L’atteggiamento della Santa Sede verso questi temi durante il periodo di studio fu di una
condanna forte e netta. La condanna venne formulata in encicliche e in altri documenti papali,
così come nel diritto canonico. La si può rilevare anche nelle feste religiose introdotte con il
fine di attaccare quelli che erano ritenuti i mali del tempo, come il liberalismo, gli stati liberali
e la massoneria. Questi errori della società moderna furono fustigati ben prima del 1870. Ad
esempio, la massoneria fu condannata per la prima volta nel 1738 da papa Clemente XII nell’enciclica “In Eminenti”. Da primo intervento fino al 1936, fine di questo periodo di
studio, la massoneria fu censurata da diversi papi. Nella seguente tabella si presenta il nome
del Papa, della lettera o della costituzione apostolica o della enciclica con cui fu condannata
e, infine, la data di pubblicazione del documento di condanna.
88 G. DE ROSA, Il movimento cattolico il Italia. Dalla restaurazione all’età giolittiana, Laterza Roma-Bari 1988. p. 48.
Tabella #1
Papi, encicliche, lettere e costituzioni apostoliche che hanno condannato la massoneria e loro data di pubblicazione
Nome del Papa Nome dell’Enciclica o altro documento
Data di pubblicazione
Clemente XII Lettera Apostolica: In
Eminenti,
24 aprile 1738
Benedetto XIV Costituzione
Apostolica: Providas
18 maggio 1751
Pio VII Costituzione
Apostolica: Ecclesiam a Jesu
Christo,
13 settembre 1821
Leone XII Costituzione Apostolica: Quo
Graviora,
13 marzo 1825
Pio VIII Enciclica: Traditi Humilitati 24 maggio 1829
Gregorio XVI Enciclica: Mirari Vos 15 agosto 1832
Pio IX Enciclica: Qui Pluribus
Allocuzione: Quibus
Quantisque,
Enciclica: Nostis et Nobiscum, Enciclica: Quanta Cura,
(Sillabus)
Alocuzione: Multiplices Inter, Costituzione
Apostolica: Apostolicae Sedis, Lettera
Apostolica: Quamquam, Lettera Apostolica: Exortae.
9 novembre 1846 20 aprile 1849 8 dicembre 1849 8 dicembre 1864 25 settembre 1865 12 ottobre 1869 29 maggio 1873 29 aprile1876
Leone XIII Enciclica: Humanum Genus,
Enciclica: Dall´alto
dell´Apostolico Seggio,
Enciclica: Inimica Vis, Enciclica: Custodi di Quella
Fede.
20 aprile 1884
15 ottobre 1890 8 dicembre 1892 8 dicembre 1892
Pio X Parla sulla massoneria nelle
Encicliche: Vehementer Nos, e
Une Foi Encore.
11 febbraio 1906 6 gennaio 1907 Fonte: Elaborazione propia.
La Santa Sede considerava il liberalismo e gli stati liberali alla stregua della
massoneria, mali moderni che dovevano essere condannati e combattuti. La riprovazione era specifica anche nel testo del Dogma dell’Immacolata Concezione, nel Sillabus e nelle
deliberazioni del Concilio Vaticano I. Il dogma dell’Immacolata Concezione, decretato nella
bolla “Ineffabilis Deus” dell’8 dicembre 1854, voleva sollecitare nelle “masse popolari del
mondo cattolico nel segno entusiastico del culto mariano” l’opposizione contro le proposte
e il modo di vita indicato dal liberalismo, critico verso la Chiesa e la religione. Il dogma ricordava che la “imago Mariae” riproduceva quella della stessa Chiesa cattolica: dunque la
Chiesa era uguale a Maria concepita “sine macula” e aveva bisogno del potere temporale per
poter sviluppare il suo ruolo e per diffondere i comandamenti che Dio, il suo creatore, le
aveva consegnato.89
Il Sillabus condannava in special modo il liberalismo quando inneggiava alla libertà di
pensiero, stampa e religione. Nel Sillabus, pubblicato insieme all’enciclica “Quanta Cura”, si dichiararono anatemi “los últimos principios del Liberalismo radical”,90 assieme al
panteismo, il naturalismo, il razionalismo assoluto e moderato, l’indifferentismo, il
latitudinarismo, le società segrete, bibliche e clerico-liberali, così come ogni tentativo di
concedere dei diritti ad appartenenti ad altre fedi che non fossero il cattolicesimo. Inoltre, si
esecrava ogni intenzione di dare un potere supremo allo Stato sopra la Chiesa, di introdurre
la separazione tra lo Stato e la Chiesa, di dare allo Stato un carattere etico, facendone il
creatore della sua propria morale con il risultato inevitabile di condurre alla separazione già
indicata; di permettere il matrimonio civile, di permettere la libertà di coscienza, di togliere
