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2. RELIGIONE COME IDENTITÀ: LE RADICI STORICHE

2.1. La costruzione delle identità irlandes

2.1.1. Irlandesi e «Old English»: i cattolic

L‘origine dell‘antica popolazione irlandese non è certa. Alcuni storici sostengono che si trattasse di popolazioni provenienti da paesi nordici che giunsero sull‘isola attraversando lembi di terra dalla Scandinavia e dalla Scozia, ma questa ipotesi non è da tutti accreditata.

Nel IV secolo a.C., in seguito alla minaccia Romana, molti celti Gaeli si rifugiarono nell‘isola d‘Irlanda per sfuggire alla conquista. La lingua, la cultura e il tipo di società celtiche (di natura tribale) si diffusero in tutta l‘isola e vi permasero immutate per quasi mezzo secolo. Si trattava di una società guerriera aristocratica, in cui si poteva già riscontrare la tradizionale preoccupazione irlandese per la discendenza e in cui il legame parentale era un importante mezzo di controllo sociale52. La religione praticata dai clan era di tipo politeista, credeva

nell‘immortalità e attribuiva alla morale il significato di rispettare i costumi e le tradizioni tribali.

Questa era la società che incontrò san Patrizio quando nel 431 d.C. giunse per la prima volta nell‘isola per compiere la sua attività di conversione. Sembra che san Patrizio portasse avanti la sua opera evangelica con la protezione dei re degli Ulaid, un antico popolo che diede il nome alla provincia settentrionale dell‘Ulster.

Sebbene durante la sua missione istituì alcune comunità monastiche, san Patrizio fondò principalmente una Chiesa di tipo episcopale, ―le cui diocesi appena nate coincidevano presumibilmente con i territori tribali, o tuatha, dei re che aveva convertito‖53 e di cui Armagh rappresentava la capitale religiosa. Furono tuttavia i

monasteri ad avere una maggiore influenza nella società celtica.54 In questa fase

della storia irlandese, si può affermare che il Cristianesimo non aveva apportato notevoli alterazioni al sistema sociale preesistente, limitandosi ad adattarsi agli usi e alle credenze pagane locali.

Verso la metà del IX secolo, l‘Irlanda subì poi l‘invasione da parte di un popolo scandinavo, i danesi, che riuscirono a occupare alcune zone della costa sud e della costa orientale dell‘isola.55 Gli invasori normanni, provenienti da Inghilterra,

Galles e Europa continentale, aggravarono la già complicata situazione politica del territorio.

L‘Irlanda era divisa in cinque province, ognuna con il proprio re, Ulster, Munster, Meath, Connaught e Leinster. I re di queste circoscrizioni erano sempre in guerra tra loro in quanto, dal momento che il titolo di re d‘Irlanda era solo nominale, mancava un potere centrale che mantenesse l‘unità politica. Il re di ogni provincia aveva sotto il proprio controllo numerosi altri re e principi ugualmente indipendenti e in lotta tra loro e le provincie erano divise in clan, tribù e famiglie.56 Un paese con

un tale livello di divisione politica e sociale interna difficilmente avrebbe potuto opporsi alla conquista di forze straniere.

Il Cristianesimo era rimasto di tipo rurale, soggetto all‘influenza celtica, intessuto di elementi pagani e dedito alla venerazione dei santi. La stessa sfera religiosa non era immune da disordine e corruzione: fenomeni di ―simonia, scarsa

53 Alfred Patrick Smith, “Il vescovo Patrizio e le prime missioni cristiane in Irlanda”, in Storia religiosa

dell’Irlanda, (Op. Cit.), p.55.

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A partire dall’VIII secolo i monasteri vennero coinvolti nei conflitti dinastici delle aristocrazie guerriere, ottenendo benefici economici e politici. Questo permise loro di attirare buona parte della popolazione, formando vere e proprie comunità monastiche che vantavano ricchezza e potere.

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Gustave De Beaumont, Ireland: Social, Political and Religious. (London: The Belknap Press of Harvard University Press, 2006), p.9

qualità del clero, celibato ecclesiastico, controllo del clero da parte dei laici, legge matrimoniale‖57, corruzione e nepotismo erano pericolosamente diffusi.

Al fine di porre un freno alle negligenze del sistema religioso irlandese, papa Adriano IV promulgò nel 1155 una bolla denominata Laudabiliter che autorizzava il re d‘Inghilterra Enrico II ad invadere l‘isola e ristabilire l‘ordine nella Chiesa d‘Irlanda58.

