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Attività finanziarie delle famiglie italiane e confronto internazionale

CAPITOLO 1- LA GESTIONE COLLETTIVA DEL RISPARMIO

1.3. Cenni statistici

1.3.1. Attività finanziarie delle famiglie italiane e confronto internazionale

Questo avanzamento tecnologico, unitamente all’andamento macroeconomico, ha comportato negli ultimi 60 anni profonde variazioni all’allocazione delle attività finanziarie delle famiglie italiane.

Per il settore famiglie si includono le famiglie consumatrici, le famiglie produttrici e le istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie.

La classificazione dell’analisi58 della Banca d’Italia prevede la ripartizione delle attività

finanziarie in:

- biglietti e contanti; - depositi bancari e postali; - obbligazioni e titoli di stato; - azioni e partecipazioni;

- quote di fondi comuni di investimento; - strumenti assicurativi e fondi pensione; - altre attività.

La Figura 1 mostra l’andamento della ricchezza delle famiglie italiane in valori assoluti (i dati sono in milioni di euro).

Si nota come i depositi bancari e postali e gli strumenti assicurativi e fondi pensione, oltre ai biglietti e contanti, anche se con intensità minore, siano le uniche categorie ad avere un incremento continuo in valore assoluto.

Figura 1 - Attività finanziarie delle famiglie italiane – valori assoluti

Fonte: Banca d’Italia, conti finanziari

Le azioni e partecipazioni, le obbligazioni e i titoli di stato ed anche le quote di fondi comuni mostrano riduzioni, talvolta importanti, nei valori assoluti investiti.

Tali andamenti si ritrovano in parte nella Figura 2 che illustra le medesime attività finanziarie però in valori percentuali sul loro totale.

I fondi comuni di investimento iniziano a comparire nei portafogli retail italiani fin dalla loro costituzione, con notevole ritardo rispetto agli altri paesi. Attualmente pesano per il 12% del totale della ricchezza finanziaria delle famiglie ma non hanno mai assunto un ruolo di rilievo tra le scelte di investimento delle famiglie italiane. La massima incidenza è stata raggiunta nel quinquennio 1995-2000 (18%) al termine della bolla del mercato azionario, poi ridimensionata anche a causa di un trattamento fiscale non favorevole.

Ultimamente si rileva una ripresa di questi investimenti, grazie anche agli istituti di credito che spingono il collocamento di fondi comuni agli investitori retail con l’obiettivo anche di incrementare il margine di intermediazione.

Figura 2 - Attività finanziarie delle famiglie italiane – valori percentuali sul totale attività finanziarie

Fonte: Banca d’Italia, conti finanziari

Il risparmio finanziario prima era suddiviso principalmente tra depositi bancari, titoli di stato e obbligazionari, azioni e partecipazioni e marginalmente strumenti assicurativi. Anche questi hanno subito profondi mutamenti. Si noti come i depositi bancari e le azioni siano correlati negativamente: quando la ricchezza investita in depositi bancari diminuisce (1950- 1960 e 1975-1985), gli investimenti in azioni e partecipazioni aumentano; viceversa, quando i depositi bancari aumentano (1960-1975), l’allocazione della ricchezza in azioni e partecipazioni diminuisce.

Gli investimenti in titoli di stato e obbligazioni sono in progressiva riduzione dal 1990, quando rappresentavano il 30% del totale delle attività finanziarie, a causa principalmente della discesa dei tassi di interesse. Tale riduzione si è accentuata in intensità dal 2012. In definitiva, si può affermare che il calo della componente obbligazionaria è andato a vantaggio del risparmio gestito (fondi comuni e strumenti assicurativi e pensionistici).

Figura 3 - Attività finanziarie delle famiglie italiane - valori percentuali sul reddito disponibile

Fonte: Banca d’Italia, conti finanziari

Andamento analogo all’evoluzione delle attività finanziarie in valore assoluto è rappresentato dalle variazioni dell’incidenza della attività finanziarie sul reddito disponibile delle famiglie italiane.

A fronte di un progressivo incremento dell’incidenza dei depositi bancari e postali e degli strumenti assicurativi e fondi pensione, si rilevano andamenti contrastanti per gli investimenti in azioni e partecipazioni che, fino alla crisi finanziaria degli anni 2007-2009, hanno avuto una incidenza sempre maggiore fino a rappresentare il 125% del reddito disponibile. Anche le obbligazioni e titoli di stato hanno il loro peso negli anni ’80 salvo poi perdere sensibilmente quota dal 2010 ad oggi con la relativa incidenza che passa da più del 60% al 30% circa. Andamento altalenante anche per gli investimenti in fondi pensione la cui incidenza sul reddito disponibile aumenta consistentemente sul finire degli anni ’90 – passando dal 5% al 60% – per poi ridursi nuovamente al 20% nel 2008 ed aumentare nuovamente fino ad oggi.

Nonostante i consistenti aumenti della ricchezza finanziaria, la ricchezza reale rimane maggiore. Questo non solo in Italia ma anche in Francia e Spagna.

Calando l’Italia nel contesto internazionale si rileva come la ricchezza finanziaria totale delle famiglie sia pari a 3,8 volte il reddito disponibile, dato simile alla Francia. Spagna e Germania, invece, hanno una ricchezza finanziaria intorno a 3 volte il reddito disponibile; per gli Stati Uniti, Giappone, Regno Unito e Canada, dall’altro lato, lo stesso rapporto è superiore a 5 volte il reddito.

Il rapporto tra attività finanziarie e reddito disponibile è sensibilmente influenzato dalla congiuntura economica ed ha attraversato diverse fasi: dall’espansione nel quinquennio 1995-2000 con lo sviluppo dei mercati azionari fino all’esplosione della bolla dot-com cui sono seguiti quattro anni di recessione. Dal 2004-2006 si è assistito ad un parziale recupero dei mercati borsistici, spinto dalla politica monetaria espansiva della Federal Reserve e terminato poi con la crisi finanziaria e la seguente fase recessiva. Dal 2011 la congiuntura economica globale è migliorata tant’è che in numerosi paesi la ricchezza finanziaria delle famiglie ha superato i valori raggiunti prima della crisi del 2007-2008. Tra questi paesi non figura l’Italia, i cui valori sono ancora inferiori ai livelli registrati nel 2006.

Anche lo sviluppo dei mercati borsistici è avvenuto a diverse intensità. Le borse statunitensi, inglesi e canadesi si sono sviluppate più che nell’area euro, dove l’Italia registra il più basso rapporto tra capitalizzazione di Borsa e PIL.

Nei paesi anglosassoni la previdenza pubblica ha un ruolo più limitato rispetto a quello dei paesi dell’area euro e questo ha comportato maggiori investimenti da parte delle famiglie in fondi comuni, strumenti assicurativi e fondi pensionistici59.