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In questa parte del lavoro si tratterà della posizione che prese la Santa Sede nei confronti

della Prima Guerra Mondiale. In particolare, si vuole analizzare la sua posizione neutrale, il

discorso di pace e principalmente la sua esclusione dalle trattative di pace alla fine del

181 CLAUS e VIAN, La condanna del modernismo, pp. 96-97.

182 MARTINA, La Iglesia, de Lutero a Nuestros días, (Tomo IV), p. 53. 183 CLAUS e VIAN, La condanna del modernismo, pp. 175-200.

conflitto, nonostante si trovasse in qualche modo coinvolta per la partecipazione ad esso dell’Italia, che non aveva ancora risolto la “Questione Romana”. Il 28 giugno 1914, Gavrilo

Princip, uno studente serbo-bosniaco, assassinò in Bosnia-Erzegovina a colpi di pistola il principe ereditario Francesco Ferdinando, nipote dell’imperatore e sua moglie,184 dando così

avvio alla serie di eventi che scatenarono la Prima Guerra Mondiale. Come è ovvio la guerra non iniziò solo a causa dell’assassinio di un principe erede, ma rispondeva anche agli interessi

delle potenze europee che si trovavano in pratica divise in due gruppi: la Triplice Intesa,

formata da Francia, Regno Unito e Russia (alleate della Serbia) e il gruppo che racchiudeva

gli imperi centrali Germania, Austria-Ungheria e Impero Ottomano.185 Inoltre, tra le cause vi è da annoverare anche il concetto, allora diffuso in tutta Europa, che la soluzione “ai conflitti

nazionali e le proprie tensioni inter-imperialiste” era il ricorso alla “forza”.186 Allo scoppio

della guerra la Santa Sede rese pubblica la sua posizione di imparzialità e neutralità che,

assieme a un richiamo costante e chiaro alla pace, mantenne sino alla fine delle ostilità.

La guerra era già iniziata, e il 3 settembre 1914, Giacomo Della Chiesa fu eletto vescovo di Roma con il nome di Benedetto XV, in ricordo di Benedetto XIV, “anch’egli bolognese,

l’unico papa che fu in grado di confrontarsi con l’Illuminismo”.187 Il nuovo Papa sapeva che

il ruolo che poteva e doveva giocare la Chiesa cattolica nel mondo, non era già quello di una

potenza terrena che possedeva armi e potere per costringere i suoi nemici a cedere. Considerato che non poteva più contare nemmeno sull’appoggio dei regni cattolici, la Chiesa

doveva basare il suo nuovo ruolo sulla capacità di incidere sulla sfera morale, in special modo nel riuscire a promuovere una “conciliazione di fronte a un’Europa che stava precipitando

184 P. VIOLA, Il Novecento, Einaudi, Torino 2000, p.4.

185 M. BANTI, L’età contemporanea Dalla Grande Guerra a Oggi, Laterza Bari 2011, p 16. 186 VIOLA, Il Novecento, p.7.

se stessa, con fare autodistruttivo, nella “grande guerra.””188 Ne fu dimostrazione

l’impegno del Papa per limitare gli effetti devastanti del conflitto bellico attraverso ampie

operazioni di soccorso per i soldati e per la popolazione civile, così come il suo sforzo di

abbreviare il periodo di guerra per mezzo di appelli per la pace volti a fermare le ostilità.189

Mentre la posizione del pontefice era diretta a cercare una soluzione pacifica al conflitto, i

cattolici del mondo sposavano argomenti assai diversi.

La loro posizione era diversa da quella che il Papa auspicava. Ad esempio, mentre il

pontefice chiedeva la pace, diversi gruppi di cattolici rispondevano a un sentimento

nazionalista che si augurava la vittoria dei loro eserciti sul nemico. Benedetto XV insisteva

nella risoluzione pacifica del conflitto, ma i cattolici, che appartenessero o no ai Paesi belligeranti, presero una posizione definita a favore o contro il blocco dell’Intesa o degli

Imperi centrali. Una dimostrazione di quanto detto lo troviamo nel caso dell’America Latina,

dove tanti cattolici brasiliani, come Oliveira Lima o Vicente Carvalho, sostenevano che la

vittoria dovesse andare alla Germania, potenza che ritenevano meglio equipaggiata della

Francia e della stessa Inghilterra e comunque più vicina alle concezioni cattoliche sull’ordinamento della società.190 Comunque un atteggiamento a favore di Francia,

188 LIL, Il potere dei papi. Dall’età moderna a oggi, p. 114. 189 LIL, Il potere dei papi. Dall’età moderna a oggi, p. 115.

