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U N PLURALISMO CORPORATIVO : IL SOCIALISMO DELLE GILDE

3.2 La guerra, lo Stato e la questione della sovranità

Ernest Baker, studioso, accademico e scienziato politico dell’Università di Oxford, laureatosi anch’egli al Balliol College, descriveva nel seguente modo, all’interno delle conclusioni di un suo volume del 1915 sull’evoluzione del pensiero politico inglese da Herbert Spencer al 1914, lo scenario intellettuale osservato nelle due decadi precedenti la guerra:

A certain tendency to discredit the State is now abroad. The forces which combine to spread this tendency are very various. There is the old doctrine of natural rights, which lies behind most of the contemporary movements that advocate resistance to the authority of the State. But there is also the new doctrine of the rights of groups, which is

64 Ivi, p. 366.

to-day a still more potent cause of opposition to the State. In the sphere of economics this doctrine assumes the form of Guild-Socialism. In the sphere of legal theory it assumes the form of insistence on the real personalities, the spontaneous origin, and (with some of its exponents) the “inherent rights” of permanent associations.66

La sfida all’autorità monistica dello Stato centrale era portata quindi da un eterogeneo mondo intellettuale che, fondandosi sui diritti legali dei corpi intermedi della società, ne rivendicavano la valenza sociale, economica e politica.

È interessante notare come la figura di G.D.H. Cole, che divenne, dopo la pubblicazione di The World of Labour, il punto di riferimento principale del movimento del socialismo delle gilde, personifica l’incontro e la sintesi delle molteplici e disomogenee tendenze anti-stataliste che, fin dagli anni che precedono il conflitto, proponevano una concezione della comunità nazionale basata sui gruppi intermedi. Cole, infatti, era stato in contatto con tutti coloro che immaginavano una diversa organizzazione socio-economica e politica: egli era stato, infatti, un attento lettore di William Morris e John Ruskin, di Frederic W. Maitland, di John N. Figgis ed infine di Arthur J. Penty, di Alfred R. Orage, di Hillaire Belloc, di Gilbert K. Chesterton, di Samuel G. Hobson e più in generale di tutto quel variegato mondo che affollava le pagine della rivista «The New Age».

Il socialismo delle gilde che Cole sviluppò, quindi, a partire dal 1913 e poi, con crescente precisione, durante e dopo il periodo bellico, si configura proprio come una sintesi ragionata e perfezionata di tutte queste molteplici esperienze teoriche precedenti, che trovano in Cole quell’intellettuale poliedrico e attento, capace di leggere in modo coeso queste diverse esperienze, tentando di ricomporle in un quadro unitario. All’interno del socialismo delle gilde, infatti, si ritrovano le critiche allo Stato centrale e al fabianesimo comuni a tutti gli intellettuali menzionati in precedenza; si ritrova l’idea di comunità locale e basata sul lavoro di Morris e Ruskin, oltre che il sistema delle gilde proposto da Penty, Orage e Hobson; si ritrovano, infine, le critiche all’idea giuridica individualista e le proposte per il riconoscimento della personalità giuridica dei gruppi intermedi della società, studiata da Maitland e Figgis tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo.

L’elemento che servì da stimolo iniziale e fattore coagulante nell’esperienza del socialismo delle gilde fu il governo bellico di Asquith e, soprattutto, di Lloyd George. Se,

66 E. BARKER, Political Thought in England. From Herbert Spencer to the Present Day, Williams and

infatti, i concetti erano vagamente nell’aria già da prima della guerra, proprio quest’ultima fu il dispositivo culturale che permise a Cole di assemblare e affinare progressivamente il suo pensiero politico. La fase di maggior travaglio intellettuale inizia a partire dal 1914- 1915, seguendo poi un percorso di sviluppo e perfezionamento che lo portà a raggiungere una piena maturità intellettuale al termine del conflitto con la pubblicazione di Guild

Socialism Re-Stated, forse il più completo, nonché intricato, apporto teorico prodotto da

