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I POTESI PER UN PARLAMENTO DEL LAVORO

4.2 Piani di ricostruzione industriale

Ipotesi per la costruzione di un parlamento del lavoro o delle industrie non erano però appannaggio esclusivo di teorici socialisti non marxisti o di commissioni governative. Mentre veniva elaborato il Whitley Report, frutto di un’intesa tra alcuni alti funzionari amministrativi molto legati a Lloyd George e teorici della scuola del socialismo delle gilde, anche nel mondo imprenditoriale stavano nascendo movimenti e idee che, cavalcando il clima di cooperazione tra lavoratori e datori di lavoro nato durante la Prima guerra mondiale, andavano in direzione di un’istituzionalizzazione del medesimo attraverso proposte per la creazione di un parlamento delle categorie economiche. Negli anni che vanno dal 1916 al 1919 troviamo altre due esperienze di questo tipo. La prima è quella che trova il suo centro nella figura dell’industriale Dudley Docker e nella Federation of British Industries (FBI), da lui creata nel 1916 quale organo embrionale per un futuro parlamento

69 Cfr. J.W. STITT, Joint Industrial Councils in British History, op. cit., p. 127.

70 La documentazione relativa alla formazione dei primi Joint Industrial Councils è presente in BLSC,

Greenwood Papers, Ms. Eng. c. 6186, ff. 33-90 e ff. 365-372.

degli interessi economici. La seconda è la conferenza industriale nazionale promossa da Lloyd George nel 1919 per tentare di istituzionalizzare gli intenti di cooperazione del mondo del lavoro.

4.2.1 Per un parlamento degli interessi economici

Figura chiave di quel settore del mondo imprenditoriale più interessata ai temi corporativi fu sicuramente Dudley Docker. Industriale dal profilo economico estremamente moderno, egli abbinava un paternalismo tradizionalista e estremamente conservatore ad un grande spirito imprenditoriale fondato sulla diversificazione degli investimenti. Docker fu imprenditore, banchiere, proprietario di periodici e autore di grandi manovre finanziarie che lo portarono a controllare alcuni dei gruppi industriali più importanti delle Midlands. Sempre interessato al mondo politico, che pur mostrava di disprezzare, egli era, come afferma il suo più importante biografo R.T.P. Davenport-Hines, «a man of influence»72. Nato nel 1862 nei pressi di Birmingham, Docker fece inizialmente fortuna nel campo delle imprese di fornitura di vernici per autovetture, prima di diventare nel 1902 l’azionario di maggioranza di una grande azienda automobilistica e tranviaria, la Metropolitan Amalgamated Carriage and Wagon Company nata dalla fusione di cinque imprese, della quale fu anche presidente dal 1912. Nel medesimo periodo, Docker divenne uno dei più importanti sostenitori della Tariff Reform League di Joseph Chamberlain, anch’egli di Birmingham. La città di Birmingham era diventata, nella prima decade del XX secolo, quello che è stato giustamente definito come «the centre of British corporatism»73. Un corporativismo tecnocratico e paternalista, teorizzato da grandi capitani d’industria, uomini d’affari e politici conservatori che, vedendo diminuire drasticamente il proprio potere economico, manifestavano da una parte una crescente sfiducia nei confronti della capacità della politica liberale di riuscire a risolvere i problemi di una moderna società industriale. Inoltre, vi era un forte desiderio di tornare ad un ordine sociale ed economico gerarchico per ristabilire armonia, pace sociale e prosperità economica.

72 R.T.P. DAVENPORT-HINES,Dudley Docker. Life and Times of a Trade Warrior, Cambridge University

Press, Cambridge 1986, p. 2.