Il sovrano inglese si stabilì per sei mesi nell‘isola (dall‘ottobre 1171 ad aprile 1172) senza conquistarla ma assoggettando i sudditi inglesi e gallesi che vi si erano stabiliti in cerca di fortuna e potere. Enrico II inoltre obbligò gran parte dei re irlandesi a prestare giuramento di fedeltà. In questo modo preparò il terreno per un‘amministrazione inglese permanente nel territorio irlandese.

Nel 1172 Enrico II, con la collaborazione del vescovo di Lismore, convocò il concilio di Cashel per apportare le riforme59 alla Chiesa d‘Irlanda volute da papa

Adriano IV e dal suo successore Alessandro III. L‘importanza del concilio è però dovuta al fatto che tutti i vescovi che vi parteciparono furono concordi nel riconoscere a Enrico II la signoria sull‘Irlanda.

D‘altra parte, un paese come l‘Irlanda, in cui l‘unica norma riconosciuta da tutti era quella dettata dalla religione, non si poteva contrastare un sovrano venuto legittimamente a imporre la propria presenza per volontà del capo della Chiesa. Volontà espressa in precedenza per mezzo della bolla Laudabiliter e riconfermata da Alessandro III in occasione del concilio, offrendo il suo totale appoggio al sovrano inglese e riconoscendone ufficialmente l‘autorità. Di conseguenza perciò, ―[i]l concilio di Cashel segnò una svolta nella storia della Chiesa medievale in

57

John A. Watt, “La Chiesa irlandese nel Medioevo”, in Storia religiosa dell’Irlanda, (Op. Cit.), p.107.

58

Enrico II, dotato così del titolo di Dominus Hiberniae (deriva da Hibernia, il nome latino che i romani attribuirono all’isola di Irlanda, a causa del clima rigido e piovoso che la contraddistingueva), si sentì legittimato ad intervenire quando, nel 1169, inviò il conte di Pembroke, ad appoggiare Dermot MacMurrough, re della provincia di Leinster a riconquistare il suo regno. Alla morte del re però, il regno sarebbe passato al conte di Pembroke che nel frattempo aveva sposato la figlia Eva MacMurrough. Per evitare che un suo subalterno acquisisse il titolo di re, Enrico II nel 1171 decise di intervenire e, in cambio di alcune concessioni a Pembroke, ottenne il controllo dei porti della provincia centro- occidentale dell’Irlanda.

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Il movimento di riforma della Chiesa d’Irlanda faceva parte del più grande progetto di riforma gregoriana iniziato il secolo precedente. Il programma mirava ad affermare l’autorità del papa sopra quella di ogni altro vescovo e la supremazia della Chiesa di Roma rispetto le chiese locali. Si istituirono delle norme univoche di diritto canonico e, soprattutto, si modificò il legame tra potere temporale e potere spirituale, sancendo che la Chiesa avrebbe dovuto prendere decisioni di carattere ecclesiastico in totale autonomia, respingendo ingerenze laiche da parte dell’imperatore.

Irlanda. Il nuovo dominatore dell‘Irlanda era stato accettato senza esitazioni dai vescovi irlandesi e appoggiato con forza dal papato.‖60

Nel corso del XII e XIII secolo giunsero in Irlanda nuove correnti migratorie di anglo-normanni provenienti dal sud del Galles che sopravvissero adattandosi al sistema di alleanze esistente e adottando i costumi e la cultura della popolazione locale. Al termine del XIII secolo giunsero dei mercenari scozzesi provenienti dalle isole occidentali, la cui lingua e cultura era di natura gaelico-scandinava. La loro assimilazione nella popolazione irlandese fu perciò facilitata dalle comuni origini. Divennero frequenti anche i matrimoni misti, che favorirono l‘integrazione tra le due comunità. La popolazione anglo-normanna che si era insediata proveniva da diversi strati sociali (contadini, mercanti, artigiani) e venne a formare veri e propri ―borghi coloniali‖61, villaggi e città.

Il modello istituzionale giuridico e di governo che venne a instaurarsi era quello inglese e, seppur in parte indipendente, era assoggettato al controllo della corona inglese. Secondo De Beaumont tuttavia, ―The vanquished population, amongst whom the national spirit was deeply rooted, naturally felt no disposition to take the new law of the conqueror; it clung to its ancient traditions and old customs, and perhaps it would have taxed the utmost efforts of the conquerors to obtain the adoption of their laws.‖62 I nuovi abitanti dell‘Irlanda, vi si erano recati con

l‘intenzione di non rimanervi definitivamente e, quando infine vi si stabilirono, ―they did not cease to belong to England‖63. Si può dire che quella che venne ad

instaurarsi era perciò una sorta di relazione di compromesso.

L‘insediamento anglo-normanno non era molto esteso nel territorio irlandese: inizialmente era giunto fino alla provincia settentrionale dell‘Ulster, durante il XIV secolo si ritirò e, fino al regno della regina Elisabetta I (1558-1663), non giunse mai a superare un terzo di tutta l‘Irlanda.