190 P. SCARANO, Atteggiamenti dei cattolici iberoamericani, in Benedetto XV, i cattolici e la Prima Guerra

Mondiale. Atti del Convegno di Studio tenuto a Spoleto nei giorni 7-8-9 settembre 1962, a cura di G. ROSSINI

5 Lune, Roma 1963, pp. 837-838.

In altri Paesi, come nel caso del Costa Rica diverse persone mantennero una posizione filotedesca a causa della bilancia commerciale oppure per i rapporti religiosi che li legavano a questa nazione. In Costa Rica i tedeschi nel periodo della Prima Guerra Mondiale, non solo avevano un influsso per l’opera svolta dai sacerdoti della Congregazione della Missione che erano incaricati del Seminario -bisogna ricordare che anche il vescovo del Costa Rica era tedesco, Juan Gaspar Stork-. Bisogna aggiungere che la maggioranza dei costaricani sentiva una certa affinità con la Germania perché nel periodo 1908-1918 il paese vendeva alla nazione europea non solo caffè, ma anche “antigüedades, cabuya, caoba, caucho, cedro, cocobolo concha perla, cuero de res, plantas”. In quanto alle importazioni, dalla Germania giungeva “hierro de construcción y de cañería, cemento, materiales

de ferretería, mármol labrado y papel tapiz, manteca, material para cervecerías, envases para la industria, utensilios y sustancias farmacéuticas, hilos y tejido de algodón, papeles y tintas para imprenta y materiales de fotografía, abonos, medicinas para ganado, clavos para cercas y salitre.” Nel 1918 nella “Secretaría de

Inghilterra e Stati Unitisi diffuse in molti Paesi latinoamericani, dove queste nazioni avevano

interessi ed influenze sul piano economico, sociale, politico e culturale.191 La posizione

pacificatrice del Papa ebbe eco anche in America Latina, dove i salesiani che già si trovavano

nel continente riprendevano i discorsi del vescovo di Roma –si veda la sua prima enciclica,

per esempio- per esortare alla pace. In America Latina, l’appellativo più usato per indicare

Benedetto XV, era quello di “Angelo della Pace”, per il suo costante impegno per la soluzione pacifica del conflitto, condizione a cui si sarebbe giunti per mezzo di “incessanti

preghiere di pace”.192

In Europa la posizione dei cattolici variò a seconda della loro nazionalità. Ovviamente i

cattolici francesi, inglesi, austriaci e tedeschi, si auguravano una vittoria del loro Paese,

mentre il Papa insisteva con la sua posizione neutrale e pacificatrice. La posizione di Benedetto XV fu all’origine di diversi problemi. I critici lo accusarono di non essere in grado

di prendere una posizione adeguata al momento storico e di soffrire la pressione dei Paesi

belligeranti che, a turno, gli chiedevano il suo sostegno. Questa pressione veniva soprattutto

da quelle nazioni che contavano più cattolici, i quali non accettavano che la Santa Sede si dedicasse a sviluppare un’opera di mediazione per la soluzione del conflitto.193 Il Papa

comunque, mediante il cardinale Gasparri, presentò nel 1917 la proposta “d’una pace senza

vincitori né vinti, senza annessioni né riparazioni”. La proposta pontificia era basata sulla

Gobernación” si trovavano iscritti 72 tedeschi, “comerciantes 21, agricultores 13, sacerdotes y misioneros 12,

mineros 4, oficios domésticos 4, mecánicos 3, jardineros y floricultores 3”, e “un dentista, zapatero, ingeniero, encuadernador, caldero, cocinero, peluquero, pintor de arte, relojero y sastre”. In: G. PETERS, El Negocio del café de Costa Rica, el capital alemán y la geopolítica 1907-1936, EUNA, Costa Rica 2016, pp. 107-121 y

187-211.

191 SCARANO, Atteggiamenti dei cattolici iberoamericani, pp. 834-836. 192 SCARANO, Atteggiamenti dei cattolici iberoamericani, p. 841.

