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Il Costa Rica fu la provincia più povera della colonia spagnola durante i quasi tre secoli che questa porzione di terra fu “proprietà” della monarchia iberica. Dopo l’indipendenza

dalla Spagna, nel 1821, le cose non cambiarono molto. Il periodo di adesione alla “República

Federal Centraomericana” (1821-1842) non produsse modificazioni significative nel campo

economico. Sarà con l’esportazione del caffè, che si verificò in maniera sistematica dopo il

1842, che il Paese trovò il prodotto che gli permise di raggiungere i mercati internazionali. Prima che il caffè diventasse il “grano de oro”, i costaricani si erano dedicati alla ricerca di

un prodotto che potesse inserire il Paese nell’ordine commerciale ed economico

internazionale. Ne è dimostrazione il fatto che il neonato Stato costaricano, desideroso di far decollare l’economia, decretò diverse leggi che ne incentivavano la crescita. Tra queste si

trovarono le politiche di promozione dell’emigrazione (con il doppio scopo, uno economico

e l’altro per un maggior controllo sul territorio), così come l’esenzione delle tasse su diversi

prodotti. Ad esempio, lo Stato decretò nel 1825, la proibizione del pagamento della decima al clero e l’eliminazione delle tasse a generi come: “café, algodón, grana, añil, trigo o bien

cría de ganado en pequeña escala”.253 Il provvedimento aveva l’intenzione di promuovere l’emigrazione e di trovare un prodotto che si potesse vendere all’estero in grandi proporzioni.

253 B. HILJE, La colonización agrícola de Costa Rica (1840-1940), «Nuestra Historia», fascículo 10, 1992. p. 6.

Come si vede nel 1825, il caffè era già un prodotto che si coltivava in Costa Rica anche se

non ai livelli di venticinque anni dopo.

Il caffè cominciò ad essere esportato dal 1820. Quell’anno, infatti, venne effettuata

una vendita di piccole dimensioni sul mercato di Panama. Nel 1835 il signor Jorge Stiepel

esportò del caffè in Cile. Queste esportazioni non devono essere viste come il consolidamento

della vendita del caffè costaricano sul mercato mondiale, fatto che cominciò a essere

consistente dopo il 1838 e con più incisività dopo il 1842. Prima che il caffè diventasse il prodotto principale dell’economia costaricana, sia il governo che i produttori locali si

dedicarono alla ricerca di un articolo che potesse trasformare la stagnante economia

nazionale. Come lo ha ben spiegato José Antonio Salas Víquez, il governo incoraggiò questo

processo durante il periodo 1825-1850, mediante leggi che permettevano acquisire nuovi terreni attraverso tre meccanismi: “Denucios simples, Gracias y Demasías”.254 Lo scopo era

quello di privatizzare la terra e ottenere da questo processo una maggiore ricchezza per i

nuovi proprietari e un prodotto adatto alla commercializzazione. Durante questo periodo

(1825-1850) i costaricani trovavano di che sussistere dall’industria mineraria, dal tabacco,

dalla canna da zucchero e dal “palo de brasil”, oltre a una ridotta produzione che si otteneva

dalle piccole proprietà (questo non vuole dire che prima della crescita nella produzione del

caffè gli abitanti del Costa Rica non erano in condizioni economiche che consentissero loro

di essere auto-sufficienti).255

254 J.A SALAS, La privatización de los baldíos nacionales en Costa Rica durante el siglo XIX: Legislación y

procedimientos utilizados para su adjudicación, «Revista de Historia», Num 15, enero-junio, 1987, p. 73.