il potere temporale al Papa e, infine, indicargli come doveva comportarsi.91
89 C.M. FIORENTINO, Dalle stanze del Vaticano il venti settembre, p. 290.
90 G. MARTINA, La Iglesia, de Lutero a Nuestros días. Tomo III, Época de Liberalismo, Ediciones Cristiandad, España 1974, p. 219.
91 E. ROSSI, (a cura di). Il Sillabos, Parenti, Firenze 1957. pp. 31-51. Così come MARTINA, La Iglesia, de Lutero a Nuestros días, (Tomo IV), pp. 217-26.
Il Concilio Vaticano I fu l’occasione per la Chiesa di ribadire la sua posizione contro il
laicismo nato con la Rivoluzione francese e che si stava diffondendo nella società del
periodo.92 Il principale tema discusso nel concilio riguardava la dichiarazione dell’infallibilità papale. Secondo una parte dei vescovi, una dichiarazione del genere poteva
diventare “un atentado contro los derechos de los obispos, relegados a un segundo lugar
frente al pastor supremo”. Con una tale dichiarazione si poteva staccare il Pontefice dal corpo
della Chiesa, al punto che per alcuni, i vescovi presenti al Concilio si presentavano come “príncipes de la Iglesia, [pero que] volverían a sus respectivas sedes convertidos en simples
funcionarios de un monarca absoluto de tipo oriental”.93 Il Concilio Vaticano I iniziò l’8
dicembre 1869 e i 774 vescovi che si trovavano a Roma (alla fine ne rimasero 600)94 si
divisero in due parti: la grande maggioranza a favore dell’infallibilità e un piccolo gruppo
contro questa dichiarazione. Quasi tutti i vescovi italiani, latinoamericani, spagnoli, irlandesi, missionari, un gruppo di francesi, svizzeri e belgi erano d’accordo sulla dichiarazione di
infallibilità. Il secondo gruppo era composto da vescovi austriaci, tedeschi, ungheresi, un
gruppo consistente di francesi e di cattolici liberali, capeggiati da Dupanloup, Dorboy, Maret,
Ketteler, Ruscher, Schwarzenberg e Strossmayer.95
Nei piani della Santa Sede si pensava di presentare cinque documenti, però per diversi
motivi, non ultimo la presa di Roma, ne furono discussi solo due. Il primo documento venne presentato con il nome “De doctrina Catholica” e fu approvato all’unanimità il 24 aprile
1870 con il titolo “Dei filius”. Il testo riguardava la “concezione cattolica della creazione,
92 MARTINA, La Iglesia, de Lutero a Nuestros días, (Tomo IV), p. 227. 93 MARTINA, La Iglesia, de Lutero a Nuestros días, (Tomo IV), p. 234. 94 LILL, Il potere dei papi. Dall’età moderna a oggi, p. 80.
