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Gli Hunger Strikes e le conseguenze politiche

2. RELIGIONE COME IDENTITÀ: LE RADICI STORICHE

3.4. Gli Hunger Strikes e le conseguenze politiche

A partire dal 1972316 i detenuti repubblicani, che da sempre si sono battuti

perché venisse riconosciuto loro lo status di prigionieri di guerra, iniziarono delle proteste contro le guardie carcerarie ed il governo britannico. Data l‘ostinatezza di Westminster nel non concedere tale riconoscimento, i leaders della Provisional IRA

312 Andrew J. Wilson, Op. Cit., p. 157. 313

Deputato statunitense per New York, l’italo-americano Mario Biaggi aveva istituito nel 1977 un Ad Hoc Congressional Committee for Irish Affairs. Il comitato aveva lo scopo di far conoscere le violazioni dei diritti umani perpetrate dal Regno Unito e di fare pressione al governo statunitense affinché concedesse visti d’entrata ai repubblicani irlandesi. Nel 1978 e 1979 l’Ad Hoc Committee tentò inoltre di organizzare un Forum di Pace tra lealisti e nazionalisti dell’Ulster, che tuttavia si rivelò un fallimento.

Andrew J. Wilson, Op. Cit., pp. 141-152.

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Questo maggiore sforzo da parte del governo britannico è testimoniato dalla Constitutional Convention del 1980 di cui a p. 106.

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Ivi, p. 161. [la sospensione della vendita delle armi arrivò come un profondo shock e portò a casa il potere della lobby di Irish Americans.].

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Le prime proteste si registrarono nella Crumlin Road Jail di Belfast quando i carcerati repubblicani si rifiutarono di eseguire i lavori forzati e domandarono di essere trattati come prigionieri politici.

e successivamente i carcerati iniziarono uno sciopero della fame che si sarebbe protratto finché lo stato non avesse acconsentito a soddisfare le loro richieste. Dopo un iniziale indifferenza, il segretario di stato Whitelaw avviò un dialogo che portò ad alcune importanti concessioni. Tuttavia, nel 1976 il governo decise di destituire lo status di categoria speciale che aveva accordato loro e ristabilì le condizioni precedenti agli accordi. La decisione fu presa a causa del fatto che i detenuti approfittavano del nuovo regime per organizzarsi e agire per la causa anche sotto arresto.

In seguito a questa nuova riforma delle carceri, ai prigionieri che venivano arrestati non era più riconosciuto nessuno status speciale e dovevano indossare le stesse divise di tutti gli altri detenuti. In segno di protesta i paramilitari che venivano condotti alle H-Blocks317 si rifiutarono di indossare gli abiti che venivano

loro consegnati, dando inizio ad una forma di ribellione che prese il nome di «blanket protest»318. Inoltre i membri dell‘IRA intensificarono le aggressività,

alimentando le preoccupazioni del governo, ma riscuotendo poco interesse da parte dell‘opinione pubblica.

Nel 1978 i prigionieri decisero allora di potenziare le rimostranze rifiutandosi di svuotare i vasi da notte, di lavarsi e di radersi (la cosiddetta «dirty protest»). Solo dopo che Tomás O Fiaich, arcivescovo cattolico di Armagh, rilasciò un‘allarmante dichiarazione – con la quale condannava le autorità per il trattamento indegno cui sottoponevano i detenuti – l‘attenzione internazionale tornò progressivamente a preoccuparsi della causa repubblicana319.

I gruppi militanti repubblicani in Irlanda e negli Stati Uniti (in particolar modo la NORAID), iniziarono una nuova campagna di propaganda per mostrare al mondo le vicende degli H-Blocks, organizzando anche un tour degli ex detenuti che avevano partecipato alle proteste320. Al fine di riscuotere maggiore attenzione da

parte della comunità internazionale e soprattutto allo scopo di spingere il governo britannico a intervenire, il 27 ottobre 1980 sette detenuti iniziarono un nuovo sciopero della fame. Dopo alcune settimane, raggiunto il punto più critico dello

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H-Block è il nome con cui veniva chiamata la prigione di Maze, situata a sud ovest di Belfast presso Lisburn.