255 L.GUDMUNDSON, Costa Rica antes del Café; Sociedad y economía en vísperas del boom exportador. Editorial Costa Rica, San José 1993. p. 193

Nel 1838 il “Jefe del Estado de Costa Rica”, Braulio Carrillo Molina separò questa

nazione dalla “República Federal Centramericana”, trovandosi però davanti all’emergenza

di dover pagare un prestito che la Federazione aveva ricevuto dall’Inghilterra nel 1825.256

Secondo gli accordi presi, il Costa Rica doveva pagare il 15% del debito. Carrillo Molina diede l’ordine che la produzione di tabacco dell’anno 1839-1840 fosse destinata a saldare il

debito. Ciononostante, come spiega la storica Andrea Montero, “la deuda se derogaba hasta

que el vicecónsul inglés lograra vender el tabaco en Nicaragua y comprara otro producto de gusto para los ingleses”.257 Per questa ragione, Braulio Carrillo scrisse una lettera offrendo

invece il caffè, proposta che venne accolta dal commerciante inglese William Le Lacheur

che arrivò al porto di Puntarenas per comprare il prodotto costaricano. Di fatto, fu questo

commerciante ad aprire il mercato inglese al caffè del Costa Rica senza la mediazione delle

case commerciali cilene,258 che si trovavano strategicamente nel porto di Valparaiso, città che si vantava di essere “centro de acopio de otros mercados regionales y reexportador

posterior al resto del mundo”.259 Fu in questa maniera che il Costa Rica entrò a far parte del

mercato mondiale con il caffè. In seguito, la quantità di grani esportati aumentò anno dopo anno. Mentre nel 1832 si esportarono solo 500 quintali in Cile, nel 1849 l’esportazione

aumentò a 90.000 quintali e quindi, nel 1851 la quantità esportata giunse a 200.000

quintali.260 Nel 1870, quando il Costa Rica era già una Repubblica libera e sovrana,

256 C. OBREGÓN, El comercio cafetalero de Costa Rica primera mitad del siglo XX, Ponencia presentada en el tercer Congreso Centroamericano de Historia, San José, Costa Rica, 15- 18 de julio de 1996.

257 MONTERO, Una aproximación a la construcción histórica de la calidad del café, p. 26.

258 J. LEÓN, Empresarios, marinos y comerciantes, in Evolución del comercio exterior y del transporte

marítimo de Costa Rica 1821-1900, a cura di J. LEÓN, Editorial de la Universidad de Costa Rica, Costa Rica

2002, pp. 229-240. In: A. MONTERO Una aproximación a la construcción histórica de la calidad del café, p. 26.

259 J. LEÓN, Patrones generales del comercio marítimo por el Pacífico: Mercados y rutas 1700-1850, «Revista de Historia», Num 43, enero-junio, 2001, p. 335.

260 J. AGUILAR e M. L VILLALOBOS, El crecimiento de Costa Rica en el siglo XX, in Historia económica

de Costa Rica en el Siglo XX (Crecimiento y políticas económicas, Tomo I), a cura di J. LEÓN et al., Editorial

l’esportazione di caffè si stabilì a 180.000 tonnellate,261 vendute in maggioranza in

Inghilterra.

Il caffè rivoluzionò l’economia costaricana. Grazie ai suoi proventi, nel periodo 1850-

1860 si costruirono il primo teatro, gli edifici dell’Università di Santo Tomás, il Palazzo

Nazionale, la “Fábrica Nacional de Licores” e l’Ospedale “San Juan de Dios”. Inoltre, il

governo mise in vigore il regolamento del Ministero delle Finanze, grazie non solo ai monopoli dello Stato, come quello dell’alcol ma anche ai diritti doganali che si incassavano

dall’esportazione del caffè e dai prodotti che entravano al Paese. Una dimostrazione

simbolica del potere del caffè nel Paese sta nel fatto che il Presidente della Repubblica, Juan Mora Porras, dichiarò la guerra ai “filibusteros” nel 1856, solamente dopo aver venduto

l’80% del raccolto di caffè e aver ottenuto così i fondi per poter fronteggiare le spese per la

guerra.

