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Nel 1978 ci fu l’avvento al potere di Deng Xiaoping che, già ai tempi di Mao, era a capo della linea riformista interna al PCC. Il nuovo leader avviò un programma di riforme che mirava a riaffermare l’importanza del socialismo, con l’intento di superare le idee che avevano guidato la rivoluzione culturale. Il nuovo approccio, pragmatico e non troppo ideologizzato, seguiva l’ambizioso programma evocato dallo slogan Gǎigé kāifàng - 改革开放 (ovvero riforme e apertura) che aveva come obiettivo le cosiddette “quattro modernizzazioni”, ovvero la ristrutturazione dei settori di industria, agricoltura, difesa nazionale e ricerca scientifica. Queste riforme hanno inciso sia sulle aree rurali sia sulle aree urbane e hanno portato al riconoscimento del “socialismo di libero mercato” da parte del XIV Comitato centrale del PCC nel novembre 1993.

La Costituzione del 1978 fu così prima sottoposta a importanti emendamenti38 e,

infine, del tutto superata. Il procedimento di revisione prese il via con un atto del Comitato Permanente dell’Assemblea del Popolo che dichiarò la Costituzione vigente “in molte parti altamente inadeguata rispetto alle esigenze della gente, con riguardo alla modernizzazione”. Questo organo fu quindi incaricato dal Comitato centrale del Partito di istituire una Commissione per la revisione della Costituzione del 1978 e la redazione di una nuova. Tale revisione fu ispirata da quattro principi: prendere al tempo stesso in considerazione sia la realtà cinese, sia le migliori esperienze e idee straniere; limitarsi alle disposizioni essenziali per garantire l’unità nazionale, la stabilità sociale e il compimento delle “quattro modernizzazioni”; ripartire dalla Costituzione del 1954; farsi guidare dai quattro principi fondamentali contenuti nel preambolo, ovvero socialismo, dittatura democratico-popolare, marxismo-leninismo e il pensiero di Mao Tsedong.

La IV Costituzione della RPC fu adottata dal V Congresso Nazionale del Popolo il 4 dicembre del 1982 ed è tuttora la Costituzione vigente (con gli emendamenti di cui si parlerà). Stilisticamente parlando, nel nuovo testo scompaiono le formule

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vaghe che caratterizzavano le precedenti versioni, si attenuano i toni, mancano gli eccessi ideologici lontani dall’esperienza della gente, e tutto ciò per costruire “un sistema organico di precetti costituzionali volti a delineare un modello di Stato socialista legalitario, efficiente, ispirato alle esigenze della moderna economia”39.

L’obiettivo primario dei costituenti era quello di assicurarsi che gli sforzi pubblici fossero totalmente indirizzati verso la modernizzazione del socialismo cinese, sia da un punto di vista politico che economico. Allo Stato era dunque assegnato il compito di trainare l’economia cinese verso lo sviluppo, così da poter assicurare il soddisfacimento dei bisogni sociali del popolo. Così, il nuovo testo, composto da un preambolo e da 138 articoli divisi in quattro capitoli, anteponeva, per la prima volta, le garanzie in materia di diritti alle norme sull’organizzazione statale.

Nel preambolo, come al solito, veniva ripercorsa la storia della RPC e indicavano gli obiettivi politici ancora da perseguire per il raggiungimento della democrazia socialista. Riprendendo la Costituzione del 1954, la forma di Stato socialista non veniva più inquadrata nella “dittatura del proletariato ma in una “dittatura popolare democratica” in cui potesse svilupparsi la cooperazione politica tra classi sociali ed etnie differenti. Il ruolo del partito non era più inserito in alcun articolo specifico, e l’unico esplicito riferimento a esso poteva essere trovato nel preambolo. Infine, veniva nuovamente introdotta, sebbene con poteri limitati e con un ruolo prevalentemente simbolico, la figura del Presidente della Repubblica.

Va inoltre rilevato che, da un punto di vista giuridico, nel preambolo si affermava che la Costituzione è la legge fondamentale del paese e, all’art. 540, se ne proclama la collocazione al vertice del sistema delle fonti del diritto. Nella realtà, l’effettività di quest’asserzione è controbilanciata dal principio di supremazia della politica del PCC sulle regole giuridiche; infatti, gli emendamenti che sono stati

39 Rinella A., 2006, Cina, Bologna, il Mulino, pag. 32.

40 L’art. 5 recitava: “[…] Non ci sono leggi o norme amministrative o regolamenti locali che possono

essere in contrasto con la Costituzione. Tutti gli organi dello Stato, le forze armate, tutti i partiti politici e le organizzazioni pubbliche e tutte le imprese e le istituzioni devono rispettare la Costituzione e la legge. Tutti gli atti in violazione della Costituzione o della legge devono essere indagati. Nessuna organizzazione o individuo ha il privilegio di essere al di là della Costituzione o dalla legge.”