73 Ivi, p. 3. Altri esponenti di spicco erano Arthur Steel-Maitland, politico conservatore, e Alfred Milner, che

ritroveremo più volte nel seguito del nostro lavoro. Per approfondire le idee di Steel-Maitland si rimanda alla lettura di E.H.H. GREEN, Ideologies of Conservatism. Conservative Political Ideas in the Twentieth Century,

Già nel primo decennio del secolo tra gli imprenditori cominciava a venire immaginata un’integrazione totale tra società, politica ed economia per mezzo della creazione, in ogni settore industriale, di associazioni di lavoratori, di manager e di imprenditori che, uniti in un consiglio nazionale e protetti da una tariffa doganale a preferenza imperiale, avrebbero preso in mano le redini della società74. L’atmosfera corporativa che si respirava in questi circoli prese una sua prima forma nel febbraio del 1910 con la creazione, da parte di Dudley Docker, della Business League75. Facendo propri i temi appena esposti, la lega sottolineava la necessità di un maggiore coinvolgimento nel processo decisionale dei rappresentanti delle associazioni delle categorie economiche, proponendo il controllo diretto da parte di queste ultime sulla nomina dei titolari dei ministeri del commercio e delle finanze. A questo nascente anti-parlamentarismo, il movimento di Docker aggiungeva uno spirito chiaramente paternalista e interclassista, che rifiutava la lettura marxista di una società fondata su classi sociali contrapposte proponendo, invece, una lettura economico-sociale che faceva della produzione, del lavoro, il luogo dove sorgevano alleanze naturali e spontanee tra coloro che, pur con posizioni e responsabilità diverse, avevano il medesimo interesse: «politics – affermò Docker nel marzo del 1911 – often come between masters and men. Business – a common interest – can only bring us closer together»76.

Lo scoppio della conflittualità sociale sul fronte interno tra il 1910 e il 1914 e, con maggiore impatto, l’apertura delle ostilità su scala mondiale nell’estate del 1914, frenarono lo slancio che la Business League aveva conosciuto tra il 1910 e il 191177. Altri erano, infatti, i problemi che la società inglese si trovava ad affrontare in quel periodo. Tuttavia fu proprio la guerra a fornire nuove possibilità alle idee e alle proposte di Docker, aprendo spazi di manovra prima del tutto inimmaginabili. Il conflitto favorì infatti, a diversi livelli, le iniziative corporative di questo gruppo di industriali. Da un punto di vista emotivo, il periodo bellico facilitò la costruzione di una coesione nazionale che aveva a lungo vacillato negli anni precedenti, offrendo al tempo stesso un segnale forte di incombente

74 Si vedano in particolar modo le riflessioni contenute in S. BLANK, Industry and Government in Britain: The Federation of British Industries in Politics, 1945-65, D.C. Heath & Co, Farnborough 1973, pp. 13-14. 75 «The Midland Advertiser» risulta la fonte principale per conoscere le attività di Docker in quanto riporta

regolarmente tutti gli interventi e i discorsi che egli tenne dal 1908 in poi.

76 Successful Inaugural Meeting at Tipton. Mr. Dudley Docker and the Claims of the Movement, in «The

Midland Advertiser», 18 marzo 1911, p. 5.

77 Nel luglio del 1911, a poco più di un anno dal lancio della Buiness League, i membri erano già 625. Cfr. Business League. Growing Activity and Important Work, in «The Midland Advertiser», 1 luglio 1911, p. 5.

necessità di ricostruzione di un sistema istituzionale ed economico che aveva portato il paese sull’orlo del disastro. La guerra, nelle interpretazioni di molti, diveniva in questo modo sia l’ultimo momento disponibile per bloccare l’avanzata politica ed economica della Germania a livello globale – accusata, secondo Docker, di agire secondo il motto «Germany over all»78 – , sia l’evento tragico che avrebbe portato ad una palingenesi totale della società britannica recuperando una retorica di solidarietà nazionale, e non di classe, molto diffusa in tutta Europa:

Capital and Labour have found it possible to live, to work and to die together in the trenches [...]. Surely, therefore, it ought to be possible, under the much easier conditions of peace after the war, for both to live and work together with mutual toleration and comprehension.79

Con queste idee, il 23 febbraio del 1916 Docker, ad un convegno della British Electrotechnical and Allied Manufacturers Association (BEAMA), lanciò la sua idea per la costituzione di un consiglio nazionale o parlamento delle industrie e degli affari economici, dal quale i rappresentanti del parlamento avrebbero dovuto essere del tutto esclusi. Egli denunciava il fatto che «a genuine guiding hand of business has been lacking»80 nonostante «in the commercial community of this country we have a vast store of brains and organising ability»81. Per tali motivazioni, continuava Docker, «it was the duty of manufacturers […] to insist absolutely that in future their voices must be heard, and […] have a representation in the Government»82. Il problema principale che veniva posto era

quello delle competenze: i politici non possedevano una preparazione economica sufficiente per prendere decisioni in un campo, quello industriale, che aveva ripercussioni decisive sul benessere dell’intera nazione. Solamente coloro che dirigevano le aziende avevano le capacità e le conoscenze necessarie per governare efficacemente un settore chiave del paese:

‘Put not your faith in Prices’ was the cry once. ‘Put not your trust in Parliaments, in parties and in politicians’ might well replace it now […]. For Heaven’s sake, let us see

78 Mr. Dudley Docker's Striking Speech, in «The Midland Advertiser», 29 maggio 1915, p. 4.

79 A National Trade Policy. Mr. Dudley Docker's Views, in «The Midland Advertiser», 26 febbraio 1916, p.

3.

80 Mr Dudley Docker and Business Government, ivi, p. 3.

81 Mr. Dudley Docker's Striking Speech, in «The Midland Advertiser», 29 maggio 1915, p. 4.

to it that in matters we do know something about, our industries, our financial institutions, and so forth, we keep the politician at a respectful distance.83

Quello di cui vi era assolutamente bisogno era quindi la formazione di «one large association of business men, to be called the Business Parliament – a body which must be strong enough to give effective expression to its views»84. L'obiettivo finale era quello di riformare la Camera dei Comuni, edificando una «House of Commons composed of business men»85. Temi tecnocratici si mescolano ad un sentimento anti-parlamentare che sembra riflettere in ambito padronale quella medesima tendenza a sfiduciare i rappresentanti del paese a Westminster che aveva percorso gli animi dei lavoratori in sciopero negli anni pre-bellici. Tale sfiducia, condivisa da più settori del paese, era un attacco alle fondamenta stesse della politica di tipo liberale e si muoveva verso diverse tipologie di rappresentanza e di governo. Per quanto esse venissero poi declinate secondo traiettorie e sensibilità politico-culturali estremamente diverse, a volte diametralmente opposte, il principio cardine rimaneva il desidero di suddivisione funzionale dei compiti legislativi, alimentando così il sogno di un auto-governo delle categorie economiche.

Il progetto di Docker ebbe sicuramente, nei suoi primi anni di vita, un discreto successo. Dopo la sua fondazione nel maggio del 1916 con l'obiettivo di formare «a sort of Industrial Parliament»86, nel luglio del medesimo anno ben 124 tra aziende, imprese e sindacati di lavoratori specializzati avevano aderito alla nascente federazione, la quale ricevette il nome di Federation of British Industries (FBI) con Docker primo presidente affiancato da un ristretto comitato esecutivo87. Anche dopo il successo iniziale, il progetto di Docker, che si

83 The Metropolitan Carriage Wagon and Finance Co. Mr. Dudley Docker's Speech at the Annual Meeting. Full Report, in «The Midland Advertiser», 3 giugno 1916, p. 4.

84 A National Trade Policy. Mr. Dudley Docker's Views, in «The Midland Advertiser», 26 febbraio 1916, p.

3. Si veda anche The Trade War. Mr. Dudley Docker and the New Organisation e Party of Producers, entrambi in «The Midland Advertiser», 20 maggio 1916, p. 3.

85 Mr. Dudley Docker's Speech, in «The Midland Advertiser», 3 giugno 1916, p. 3.

86 Trade After War. Mr. Dudley Docker and the New Organisation, in «The Midland Advertiser», 20 maggio

1916, p. 3.

87 Tra i trenta membri del consiglio esecutivo non vi era nessun rappresentante di associazioni di lavoratori.

Ben sedici erano rappresentanti di industrie ingegneristiche, quattro di aziende di armamenti o navali. Tutti, comunque, provenivano da grandi imprese, il che faceva della FBI, fin da subito, un gruppo di rappresentanza per le grandi o grandissime imprese. Cfr. C.J. MARTIN, D. SWANK, The Political Construction of Business Interests. Coordination, Growth and Equality, Cambridge University Press, Cambrdige 2012, pp.

