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1. QUESTIONE IRLANDESE: UN CONFLITTO RELIGIOSO?

1.4. L’atteggiamento della Chiesa

Le rivoluzioni liberali, nazionali e sociali che interessarono l‘Europa nel 1848, videro la Chiesa in un primo tempo schierarsi con le popolazioni insorte. Durante la lotta per l‘emancipazione cattolica in Irlanda, la Chiesa si era schierata infatti dal lato dei rivoluzionari grazie all‘azione di O‘Connell, che coinvolse l‘apparato ecclesiastico nel movimento.

In seguito al diffondersi del comunismo tuttavia, la Chiesa cattolica si chiuse in una posizione difensiva che applicava una politica, anche a livello internazionale, intransigente. L‘atteggiamento del papato, confermato dall‘enciclica Quanta cura del 1864, rispecchiava la preoccupazione ossessiva di una congiura ai danni del cattolicesimo, al quale il pontefice opponeva l‘idea di una chiesa che, per il bene comune, doveva tornare a svolgere un ruolo autoritario a livello universale.

Il mondo moderno e contemporaneo era infatti, secondo la Chiesa cattolica, intriso di errori e mistificazioni che miravano a distruggere la Chiesa e la sua missione. Da qui la volontà di ricostruire una società di stampo cristiano subordinata al potere spirituale. Con l‘avvento del progresso economico, conseguente la seconda rivoluzione industriale della seconda metà del secolo, la Chiesa dimostrò un maggior interesse per il problema sociale, presentandosi come alternativa alle proposte liberali e socialiste nel risolvere i problemi della società.

Con il proposito di adeguare la tradizione cattolica all‘irrefrenabile processo di modernizzazione, nel 1891 papa Leone XIII segna una svolta nella storia della Chiesa con l‘emanazione dell‘enciclica Rerum Novarum. Con essa si assiste ad una presa di posizione della Chiesa – intesa come unica interprete dei diritti naturali dell‘uomo capace di risolvere i problemi del mondo industriale contemporaneo – in merito alle questioni sociali, divenute rilevanti nell‘era dell‘industrializzazione e in seguito all‘avvento delle masse nella politica.

A partire dalla seconda metà dell‘Ottocento perciò, il desiderio della Chiesa Cattolica di ripristinare il proprio ruolo di guida politica, oltre che spirituale – in reazione alle spinte della secolarizzazione – aveva visto l‘allinearsi della Chiesa in opposizione ai movimenti indipendentisti.

La sfida della secolarizzazione venne infatti percepita dalla Chiesa cattolica come un offensiva diretta al Cristianesimo. La riduzione allo stato laico era identificata come la ―ragione reale della guerra‖35. Il modernismo veniva avvertito

come la congiuntura di tutte le eresie dei secoli precedenti, a cui la Chiesa decise di reagire con ferma intransigenza. Per favorire il ritorno all‘ordine immutabile dettato dall‘«ancien régime», la Chiesa si era perciò schierata dal lato del governo britannico, appoggiando le scelte di conformità politica con le norme britanniche e condannando invece i movimenti indipendentisti e rivoluzionari36.

In seguito alla Prima Guerra Mondiale poi, una parte del mondo cattolico iniziò a interrogarsi sulla possibilità di ricondurre la pratica della guerra entro i precetti dell‘etica cristiana. Come si dimostrerà, tra di essi prevalse l‘opinione secondo cui ―la guerra continuava ad essere uno strumento cui era lecito ricorrere per regolare i rapporti della comunità internazionale‖ e pertanto alla Chiesa spettava il compito di ―determinare la liceità di una guerra e definire i modi di effettuazione moralmente corretti.‖37

Con l‘originarsi in Europa di movimenti nazionalistici e regimi fascisti e totalitari, la Chiesa si trovò in molti casi a convergere con le politiche autoritarie di destra, sia perché si davano una dimensione religiosa sia perché rifiutavano gli elementi democratici e di libertà tipici della società laica liberale38. Ma secondo

Menozzi, queste iniziative erano l‘unico mezzo rimasto alla Chiesa per esercitare il proprio potere in un mondo contrassegnato dalla laicità e dalla crescente scristianizzazione della società.

