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4. IL «FATTORE R» NELLE RELAZIONI INTERNAZIONAL

4.3. Il processo di pace nordirlandese

L‘inizio del processo di pace può essere datato a partire dal cessate il fuoco che le forze paramilitari hanno annunciato nell‘estate 1994.348 Le operazioni di

lobbying portate avanti incessantemente dalle unioni di Irish Americans nel periodo precedente, raggiunsero l‘apice con l‘intervento dell‘amministrazione Clinton nei primi anni Novanta. A differenza dei passati governi infatti, la guida di Clinton rese la partecipazione degli Stati Uniti negli affari nordirlandesi più alacre. Ma per capire perché Clinton volle intervenire con forza per porre fine al conflitto dell‘Irlanda del Nord, prima dobbiamo capire il contesto storico globale.

Come spiega Harris, l‘amministrazione Clinton non volle investire molti sforzi in conflitti come quello dei Balcani, perché credeva che gli Stati Uniti non potessero

347

Oliver Roy, “Religious Revivals as a Product and Tool of Globalization” in ISPI, Quaderni di Relazioni

Internazionali. Semestrale dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, N. 12. Egea, Aprile 2010,

p.22. [Nella teoria delle relazioni internazionali, la religione è vista come una sorta di elemento aggravante che rafforza altri fattori (nazionalismo, separatismo, protesta sociale, espansionismo imperiale) dando loro nuovi impeti e fornendo migliori incentivi per combattere e morire (salvazione).]

348 Adrian Guelke, “The Northern Ireland Peace Process and the War against Terrorism: Conflicting

fare troppo per porvi fine349. Inoltre, Clinton preferì indirizzare sforzi maggiori verso i

rapporti strategici con Russia e Cina, finché non si accorse che questo stava minando certi aspetti della sua politica estera. Sicuramente la conclusione della Guerra Fredda ebbe un ruolo nel maggior coinvolgimento statunitense, poiché permise al governo di stabilire una nuova agenda per la politica estera sulla base di uno scenario globale completamente nuovo, estraneo alla logica bipolare. Lo confermano le parole del presidente Clinton che affermò: ―At this holiday season all around the world, the promise of peace is in the air. The barriers of the cold war are giving way to a global village where communication and cooperation are the order of the day‖350.

Secondo Clancy inoltre, Clinton aveva bisogno di un‘iniziativa politica propria per ricuperare la sua immagine verso l‘estero351. Questa fu una delle ragioni che

spinsero la sua amministrazione ad intervenire nel conflitto dell‘Irlanda del Nord. Contrariamente al caso bosniaco, il conflitto nordirlandese non era rischioso e, come sostenne Nancy Sorderberg (citato da Clancy), era anche utile per placare i democratici Irlandesi americani352. Ciononostante un‘incognita c‘era, ed era quella

di non riuscire a produrre alcun risultato.

Nel 1991 venne istituita la Americans for a New Irish Agenda (ANIA), un‘organizzazione guidata da Niall O‘Dowd. Nel 1992 Clinton incontrò alcuni membri dell‘ANIA per discutere su alcuni temi riguardanti la Questione Irlandese, tra cui la concessione di un visto d‘ingresso per Gerry Adams353, il sostegno ai

cosiddetti MacBride Principles354 e l‘attuazione di una politica di pressione nei

confronti del governo britannico355.

349 John F. Harris, The Survivor. Bill Clinton in the White House, (New York: Sandom House, 2005), p. 347. 350

William Jeffrey Clinton, Discorso ai dipendenti della Mackie Metal Plant, Belfast, 30 novembre 1995.

http://millercenter.org/president/speeches/detail/3442

*In questa stagione di vacanza in tutto il mondo, la promessa di pace è nell’aria. Le barriere della Guerra Fredda stanno cedendo il passo al villaggio globale dove la comunicazione e la cooperazione sono all’ordine del giorno.+

351 Mary Alice C. Clancy, Op. Cit., p. 157 352

Ibidem.

353

Il leader del partito del Sinn Féin, divenuto ala politica dell’IRA nei primi anni Ottanta. Andrew J. Wilson, Op. Cit., p. 240.

354

I MacBride Principles (1984) presero il nome da Sean MacBride, ex ministro per gli Affari Esteri irlandese e presidente dell’Irish National Caucus Association nella Repubblica d’Irlanda. Creati come parte di una più ampia campagna per i diritti umani, questi principi avevano lo scopo di istruire le aziende statunitensi che operavano in Irlanda del Nord, affinché praticassero un’equa politica di impiego. L’amministrazione Thatcher si dimostrò subito contraria all’applicazione dei principi, giudicandoli una strategia degli Irish Americans repubblicani per portare instabilità economica nel paese. Tuttavia, e in conseguenza alla campagna di propaganda dei principi, il governo britannico decise nel settembre 1987 di creare una

Nonostante l‘iniziale rifiuto dell‘amministrazione Clinton alla proposta di permettere a Gerry Adams di visitare gli Stati Uniti, l‘ANIA incoraggiò una serie di incontri tra il leader del Sinn Féin e John Hume nel 1993. Hume fu inoltre ispirato dall‘esempio d‘integrazione e cooperazione dell‘Unione Europea356 che prese a

modello per cambiare il sistema di relazioni esistenti tra Irlanda del Nord, Repubblica d‘Irlanda e Regno Unito. Il leader del SDLP cercò il sostegno internazionale (Unione Europea, Stati Uniti e Irlanda) per modificare il concetto di nazionalismo in Irlanda del Nord ―appealing to notions of pluralism and justice, and accepting the principle of no constitutional change without majority consent‖357.