Nel 1870 giunse al potere in Costa Rica il cosiddetto secondo liberalismo latinoamericano, quello che, seguendo l’ideale di ordine e progresso, e di civiltà contro

barbarie, si prefiggeva di consolidare uno Stato liberale nel suo modello economico, politico

e sociale. Dal punto di vista economico si proponeva di seguire la proposta de Adam Smith (e di altri teorici del liberalismo) il quale, sotto l’idea della mano invisibile proponeva

un’economia senza l’intervento dello Stato. Enrique Serrano spiega la proposta di Smith nella

seguente maniera:

Smith plantea que los individuos a través de sus relaciones e intercambios, pueden llegar a definir una noción de justicia común, con independencia del poder político... El que los

miembros de una sociedad puedan llegar a un acuerdo en torno al contenido normativo sin la mediación de una autoridad central significa, para Smith, que el Estado es, no el creador del orden social, sino sólo el garante a posteriori de que se cumplan las normas colectivas.262

I liberali costaricani desideravano seguire questo concetto, però sapevano che per lasciare “fuori” lo Stato dalla questione economica, dovevano diversificare la produzione,

così come trovare i mezzi propizi per mobilizzare e vendere la produzione nella maniera più

veloce possibile per ottenere più ricchezza. Erano consapevoli di quello che significava

essere parte di un sistema agro-esportatore legato a una monocoltura, si trattava di un sistema

sensibile cambi di prezzo secondo la domanda di esportazione e importazione e all’inclemenza del tempo e dei fenomeni della natura, come potevano essere un terremoto o

un’inondazione.263 Per il più veloce trasporto delle merci venne costruita una ferrovia che

univa la capitale San José al porto di Limón, nei Caraibi e così dirigere il caffè ai principali

compratori che al tempo erano: Inghilterra, Germania, Francia e Stati Uniti. In questa

maniera, si evitava il lungo tragitto attraverso lo stretto di Magellano e si inviavano i chicchi direttamente in Europa e nell’est degli Stati Uniti. All’interno di questa logica, non risultò

strano che le politiche liberali propiziarono lo sviluppo di altri prodotti, mediante “...un

conjunto de transformaciones que [dejasen] el camino libre a la nueva expansión agrícola”.264 Queste trasformazioni compresero l’emigrazione in altre parti del paese al di là

della “Valle Central”, la firma di un trattato per la costruzione di una ferrovia nei Caraibi

262 E. SERRANO, Liberalismo y justicia. Reflexiones sobre un debate inconcluso, «Metapolítica», Vol. 2, Num. 6, abril-junio, 1998, p. 7 (Versión HTML). In: R. VIALES, Las bases de la política agraria liberal en Costa

Rica 1870- 1930. Una invitación para el estudio comparativo de las políticas agrarias en América Latina,

«Revista Diálogos», Vol. 2, No. 4, Julio– Octubre, 2001. p. 11.

263 VIALES, Las bases de la política agraria liberal en Costa Rica 1870- 1930, p.26.

264 C.CARDOSO e H. PÉREZ, Centro América y la economía occidental (1520-1930), 1ª. reimpr., EUCR, San José 1983, p. 206. (Edic. orig. 1977). In: VIALES, Las bases de la política agraria liberal en Costa Rica. 1870- 1930, p. 15.

costaricani e la coltivazione di altri prodotti di esportazione diversi dal caffè, soprattutto la

banana e, in maniera minore, il cacao. Lo stesso Presidente della Repubblica nel 1886

affermava che si doveva:

[...]fomentar y proteger el planteamiento de nuevas industrias; en abrir territorios incultos a la acción creadora del trabajo; en promover el ensanche del comercio haciendo fácil y expedito su movimiento; en disponer la construcción de nuevos caminos [y el mantenimiento de los existentes] que crucen la República como arteria vivificadora; y por último dar acogida y protección a cuantas ideas y propósitos sugiere a los espíritus el consejo del trabajo, porque sólo de esa manera se multiplicarán las fuentes de la riqueza pública[...].265

In questo contesto il caffè era il prodotto di punta in Costa Rica. Nel 1883, parte dell’area di produzione ricopriva almeno 30.000 ettari e nel 1925 il minimo di terra dedicata

alla sua produzione raggiungeva gli 83.000 ettari, quasi tutti situati nella “Valle Central”.266

Questa estensione fu superata solo da quella della banana e del cacao. La prima occupava nel

1925, 122.000 ettari e il secondo, quello stesso anno, 145.000 ettari. Più avanti si spiegherà

questo tema nei dettagli.