35 Daniele Menozzi, “La Chiesa Cattolica”, in Storia del Cristianesimo: L’Età Contemporanea, a cura di G.

Filoramo e D. Menozzi. (Bari: Editori Laterza, 2009), p.210.

36

Nel 1870 la Chiesa aveva ufficialmente condannato la società della Fratellanza Feniana, dichiarandola rivoluzionaria e pertanto disconoscendo a ogni suo membro il diritto a ricevere i sacramenti.

Moran, Gerard. “La Chiesa Cattolica in Irlanda dopo la Carestia: cambiamento e consolidamento”, in

Storia religiosa dell’Irlanda, (Op. Cit.), p.330.

37 Daniele Menozzi, Op. Cit., p. 199. 38

Esempi di questo connubio tra Chiesa e regimi totalitari sono dati dalla stipula dei Patti Lateranensi del 1929 tra il Vaticano e lo stato italiano; l’appoggio della Chiesa al regime di Franco in Spagna, giustificato dall’idea che vedeva nei ribelli dei crociati pronti a lottare contro la modernità, ed il concordato tra Roma e il Terzo Reich di Hitler nel 1933.

Già a partire dal XIX secolo la Santa Sede aveva dettato, le condizioni che decretavano la legittimità o meno di una ribellione: l‘esplicito carattere oppressivo di un governo; il ricorso alla ribellione solo come ultima risorsa nel caso in cui altri mezzi si fossero rivelati inefficaci; la convinzione che vi siano buone possibilità di riuscita e infine, l‘approvazione alla rivolta da parte della maggioranza della popolazione39. La volontà di mantenere lo status quo si era resa evidente nella

condanna da parte della Chiesa a quelle società segrete e organizzazioni (molte delle quali ospitavano tra le proprie linee individui protestanti) come la IRB, e in seguito l‘IRA.

Il disconoscimento delle organizzazioni da parte della Chiesa trovò conferma nel rigetto di ogni atto di violenza, che fu più volte ribadito dal Vaticano in seguito allo scoppio dei Disordini. Numerosi furono gli appelli di Paolo VI affinché terminassero le brutalità, i quali testimoniavano peraltro l‘accostamento della Chiesa cattolica nei confronti del movimento ecumenico.

Cominciate nel XVII e XVIII secolo sotto la spinta dei movimenti di Risveglio, le tendenze di riavvicinamento e di ricostruzione di una unità fra tutte le chiese appartenenti al Cristianesimo percorsero l‘Europa e il mondo. In una prima lunga fase la corrente, che prese il nome di movimento ecumenico, ebbe origine all‘interno del mondo protestante40 dove si dimostrò fondamentale l‘impegno degli

organismi missionari e delle federazioni fra le chiese appartenenti alla stessa tradizione.

La Chiesa Cattolica invece si dimostrò da subito restia ad avviare un processo di riavvicinamento con le altre confessioni cristiane. La ragione di questa riluttanza era data dalla convinzione che un‘unità potesse essere raggiunta solo

39

John O’Beirne Ranelagh, A Short History of Ireland. (Cambridge: Cambridge University Press, 1999), p. 127.

40

Il movimento ecumenico ha permesso al Cristianesimo di affrontare congiuntamente la laicità dell’epoca contemporanea e le “sfide planetarie di ordine politico, sociale, morale e spirituale che il «villaggio globale» umano lancia oggi alle chiese e alla fede cristiana” (Paolo Ricca, Op. Cit., p. 121). Le chiese protestanti cercarono di mantenere un ruolo attivo nella società attraverso nuovi approcci missionari, che miravano a risolvere il problema dell’ineguaglianza e delle ingiustizie sociali in sintonia con le politiche degli stati. Inoltre, il protestantesimo dimostrò interesse per i problemi sociali derivanti dalla diffusione industriale e delle politiche capitaliste, reinterpretando il Cristianesimo del movimento operaio nell’ottica del socialismo religioso, il quale accostava i principi del socialismo democratico ai principidi solidarismo cristiano.

nel caso di ―un «ritorno» o di una «sottomissione» a Roma delle comunità che ne erano separate‖41.