Cole. Occorre però, preliminarmente, smussare quelle tesi storiografiche che hanno esagerato o sminuito il rapporto tra la guerra e l’evoluzione del pensiero di Cole: se non è corretto affermare, come fa J.M. Winter, che «the socialist position which he had begun to build before August 1914 was scarcely recognizable four years later»67, è parimenti

fuorviante l’idea opposta, ovvero quella di un pensiero che si evolve a prescindere da ciò che accade intorno ad esso come propone A.W. Wright, il quale afferma: «the extent to which Cole managed to ignore the substantive issues of the war and to concentrate his attention on the ‘other war’ is remarkable»68. Un approccio storiografico più equilibrato sembra restituire con più attenzione la realtà storica: la guerra, infatti, ebbe sicuramente un grande impatto su Cole e sullo sviluppo del socialismo delle gilde, ma essa non ne rivoluzionò totalmente le fondamenta teoriche ed anzi, come vedremo, si configurò quasi come un dispositivo maieutico che riportò alla luce le prime influenze di William Morris e John Ruskin.

3.2.1 Contro il monismo statale

Per la loro importanza, la nostra analisi deve partire proprio da una rapida analisi della guerra, ed in particolar modo delle politiche economiche e sociali del governo britannico durante il conflitto. Come abbiamo visto tracciando brevemente le linee principali delle agitazioni sindacali del periodo 1910-1914, alla vigilia della Prima guerra mondiale la Gran Bretagna sembrava presentare il classico quadro di una democrazia liberale altamente

67 J.M. WINTER, Socialism and the Challenge of War: Ideas and Politics in Britain, 1912-18, Routledge,

Londra 1974, p. 143.

68 A.W. WRIGHT, G.D.H. Cole and Socialist Democracy, op. cit., p. 44. Occorre specificare che la posizione

di Wright non sembra molto chiara su questa problematica infatti, dopo aver affermato quanto menzionato, nelle pagine successive si sofferma comunque su alcuni cambiamenti che la gestione della guerra avrebbe avuto sul pensiero di Cole. In ogni caso, però, occorre sottolineare come questi temi non siano centrali nella narrazione di Wright, che sembra propendere maggiormente per un’interpretazione che sganci l’evoluzione intellettuale di Cole dall’evoluzione storica fattuale.

civilizzata sull’orlo della dissoluzione, in preda di tensioni sociali che non sembravano poter essere risolte dalle istituzioni. Tuttavia, nel momento in cui il paese entrò in guerra, i conflitti interni si attenuarono con straordinaria rapidità e la nazione fu percorsa da un sentimento eccezionale di coesione e unità. Gli enormi problemi che avevano caratterizzato la decade precedente vennero accantonati: i partiti stipularono una tregua, le vertenze in campo industriale furono composte e il congresso dei sindacati diede grandi prove di patriottismo e cooperazione industriale69.

La guerra fu presentata come evento totale e definitivo. Questa sua caratteristica palingenetica intrise il paese di un’atmosfera nazionalistica che, rendendo la guerra ampiamente popolare, coinvolse tutta la popolazione e tutte le strutture socio-economiche del paese. Già dal biennio 1915-1916, gli eventi bellici imposero un’importante trasformazione industriale e sociale, che diede vita ad un’enorme macchina statale con strumenti di controllo sulla collettività che non avevano precedenti. La guerra aveva, infatti, fatto rapidamente dimenticare e superare la vecchia parola d’ordine del laissez-

faire, già incrinata, come abbiamo visto, dai governi liberali del periodo 1906-1914,

edificando un sistema di rapporti tra mondo del lavoro e governo centrale completamente nuovo. Il Treasury Agreement Act del marzo 1915, negoziato tra governo e sindacati, proibiva gli scioperi ma al tempo stesso garantiva trattative collettive e, indirettamente, apriva nuove possibilità di accesso al governo per i leader sindacali70. Fu soprattutto David Lloyd George che tentò, dal dicembre 1916 in poi, di avvicinarsi al mondo del lavoro, favorendo e promuovendo leader sindacali e parlamentari laburisti ai vertici del gabinetto di guerra71.