rivelazione e fede e il rapporto tra fede e ragione”.96 Il 18 luglio 1870, con l’assenza di 4
cardinali, 2 patriarchi, 24 arcivescovi e una sessantina di vescovi che avevano lasciato Roma, ebbe luogo la votazione per la costituzione chiamata “Pater aeternus”, la quale ottenne “533
voti favorevoli e soltanto due contrari”. Il voto ratificava il dogma dell’episcopato universale
del pontefice e della sua infallibilità.97 La costituzione era composta da 4 capitoli, ma solo
gli ultimi due di speciale importanza. Il terzo capitolo riguardava il primato giurisdizionale del Papa e il quarto l’infallibilità del magistero papale, capitolo che rafforzava la figura e la
persona del Sommo Pontefice. Il documento definiva l’infallibilità “ex cathedra”, il che
significava che: “cuando el papa, en el ejercicio de su supremo magisterio y como pastor de
todos los cristianos, define con su suprema autoridad apostólica una doctrina que atañe a toda la Iglesia en cuestiones de fe o de moral” non sarebbe stato mai in errore e, quindi,
quanto da lui affermato era irrefutabile. Una tale definizione gli conferiva un potere smisurato all’interno della Chiesa e, di conseguenza, abbatteva anche un postulato del gallicanesimo
che sosteneva che la decisione del magistero papale era revocabile “con el consenso de la
Iglesia”.98 Il 19 luglio 1870 scoppia la guerra tra Francia e Prussia e “la mayor parte de los
obispos juzgó oportuno ausentarse de Roma”. Il 1º settembre ebbero luogo alcune sedute,
ma il 20 ottobre, un mese dopo la presa di Roma “el concilio quedó suspendido por tiempo
indeterminado”,99 però non senza lasciare un’eredità preziosa per il papato e la sua figura.
La dichiarazione di infallibilità decretò la fine dell’ormai decadente gallicanesimo ed “estimulo el proceso de centralización… y reforzó la autoridad del papado precisamente en
96 LILL, Il potere dei papi. Dall’età moderna a oggi, p. 81. 97 LILL, Il potere dei papi. Dall’età moderna a oggi, p.82.
98 K. SCHATZ, El Primado del papa. Su historia desde los orígenes hasta nuestros días, Sal Terrae Santander, España 1996, p. 224.
un momento en que abundaban los ataques contra él”.100 Si formò così un ambiente dove il papato primeggiava al punto di credere che sempre si “haría de la voluntad del papa el
criterio de la Iglesia”.101
Si arriva così al 1870, anno di inizio di questo lavoro, quando la Chiesa aveva definito
esplicitamente la sua condanna del liberalismo (laicismo, secolarizzazione, libertà di stampa,
di pensiero e di religione erano frutto del liberalismo), degli stati liberali e della massoneria,
dovunque fossero presenti, in Europa oppure in America. Stabilito che la Chiesa li aveva già
stigmatizzati come errori della società moderna, si vedrà ora brevemente come si comportò
la Santa Sede nel periodo tra il 1870 e il 1936 per affrontarli. Nel caso latinoamericano, dopo
il 1870, il secondo liberalismo fece la sua apparizione nella quasi totalità dei neonati stati
indipendenti del Nuovo Continente. Questo liberalismo sotto la bandiera di ordine e progresso, della lotta tra civiltà e barbarie, così come per l’influsso del positivismo, la
massoneria e il razionalismo avviò un processo di secolarizzazione delle società di ogni
Nazione, così come la separazione tra lo Stato e la Chiesa cattolica. I casi più famosi in
America Latina furono quello messicano, affermatosi nel decennio1850-1860 con Benito
Juárez e consolidato nel 1870102 dai suoi successori e quello cileno iniziato dopo il 1863. Il
100 MARTINA, La Iglesia, de Lutero a Nuestros días, (Tomo IV), p. 256. 101 K. SCHATZ, El Primado del papa. Su historia desde los orígenes, p. 226.