Nella “Valle Central”, dove si produceva la maggior quantità di caffè, la proprietà

della terra era divisa in maggioranza tra piccoli e medi appezzamenti, con la presenza di alcune grandi proprietà. Queste grandi proprietà si formarono mediante “el mecanismo de

265 B. SOTO, Mensaje que el Presidente de la República, benemérito General don Bernardo Soto, dirige al

Congreso Constitucional de la República, en su reunión ordinaria. 1-5-1886, in Mensajes Presidenciales. 1885-1906, T. III, a cura di C. MELÉNDEZ, Editorial Texto/Academia de Geografía e Historia de Costa Rica,

San José 1981, pp. 15-16. In: VIALES, Las bases de la política agraria liberal en Costa Rica. 1870- 1930, p. 27.

266 Con questo non si vuole dire che la produzione di caffè era limitata alla regione della Valle Central. Il caffè diventò il prodotto che innescò l’emigrazione interna, sia a est che a ovest della Valle Central: Turrialba e Reventazón a est e la regione Alajuela-San Ramón a ovest. Importanti movimenti migratori si diedero anche in Guanacaste e nel sud del Paese. Su questo tema si raccomanda la lettura di: C. HALL, El Café y del Desarrollo

compra-venta”, attraverso il quale i piccoli e medi produttori di caffè, assillati da differenti

momenti di crisi ai quali non potevano far fronte “debieron en el mejor de los casos vender

sus propiedades o le fueron rematadas por deudas que habían adquirido con los capitalistas cafetaleros (principalmente beneficiadores-exportadores)”. Questo causò che tanti figli “de los campesinos quebrados, y por consiguiente empobrecidos, decidieron probar suerte en la frontera agrícola y otros se convirtieron en proletarios (jornaleros)”267 al di là della “Valle

Central”, oppure in terre circostanti. Trovarono ad aspettarli altri problemi, come la

mancanza di vie di comunicazione che permettessero di trasportare i loro prodotti.268 Di

seguito si presenta una tabella che mostra le caratteristiche delle proprietà terriere nella “Valle

Central” del Costa Rica nel periodo 1877-1955. Lo scopo è quello di illustrare la divisione

della terra e come questa veniva lavorata e amministrata dai proprietari.

267 A. MONTERO, Una aproximación a los cambios en el paisaje en el Valle Central de Costa Rica (1820-

1900), «Historia Ambiental Latinoamericana y Caribeña», volumen III, número 2, marzo-agosto 2014, pp. 286-

287.

Tabella # 2

Classificazione delle piantagioni di caffè nel “Valle Central” del Costa Rica nel periodo 1877-1955

Tipo di Terra Quantità di terra Caratteristiche economiche

Piccola proprietà Meno di un ettaro di terra Insufficiente per soddisfare le

esigenze minime di una famiglia.

Presenza di semi-proletari.

Media proprietà Da 5 a 40 ettari di terra Sufficienti per soddisfare le

esigenze minime di una famiglia.

Il lavoro della famiglia nell'unità di produzione era necessario.

Si richiedeva l’assunzione di manodopera per lavorare nell'unità produttiva.

Non richiedeva una complessa amministrazione.

Grandi aziende agricole Più di 40 ettari di terra Richiedeva l’assunzione di

manodopera.