Solamente in occasione del Concilio Vaticano II, avviato da papa Giovanni XXIII nel 1962, la Chiesa Cattolica mosse i primi passi verso l‘ingresso nel movimento ecumenico al fianco delle altre chiese. L‘importanza del Concilio è data anche dal desiderio manifesto di un superamento della nostalgia per la chiesa dell‘ancien régime e dal fatto che fu il primo sinodo convocato prendendo distanza dagli interessi politici. Proprio grazie allo spirito ecumenico si è potuto riscontrare anche in Irlanda un processo di riavvicinamento tra la Chiesa cattolica e la Chiesa Anglicana.

Il tradizionale rigetto della violenza da parte della Chiesa, andava di pari passo all‘altrettanto tradizionale interesse del cattolicesimo per il sistema educativo e con il suo consueto appoggio al nazionalismo e al desiderio di riunificazione dell‘isola. Per esempio, quando nel 1923 venne emessa la Education Bill, la Chiesa considerò questa iniziativa secolare incompatibile con l‘impegno cattolico nell‘impartire un‘educazione religiosa alla comunità42. Proprio attraverso

l‘insegnamento infatti, la Chiesa era riuscita a penetrare nella cultura irlandese, affondandovi le radici che, con gli anni, si intrecciarono con quelle del nazionalismo repubblicano.

Anche all‘epoca del movimento per i diritti civili, l‘Arcivescovo di Armagh, il Cardinale William Conway e il Vescovo William Philbin, appoggiarono le proteste coinvolgendo anche il clero43. Quando però, eruppero i primi episodi di violenza la

Chiesa assunse la sua abituale posizione di condanna, pur rimanendo saldamente a favore del nazionalismo.

Il ripudio per l‘uso delle armi trova ulteriore conferma nelle parole pronunciate da papa Giovanni Paolo II in occasione della sua visita in Irlanda nel 1979:

―La fede e l‘etica sociale ci chiedono rispetto per le autorità costituite dello Stato. […] In realtà, è vero, come dice San Paolo, che chi ha l‘autorità tiene in mano la spada (cf. Rm 13,4), alla quale noi rinunciamo in conformità alla chiara

41 Giovanni Cereti, “L’Ecumenismo Cristiano” in Storia del Cristianesimo: l’Età Contemporanea, edizione a

cura di Filoramo G. e Menozzi D., (Bari: Edizione Economica Laterza, 2008), p.364.

42 Marianne Elliott, Op. Cit., p.461. 43 Ivi, p. 471.

raccomandazione di Cristo a Pietro nel giardino del Getsemani (cf. Mt 26,52), e tuttavia, proprio perché siamo senza difese, noi abbiamo uno speciale diritto e dovere di influenzare coloro che detengono la spada dell‘autorità. Perché è ben noto che, nel campo dell‘azione politica, come altrove, non tutto può essere ottenuto con i mezzi della spada: ci sono ragioni più profonde e leggi più forti alle quali uomini d‘azione e popoli sono soggetti. È dovere nostro discernere queste ragioni e, alla loro luce, diventare, di fronte alle autorità, portavoce dell‘ordine morale. Questo ordine è superiore alla forza e alla violenza. In questa superiorità dell‘ordine morale è espressa tutta la dignità degli uomini e delle nazioni.‖44

In questo discorso papa Wojtyla ribadisce il bisogno di preferire il dialogo e i mezzi pacifici a quelli facinorosi, ma sostiene anche che sia giusto e anzi, doveroso, far sentire la propria voce a coloro che detengono il potere.

Quest‘atteggiamento è coerente con le norme dettate dalla Chiesa in materia di legittimità della guerra. Tali norme vennero ufficializzate nel 1992 con la redazione del Catechismo della Chiesa Cattolica. In questo testo ufficiale della Santa Sede, si definisce il concetto di guerra giusta conciliandolo con la dottrina cristiana della non violenza.