La coesione che il conflitto aveva favorito, importante seppur non totale, si riscontrò anche sul fronte padronale che, nel 1916, trovò una sua unità con la formazione della

69 Dopo la dichiarazione di guerra alla Germania del 4 agosto del 1914, il Trades Union Congress e la

General Federation of Trade Unions dichiararono pubblicamente, in data 24 agosto, che l’arma dello sciopero non sarebbe stata usata, in nome del patriottismo, durante tutta la durata del conflitto. Occorre tuttavia specificare come i leader sindacali, nel decidere la politica di categoria nel corso della guerra, non consultarono mai i lavoratori, agendo per lo più in maniera autonoma e verticistica. Cfr. C. WRIGLEY, “Trade Unions and Politics in the First World War”, in B. PIMLOTT, C. COOK, Trade Unions in British Politics, op.

cit., pp. 69-87.

70 Seppur importante, il Treasury Agreement Act non realizzò certo la pace universale nel mondo del lavoro

durante gli anni di guerra. Continuarono ad esserci, infatti, controversie di notevole entità nell’industria mineraria carbonifera, in particolare nel sud del Galles nel luglio del 1915.

71 Già dal maggio 1915, Arthur Henderson era entrato nella coalizione di governo guidata da Asquith. Con

Lloyd George, in seguito, oltre ad Henderson entrarono nel governo di guerra anche John Hodge e George Barnes. Cfr. C. WRIGLEY, David Lloyd George and the British Labour Movement, Harvester Press, Hassocks

Federation of British Industries. L’anno precedente, il nuovo Ministero delle munizioni e il Munitions of War Act, avevano posto le basi per l’istituzione di un nuovo e pianificato sistema di rapporti tra datori di lavoro e lavoratori sotto l’egida del governo centrale. In questo senso, risulta decisivo il fatto che importanti uomini d’affari – tra cui troviamo, ad esempio, Lord Devonport, fondatore dell’International Tea Company’s Store, David Thomas, nominato nel 1916 Barone Rhondda, definito il re del carbone del Galles e Alfred Mond, che nel 1926 ereditò l’Imperial Chemical Industry – divenissero titolari di ministeri chiave del governo, a simboleggiare la trasformazione in atto nei rapporti tra industria e vertici politici. In un conflitto che cominciava a prospettarsi lungo e impegnativo, la macchina governativa si integrò strettamente con le strutture economiche del paese per creare un’architettura gestionale con il fine di organizzare, gestire e coordinare gli sforzi produttivi per massimizzare l’efficienza di settori industriali di fondamentale importanza. La guerra, quindi, ebbe un profondo impatto su un’ampia gamma di attività sociali, economiche e politiche. Essa favorì l’ascesa di un ceto politico, tecnocratico e manageriale, soprattutto dopo che Lloyd George succedette ad Asquith alla guida del governo ponendo fine ad un biennio di grandi divisioni e di debole leadership liberale72.

Come si diceva in apertura di questo paragrafo, proprio le politiche industriali del governo di guerra ebbero una forte influenza sull’evoluzione del pensiero di Cole e del socialismo delle gilde che si andava sviluppando intorno alla sua figura, in particolar modo sul concetto e la funzione dello Stato e del governo centrale. La visione di Cole dello Stato si configura come una visione dinamica e non statica: un’idea in continuo mutamento che rispondeva rapidamente alle sollecitazioni della realtà sociale, politica ed economica. Se, infatti, allo scoppio della guerra Cole si era definitivamente allontano dal socialismo fabiano, egli non aveva ancora abbandonato del tutto l’idea di uno Stato centrale come espressione generale della nazione. La storia dell’evoluzione del socialismo delle gilde nel periodo bellico, che si concluse con la pubblicazione nel 1920 di Guild Socialism Re-

Stated, forse il più alto punto di elaborazione teorica di Cole, si può sostanzialmente

descrivere come la storia del progressivo discredito e del finale abbandono dello Stato centrale, con tutte le ripercussione che questo ebbe sull’architettura generale della sua teoria.