Esigeva una complessa gestione amministrativa. Contrattazione e occupazione permanente di manodopera. Fonti: G. PETERS, La formación territorial de las fincas grandes de café en la Meseta Central: Estudio de la

firma Tournon (1875-1955), «Revista de Historia», Num 9-10, 1980, pp. 96-97. In: MONTERO, Una

aproximación a los cambios en el paisaje, p. 287.

La seguente tabella mostra l’esportazione in dollari del caffè costaricano nel periodo

1885-1920. La tabella presenta una relazione con altri prodotti con l’intenzione di dimostrare come il caffè, nel periodo studiato, era il principale prodotto dell’economia del Paese.

Tabella # 3

Esportazioni in migliaia di dollari della produzione agricola costaricana nel periodo 1890-1920

Anno Caffè Banana Cacao Zucchero Legno Caucciù Totale

1885 1.900 230 3 - 80 20 2.240 1890 6.100 410 10 - 50 2 6.570 1895 4.300 630 5 - 120 5 5.050 1900 3.800 1.350 5 - 380 100 5.540 1905 3.800 3.640 60 - 70 90 7.580 1910 2.750 4.230 40 - 80 100 7.100 1915 3.740 4.430 170 140 50 50 8.530 1918 3.705 3.320 240 110 460 10 7.830 1920 6.935 4.020 470 850 360 10 12.640

Fonte: J. LEÓN, Historia Económica de Costa Rica en el siglo XX (La economía rural Tomo II), Universidad de Costa Rica- ICCE- CIHAC, Costa Rica 2012, p. 87.

In Costa Rica, come si è visto, non si coltivava solo caffè. Oltre ai prodotti per il consumo interno, il Paese produceva altri prodotti per l’esportazione, principalmente banana

e cacao. Si può affermare con certezza che nella divisione e utilizzazione della terra descritta

nei quadri precedenti oltre al caffè si producevano fagioli, mais, canna da zucchero (la sua

produzione serviva per ottenere sia zucchero che alcol), frutta, verdura ed altro. La seguente

Tabella # 4

Area, in ettari, utilizzata per la produzione del consumo interno nel periodo 1890-1920

Anno oppure periodo

Fagioli Mais Riso Subtotale dei prodotti Canna da zucchero Frutta, verdura e radici 1890/1892 5.500 16.800 270 22.580 5.300 Non riportato 1905 7.100 26.700 2.400 36.200 10.400 13.400 1910 11.900 27.500 2.800 42.200 13.100 12.800 1914 10.900 30.700 2.900 44.500 11.900 12.200 1922/1925 7.200 23.600 7.000 37.800 17.100 12.100

Fonti: Cuadro 702 de la Base de Datos del PHECR. In: LEÓN, Historia Económica de Costa Rica en el siglo

XX (La economía rural Tomo II), p. 83.

Alla fine del XIX secolo e all’inizio del XX secolo, i produttori delle zone rurali

utilizzavano tecniche di basso rendimento. Le coltivazioni di caffè, di canna da zucchero e

dei prodotti essenziali, nonché gli allevamenti di bestiame, erano amministrati con metodi

risalenti a 50 anni prima. Nel periodo 1890-1920 sia lo Stato che l’iniziativa privata,

fondarono varie istituzioni e assunsero pratiche che miravano al miglioramento della produzione nazionale. Nel 1903 apparve la “Sociedad de Agricultura”, fondata dai produttori

privati, i quali attraverso le riunioni, una rivista ufficiale, le conferenze offerte e

l’allestimento di campi di prova per diversi prodotti, riuscirono a diffondere nuovi dati e tecniche per l’agricoltura costaricana. Nel 1907, e avendo come base la “Sociedad de

Agricultura” e l’aiuto del governo civile, si crearono “las Juntas Cantonales de Agricultura”.