La Chiesa sostiene infatti, che in assenza di un‘autorità internazionale che possa garantire la pace, sono gli stati che devono provvedere alla propria sicurezza in quanto hanno diritto alla legittima difesa. Una volta stabilito questo, detta anche quali sono le condizioni che giustificano l‘intervento militare in caso di legittima difesa:

che il danno causato dall‘aggressore alla nazione o alla comunità delle nazioni sia durevole, grave e certo;

che tutti gli altri mezzi per porvi fine si siano rivelati impraticabili o inefficaci;

che ci siano fondate condizioni di successo;

che il ricorso alle armi non provochi mali e disordini più gravi del male da eliminare. Nella valutazione di questa

44 Giovanni Paolo II, Discorso del Santo Padre Giovanni Paolo II ai Vescovi d’Irlanda. Knock, 30 settembre

1979.

http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/speeches/1979/september/documents/hf_jp- ii_spe_19790930_irlanda-knock-vescovi_it.html

condizione ha un grandissimo peso la potenza dei moderni mezzi di distruzione.45

Forse a causa di questa presa di distanza rispetto agli atti di violenza, la Chiesa fu spesso accusata di aver mantenuto un atteggiamento fin troppo distaccato durante lo svolgersi dei Disordini. Per esempio, nonostante le condanne ufficiali per tutti gli atti di violenza perpetrati da entrambe le parti, a nessun membro dell‘IRA fu negato di prendere parte ai servizi religiosi, né ricevette scomunica della Chiesa, né fu negata loro una sepoltura cattolica.

Nel 1981, la Chiesa espose le proprie preoccupazioni al governo britannico in merito agli scioperi della fame dei prigionieri degli H-blocks. Secondo Wilson, ―although the church did not officially support political status for H-block prisoners, it continued to press the British for concessions‖46. Il clero dimostrò la propria

partecipazione anche in occasione dei decessi dei prigionieri, rifiutandosi di riconoscerli come atti di suicidio e attraverso l‘esecuzione di servizi commemorativi nelle chiese in tutti gli Stati Uniti47. Queste iniziative peraltro, alimentarono la

visione papista dei lealisti più radicali48 e le critiche degli unionisti.

Pur essendo a favore del nazionalismo irlandese, ancora prima che iniziassero i Disordini, la Chiesa aveva espresso il proprio appoggio a iniziative che prevedessero la condivisione dei poteri anziché la riunificazione dell‘Irlanda. Inoltre, ―the fact that the Church itself sought and became the main channel for government funding to job-creation schemes in Catholic west Belfast by the 1980s‖49 determinò un‘ulteriore crollo della sua influenza tra i repubblicani e nella

classe lavoratrice. Tali decisioni ebbero anche l‘effetto però di spostare la Chiesa da una posizione marginale ad una di primo piano nello scenario politico, acquisendo l‘attenzione dello stato e di altri ―opinion and policy-forming bodies‖50.

L‘ambivalente atteggiamento della Chiesa può essere giustificato dalla delicata posizione in cui si trovava, dal momento che ogni sua affermazione o

45

Catechismo della Chiesa Cattolica. (Città del Vaticano: Libreria Editrice Vaticana, 1999), p.615.

46

Andrew J. Wilson, Irish America and the Ulster Conflict: 1968-1995. (Belfast: The Blackstaff Press Limited, 1995), p. 191. [sebbene la Chiesa non dichiarasse ufficialmente il proprio supporto per lo status politico dei prigionieri degli H-blocks, continuò a pressare i britannici affinché lo concedessero].

47

Ibidem.

48 Marianne Elliott, Op. Cit., p.449. 49

Ivi, p. 474. [il fatto che la Chiesa stessa cercò e divenne il canale principale per i fondi governativi per progetti di creazione di lavoro nell’area cattolica di Belfast ovest verso gli anni Ottanta, …+

iniziativa avrebbe potuto essere mal interpretata dalle due parti e dall‘opinione pubblica internazionale. Tuttavia, è evidente che in buona parte tale attitudine fu dettata spesso dal desiderio di preservare gli interessi della Chiesa stessa.

2. RELIGIONE COME IDENTITÀ: LE RADICI