69-88; R.T.P. DAVENPORT-HINES, Dudley Docker. The Life and Times of a Trade Warrior, op. cit., pp. 109-

poneva esplicitamente l’obiettivo di essere, in nuce, un parlamento degli industriali, vide salire esponenzialmente le adesioni88. Il percorso della FBI per proporsi come parte integrante di un nascente mondo industriale desideroso di occupare un ruolo di primo piano all’interno del processo decisionale e politico si snoda principalmente tra il 1917 e il 1919 e prende le mosse, oltre che dal sostrato culturale corporativo degli industriali descritto in precedenza, anche dall'esperienza svedese, che rappresentò un modello al quale lo stesso Docker si dichiarò debitore89.

Due documenti, in particolar modo, sono espressione del carattere che Docker e i suoi colleghi vollero dare alla loro organizzazione: il rapporto del Labour Committee90, istituito a guerra ancora in corso per studiare le linee guida per una riorganizzazione economica e politica da attuare al termine del conflitto, e un documento intitolato The Control of

Industry91, reso pubblico invece dopo quasi un anno dalla conclusione del conflitto,

contemporaneamente alle conferenze di pace internazionale e alla conferenza nazionale industriale di cui parleremo più diffusamente in seguito. Entrambi si aprono, come molti dei documenti dell’epoca, soffermandosi sugli epocali cambiamenti che l’economia di guerra aveva prodotto sulle modalità di produzione e sui rapporti, divenuti sempre più stretti e ormai definitivi, tra rappresentanti dei lavoratori, dei datori di lavoro e dello Stato. Alcuni di questi mutamenti, quali ad esempio la concentrazione industriale in gruppi sempre più grandi e integrati, venivano giudicati, ad un tempo, inevitabili ed auspicabili. Altri, invece, come ad esempio la complessa e densa di conseguenze relazione tra produzione, consumo e disoccupazione, nonché tra capitale e lavoro, erano ritenuti dannosi per l’intera comunità e necessitavano rimedi efficaci e definitivi92. Significativamente, inoltre, l’associazione degli industriali riconosceva che gran parte dei problemi delle

88 Dalle 80 sottoscrizioni del giugno 1916 si passò, infatti, alle oltre 400 registrate alla data del giugno del

1917. Cfr. R.T.P. DAVENPORT-HINES, Dudley Docker. The Life and Times of a Trade Warrior, op. cit., p.

114.

89 Il 2 marzo 1917, durante il discorso al primo incontro generale della Federation of British Industries,

tenutosi alla Caxton Hall di Westminster, Docker afferma che l'idea di formare un'unica federezione con il compito di rappresentare il mondo degli industriali gli fu suggerita da Marcus Wallenberg, presidente della federazione delle industrie svedesi, la quale aveva instaurato in quegli anni una proficua cooperazione nell'ambito della legislazione industriale con il governo. Cfr. Federation of British Industries. Address by Mr. Dudley Docker, in «The Midland Advertiser», 17 marzo 1917, p. 5.

90 Cfr. Modern Records Centre (MRC), Federation of British Industries, Publications, MSS.200/F/4/32/2, Reconstruction After the War. Report of the Committee appointed to consider the general principles affecting industrial and commercial efficiency, 20 novembre 1917.

91 Cfr. PRO, Records of the Cabinet Office, CAB/ 24/86/38, The Federation of British Industries, The Control of Industry: Nationalisation and Kindred Problems, 30 luglio 1919.

industrie erano dovuti alle grandi difficoltà in cui la maggioranza dei lavoratori era stata costretta a vivere nel periodo pre-bellico. Tali sofferenze erano le prime e maggiori responsabili di quell’artificiosa divisione di classe che veniva cavalcata dalla propaganda socialista e dovevano, quindi, essere velocemente rimosse: «we consider it essential – si legge nel documento del novembre del 1917 – in the interest of Industry that this dissatisfaction should be removed»93. In questo senso lo Stato veniva considerato assolutamente inefficace ai fini della risoluzione dei problemi sociali del paese e della classe lavoratrice nello specifico94. Allo stesso modo, la sua iniziativa economica veniva giudicata del tutto dannosa ai fini dell’aumento dell’efficienza produttiva e, quindi, nociva per il benessere dell’intera collettività nazionale: «centralised management by a Government Department – si legge nel documento del 1919 – is fatal to commercial efficiency and enterprise»95.