72 Cfr. M. FREEDEN, Liberalism Divided: A Study in British Political Thought, 1914-1939, Oxford University

Tra la fine del 1914 e il 1916 il socialismo delle gilde cominciò ad affinare sia le proprie posizioni ideologiche che i propri strumenti propagandistici e di diffusione. Nel 1915 venne creata la National Guild League, accompagnata da un documento fondatore noto come Storrington Document73, scritto nel dicembre del 1914 durante un incontro nel Sussex. Nel 1916, Cole lanciò la sua prima rivista, intitolata «The Guildsman», che recava l’importante sottotitolo di «Journal of Social and Industrial Freedom» e che divenne l’organo ufficiale della National Guild League fino al 1921 con l’obiettivo dichiarato di giungere a un «constructive plan for the establishment of a stable Democracy, founded upon a system of National Guilds»74. Attraverso questi canali, e con alcuni interventi presso la Aristotelian Society75, Cole sferrò in questi due primi anni di guerra il suo iniziale

attacco alla concezione della sovranità assoluta dello Stato centrale.

Proprio tale critica è al centro del suo primo intervento alla Aristotelian Society. Il suo punto di partenza è, nuovamente, Rousseau. Le teorie del filosofo francese erano, però, messe per la prima volta in discussione, in particolar modo circa la concezione dello Stato come espressione della volontà generale. Si deve qui sottolineare l’inizio di un cambio di prospettiva che cominciò a maturare in quel periodo nel pensiero di Cole: se prima della guerra lo Stato rimaneva, anche all’interno di un sistema di gilde industriale, il momento di ultima decisione delle decisioni politiche, durante gli anni del conflitto cominciò a venir messo in discussione proprio questo ruolo di ultima istanza dell’autorità statale. Infatti, quella che veniva criticata era l’equazione che Rousseau instaurava tra la volontà generale della comunità e lo Stato centrale. L’errore fondamentale del filosofo francese, per Cole, era quello di pensare le associazioni particolari, esistenti naturalmente all’interno di una nazione, come degli organi pericolosi per il bene pubblico, portatori esclusivamente di interessi particolari e che lo Stato centrale doveva abolire. L’idea di base, per Rousseau, era che queste associazioni erano una sorta di necessaria imperfezione delle società moderne, che andava quindi contrastata il più possibile.

73 NCA, G.D.H. Cole Papers, D3/15/1, "Guild Socialism and Workers' Control", Storrington Document,

dicembre 1914.

74 Notes of the Month, in «The Guildsman», n. 1, dicembre 1916, p. 1.

75 I due più importanti, che useremo nel corso del nostro lavoro, sono sicuramente i segenti: G.D.H. COLE, Conflicting Social Obligations, in «Proceedings of the Aristotelian Society», vol. 15, 1914-1915, pp. 140-

159; C. DESLISE BURNS, B. RUSSEL, G.D.H. COLE, Symposium: The Nature of the State in View of its External Relations, in «Proceedings of the Aristotelian Society», vol. 16, 1915-1916, pp. 290-325.

Rousseau goes on to reduce to a minimum the number of conflicting wills within Society, and only admits the intrusion of any will other than those of body politic and of the individuals composing it as a necessary imperfection of human societies. Similarly, the whole tendency of nineteenth century philosophy was to regard the associations as, at the most, a necessary imperfection, to be tolerated rather than recognised.76

Per Cole questa idea era stata alla base di tutta filosofia e la politica economica del XIX secolo. L’errore principale di Rousseau e dei suoi seguaci, però, era stato quello di guardare le associazioni di categoria in una luce totalmente negativa, come organizzazioni egoistiche di reiterazione di antichi privilegi e di difesa particolaristica degli interessi di categoria opposti al bene pubblico. Pur criticcando questa concezione, Cole ne riconosceva la genesi storica. Egli identificava infatti nell’esperienza delle corporazioni d’ancien

règime la fonte delle critiche di Rousseau: «with a pessimism which the experience of

France in the eighteenth century almost justified, he [Rousseau] therefore declared in theory against every form of particular association»77.