102 Il caso messicano è molto particolare, visto che il Messico è uno dei Paesi latinoamericani più cattolici. Qui si registrarono le lotte più cruente tra Stato e Chiesa, ad esempio, nel 1833 il governo decretò il divieto alla Chiesa di vendere oppure di trasferire le sue proprietà, provvedimento attraverso il quale il governo si appropriò delle missioni del nord di Messico. Durante il periodo di Benito Juárez si decretarono diverse leggi, nel 1857, la “Ley Lerdo” del 25 giugno che dettava la “desamortización de los bienes eclesiásticos”; nel 1859 “se declaró
la nacionalización de los bienes de la entidad religiosa, acompañada con la reducción de fueros o privilegios a clérigos y la prohibición de que los asuntos civiles fueran ventilados en tribunales eclesiásticos”. Durante il
porfiriato (1887-1911), la situazione della Chiesa migliorò. Porfirio Díaz “no sólo no la combatió sino que la
incorporó en su proyecto de gobierno para regir la nación”. Mentre nei decenni 1920-1930, il rapporto tra
Stato e Chiesa si trasformò in un vero incubo che sboccò nella guerra civile. Nel 1926, nel periodo costituzionale di Plutarco Elías Calles, venne approvata la denominata “Ley Calles” che in sintesi era la massima “expresión
de la supremacía del Estado sobre la Iglesia”. Questo provocò nel 1927 la guerra conosciuta come la
“Cristada”, tema che sarà sviluppato più avanti in questo capitolo. Le citazioni di questo paragrafo vengono dal testo: J. MARTÍNEZ, Relación Estado-Iglesia y promulgación de las leyes de liberta de culto
liberalismo si affermò anche in Guatemala nel 1871 con Justo Rufino Barrios, El Salvador grazie all’influenza dello stesso Barrios dopo il 1875, Colombia a partire dal 1850 e Ecuador
dopo la morte del presidente Gabriel García Moreno, avvenuta nel 1875. In questi Paesi il
programma di governo presentava diversi punti simili, ma questo non vuol dire, come la
Santa Sede credeva, che in tutti i Paesi la realtà fosse la stessa103 anche se era simile il
comportamento dei liberali.104 Difatti, la Chiesa cattolica dovette affrontare ovunque le
espulsioni di vescovi e di ordini religiosi, la confisca dei suoi beni, dichiarazioni di libertà di stampa, pensiero e coscienza, la “separazione” tra Stato e Chiesa (ma questa misura in realtà
era indirizzata a controllare il vertice cattolico e non comportava una vera e propria separazione), la secolarizzazione dei cimiteri, della scuola pubblica e la l’affermazione della
laicità dello Stato. Questi interventi venivano presi nel quadro di un ordinamento “democratico” che veniva proposto come modello politico dei Paesi latinoamericani.105
México/España. Una mirada comparada, en Estado Laico y Contrarreforma al 24 Constitucional, E.
MASFERRER (comp), Libros de la Araucaria, México 2013. pp. 80-82.
103 E. LUQUE, Libertad eclesial y separación Iglesia-Estado en Colombia. Opción del Delegado Apostólico
Monseñor Mieczyslaw Ledochowskip, «Boletín de Historia y Antiguedades», Num. 828, 2005, scaricabili dal
sito <http://www.colombiaaprende.edu.co/html/mediateca/1607/articles-113067_archivo.pdf> (luglio 2017) p. 28.
104 L’enciclica “Exortae in sita ditione”, di Pio IX, dell’aprile 1876, dimostra l’inconsistenza del pensiero papale quando comparava il Brasile al resto dell’America Latina nel condannare l’errore che sosteneva che i movimenti massonici non erano contrari alla fede cattolica. La massoneria nel continente americano si differenziava da Paese a Paese. La massoneria messicana e guatemalteca era anti-clericale, ma la massoneria costaricana era composta da diversi sacerdoti che, invece, di volere la distruzione del cattolicesimo ne volevano assumere il controllo.