Il terreno sul quale si estendeva il controllo del governo inglese era detto «the Pale» a causa delle palizzate e fortificazioni che erano state erette per delimitarne i confini. Spesso gli anglo-normanni tentavano di spingersi oltre il

60

John A. Watt, Op. Cit., p.111.

61

Ivi, p.112.

62

Gustave De Beaumont, Op. Cit., p.20. [La popolazione sconfitta, in cui lo spirito nazionale aveva radici profonde, non si sentiva naturalmente disposta ad assorbire la nuova legge del conquistatore; si aggrappava alle sue antiche tradizioni e costumi e, forse, avrebbe messo a dura prova gli estremi sforzi dei conquistatori per ottenere l’adozione delle proprie leggi.+

confine, ma la resistenza irlandese ne impedì l‘avanzata, senza però riuscire a espellere definitivamente l‘invasore dall‘isola. I due gruppi, anziché fondersi vennero a formare due comunità separate,una irlandese e una anglo-normanna, i cosiddetti «Old English».

Il componente religioso svolse un ruolo molto importante nel processo, seppur in gran parte limitato al territorio del Pale, di anglicizzazione dell‘Irlanda64.

Nonostante tutto però, i capi gaelici, abituati a tutt‘altre tradizioni, percepivano la chiesa come qualcosa di sconosciuto, di estraneo. Per questo, al principio del secolo si assistette ad una sorta di ripresa delle pratiche pagane all‘interno della Chiesa irlandese.

Nella seconda metà del IV secolo, al fine di assicurare la colonia, indebolita dalle continue pressioni irlandesi, si decise di formalizzare, attraverso l‘emissione degli Statuti di Kilkenny del 1366, la ―discriminazione su base nazionale‖65 già da

alcuni anni praticata dalla Chiesa inglese nei confronti della popolazione irlandese. Tale legislazione sancì l‘inglese come unica lingua da utilizzarsi all‘interno della colonia, obbligava gli irlandesi che vivevano all‘interno del Pale ad aderire allo stile di vita inglese e vietava i matrimoni misti. Nonostante ciò, si ricorreva spesso a concessioni e aggiustamenti che ovviassero alle restrizioni imposte dagli statuti, a riprova della parziale compenetrazione delle due comunità.

Ma la piena rinascita spirituale in Irlanda si realizzò grazie all‘opera del movimento monastico che giunse nell‘isola nel XIII e XIV secolo. I frati, domenicani e francescani (e in seguito carmelitani ed agostiniani), nonostante fossero legati alla provincia inglese nella quale si erano stabiliti, riuscirono a penetrare senza troppa difficoltà anche nei territori dell‘Irlanda gaelica, portando una nuova ventata evangelizzatrice in tutta l‘isola. Molti francescani e domenicani fondarono comunità al di fuori del Pale e in molti casi divennero vescovi in entrambi i territori, inglese e irlandese.

L‘ordine dei mendicanti raggiunse un livello di diffusione in Irlanda che non ha eguali in altri paesi. Di rilievo nel contesto religioso irlandese fu il movimento

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In primo luogo, il numero di vescovi inglesi o anglo-irlandesi nella gerarchia ecclesiastica irlandese aumentò drasticamente nel corso del XIII secolo. Inoltre, nel tentativo di inglobare le tradizioni della Chiesa d’Inghilterra all’interno di quella irlandese, si creò una burocrazia ecclesiastica assimilabile a quella inglese, sia nella sua organizzazione che nel sistema giurisdizionale, si costruirono monasteri e cattedrali di stile inglese e si assegnarono vaste terre al vescovado.

John A. Watt, Op. Cit., p. 114

dell‘Osservanza che, diffusosi nell‘isola a partire dalla metà del XV secolo, trovò seguito sia all‘interno che all‘esterno del Pale. Negli anni Sessanta del XVI secolo erano già presenti in tutto il territorio occidentale, dove svolgevano la loro opera evangelizzatrice abitando quei conventi che erano stati costretti ad abbandonare. Negli anni Ottanta poi riuscirono a penetrare nella zona interna del Pale66.

Il movimento professava una religiosità che osservava rigidamente le regole monastiche, vivendo in povertà e privandosi dei privilegi ecclesiastici. Questo nuovo stile di vita permise ai frati di vivere a stretto contatto con la popolazione, apprendendo così elementi della cultura popolare e soprattutto, la lingua irlandese. Fu grazie all‘attività evangelizzatrice dei frati, inseritasi negli strati più bassi della società, che la religione cattolica affondò le proprie radici nella cultura popolare irlandese.