Queste idee anti-corporative divennero ufficiali con la legge Le Chapelier del 1791, che aboliva ogni tipologia di associazione basata su interessi lavorativi. Ma, come affermava anche Cole, se questa legge abolì le vecchie corporazioni d’ancien règime, non riuscì nell’intento di non far nascere nuove organizzazioni di categoria, che furono la caratteristica peculiare del XIX secolo. Queste nuove associazioni, ovvero i sindacati, erano, secondo Cole, profondamente diverse dalle vecchie corporazioni:

If, then, the distinguishing feature of eighteenth century associations was privilege, passing easily into conspiracy against the public, the feature of nineteenth century associations was function, which, though it may sometimes lead to controversy and prejudice the common good, is in no sense based on a conspiracy against the public.78

Le idee del liberalismo moderno, quindi, ma in realtà anche del socialismo, erano mutuate sull’avversione che i filosofi della Rivoluzione francese avevano nei confronti delle associazioni di interessi economici, accusate di distruggere l’unità indissolubile della nazione. Esse venivano criticate da Cole, il quale affermava l’assoluta diversità delle nuove associazioni rispetto a quelle d’ancien règime79. Le organizzazioni di categoria

76 G.D.H. COLE, Conflicting Social Obligations, op. cit., p. 142. 77 Ivi, p. 144.

78 Ibidem.

79 Cole afferma: «as a result of the political preoccupations of the time, instead of creating a philosophical

caratteristiche delle società contemporanea si fondavano, infatti, sul concetto di funzione, e svolgevano un ruolo necessario per la gestione dell’intera società. Di conseguenza, lo Stato centrale perdeva la sua esclusività nella produzione legislativa e il suo diritto ad essere l’unica e insostituibile espressione della volontà generale.

What right, then, has the State to claim the monopoly of such personality? Is not the very existence of particular associations a sufficient proof that the State cannot fully express the associative will of man? And is not the fact that these associations are the work of human volition a sufficient reason for credit them with all the attributes of collective personality? Finally, if all these questions are answered in the affirmative, what superior claim has the State to the allegiance of the individual as against some particular association to which he belongs?80

Lo Stato non aveva nessun diritto superiore a priori rispetto alle associazioni di categoria, considerate come elementi naturali della società. Tutte quelle ideologie, quindi, che vedevano lo Stato come l’unica fonte del diritto cominciavano a venire criticate con forza da Cole proprio da un punto di vista filosofico81.

3.2.2 Verso una democrazia industriale

Fa la sua comparsa, di conseguenza, in questo stesso periodo, la concezione di un diverso modo di concepire la sovranità e le fonti del diritto. La necessità di sviluppare una propria teoria sociale era ormai sentita come impellente da un Cole desideroso di affinare il bagaglio ideologico del suo socialismo delle gilde: «State sovereignty is the theoretical equivalent of Collectivist practice; – scrive Cole su «The New Age» nell’aprile del 1915 – Guild Socialism, in its turn, must face anew the problem of ultimate social obligation, and must work out for itself a new theory»82. Fu, questo, un processo lungo e tortuoso, non senza ambiguità e vuoti concettuali, che mantenne purtuttavia una sua coerenza logica. Il

associations found a position only on sufferance, if at all». Ivi, p. 149. È interessante notare come in questo passaggio si intuisca come venga rotta l’equivalenza tra Stato e società: il primo non era più espressione dell’interezza della seconda, ma qualcosa di diverso.

80 Ivi, p. 150.

81 Abbiamo già visto come questa tematica era ben presente già nel passato lavoro di Cole, ma essa viene

ripresa più volte nel corso della guerra, proprio per scagliarsi contro l’alleanza governativa del Partito laburista con i liberali di Lloyd George. Si vedano, ad esempio, i seguenti articoli: G.D.H. COLE, W. MELLOR, The Class War and the State, in «The Daily Herald», 3 marzo 1914, p. 4; Id, The State Versus The Unions, in «The Daily Herald», 27 febbraio 1915, p. 6. Entrambi in NCA, G.D.H. Cole’s Papers, A1/47/8

“Guild Socialism. Articles written for the Daily Herald by G.D.H. Cole and William Mellor (1914-1917)”.

filo rosso che lega insieme l’esperienza teorica di Cole, infatti, è quello che si può definire come una sorta di doppia concezione della sovranità, che comincia a fare la sua comparsa proprio negli scritti del periodo bellico.

Cole cominciava a riconoscere l’esistenza di due sfere generali nelle quali si dividevano le competenze e le tipologie degli interessi all’interno delle società industrializzate: la sfera dell’industria e la sfera più propriamente politica, statale. Queste