Ugualmente, i liberali latinoamericani si comportavano in maniera differente nei confronti del cattolicesimo. Benito Juárez durante l’epidemia di colera del 1850 temendo di morire si era confessato, aveva fatto la comunione e partecipato a una processione a Oaxaca; più tardi, quando diventò “perseguidor” della Chiesa, volle lo stesso che sua figlia venisse educata da un prete e non le permise il matrimonio civile. Justo Rufino Barrios osteggiava invece solo i cattolici, ma non il cristianesimo in generale, al punto che cercò di instaurare in Guatemala comunità di protestanti statunitensi che, secondo lui, avrebbero migliorato l’economia nazionale. In: E. CÁRDENAS, América Latina: La Iglesia en el siglo liberal, Pontificia Universidad Javeriana Facultad de Teología y Centro Editorial Javeriano (CEJA) Colombia, 1996, p. 47. E.R. BENDAÑA, La Iglesia en la
Historia de Guatemala, Editer Artemis Guatemala 2011.
105 In un Paese come il Nicaragua, dove i liberali giunsero al potere nel 1892, il loro comportamento fu “uguale” a quello dei loro compagni che lo avevano assunto nel decennio del 1870.
La realtà in Europa non era molto differente. Secondo i vertici cattolici, l’Italia costituita
nel 1861, si era impadronita di Roma nel 1870 per farla diventare la capitale di un regno guidato da liberali e massoni. In Francia, cadeva Napoleone III, ultimo “amico” della Santa
Sede, dopo essere stato sconfitto dai prussiani. La Francia viveva un’epoca di eventi
drammatici, con la formazione della Terza Repubblica il 4 settembre 1870 e quindi con l’apparizione della Comune di Parigi che governò la capitale dal 18 marzo al 28 maggio
1871. La Comune lasciò un triste ricordo nei parigini: in una sola settimana “vengono
giustiziate negli scontri o dopo procedimenti sommari” almeno 20.000 persone. La caduta
della Comune fu veloce, però diede forza al modello democratico francese il quale, nel 1875, mediante l’Assemblea nazionale approvò tre leggi che rafforzarono la democrazia stabilendo
il nuovo Parlamento diviso in due Camere, una denominata Camera dei Deputati, eletta
attraverso il voto universale dei cittadini di sesso maschile e il Senato, che era composto da
due tipi di membri, i senatori a vita e i senatori che erano eletti da un corpo elettorale di
secondo grado.106
In quegli stessi anni anche la Germania raggiunge l’unità. Il 18 gennaio 1871, grazie
all’unione di Prussia, Baviera, Sassonia e altre regioni minori venne stabilito l’Impero
tedesco, grazie all’opera diplomatica di Otto Von Bismarck, che si avvalse del sentimento
antifrancese per raggiungere un’unità di portata storica. L’esercito, impegnato sul campo di
battaglia, riuscì a sconfiggere le forze armate francesi e a entrare a Parigi, occupando le regioni contese dell’Alsazia e della Lorena. Tempo dopo i principi tedeschi incoronarono
106 M. BANTI, L’età contemporanea. Dalle rivoluzioni settecentesche all’imperialismo, Laterza, Bari 2011. pp. 307-09.
Guglielmo I di Prussia imperatore tedesco e con questo l’unificazione della Germania
divenne un fatto compiuto.107
Oltre a questi processi di unione nazionale, la Chiesa cattolica doveva affrontare anche
la realtà dei movimenti operai, sorti in seguito alla Rivoluzione industriale. Il mondo
occidentale, nel periodo di studio preso in esame, dovette fare i conti con la Comune di Parigi, l’apparizione di anarchici e di populisti, il socialismo e la sua Internazionale, il sindacalismo,
i movimenti operai dei cattolici e anche il socialismo russo e la rivoluzione del 1917.108Allo
stesso tempo, si stava sviluppando, con differente fortuna a seconda del Paese, il sistema
politico denominato democrazia, un modello con il quale la Chiesa cattolica si scontrò.