Grazie a questa nuova fase di dialoghi, Adams si convinse a guidare il partito verso una politica che attirasse maggiore supporto pubblico e che abbandonasse l‘approccio militaristico.358 Un segnale in questo senso venne anche

dall‘annuncio del cessate il fuoco lanciato dall‘IRA in occasione di entrambi gli incontri, che infine portarono alla Joint Declaration il 15 dicembre 1993, nota anche come Downing Street Declaration.

Ciò che spinse Clinton a inserire il caso dell‘Ulster nella sua agenda, correndo il rischio di inimicarsi l‘alleato britannico, fu proprio la firma della Downing Street Declaration del 1993, un segnale che l‘amministrazione Clinton giudicò estremamente positivo359. La scelta del presidente di intervenire in Irlanda del Nord

si rivelò esatta, come conferma Finnegan: ―… in casting the weight of the United State into the equation it, in fact, changed the equation itself and facilitated the peace process.‖360

nuova legislazione che comprendesse un insieme di misure volte a impedire la discriminazione sul posto di lavoro. Legislazione che si concretizzò con il Fair Employment (Northern Ireland) Act del 1989, con il quale l’applicazione dei MacBride Principles divenne superflua.

Adrian Guelke, “The United States, Irish Americans and the Northern Ireland Peace Process”,

International Affairs, Vol. 72, N. 3, p. 528.

355

Adrian Guelke, “The United States, Irish Americans and the Northern Ireland Peace Process”,

International Affairs, Vol. 72, N. 3, p. 533.

356 L’Unione Europea dava infatti una valenza del tutto nuova ai concetti di cittadinanza e sovranità nel

contesto internazionale. Sulla base di questi mutamenti si è potuto inserire nelle all-party negotiations un linguaggio di pluralismo, autodeterminazione e ricerca del consenso (di tutti i gruppi politici).

357

Joseph Ruane e Jennifer Todd, “The Northern Ireland conflict and the impact of globalization” in Ireland

on the World Stage, Edited by William Crotty and David E. Schmitt, (Essex: Pearson Education Limited,

2002), p.119. *…facendo appello a nozioni di pluralismo e giustizia e accettando il principio di cambio non costituzionale senza il consenso della maggioranza…+.

358 Jay P. Dolan, Op. Cit., p. 299. 359

Richard B. Finnegan, Op. Cit., p. 105.

360 Ibidem. *…nel lanciare il peso degli Stati Uniti nell’equazione, di fatto, cambiò l’equazione stessa e facilitò

Grazie ai gruppi di pressione degli Irish Americans e visti i progressi che queste decisioni apportarono, aprendo ―a promising new gateway to a just and lasting peace‖361, l‘amministrazione Clinton decise infine di concedere il visto a

Gerry Adams. Londra si mostrò scandalizzata da tale autorizzazione362, ma cambiò

atteggiamento quando vide che le iniziative intraprese raccoglievano l‘entusiasmo dei movimenti repubblicani e che, infine, condussero al cessate il fuoco della Provisional IRA il 31 agosto 1994.

Nel 1995 il presidente Clinton visitò l‘Irlanda363 – primo presidente a visitare

il paese durante il mandato – allo scopo di dimostrare il supporto del governo statunitense al processo di pace364. Nel 1995, giunte ad una battuta d‘arresto le

trattative per il ritiro delle armi dei paramilitari ,che avrebbero permesso l‘avvio delle all-party negotiations, i governi di Gran Bretagna e Irlanda cercarono l‘aiuto statunitense. Dato il ritardo nell‘avviare le trattative, la Provisional decise di interrompere la tregua e lanciò un nuovo attacco a Londra, raccogliendo il disappunto di Clinton e dell‘opinione pubblica. Ciononostante venne fissata la data di inizio delle negoziazioni che avrebbero deciso il futuro dell‘Irlanda del Nord per il 10 giugno 1996.

Al fine di superare l‘impasse in materia di decommissioning365, il Regno

Unito e la Repubblica d‘Irlanda affidarono al nuovo International Body on Decommissioning il compito di stabilire i termini per la consegna delle armi. Presidente della commissione era l‘ex leader della maggioranza nel Senato degli Stati Uniti, George Mitchell, il cui ruolo si dimostrò fondamentale anche durante le fasi successive del processo di pace.