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apportati fino ad oggi riflettono l’evoluzione del pensiero politico dominante all’interno del Partito.

2.3.1 – GLI EMENDAMENTI ALLA COSTITUZIONE DEL 1982

Le varie revisioni apportate nel corso degli anni alla Costituzione del 1982 (che come si è detto è tuttora vigente), sono state frutto di profonde trasformazioni sociali ed economiche verificatesi in Cina, paese che, già dagli anni ’90, sta sperimentando una fase di forte crescita economica che l’ha introdotta, a pieno titolo, nel mercato globale.

Con la prima revisione, nel 1988, si introdusse, per la prima volta in una Costituzione socialista, la legittimazione di un’economia privata come complemento dell’economia pubblica socialista. Nell’articolo 10, infatti, pur riconfermando l’idea che il terreno appartiene allo Stato, venne introdotta la possibilità di cedere a privati l’usufrutto della terra pubblica.

Il 31 marzo 1993, con una seconda revisione, si introdusse in Costituzione l’idea di un’economia di mercato socialista, abolendo, di fatto, la pianificazione economica statale che, sul modello marxista, aveva contraddistinto tutti gli anni ’80.

Una terza e importante revisione vi fu nel 1999. Venne introdotto, nel preambolo, il pensiero politico di Deng Xiaoping e venne proclamato il principio dello stato di diritto (art. 5)41. Questa riforma ha operato, inoltre, una serie di

modifiche volte a parificare il trattamento dell’economia pubblica e di quella privata; così, si dotarono i contadini di più ampie garanzie e libertà, e si riconobbe il valore dell’economia individuale, definita, all’art. 11, un “importante componente dell’economia socialista di mercato”.

41 L’art. 5, recita: “la Repubblica Popolare di Cina governa il paese in accordo alla legge e la rende

un paese un paese socialista governato dalla legge Lo Stato sostiene l'uniformità e la dignità del sistema legale socialista. Non ci sono leggi o norme amministrative e dei regolamenti locali possono contrasto con la Costituzione. Tutti gli organi dello Stato, le forze armate, tutti i partiti politici e le organizzazioni pubbliche e tutte le imprese e le istituzioni devono rispettare la Costituzione e le leggi. Tutti gli atti in violazione della Costituzione o della legge devono essere investigati. Nessuna organizzazione o individuo ha il privilegio di essere al di sopra della Costituzione o della legge.”.

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La più recente e radicale fra le revisioni costituzionali risale al 14 marzo 2004. Con essa sono stati introdotti nel preambolo i concetti di “civiltà politica” e quello di “triplice rappresentanza” formulata da Jiang Zemin. Questa teoria, esposta per la prima volta nel febbraio del 2000 dall’allora segretario generale del PCC, sosteneva che il partito comunista, nell’esplicare i propri doveri, dovesse rappresentare, in egual misura, la cultura d’avanguardia, le forze produttive più avanzate e le più ampie necessità della popolazione cinese. Con questa revisione la classe imprenditoriale veniva finalmente integrata a pieno titolo nel sistema politico nazionale. Altra novità introdotta dalla revisione del 2004 fu la consacrazione, all’art. 1342, dell’inviolabilità della proprietà privata e della previsione di un indennizzo in caso di esproprio da parte dello stato. Infine, forse la più importante delle modifiche apportate nel 2004 è l’introduzione di un nuovo comma all’art. 33 (il terzo) in base al quale “Lo Stato tutela e garantisce i diritti umani”. Questa formulazione, che si differenzia dalle precedenti per l’assenza di riserve, potrebbe segnare una svolta nella concezione asiatica dei diritti umani, da sempre fondata sulla prevalenza dell’interesse collettivo su quelli individuali. Inoltre, essa potrebbe essere interpretata come una norma aperta idonea a estendere le garanzie anche a diritti non esplicitamente contemplati dalla Costituzione e, in particolar modo, a quelli garantiti dalle convenzioni internazionali alle quali la RPC ha formalmente aderito. Il nuovo testo dell’art. 33 potrebbe dunque avere un ruolo fondamentale nel processo di trasformazione della società cinese nonché dei suoi valori e principi essenziali.