Questo ordinamento si basava infatti sul riconoscimento della libertà di pensiero, di stampa
e di religione, tutti aspetti che erano considerati conseguenze del liberalismo, che lo stesso
Leone XIII e i poi papi fino a Pio XI catalogarono come un errore.109
La Roma cattolica si era trovata senza un territorio proprio, senza un esercito che la
potesse difendere, esposta agli attacchi da diversi fronti. Erano in pericolo non solo l’istituzione, ma le sue figure simboliche, che per anni erano state rispettate ed anzi avevano
costituito i poli di aggregazione della vita sociale. Come contromisura si prese quindi la
decisione di consolidare la figura del Papa e di sviluppare le devozioni attribuendo ad esse
significati adeguati alle nuove condizioni storiche. Questo processo non iniziò nel 1870, ma
ben prima, nel decennio del 1850. In queste pagine però si vedrà come si realizzò il processo
dopo questa data.
107 P. VIOLA, Storia moderna e contemporanea. III. L’Ottocento, Einaudi Torino 2000. pp. 157-59. 108 VIOLA, Storia moderna e contemporanea. III. L’Ottocento, pp. 250-281.
109 S. FRIGATO, La Difficile democrazia. La dottrina sociale della Chiesa da Leone XIII a Pio XII (1878-
La figura del Papa era uscita rafforzata dal Concilio Vaticano I. Nel caso dell’America
Latina, il Papa anche se era una personalità rispettata, veniva considerata molto lontana. Prima della fotografia e delle monete che giungevano nel “Nuovo Continente” con la
raffigurazione del pontefice, la maggioranza dei fedeli conosceva il Vescovo di Roma solo
per nome. Non avevano mai visto un suo ritratto o una sua figura. Dopo Pio IX le cose
cambiarono. A partire da quel momento iniziò il processo di esaltazione della figura del Papa
che, prolungatosi nel tempo, è arrivato fino a oggi. Con Pio IX iniziò la devozione al Santo
Padre, Vescovo di Roma. La perdita degli stati pontifici portò i fedeli a sostenere il Papa con
offerte pecuniarie: si era diffusa la convinzione che il mondo cattolico doveva aiutare il suo
leader a cui era stato sottratto il potere temporale. I risultati non si fecero aspettare e l’iniziativa raggiunse un tale successo che il governo italiano ebbe persino la tentazione di
trattenere una parte delle donazioni e, in caso estremo, di non permettere il loro arrivo alla
destinazione finale.
Un altro metodo usato per accrescere la popolarità del Papa fu quello di celebrare
centenari, giubilei e pellegrinaggi. Rusconi, nel suo libro, spiega come questa strategia
permise di creare una figura da seguire e venerare e per cui provare un sentimento di affetto,
visto che il Papa si trovava prigioniero in Vaticano per colpa di un governo liberale-massone e usurpatore del patrimonio di San Pietro. Queste iniziative fomentarono nei cattolici l’idea
che il Papa era un santo-martire, che soffriva con stoicismo ciò che gli toccava vivere a causa degli errori della modernità, che gli aveva tolto la libertà e l’indipendenza.110 Il Papa
cominciò a essere venerato in vita da quei cattolici che si recavano a Roma per ricevere la
110 R. RUSCONI, Santo Padre. La santità del papa da san Pietro a Giovanni Paolo II, Viella Roma 2010. pp. 348-364.
sua benedizione. Qui raccoglievano souvenir della sua figura e immagini di santi, come San Pietro, San Paolo, San Giuseppe, Santa Caterina di Siena, l’Immacolata Concezione, tutte
benedette dal Santo Padre. Divenne comune che il viaggio di nozze di una coppia avesse
come meta il pellegrinaggio a Roma dove avrebbe ricevuto la benedizione del Papa. Inoltre, nel 1876, la Santa Sede offrì l’indulgenza plenaria a coloro che recitavano in preghiera
l’“oremus pro Pontifice”. L’iniziativa ebbe una grande rilevanza tra i cattolici di tutto il
mondo, che potevano ricevere un’indulgenza tutte le volte che indirizzavano a Dio una
supplica per il loro leader.111 Pregare per il Papa diventò, in un certo modo, una “strada” per