Con l’appoggio di queste istituzioni, il governo creò il Dipartimento di Agricoltura, il quale

sviluppò “un activo programa de difusión de información, tanto para dar a conocer nuevas

técnicas como difundir las existentes”.269 Le iniziative erano volte al miglioramento della

produzione e dell’economia del Paese la quale, per essere incentrata sul modello agro-

esportatore era esposta a diversi elementi -cambi climatici, offerta e domanda, crisi

economiche nonché lo scoppio della Grande Guerra- la cui rilevanza si analizzerà più avanti.

Nel periodo 1920-1936, l’economia costaricana non subì grandi cambiamenti. A

regnare era sempre il modello agro esportatore, e la UFCo (la United Fruit Company),

mediante cacao, banane ed altri prodotti, era uno dei grandi beneficiari della ricchezza

costaricana. Anche nel caso del caffè, a guadagnare erano sempre i grandi esportatori dei chicchi, non i piccoli proprietari. Eppure, all’interno della “Valle Central” “los pequeños

propietarios” (quelli che possedevano meno di 2 ettari di terreno), erano sempre i principali

produttori di caffè, con l’83% della produzione del Paese proveniente da questa regione. Il

loro numero era di almeno 18.000 persone, che si trovavano però nell’obbligazione di

vendere il loro caffè a “beneficios y exportadores”, perché il caffè senza il passaggio del “beneficiado”270 non valeva nulla sul mercato. Intrappolati nelle regole del sistema, i piccoli

proprietari furono sempre l’anello più debole della catena di produzione del caffè.

Nello stesso periodo, il Costa Rica oltre a produrre caffè (nella “Valle Central”),

produceva: banane e cacao (nel Caraibi), bestiame (nel Pacifico Nord), prodotti minerari (ad Abangares) e cereali di base (diverse zone del Paese). All’interno di questo quadro, lo Stato

in collaborazione con i privati, continuò a creare delle istituzioni che portassero benefici all’economia nazionale. Nel 1922 venne fondata da piccoli e medi produttori la “Asociación

270 Il “beneficiado” è il processo mediante il quale il grano del caffè perde il guscio e diventa solamente il “seme”. Successivamente il chicco si asciuga, si torrefa e quindi si macina. Questo processo, prima del 1840, veniva svolto in forma “secca”, ossia si usava la forza di un paio di buoi per tagliare il guscio. Inoltre, il processo si diede mediante il modello “húmedo”, dove veniva usata la forza idrica che dava al chicco il denominato “oro

o pergamino” definito così per il colore giallo che prendeva. In: A. MONTERO e J. A. SANDÍ, La contaminación de las aguas mieles en Costa Rica: Un conflicto de contenido ambiental (1840-1910) «Revista

Nacional de Productores” con lo scopo di “defenderse económicamente de los bajos precios”. Questo tipo di istituzioni erano urgenti nella realtà costaricana, perché il malessere

del settore rurale era un fatto reale. Nel 1920 venne fondato il “Partido Agrícola”, che aveva

l’obiettivo di difendere i piccoli produttori.271 Anche coloro che si dedicavano al caffè, di

fronte alla crisi del 1929 e a causa dei pessimi prezzi del chicco nel 1932 crearono la “Asociación Nacional de Productores de Café”, base di quello che nel 1933 divenne

l’“Instituto de Defensa del Café”, un organismo statale creato per controllare la “regulación

de relaciones en el sector y de fijación de precios, esto último a través de una Junta de Liquidación de Precios”.272 Questa era la realtà dell’economia costaricana e dei coltivatori.

In seguito si presenteranno i casi della banana e del cacao, produzioni vincolate alla United Fruit Company (conosciuta popolarmente come la “Compañía Bananera”).

La costruzione di una ferrovia inter-oceanica diventò uno dei principali propositi dei

leader del Costa Rica liberale. Per questo, nel1867, venne firmato un contratto tra Juan C.

Fremont di New York e Francisco Kurtze, rappresentante del Costa Rica. Questo contratto

non venne mai messo in pratica, ma venne usato come base con la quale il Presidente della

Repubblica Tomás Guardia firmò un successivo accordo con Henry Meiggs Keith, per la