193 M. BENDISCIOLI, La Santa Sede e la Guerra, in. Benedetto XV, i cattolici e la Prima Guerra Mondiale.

Atti del Convegno di Studio tenuto a Spoleto nei giorni 7-8-9 settembre 1962, a cura di G. ROSSINI, 5 Lune,

convinzione che la guerra fosse ormai diventata una “inutile strage”194 e per porne fine

propose i seguenti cinque punti:

1. Disarmo, arbitrio della controversia e garanzie collettive contro gli inadempienti; 2. Libertà dei mari; 3. Reciproco condono di danni e spese di guerra, salvo alcuni casi, evidentemente quello del Belgio; 4. Restituzione reciproca dei territori occupati: da parte della Germania in Belgio, Francia; da parte alleata in Africa e nel Pacifico; 5. Questioni territoriali tra Francia e Germania, tra Italia e Austria da risolvere in spirito di equità e giustizia, avendo riguardo alle aspirazioni dei popoli.195

La proposta venne rifiutata dalle parti belligeranti, nella stessa maniera con cui era stato rifiutato l’appello alla tregua natalizia del 1914. Il diniego alla proposta papale venne da

entrambi le parti belligeranti,196 con l’aggravante che l’appello del pontefice venne fatto passare per un tentativo di voler “salvare l’Austria dal disfacimento”, determinato dal fatto

che si trattava di una nazione cattolica.197

Come si è detto, Benedetto XV voleva che la Santa Sede giocasse un ruolo di neutralità e di pace: questo fu il suo costante atteggiamento nell’ambito internazionale durante la

Grande Guerra. Per questa ragione, all’avvicinarsi della fine del conflitto, si aspettava di

essere chiamato al tavolo dei negoziati di pace che avrebbero messo fine a quella guerra. Si

194 LILL, Il potere dei papi. Dall’età moderna a oggi, p. 116.

195 M. BENDISCIOLI, La Santa Sede e la Guerra e Martini, Angelo. La nota di Benedetto XV alle potenze

belligeranti nell’agosto 1917, in Benedetto XV, i cattolici e la Prima Guerra Mondiale. Atti del Convegno di Studio tenuto a Spoleto nei giorni 7-8-9 settembre 1962, a cura di G. ROSSINI, 5 Lune, Roma, 1963, pp. 43 e

377-378.

196 A. MARTINI, La nota di Benedetto XV alle potenze belligeranti nell’agosto 1917, in Benedetto XV, i

cattolici e la Prima Guerra Mondiale. Atti del Convegno di Studio tenuto a Spoleto nei giorni 7-8-9 settembre 1962, a cura di G. ROSSINI, 5 Lune, Roma 1963, pp. 380-381.

197 R. MOSCA, La mancata revisione dell’art. 15 del patto di Londra, in Benedetto XV, i cattolici e la Prima

Guerra Mondiale. Atti del Convegno di Studio tenuto a Spoleto nei giorni 7-8-9 settembre 1962, a cura di G.

era giunti al punto desiderato dalla Santa Sede perché Roma riacquistasse un rilevante ruolo

a livello internazionale: nel momento della deflagrazione del conflitto si era dichiarata

neutrale cercando la maniera di ristabilire la pace e ora, conclusa la guerra, ambiva ad essere

uno dei promotori di un accordo in quanto portatrice delle istanze universali di equità e giustizia che a tutti dovevano stare a cuore. L’obiettivo principale che il Papa si prefissava

era di accrescere “notevolmente il prestigio internazionale” della Santa Sede.198 La curia

romana, però, aveva perso il peso politico del passato. Il mondo diplomatico era cambiato, la realtà politica era un’altra, i governi si consideravano capaci di portare a compimento un

progetto di equilibrio mondiale senza l’intervento di un’istituzione religiosa che opinasse

sulla validità etica delle proposte presentate al tavolo dei negoziati. Soprattutto poi, come ben mostra il caso dell’Italia, vi erano interessi politici in gioco per evitare l’intervento della Santa

Sede al congresso di pace.

All’inizio della guerra l’Italia era un Paese neutrale che, sebbene avesse firmato con la

Triplice Alleanza un trattato di difesa nel 1882, non ritenne di intervenire nel conflitto in

quanto la sua partecipazione doveva avvenire, appunto, solo in caso di difesa e non in seguito

ad una guerra di aggressione come quella voluta dagli Imperi centrali.199 In realtà, in Italia l’ambiente era confuso. Si trovavano sia gruppi che chiedevano l’entrata in guerra, sia gruppi

che rifiutavano la partecipazione al conflitto. Il governo italiano si muoveva

diplomaticamente con i suoi ministri Sonnino e Salandra per verificare se era negli interessi

del Paese affiancare uno dei due schieramenti. Il gruppo dei non interventisti era eterogeneo:

si andava da Giovanni Giolitti ai socialisti, che avevano preso una posizione di neutralità