318 Il nome deriva dal fatto che i detenuti rimanevano completamente nudi e veniva data loro solo una

coperta (blanket) per potersi coprire.

319 Andrew J. Wilson, Op. Cit., p. 172. 320 Ivi, p. 175.

sciopero, il governo riuscì a convincere i prigionieri a desistere promettendo loro alcune concessioni se avessero interrotto il digiuno.

Non essendo riusciti ad ottenere importanti risultati, un nuovo ciclo di scioperi della fame ebbe inizio nel marzo del 1981 quando il prigioniero Bobby Sands (leader della Provisional IRA) per primo rifiutò il cibo. A differenza delle precedenti proteste però ogni detenuto avrebbe iniziato il digiuno a quindici giorni di distanza l‘uno dall‘altro, in modo da avere sufficiente tempo per portare avanti le negoziazioni con il governo e per mantenere le autorità sotto pressione costante321.

Il Sinn Féin (che aveva spinto i paramilitari a iniziare lo sciopero), decise di presentare Bobby Sands come candidato per sostituire il ministro Frank Maguire, deceduto improvvisamente. Con una serie di manovre politiche Sands venne eletto, trasformando la protesta di un prigioniero politico nella protesta di un deputato e membro del governo.

L‘evento richiamò l‘attenzione mediatica di tutto il mondo, la cui concentrazione raggiunse livelli senza precedenti in Irlanda del Nord, e un‘enorme risonanza internazionale, specialmente in seguito alla morte di Bobby Sands il 5 maggio 1981. Se inizialmente la stampa statunitense si era dimostrata avversa alle iniziative dei detenuti, in seguito ai primi decessi iniziò a criticare pesantemente il governo britannico per l‘ostinata inflessibilità della Thatcher322.

Non solo gli hunger strikers avevano smosso l‘impegno dei gruppi militanti repubblicani d‘oltreoceano, le cui attività e raccolte di fondi subirono un‘inaspettata impennata, ma riuscirono anche a sensibilizzare l‘apparato politico statunitense. Nel marzo 1981 un ragguardevole gruppo di membri del Congresso, senatori e governatori, istituirono il Friends of Ireland al fine di promuovere il nazionalismo costituzionale e scoraggiare il sostegno degli Irish Americans per le posizioni irredentiste più aggressive323. Con l‘aggravarsi dello sciopero della fame, le critiche

nei confronti del governo della Thatcher aumentarono e, nonostante i tentativi dei Friends of Ireland di portare avanti un approccio politico324, l‘intransigenza del

primo ministro britannico causò un irrobustimento del nazionalismo militante tra gli Irish Americans. 321 Ivi, p. 179. 322 Ivi, p. 184. 323 Ivi, p. 180. 324

I Friends of Ireland cercarono di coinvolgere il neopresidente Reagan in un’iniziativa diplomatica che potesse smuovere l’intransigenza della Thatcher. Il presidente tuttavia, decise di non intervenire per non rischiare di intaccare i buoni rapporti con l’alleato britannico.

Questo fenomeno allarmò il governo britannico e quello irlandese. Nel tentativo di bloccare il traffico di armi e l‘invio di finanziamenti destinati all‘IRA, il Regno Unito spinse il governo degli Stati Uniti a intensificare i controlli e le azioni per contrastare quei gruppi di Irish Americans che sostenevano le azioni dei militanti. Aumentarono gli arresti e le richieste di estradizione e si ridussero le concessioni di visti d‘ingresso per quei soggetti che sostenevano la violenza in Irlanda del Nord. Gli scioperi della fame e il conseguente rinvigorimento degli attivisti repubblicani produsse, come conseguenza politica, il rafforzamento del Sinn Féin in Irlanda. Il partito infatti, si era spinto in posizioni più radicali e dava il proprio sostegno alle attività facinorose dei paramilitari.

Il cammino verso una soluzione politica dei conflitti subì un‘ulteriore battuta d‘arresto con l‘inasprirsi delle relazioni anglo-irlandesi in occasione della Guerra delle Falklands (1982)325. I Friends of Ireland, allarmati, contribuirono alla

fondazione dell‘Irish-US Parliamentary Group, un‘organizzazione con sede in Irlanda che sarebbe servita come link diretto per coordinare l‘azione politica tra i due paesi.