Solamente l’iniziativa economica dei singoli poteva essere il motore, primo e unico, del successo economico del paese, perché nessuna impresa poteva conseguire risultati importanti «unless the producer is subject at the same time to the spur of possible profit and the curb of possible personal loss»96. Efficienza produttiva, essenziale per il benessere della nazione, e direzione centralizzata e statale del mondo economico – ritenuta perfino dannosa per la tenuta democratica del paese97 – erano poste in netto contrasto tra di loro98. Il ruolo che lo Stato doveva ricoprire all’interno di un moderno mondo industriale era di totale estraneità, anche e soprattutto legislativa, rispetto al mondo economico. Nel 1917 veniva infatti affermato:

93 MRC, Federation of British Industries, Publications, MSS.200/F/4/32/2, Reconstruction After the War, 20

novembre 1917, p. 3.

94 Il compito dello Stato doveva limitarsi a risolvere i problemi abitativi e dell’educazione dei cittadini. Tutte

le altre problematiche sociali, che avevano così tanto contribuito, secondo la FBI, a far esplodere gli scioperi del 1910-1914, dovevano essere prese in carico dai datori di lavoro. Cfr. ivi, pp. 4-5. La federazione di Docker mostrava, in questo modo, una spiccata forma di paternalismo che non era estranea alla tradizione imprenditoriale e alla cultura stessa dei conservatori fin dal XIX secolo. Su questo tema si veda R. ECCLESHALL, English Conservatism Since the Restoration. An Introduction and Anthology, Unwin Hyman,

Londra 1990, pp. 79-117.

95 PRO, Records of the Cabinet Office, CAB/ 24/86/38, The Federation of British Industries, The Control of Industry: Nationalisation and Kindred Problems, 30 luglio 1919, p. 2.

96 Ivi, p. 3. 97 Ivi, p. 2.

98 Su questo tema la posizione degli industriali risulta chiara e sempre coerente. Si veda, oltre al passaggio

del luglio del 1919 citato in precedenza, anche il riferimento a questo tema presente nel documento del novembre del 1917: MRC, Federation of British Industries, Publications, MSS.200/F/4/32/2, Reconstruction

The Committee are convinced that no State action can have satisfactory results. […] we do not think that any action of the State can materially improve the relations between Capital and Labour.99

Nel documento del 1919 lo Stato, giudicato dannoso sia per il miglioramento dei rapporti di lavoro che per il buon funzionamento delle industrie, veniva maggiormente depotenziato. Esso doveva, infatti, ricoprire una funzione esclusivamente politica, dove l’aggettivo politico veniva contrapposto nettamente al campo economico.

The intervention of the State should aim, not at removing, but at preserving so far as possible the advantages of competition. […] The principal aim of the State must always be political; governments are organised for political and not for commercial purposes.100

Conseguenzialmente, riconoscendo al governo centrale un ruolo puramente politico, esso veniva giudicato incapace, insieme ad un parlamento politicamente eletto, di governare in maniera positiva un sempre più difficile mondo economico: «generally speaking – si legge – we believe that neither employers nor employed desire the intervention of the State»101. A tal proposito, sempre nel 1919, venivano brevemente prese in considerazione le teorie del sindacalismo e del socialismo delle gilde, ignorate invece nel rapporto stilato nel novembre del 1917. È interessante notare che l’analisi di tali teorie occupa una posizione diversa e separata rispetto alle valutazioni, completamente negative, sul socialismo centralista e statalista, segno che la critica a tali impostazioni di pensiero avveniva secondo parametri di giudizio diversi rispetto alla tradizionale opposizione dicotomica tra destra e sinistra e si realizzava valutando l’approccio ai temi del mondo industriale e del ruolo dello Stato. Sia il sindacalismo che il socialismo delle gilde, infatti, venivano positivamente valutati dalla Federation of British Industries in quanto si muovevano su un terreno di marginalizzazione dello Stato centrale e di decentralizzazione dei poteri decisionali in materia economica e industriale, perseguendo quello che veniva definito auto-governo industriale: «the essence […] both of Guild Socialism and Syndicalism is to change the control of Industry “from above” into control “from

99 Ibidem.

100 PRO, Records of the Cabinet Office, CAB/ 24/86/38, The Federation of British Industries, The Control of Industry: Nationalisation and Kindred Problems, 30 luglio 1919, p. 4.