198 LILL, Il potere dei papi. Dall’età moderna a oggi, p.116.

assoluta, fino a ex-sindacalisti, anarchici e al liberale Luigi Albertini.200 Intanto, le consultazioni di Sonnino e Salandra continuavano: gli imperi centrali offrivano all’Italia, in

caso di entrata in guerra e di vittoria, il territorio del Trentino e del Friuli, escluse Gorizia e Trieste, e un protettorato sull’Albania. Invece la Triplice Intesa offriva il Tirolo meridionale

di lingua tedesca fino al confine del Brennero, tutta la Venezia Giulia e la Dalmazia, esclusa

Fiume, un protettorato sull’Albania e la provincia turca di Adalia sulla costa meridionale dell’Anatolia.201 Alla fine, l’Italia entrò in guerra a fianco dell’Intesa, dichiarando la guerra

all’Austria il 24 maggio 1915 e un anno dopo alla Germania. La sua entrata in guerra venne

ratificata mediante la firma del Patto di Londra, il documento che indicava chiaramente cosa avrebbe ottenuto l’Italia nel caso di una vittoria dell’Intesa. Questo documento stabiliva un

punto molto importante per il governo italiano. L’articolo 15º recitava: “La France la Grande

Bretagne et la Russie appuieront l’opposition que l’Italie formera a toute proposition tendant à introduire un représentant du Saint-Siège dans toutes les négociations pour la paix et pour le règlement des questions soulevées par la présente guerre”.202 La richiesta del governo italiano nasceva dal fatto che non si voleva che la “Questione romana” diventasse un

problema internazionale, ma che rimanesse circoscritto ad un rapporto tra l’Italia e la Santa

Sede.

La curia papale, mediante il cardinale Gasparri, cercò con ogni mezzo, ma senza

successo, di far sedere la Santa Sede al tavolo dei negoziati. Non vi era infatti maniera di poter cambiare oppure cancellare l’articolo 15º, visto che l’impegno era stato formalmente

sottoscritto da tutti i Paesi interessati. L’Inghilterra, per esempio, si trincerò dietro un

200 BANTI, L’età contemporanea Dalla Grande Guerra a Oggi, p. 19. 201 VIOLA, Il Novecento, p.18.

argomento diplomatico: il Papa era da considerarsi come un “sovrano di stato neutrale.

Perciò non era possibile che un suo rappresentante partecipasse al congresso della pace senza il consenso dei belligeranti”.203 La Santa Sede insistette per modificare lo stato delle

cose. In un primo tentativo, il cardinale Gasparri chiese, mediante il governo belga, un mutamento nella formulazione dell’articolo 15º del Patto di Londra: “Aucun non belligérant

ne sera admis à la conférence éventuelle de la paix, si ce n’est du consentement des soussignés”.204 Né questa né altre proposte ebbero successo e quindi la Santa Sede venne

estromessa dal Congresso di pace che avrebbe chiuso il triste capitolo della Grande Guerra.

Un elemento, sollevato da Mosca nel suo lavoro, merita di essere valutato. Mosca ritiene che

la paura dei responsabili della politica italiana fosse infondata, visto che la possibilità che la

Santa Sede potesse introdurre il problema della “Questione Romana” ai negoziati di pace era molto scarso. La “Questione Romana” “era già risolta dal 1870” per tutta l’Europa.205 Il

Papa era alla ricerca del riconoscimento di un ruolo morale per la Santa Sede nel nuovo

ordine mondiale, dove il pontefice auspicava di essere considerato un protagonista ai fini

della pace in Europa. A dimostrazione di questa prospettiva sta la proposta avanzata dal papa

nel 1917: “un desarme, el arbitraje en las controversias, la libertad de los mares, la

restitución de los territorios ocupados y la solución equitativa de los problema territoriales”.

I Paesi belligeranti videro in questa proposta una mano tesa alla Germania e all’Austria. Essa

venne quindi scartata da chi avrebbe poi vinto la Guerra.206 Alla fine la Santa Sede non poté

prendere parte a nessuna trattativa in favore della pace. Il papato, in un certo senso, uscì comunque vittorioso dall’intera questione, visto che si era guadagnato la fama di istituzione

203 MOSCA, La mancata revisione dell’art. 15 del patto di Londra, p. 402. 204 MOSCA, La mancata revisione dell’art. 15 del patto di Londra, p. 403. 205 MOSCA, La mancata revisione dell’art. 15 del patto di Londra, 413. 206 MARTINA, La Iglesia, de Lutero a Nuestros días, (Tomo IV), p. 114.

neutrale che cercava la pace per tutti e non giocava sulla scena internazionale come un attore che per i propri interessi si schierava a favore di una parte o dell’altra.