Il nuovo taoiseach Garret FitzGerald, in accordo con Hume, preoccupato per il rafforzamento del Sinn Féin, avviò nel 1983 il New Ireland Forum. L‘iniziativa ricevette il costante supporto degli Stati Uniti e, in particolare, dei Friends, i quali continuarono a fare pressioni per un dialogo tra Londra e Dublino326. Dopo lunghi

colloqui, il Forum concluse che tre soluzioni politiche erano possibili per porre fine ai Disordini: un‘Irlanda unita che avrebbe però salvaguardato i diritti degli unionisti; un sistema federale-confederale che prevedeva un governo nazionale che avrebbe presieduto due assemblee, una per il Nord e una per il Sud; un governo congiunto di Irlanda e Regno Unito in Irlanda del Nord327. La Thatcher però rigettò le proposte

del Forum, aggravando nuovamente le relazioni anglo-irlandesi.

Di nuovo John Hume e i Friends of Ireland agirono come lobby politica e convinsero il presidente Reagan a intercedere presso la Thatcher affinché si dimostrasse più disponibile al dialogo. Per la prima volta l‘amministrazione Reagan assunse un coinvolgimento formale nel conflitto nordirlandese. In seguito alle pressioni degli Stati Uniti il primo ministro britannico prese le mosse per una nuova

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Il primo ministro irlandese, Charles Haughey, non solo si dimostrò riluttante nel dare il proprio appoggio al governo britannico in merito alle sanzioni economiche imposte dalla Comunità Europea all’Argentina, ma lanciò anche pesanti critiche alla decisione di affondare la nave Belgrano.

Andrew J. Wilson, Op. Cit., p. 239.

326 John Dumbrell, Op. Cit., p. 118. 327 Ivi, p. 242.

iniziativa, che avrebbe coinvolto formalmente il governo irlandese e l‘amministrazione dell‘Irlanda del Nord (escludendo però dalle negoziazioni il partito del Sinn Féin). Dopo mesi di dialoghi, il 15 novembre 1985 si giunse alla conclusione dell‘Anglo-Irish Agreement. L‘accordo segnò due maggiori svolte nella Questione Irlandese. In primo luogo, Westminster riconobbe per la prima volta il ruolo formale della Repubblica d‘Irlanda in Ulster; inoltre il governo di Dublino accettò formalmente il diritto della comunità unionista di rimanere parte del Regno Unito.

Se gli Stati Uniti giudicarono l‘accordo un traguardo importante per il perseguimento della pace – tanto da spingere il presidente Reagan a stabilire un piano di aiuti economici per 50 milioni di dollari, al fine di assistere entrambe le parti d‘Irlanda nel processo di sviluppo economico-sociale328 – la reazione degli

unionisti fu nuovamente ostile. Risentiti per non essere stati coinvolti nelle negoziazioni, vedevano nelle concessioni del Regno Unito un tradimento.

L‘ostinatezza degli unionisti nel rifiutarsi di collaborare con la Repubblica del sud giace, secondo Hume, nella loro tradizionale paura di perdere il potere derivante dallo status di maggioranza indiscussa: ―The Unionist are a majority in Northern Ireland, but their political behaviour there can only be understood if they are seen, […] as a threatened minority on the island of Ireland.‖ Questo, secondo il politico nordirlandese, spiegherebbe ―… their stubborn refusal to share power with the minority in Northern Ireland, whom they fear as the Trojan horse of the ―real‖ majority in Ireland, the Catholics‖.329

328

Adrian Guelke, “The United States, Irish Americans and the Northern Ireland Peace Process”,

International Affairs, Vol. 72, N. 3, p. 532.

329 John Hume, Op. Cit., p. 305. [Gli unionisti sono una maggioranza in Irlanda del Nord, ma il loro

comportamento politico può essere capito solo se vengono visti, *…+ come una minacciata minoranza nell’isola d’Irlanda+;*…il loro ostinato rifiuto nel condividere il potere con la minoranza in Irlanda del Nord, i quali temevano come il cavallo di Troia della “vera” maggioranza in Irlanda, i cattolici.+.

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