «Pagine Libere di Olivetti, «La Lupa» di Orano, il «Divenire Sociale di Enrico Leone».53

La ricezione di Sorel in terra inglese, quindi, risulta un momento fondamentale per la genesi di percorsi intellettuali tendenzialmente corporativi. Il sorelismo, infatti, svuotando il marxismo dei suoi principi economici fondamentali, lo ridusse ad un mito di violenza anti-democratica e anti-parlamentare, uno strumento irrazionale rivoluzionario dei produttori riuniti in unità industriali, con sempre minor interesse per il concetto di classe sociale e per gli aspetti scientifici del marxismo. Per questa sua importanza nella genesi del pensiero corporativo italiano, l’influenza delle teorie soreliane in Gran Bretagna tramite Thomas E. Hulme risulta decisamente importante da un punto di vista storiografico.

In primo luogo, le teorie soreliane e del gruppo che ruotava intorno a «L’Action Française», confermarono a Hulme l’idea che la disillusione per la democrazia parlamentare fosse un fenomeno europeo, diffuso e ben radicato in tutto il continente. L’attacco alla democrazia parlamentare acquisiva inoltre un’importanza maggiore in quanto proveniva da un pensatore di tradizione socialista, com’era appunto Sorel. Questo fatto, secondo Hulme, dimostrava gli errori di quel socialismo che, in nome di supposti interessi di classe, si era inserito all’interno della democrazia liberale, alleandosi di fatto con quella tipologia di pratiche politiche che appartenevano al liberalismo e alle quali Hulme si opponeva fermamente. Le parentele tra la democrazia e il proletariato erano, come dimostrava Sorel, inesistenti:

in a movement like Socialism we can conveniently separate out two distinct elements, the working-class movement itself and the system of ideas which goes with it.54

Per Hulme, così come per Sorel, il proletariato non era altro che il mezzo per sovvertire l’attuale stato delle cose. Quella proposta era quindi una teoria che finiva per perdere il soggetto tipico della rivoluzione marxista, la classe operaia, per concentrarsi unicamente

53 B. MUSSOLINI, Fascismo, in Enciclopedia Italiana, vol. XIV, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma

1932, p. 848.

54 T.E. HULME, The Translator’s Preface to Sorel’s “Reflections on Violence”, in «The New Age», vol.

sul rovesciamento della società borghese, liberale e parlamentare. La democrazia era uno strumento non adatto al cambiamento rivoluzionario, che solo poteva rigenerare una società decadente:

This democratic ideology is about two centuries old. Its history can be clearly followed […]. It forms an organic body of middle-class thought dating from the eighteenth century, and has consequently no necessary connection whatever with the working-class or revolutionary movement.55

La democrazia apparteneva ad un mondo diverso. Essa derivava da una erronea concezione dell’uomo che portava necessariamente ad un mondo in declino56. Il sistema democratico, quindi, fondato su una fallace concezione dell’uomo, doveva essere sostituito da una società gerarchia, ordinata e fortemente disciplinata:

What is at the root of the contrasted system of ideas you find in Sorel, the classical, pessimistic, or, as its opponents would have it, the reactionary ideology? It springs from the exactly opposed conception of man: the conviction that a man is by nature bad or limited, and can consequently only accomplish anything of value by disciplines, ethical, heroic or political.57

Queste idee sono chiaramente vaghe e poco precise. Hulme non sistematizzò mai il suo pensiero in un sistema teorico preciso e ben definito, forse anche a causa della prematura scomparsa sul fronte bellico. Tuttavia, la scarsa coesione del suo pensiero non deve indurre nell’errore di considerare poco influenti i suoi insegnamenti. Hulme, infatti, ebbe un ruolo decisivo nell’inserire nel mondo culturale inglese alcuni concetti che furono un punto di partenza per molte elaborazioni teoriche degli anni successivi. Egli fu, com’è stato affermato, uno dei primi e più importanti conservatori rivoluzionari inglesi58.

55 Ibidem.

56 In questo senso Hulme riconosceva anche le connessioni che questa idea aveva lungo tutto l’arco dello

spettro politico: «The belief that pacifist democracy will lead to no regeneration of society but rather to its decadence […] is naturally common to different schools. This is the secret, for example, of the sympathy between Sorel and the brilliant group of writers connected with L’Action Française». Ivi, p. 570.

57 Ibidem.

58 La definizione è in P. HOERES, T.E. Hulme. Ein Konservativer Revolutionar aus England, in «Zeithschrift

2.2.2 La personalità giuridica dei corpi intermedi: F.W. Maitland e J.N. Figgis

Tuttavia, sebbene importante, Hulme non fu l’unico intellettuale attraverso il quale principi che possono essere considerati come prodromi di elaborazioni corporative penetrarono nel mondo culturale inglese. Molto importante, soprattutto sul versante del ripensamento delle categorie giuridiche liberali, fu l’opera di due intellettuali attivi tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo: lo storico del diritto Frederic William Maitland e il teorico cattolico John Neville Figgis. Maitland nacque nel 1850 a Londra, figlio di un funzionario statale, e frequentò il Trinity College di Londra, dove si distinse quale studioso di scienze morali, laureandosi nel 1872. Negli anni della maturità si interessò allo studio della storia del diritto inglese, divenendo membro della Selden Society nel 1895, di cui fu