Nel giugno 1996 il governo di John Major lo scelse per presiedere le negoziazioni tra le parti; inoltre Mitchell si distinse per essere riuscito ad assicurare agli unionisti che avrebbero potuto partecipare in maniera continuativa al processo. Nel settembre 1997 gli unionisti dell‘Ulster e il Sinn Féin presero parte infatti alle trattative. Infine, fu sempre Mitchell che fissò la data per il termine del processo di

361

William Jeffrey Clinton, Discorso ai dipendenti della Mackie Metal Plant, Belfast, 30 novembre 1995.

http://millercenter.org/president/speeches/detail/3442

[una promettente nuova porta per una pace giusta e duratura.].

362

La reazione del Regno Unito potrebbe trovare spiegazione nel fatto che la concessione degli Stati Uniti potesse presagire una significativa perdita d’influenza britannica nel nuovo post-Cold War scenario.

363

A questa seguirono altre due visite nel Settembre 1998 e Dicembre 2000.

364 Jay P. Dolan, Op. Cit.,, pp. 300-301.

pace nel giorno 9 aprile 1998, anche se in realtà si giunge ad una conclusione solamente il giorno seguente con la firma del Good Friday Agreement (o Belfast Agreement).

L‘accordo di pace prevedeva, in primo luogo, il trasferimento dei poteri (devolved parliament) da Londra a Belfast, dove si sarebbe avuta la condivisione dei poteri tra i partiti nazionalisti e unionisti nel Northern Ireland Assembly e l‘Executive Committee. Inoltre si predisposero ulteriori provvedimenti quali il disarmo, una maggiore attenzione per i diritti umani, la demilitarizzazione del territorio, un rinnovo delle forze di polizia, e infine, il riconoscimento dello status dei prigionieri366.

Si può affermare che la globalizzazione creò l‘arena internazionale che consentì ai soggetti politici di giungere infine al Good Friday Agreement (GFA). Oltre all‘intervento degli Stati Uniti, legato, come si è visto, alla fine della logica bipolare e alle azioni di lobby degli Irish Americans, il nuovo sistema internazionale nel suo insieme favorì il processo di pace. Per esempio, cospicuo fu il sostegno finanziario, come confermano Ruane e Todd: ―in the 1980s, the International Fund for Ireland, the generous EU cross-border funding; in the 1990s the peace process and GFA saw an increased pace of inward investment, some promoted explicitly as part of the ‗peace dividend‘.367

Inoltre, l‘era globale ha portato nello scenario mondiale nuove entità sovranazionali che hanno avuto un peso rilevante in Irlanda del Nord attraverso legami, che in rari casi sono stati ―state-initiated or state sustained‖368. Per

esempio l‘intervento dell‘Unione Europea – dove l‘Irlanda del Nord vanta un numero di rappresentanti parlamentari più che proporzionale rispetto alla popolazione369 – non si limitò all‘invio di finanziamenti, ma venne anche istituito un

programma speciale370 allo scopo di rafforzare il processo di pace nordirlandese.

366

Kristin Archick, Northern Ireland: The Peace Process, (libro non ancora pubblicato), p. 1.

367

Joseph Ruane e Jennifer Todd, “The Northern Ireland conflict and the impact of globalization” in Op. Cit., p.113. [negli anni Ottanta, il Fondo Internazionale per l’Irlanda, il generoso finanziamento transnazionale dell’UE; negli anni Novanta il processo di pace e il GFA videro aumentare il ritmo degli investimenti verso l’interno, alcuni promossi esplicitamente come parte dei ‘vantaggi portati dalla pace’.+.

368 Ivi, p. 115. [iniziati dallo stato o sostenuti dallo stato]. 369

Ivi, p. 116.

370 The European Union’s Special Support Programme for Peace and Reconciliation in Northern Ireland e The

Il modello europeo inoltre, come si è detto, fu importante nell‘ispirare importanti traguardi nel processo di pace. Ma, poiché nessuna entità politica internazionale era di fatto in grado di produrre una definitiva risoluzione del conflitto, il modello europeo fu funzionale solo a dare un orientamento alla politica nordirlandese in questo senso. Usando le parole di Ruane e Todd: ―The Downing Street Declaration, the joint Framework Document and the Good Friday Agreement were carefully drafted documents, designed to help resolve a specific conflict, rather than philosophical blueprints applied to the case.‖ 371

Certamente il processo di globalizzazione ha migliorato il clima politico interno ed internazionale in Irlanda del Nord, consentendo l‘avvio delle negoziazioni. Tuttavia, sebbene abbia consentito una trasformazione nella strategia politica legata alla risoluzione del conflitto, la globalizzazione non ha agito nel modificare il sistema di rapporti interno alle comunità, che sta alle basi del conflitto stesso.

4.4. Irlanda del Nord: perché il problema non può considerarsi